giovedì 22 ottobre 2009

Il bene e il male, la conoscenza e l'ignoranza.

Un amico chiese a Seneca, suo docente, cosa fosse il bene e il male; e questi rispose: Il bene è l’intelligenza, il male l’ignoranza! ... C’è un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza.

Häbsburg, a sua volta, affermò: La cultura è il percepire esattamente le necessità primarie e il valore del nostro prossimo, l’ignoranza il rinchiudersi in sé stessi e il non curarsi dell’altro ritenendolo inferiore.

Se sovrapponiamo queste due affermazioni otteniamo già delle specifiche interessanti.

Oggi tutti parlano di crisi e di recessione: il peggio è passato, la ripresa sarà incerta e lunga, nel tunnel si incomincia a intravedere la luce … e via di questo passo. Ma, intanto, la crisi reale colpisce chi paga sempre gli errori altrui.

I politici e i religiosi spesso si riempiono la bocca (e le nostre orecchie) di Bene comune, limitandosi però a questo semplice lemma.

Se li riunissimo insieme e chiedessimo ad ognuno di loro cosa intendano per Bene comune credo che molti sarebbero in difficoltà a spiegarci cos’esso sia. Forse il loro singolo interesse e benessere?

Molti, specie cattolici, pontificano frasi e contenuti, o sul web o in convention settoriali, limitandosi unicamente a declamare tra di loro contenuti superati dal tempo e dalla cultura e soffermandosi continuamente su concetti filosofici del secolo scorso, che assai spesso non sono neppure in grado di recepire compiutamente nella totalità del pensiero espresso in relazione al tempo storico in cui si è sviluppato. In pratica si ghettizzano in Comunità anziché essere Popolo, dilettandosi in un pleonastico gioco intellettuale.

Altri, anche se pochi e validi, hanno invece lavorato proficuamente in questi mesi per elaborare idee e sistemi atti a ridurre, limitare e correggere le storture del sistema politico e finanziario attuale a livello internazionale.

Hanno lavorato nel silenzio, confrontandosi continuamente, nella convinzione che nessuno di loro possedesse la Verità rivelata e la bacchetta magica; proprio mentre alti esponenti di spicco sfornavano, alla stampa e al popolo tutto, insignificanti e superati concetti teologici ed etici astratti, privi del minimo pragmatismo operativo.

Ad un amico che mi aveva inviato, estasiato, alcune frasi di un “trattato”, così rispondevo:

Poco fa ho visto pure il tuo pensiero domenicale su (…)[1] e spesso, scusa la sincerità, mi vien voglia di … analizzare il comportamento di molti cattolici che vedono nel pontefice non un uomo qualunque al vertice di un potere religioso, ma un mito a cui inchinarsi ognora: ha detto, dice, ha scritto, insegna, afferma ….

(…)

Tornando a (…) e al tuo stralcio posso solo annotare:

a) Non esiste un automatico imporre la scelta tra le due razionalità se non nella fenomenologia personalista; perciò il suo concatenamento logico quella della ragione aperta alla trascendenza o quella della ragione chiusa nell'immanenza è intrinseca solo al suo personale modo di essere.

Personalmente ritengo che la scienza debba essere considerata come la fede: un fattore indipendente ed esterno alla ragione da analizzare, perfezionare e regolamentare.

Difatti l’accusa più diffusa che viene rivolta a (…) è d’essere un integralista relativista fenomenologico. Ciò significa che crede d’essere nella verità perché ha la “sua” fede.

b) La scienza e la fede non mi hanno mai imposto degli aut aut, per il semplice fatto che la coscienza è un fattore personale indipendente alle cose, perciò alla “relatività” dell’esistente. Teoricamente pure a Dio.

c) Facendo un paradosso: non esiste una montagna buona o cattiva, crudele o sanguinaria, terribile o benefattrice. Esiste la montagna e basta. Ciò che qualifica la montagna in un determinato modo e la contingente percezione (coscienza) personale.

d) È, in pratica, la stessa rimostranza che ho fatto tempo fa a (…) relativamente al suo modo di intendere l’economia. Ciò che modifica e crea valore di plusvalenza o minusvalenza è solo il nostro modo di agire. Perciò posso concordare sul fatto che La fede senza la ragione, rischia l'estraniamento dalla vita concreta delle persone, anche e soprattutto in un papa come Ratzinger.

Da cosa lo deduco? Beh, mi pare semplice: Non a caso la chiusura alla trascendenza si scontra con la difficoltà a pensare come dal nulla sia scaturito l'essere e come dal caso sia nata l'intelligenza.

Concludo:

ciò che non si può dimostrare è bene lasciarlo all’escatologia personale, perciò alla fede; ma appunto per questo l’escatologia non deve interferire con la scienza, né con l’economia e soprattutto con la ragione che le deve “amministrare” tutte.

Diversamente il valore personale escatologico, pur essendo solo teorico ed idealista, tende a soppiantare le altre discipline, specie la ragione, addivenendo alla conclusione che questa (la fede teologica) ha un diritto prevalente di dominio su tutte le altre.

Però, considerato ciò che la storia da secoli ci insegna sulla religione, è totalmente degenerante ed errato.

E dopo un po’ di tempo gli dicevo:

Poco fa ho dato uno sguardo veloce ai brevi post che mi facevi pervenire; e una domanda mi viene spontanea: che differenza esiste tra il popolarismo di Sturzo e il personalismo di Mounier?

Oppure, se preferisci: perché il Concilio Vaticano II° indica il concetto di Popolo di Dio e Voi (…) quello di comunità?

In verità la risposta è già insita nell’accenno che ho fatto nel mio ultimo articolo; ma sarebbe interessante riceverla pure da Voi.

In questi tempi la politica nazionale si sta confrontando non solo tra opposte fazioni, ma pure all’interno delle stesse.

Lunedì, mentre viaggiavo, sentivo alla radio un segretario di un partito affermare testualmente: “Ora vi è una sola priorità: mandare a casa Berlusconi!”.

E che la priorità di un partito non sia la recessione e l’affrontare le gravi problematiche che ci attanagliano, ma solo l’abbattere l’avversario, è emblematico di quanto la Carità cristiana sia recepita da molti cattolici. È soprattutto singolare.

Bene, abbattiamo l’attuale Governo (Berlusconi)! E con chi lo sostituiremo? Con costui che oltre a cianciare non sa minimamente costruire e a parole ha trasformato la propria debacle elettorale in una portentosa vittoria solo nella sua testa?

Oppure in quei Centristi (?) che si ergono a paladini dei principi e valori religiosi, dopo averli individualmente abbattuti e felicemente calpestati? E che, in aggiunta, dopo aver governato per decenni e creato danni economici e strutturali, che sono sotto gli occhi di tutti, ora vorrebbero di nuovo tornare a completare l’opera dalla quale il voto democratico elettorale li ha forzatamente distolti.

Oppure in quei soggetti populisti e qualunquisti, che infestano la nostra vita politica, grezzi nel linguaggio e irrispettosi di ogni istituzione e che tuttavia fanno proseliti?

Oppure riunendo in una nuova formazione (tesi Bersani) tutti quelli che “odiano” Berlusconi per cercare un’improbabile e risicata vittoria di Pirro, come i precedenti “cartelli” di Prodi, che all’atto pratico non poterono reggere e governare per antitetiche visioni politiche ed etiche?

Per creare il “Nuovo” bisogna soprattutto accantonare la vecchia nomenclatura, che da decenni “occupa” gli spazi democratici e i posti dirigenziali istituzionali.

Solo in questo modo qualcosa di veramente nuovo sorgerà, considerato che tali persone sono le stesse che ci hanno portato alla difficilissima crisi congiunturale.

E se per risalire la china dobbiamo fare affidamento solo su Berlusconi, allora preghiamo affinché Dio gli conceda lunga vita, considerati gli anni e gli acciacchi che ha. Ma sarebbe una panacea … insignificante.

Nei giorni scorsi capitai, per studio, in un convento di clausura, nel quale si fece una ricca casula particolare, che abbisognò di ben 450 giorni di lavoro.

Considerato tutto ciò il suo costo è approssimativamente fatto!

Poi si fecero pure altre cose ugualmente costose e ricche.

Eppure chi le indossa e le ordinò declama concetti astratti ad uso del popolo dei credenti: i soliti proclami etici in netto contrasto al “lusso” di cui si circonda.

Ora et labora!

Era il detto di S. Benedetto. Ma costui non lo proclamò per il benessere di pochi, ma per il vivere decorosamente senza essere di peso ad altri; e per aiutare gli altri: i bisognosi.

Non sono una donna a sua disposizione! Affermò giorni fa un’esponente politica ad un altro.

In verità s’era dimenticata (eufemismo) che nessuno le aveva chiesto d’esserlo; e che, se quello glielo avesse chiesto, sicuramente sarebbe stato un … degenerato e stolto per … plurimi motivi.

Non ho assistito al fatto, ma, da come mi viene raccontato da testimoni affidabili, una certa educazione comportamentale e istituzionale non sarebbe guastata alla pia … donna, che anziché aggressore si catalogò vittima con il beneplacito consenso di molti.

Bene, intelligenza, male, ignoranza, conoscenza, cultura, prossimo, egocentrismo e individualismo.

Da questi concetti sono partito.

E con questi chiudo questo mio breve ritorno al dialogare, conscio che l’esatta percezione di questi termini è la chiave di volta per la rinascita della nostra società.

Una rinascita la cui coscienza sta proprio nel percepire i veri valori sociali e esistenziali che molti ci propinano interessatamente o involontariamente, manipolando col mentalismo il nostro incedere, credere e volere.

La crisi e la recessione non sono solo un fatto estemporaneo e casuale creato dall’arsura economica e finanziaria di pochi; ma, spesso e quasi sempre, ha le sue origini proprio nella decadenza di quei valori che molti titolati ci propugnano quali pietre angolari del vivere civile.

Ce le propugnano in modo quasi sterilizzato, ma nello stesso tempo stropicciato dal loro stesso incedere.

Savonarola per cosa credete morì?

Ed ora, pensate, vogliono pure … beatificarlo.

E, mi si conceda, il Bene comune dove … sta?

Nel fuoco che lo divorò o nell’interesse di chi lo bruciò?




[1] - (…): omississ volontari.