sabato 15 giugno 2013

Lago di Endine.




Placido lago, che sinuoso tra i monti t’en stai
a rimirar il verde o bianco superbo Guglielmo,
che il Cherio generasti per l’Oglio assetato,
che tra Torrezzo e Sparavento dormi beato.

Il vento impetuoso, di rado, rabbioso ti scuote,
perché con l’aura leggera prediligi incresparti.
D’inverno ti copri con mantello ghiacciato,
d’estate trabocchi di tanti bagnanti festanti.

Variopinto tu sei in ciascuna giornata dell’anno
e qual leggiadra fanciulla cambi ognora vestito,
ogni gaio colore tu indossi dell’iride intero,
in ogni stagione prediligi usare lo specchio.

I boschi di faggio e castagno attrai innamorati,
i piedi dei monti rinfreschi con l’acqua chiara,
il cielo cobalto rilanci nell’empireo infinito,
l’ombra dei monti accogli tra placide acque.

Candida, gelida neve accogli gioioso sul corpo,
mentre d’estate ospiti germani, folaghe e cigni,
sei ricco di lucci, carpe, persici, siluri, tinche,
la sgusciante anguilla ristori in transumanza.

Il lago Gaiano, un tempo, lasciasti al Borlezza,
col rivolo avaro che spesso diventa melmoso.
Flessuoso tra sponde distendi il tuo corpo,
or ti allarghi maestoso, or restringi la vita.

L’ardea cinerea svetta tra il martin pescatore,
che brioso  si slancia nel fitto canneto di riva
col conico becco puntando la preda sicuro,
scivolando nell’acqua col corpo panciuto.

Il grigio corvo t’adocchia su in alto serioso
mentre conduce la spola tra monti opposti,
accorto a falchi e poiane che planano lesti
mirando con ruota la preda giù in basso.

Dalla Cascina, su in alto, ti scruto incantato,
mentre il vermiglio tramonto fisso appagato,
quando il carro di fuoco tinteggia lontano
l’ombra severa del Monviso infuocato.

Fratello mio lago da sempre mi attendi fidato,
quando stanco di sera ritorno greve a magione;
le tue rive accoglienti mi danno ora ristoro,
mentre tempo e dolore spremon la vita.

Alla tua testa una pieve sta su roccia compatta
donandoti il titolo di un antico borgo castello;
ti guarda severa mentre battezza l’infante,
mentre angosciata saluta il caro partente.

Proprio là sempre mi hai visto passare la vita,
quando il pianeta altrove non mi reclamava;
come ora mi vedi nell’imbrunire al riposo,
temprando le forze per un mondo lontano.




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