domenica 16 giugno 2013

Errabonda silente stella.



Ti vedo ammutolita e offesa vagar nell’ombra del silenzio,
dove il ricercar l’essenza della vita è un’esigenza prima.
Viaggia nel pensier l’esser te stessa alla ricerca dubbia
d’una realtà silente, che ringiovanisca e faccia.

Dov’è il problema che creò nella tua vita il dolor latente,
or che si spinge là dove necistà insorge e regna?
Amor, affetto, sentimento e passion son forse morti?
No! Sotto la cener sprigionano ancor calor possente!

Come tremula stella in una notte senza luna appari,
prostrata nella solitudine di un immenso spazio,
là dove altri, tremolanti lumi, rincorron sé stessi
in un girovagar che dia speranza nell’immoto buio.

Stella, non perderti con il tuo frusciar silente e lento
là, nella buia notte, tra tremolanti ed errabondi lumi.
Volgi il tuo sguardo là dove Amon-Ra sicuro nasce,
e rivedrai la luce diradar la tenebra che in te giace.


N.B. – La presente poesia è molto datata (decenni) e la ripresento ora non avendola mai pubblicata con il mio nome.
A suo tempo, infatti, usai uno pseudonimo mio allora abbastanza noto in campo letterario e filosofico.

È una poesia che dedicai ad un’amica in difficoltà in quel periodo, esperta in Lettere e amante della poesia di Neruda, conosciuta casualmente per il mio impegno di assistenza sociale a carattere psicologico e simbiologico.
Ovviamente, pur facendo il verso allo stile “nerudiano”, non ebbi - e non ho - la minima pretesa di competere con un tale monumento della poesia.

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