lunedì 17 agosto 2015

Dialogo tra Dio e Leone.


Oggi, venne in visita da me Sesac; e mi consegnò questo racconto che pubblico, come sempre, assai volentieri.
Tratta, come consuetudine, della vita degli animali della foresta e dei fatti di un tempo che fu.
 
Sam Cardell
 
Tratto da “i Dialoghi” di Sesac
 
Dialogo tra Dio e Leone.
 
Leone si svegliò all’albeggiare, come sua consuetudine. Era una limpida e splendida giornata di luglio.
Da giorni, su nel Nord del Land di Itachia, la calura persisteva; e gli animali, non avvezzi a tale clima, dormivano poco e male.
Tuttavia Leone non era tra questi. Lui amava dormire.
Infatti, al gran druido Lux, primate etrusco - che anni prima aveva celebrato il suo matrimonio –, discorrendo filosoficamente sulla morte - sonno eterno - così aveva detto: amo tanto dormire che anche se lo farò per l’eternità, ciò mi recherà un grande piacere.
 
Leone si alzò. Aprì il portoncino d’ingresso che dava sul cortile e uscì a rimirare il cielo. Lassù, tra le ultime stelle, non si trovava neppure una nuvoletta neanche a pagarla a peso d’oro. Il cielo via via si tingeva di un intenso cobalto.
Billyno, avendolo sentito uscire, scese dal divano sul quale poltriva e si proiettò fuori, salendo con lui nell’orto, desolato dalla siccità in seguito all’arsura canicolare. L’uva e il fico s’erano ammantati di giallo e lasciavano cadere al suolo le foglie ormai rinsecchite come nel tardo autunno.
Leone annaffiò brevemente il terreno, onde tenere in vita le piante e la verdura. Poi ridiscese in casa meditando su cosa fare.
Guardò Billyno, voglioso di sgambettare in altura, e … decise di andare a raccogliere le resinose pigne di mugo, utili a fare il benefico sciroppo per gli acciacchi respiratori e faringei invernali.
 
Giunse al passo che prendeva il nome dal longobardo principe Alano, signore di Breno, quando il sole iniziava a sbirciare all’orizzonte. Costui era stato catturato, dopo la battaglia del Möschel contro le truppe di Carlo Magno, circa mille metri più sopra e più di mille anni prima nella Grotta dei Pagani, dove s’era nascosto con pochi fedelissimi. Tuttavia, pur avendo superato il Passo degli agnelli per sfuggire alla cattura, gli inseguitori avevano avuto vita facile per via delle orme che i destrieri avevano lasciato sul terreno innevato.
Mise le pedule, s’infilò la tuta, prese la racchetta, indossò lo zainetto e … lentamente iniziò a salire con Billyno alle calcagna.
Aveva ben presente il detto popolare sapienziale: la “carga” (fascina) leggera svuota il bosco.
 
Il suo fisico non era più quello di un tempo, prostrato dai lunghi cicli di terapia. Tuttavia era fiducioso di poter reggere lo sforzo; perché, come predicava anni prima ad allievi e compagni di ascensioni, la testa vale di più delle gambe quando l’erta si fa maggiormente ripida.
Da molti mesi non aveva più salito un monte. Per sentirsi vivo e vegeto lo voleva rifare. E non gli importava nulla se gli amici medici gli avrebbero poi dato del “matto”. Come amava risponder loro quando con parole esplicite o sottintese glielo dicevano, infatti, ‘sono 65 anni che già lo so’.
Lasciando la casa aveva lasciato sul tavolo un biglietto: sono in Presolana.
 
Al primo bivio girò a dx, seguendo la placida carrareccia che conduce a un’isolata villetta più sopra. Giunto alla cancellata imboccò il ripido sentierino che porta al Gùlter, perché a Leone le cose facili non piacevano proprio.
Tante volte aveva percorso in allenamento quella ripida, bella e panoramica cresta, tanto da conoscerla passo, passo. Non solo lui la conosceva; ma pure ogni anfratto, pianta e flora del monte conoscevano lui.
Infatti, poco più sopra, un garofano bianco e il sedano selvatico così lo accolsero, mentre il gallo forcello crocchiava: Benvenuto Leo; che piacere rivederti. Ascoltando il tam tam della foresta si temeva di non poterti più rivedere quassù.
Al che, Leone, rispose affabilmente: sempre splendidi siete, nonostante l’arsura attuale.
 
Saliva lentamente. Il suo obiettivo era di non andare in affanno e di fermarsi solo in vetta.
Nel frattempo meditava tra sé sul passato e sul presente. Un passato che gli apparteneva, un presente che lo lasciava indifferente, un futuro che gli pareva l’eternità.
A circa metà percorso, mentre era assorto nei suoi filosofici pensieri, guardò in basso l’affilata cresta, notando, giù in fondo e poco distante dal passo, la piccola e graziosa chiesetta bianca, che s’erge poco distante dal Salto degli sposi.
Al primo tornante del sentiero guardò in alto, distinguendo subito sia la Cappella Savina sia la croce sommitale che i raggi del sole facevano brillare.
Pensò, accostandoli e da buon simbiologo, ai matti che parlano con l’immaginario e ai credenti che dialogano con un Dio teorico più che scientifico. Un Dio conclamato per millenni, tanto da aureolarlo anche con una certa artefatta verità storica, che però né gli annali ebraici, né la storiografia imperiale del tempo proprio non citava affatto, se non oltre un secolo dopo quando il druidismo era diventato una realtà storica, prima, e politica, poi, in seguito ai fatti di Ponte Milvio.
Pure Leone non era troppo normale. Perciò, come i matti, nella sua testa iniziò a dialogare col buon Dio.
 
Toh, che fai lassù in alto ancora su quella croce? Sai, ho intenzione di venirti a trovare, anche se con calma e lentamente. Tranquillo, non sono Giobbe; infatti non mi hai mandato i tre compari (Elifaz, Baldad, Sofar), perché sai benissimo che me li sarei giocati a … briscola col 2 di coppe.
Son qui ancora, nonostante tutto. Oggi mi è venuta all’improvviso la tentazione di salire; e giacché, secondo i tuoi druidi, sono un gran peccatore, è ovvio che sia qua. Il peccato è il loro regno e il terrore della morte la loro arma letale. Chissà perché invece della croce non hanno innalzato la tua ascensione all’eternità. Sai, credo che si siano fermati a quel punto o per carenza culturale o per meditato interesse.
Dici che sono … prevenuto e malizioso? Suvvia!
Dopotutto costoro mi vollero pure oltre i legni di S. Damaso; perché, nonostante la loro grande fede, erano nell’occorrenza in brache di tela.
Ricordi che mi dissero quando domandai loro se erano consci di ciò che mi chiedevano? ‘Dio sarà con te perché per questo ti ha scelto’.
E ricordi pure cosa loro risposi, gabbandoli nei loro stessi dettami? ‘Grandi druidi di poca fede, perché chiamate in ballo Dio? Perché mai dovrebbe essere in me, peccatore, e non in Voi santi? Giacché, se aveste un briciolo di fede grande come un granello di senape, ve la sareste cavata da soli non solo spostando i monti, ma pure risolvendo questa situazione con una semplice orazione. Oppure, scusate, più che la fede ora serve l’intelligenza e la capacità del fare?
La mia fede, buon Dio, è tanto carente che molti la considerano assente. Non m’importa di accertare se tu sia una bufala storica o una realtà esistenziale. Quello che m’importa è la sociologia connessa alla dottrina: quella cultura sapienziale che nei secoli si è prodotta sulla base della filosofia antica ellenistica e che ora i tuoi tunghina (tonaca) bianca stanno gradualmente smantellando con le loro acrobazie dialettiche da principianti arrangioni.
Loro sono idealisti e Tu lo sai benissimo. Volendo essere cattivo potrei dirTi che sono tuoi ottimi allievi.
Scusa, come il maligno nel deserto, ora ti tento: ‘Che si fa dopo aver offerto l’altra guancia alla percossa?’.
Sai, se non erro, o i tuoi agiografi si sono dimenticati di scriverlo, oppure Tu proprio non lo hai detto affatto.
Pensaci! E poi, mentre salgo, fammelo sapere. Sai, loro in 2 millenni non sono stati capaci di aggiungere una sola parola a questa tua frase.
E Tu, pur nella nomea del Padre, invece che offrire l’altra guancia ad Adamo ed Eva, li cacciasti a pedate dal Paradiso terrestre. Ma forse eri ai primordi e T’eri lasciato trascinare dall’ira per cotanto affronto, anche se l’affronto, a mio parere, l’avevi fatto Tu, non fornendoli della conoscenza del bene e del male, perciò dell’esperienza necessaria per poter decidere rettamente. In compenso, dal paradiso non avevi cacciato in precedenza il maligno, pur precipitandolo nell’abisso dell’Inferno. Stava, infatti, sull’Albero della conoscenza a tentare (abbindolare) due sprovveduti.
Oggi, secondo la legge della Foresta, saresti condannato per … abbandono di incapace.
 
Tempo fa ci furono perfino quelli che professavano la teologia del Dio è morto. Sai, mica erano micchi, dopo aver visto l’obbrobrio che gli uomini avevano creato mentre te ne stavi a guardare impassibile nella tua preveggenza e … misericordia. Il dubbio (certezza) venne, di conseguenza, loro spontaneo.
Pure ieri sera un tuo piccolo druido sfiorò quest’argomento; ma, essendo piccolo, in modo sommario e nebuloso. Credo che non fosse neppure cosciente di ciò che stava dicendo. Non per nulla appariva un po’ picchiatello e con qualche tic di troppo. Uno di quei druidi che, come dissi decenni fa al tuo grande Aperitivo Purpureo, sono stati allevati come i polli in batteria.
Uno di loro, gran druido (W. Hamilton), scrisse pure che Tu, decrepito per i millenni, eri precipitato nell’Oceano Atlantico, secco e stecchito. Ovviamente senza la croce, perché quella serviva … a loro. Poi, siccome galleggiavi, immenso come un gigantesco iceberg, ti presero con dei rimorchiatori per trainarti nel porto di New York, anche se non ho ben capito per farci cosa. Magari, scusa la mia malignità, per fare business, esibendoti con tanto di biglietto a pagamento come somma attrazione turistica.
Proprio come fanno ora con le tue principali cattedrali: si entra a pagamento da turisti per guardare. Per pregare basta poi … l’elemosina in … spiccioli in qualche altra chiesa.
 
Leone, con passo cadenzato, era nel frattempo giunto in vetta senza mai fermarsi. Il dialogare (monologare) col buon Dio lo aveva reso fresco come se non avesse mosso un solo passo.
Si fermò per rifocillarsi. A lui bastava poco, come ai bei tempi: un sorso d’acqua e una brioche da dividere con Billyno.
Scattò una foto e la inviò alla leonessa con un mms, all’occasione ancora in Etruria. Infatti, poco dopo, il cellulare (telefono e non mezzo da trasporto reclusi) trillò e una voce chiara e contrariata così proclamò: ma sei proprio matto con tutto quello che hai?
Già – rispose Leone ridendo e per nulla contrariato -, ho solo Billyno, 2 brioche e un sorso d’acqua. Un po’ poco per essere “tutto”.
 
Il colletto stava sotto di lui e il Plagna era proprio di fronte, leggermente più alto del Gùlter. Per raggiungere i primi mughi era necessario scendere e risalire in vetta, quindi avventurarsi sull’aerea cresta del Visolo, fin sotto la spalla.
Leone si rimise perciò in cammino, deciso poi ad attraversare la costa del monte per puntare al rifugio sottostante, prima di tornare al passo, dove il fedele Bipperino lo attendeva.
 
Dopo averne raccolti a sufficienza decise sul da farsi, anche perché era salito in alto, non trovandone in basso. Lo zainetto era ricolmo, perciò appesantito. Le sue gambe reclamavano riposo e Billyno manifestava i primi segni di … crisi.
Decise, perciò, che era più utile, oltre che ragionevole, raggiungere l’ampia spalla dell’anticima, per collegarsi poi al sentiero ben marcato che risaliva il monte fino in vetta.
Lo fece con calma per non affaticarsi troppo, considerato che il ritorno era poi ancora lungo.
Poco sotto la spalla vide tra l’erba due macchiette lilla. Incuriosito si fermò a guardare: erano 2 splendidi ciclamini, chissà perché a duemila metri di quota. Forse in villeggiatura per sfuggire alla calura.
Raggiunta la spalla imboccò il sentiero per scendere, non prima però d’aver guardato la vetta poco distante, dove la croce sommitale, illuminata dal sole ormai cocente, gli brillò radiosa davanti, come a parlagli.
Leone la ammirò un attimo. La salutò con un cenno e … riprese a dialogare col buon Dio, scendendo.
 
Come vedi sono salito molto più in alto di quanto volessi inizialmente. Sono soddisfatto e Ti ringrazio.
Mi pare di capire che sei soddisfatto pure Tu. Bene, allora siamo in tre, Billyno compreso, che però comincia ad essere alla frutta.
Sai, c’eravamo fermati alle devastazioni della storia, quelle che avevano prodotto il filone della teologia che Ti proclamava morto.
Di guerre e obbrobri ce ne sono ancora, anche se per ora fortunatamente lontane da noi. Pensa che sul Tuo tempio più prestigioso c’è pure chi vuole togliere la croce per issarci la bandiera nera con la mezzaluna. Vedremo!
Per ora, però, un tuo credente, uno di quei matti invasati che credono d’essere gli unti di Dio, sta creando in Itachia una devastazione sociale e politica senza precedenti; e mi chiedo se Te ne sia accorto e cosa lo abbia messo lì a fare.
Tu sai come lo chiamo da tempo il tuo Cola? L’idiota ciancione. Mi sa che lo hai … creato assai male; lo hai fatto un obbrobrio di natura.
 
I tuoi sommi druidi non hanno molta simpatia per Hegel, anche se è stato uno dei tuoi massimi teologi con la sua Logica. Tant’è che a suo tempo lo misero pure all’indice, nonostante fosse un buon credente. Però non era nella loro … setta e ciò era grave.
Costui giunse a dire che Tu sei l’assoluta devastazione e Signoria della storia. Beh, abbi pazienza, sai che non sono proprio fedele come Giobbe. Perciò Ti dirò: guardando il casino che hai fatto dalla creazione in poi questa nomea te la sei meritata.
Sai, pensavo: non è che tu sia poi morto in croce perché più che condannarti per blasfemia lo fecero per tutto ciò che avevi combinato? Infatti, guardando la storia del Tuo Popolo eletto, nonostante la sua infedeltà verso di Te, mi pare che tra migrazioni, deportazioni e vagabondaggi nel deserto, più che eletto doveva essere considerato “castigato”. Dopotutto, scusa, la tua stirpe non proviene da un … puttaniere ch’era fulvo di capelli?
Già Friedrich Nietzsche indicava la tua morte (La gaia scienza) come conseguenza e frutto della decadenza del mondo occidentale. Calcolando che da quando lo disse è passato oltre un secolo, guardando a ciò che c’è ora ben si capisce perché mammona ti abbia soppiantato anche nella morale e nell’etica politica e economica. Più che l’uomo, ora, comanda la Finanza con tutti i suoi servi e sgherri.
Perché quando crolla o svanisce la fede in Te, ecco che con questa svaporano pure i Valori con tutto ciò che vi è connesso, aprendo la porta o al dio personale (fai da te – New Age), oppure al relativismo nichilista. In quanto il rifuggire la fede in Te porta ad eliminare la tua morale dalla propria coscienza, sostituendola con quella che più fa comodo in quel momento.
Credo che il tuo sommo errore sia stato quello di non concedere una prova scientifica del tuo esistere. Forse hai sopravvalutato la trascendenza, che, nel tempo, ha generato dialetticamente la teotanatologia.
In sostanza: sei morto creando il mondo, oppure quando nella mente dell’umanità si è percepita la certezza – favorita dalle aberrazioni umane – che un dio teistico non può oggettivamente esistere, non potendo impedire o prevenire certi scempi?
 
Spesso, perdonami l’ardire, faccio l’analista di alcuni dei tuoi grandi druidi, non perché mi interessino, ma per capire quanto ancora durerà il druidismo prima di scomparire, rimanendo solo nel Salone delle cere di Madame Tussauds. Così, forse, Tu e loro farete compagnia a tutti quei vostri colleghi che un tempo stavano sull’Olimpo. Dei quali, guardandoci indietro col senno di poi, oggi si è portati a dire: guarda quanto l’uomo era inetto a credere a quelle infondate verità teologiche e religiose, anche se allora politeiste.
Tornando al dunque, Ti ricordi Galantino? Uno che secondo i dettami teologici vostri è stato scelto su ispirazione dello Pneuma, perciò da Te.
Beh, costui fu bocciato da tutti i suoi colleghi, ed ebbe solo un voto. Malignamente direi: forse il suo; ma, appunto in base a quel solo voto poté essere proposto all’illuminato Tunghina bianca, che lo scelse come Segretario generale dei grandi druidi di Itachia, proprio perché era un suo uomo, proposto da lui, snobbando, ovviamente, i due che avevano preso una caterva di voti.  Per la serie tua: gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi.
Per cui mi chiedo: quelli che gli han votato contro e hanno ottenuto molti voti sono forse dei degenerati peccatori da essere sopravanzati da chi ne ha preso uno solo e che magari se l’è dato da sé? Forse che costoro non sono stati scelti (chiamati) da Te?
 
Tu sai come la penso, perché leggi nella mente e nel cuore. Almeno così fanno intendere al volgo credente i tuoi druidi.
Perciò ben sai che il druidismo itachiano si basa perlopiù sui dettami di quello scomunicato che, secondo tradizione, tu facesti cadere da cavallo. E, cadendo, batté probabilmente la testa. Vide le stelle per il dolore, perse la vista per un po’ di tempo, ma, … miracolo dei miracoli, vide Te nella sua cecità.
Ebbene, costui un giorno giunse ad Atene; e nel suo fervore deista, vedendo un piccolo altare dedicato al dio ignoto pensò bene di istruire in filosofia nell’areopago chi da secoli in materia ne sapeva più di lui.
Quelli si divertirono un monte per un paio di giorni a dialogare con lui, finché costui giunse alla resurrezione dei morti. Al che lo salutarono divertiti con l’intenzione di ascoltarlo il giorno dopo. Cioè mai più.
Lui capì l’antifona e se ne andò altrove. Non si sa se prima di andarsene scrollò la polvere dei propri calzari.
Le tue cattedrali sono sempre più deserte. Si riempiono solo con i turisti a … pagamento.
Ovviamente, economicamente, quelli rendono assai più di quei quattro vecchi che son rimasti a fare i fedeli. E, morti questi, che succederà?
 
Caro Dio, siamo partiti dalla croce e dalla teologia della morte. Ma a forza di parlare di croce e di morte, forse oltre al Dio morto, vi sarà pure il druidismo … morto."
 
Lentamente e con calma, nel frattempo, Leone era giunto al rifugio; ma Billyno non riusciva più a procedere per la stanchezza e il gran caldo. Non si reggeva più sulle candide zampette.
Perciò, Leone, lo prese e se lo mise sulle spalle, sopra lo zainetto, facendo il … buon pastore.
Incamminandosi, indi, verso il passo.
Camminando riprese a dialogare.
 
Come Giobbe non sono ben messo; ma non ho mai pensato minimamente che Tu mi abbia colpito per mettermi alla prova. Infatti, anche se così fosse, questo sarebbe al massimo un problema tuo e non mio, perché la cosa mi lascia perfettamente indifferente.
A Mosè che scrivesti sulla pietra?
Io sono il signore Dio tuo. Non avrai altro Dio fuori di me!
Bravo! Ora proviamo entrambi a ripeterci questo tuo primo comandamento, cioè dicendocelo a noi stessi ad alta voce.
Il risultato logico è semplice. Parafrasando ci diciamo: io sono il signore di me stesso; non c’è altro dio  oltre a me.
Hegel, ovviamente, per vie diverse è giunto allo stesso risultato con il suo A soggetto e A oggetto. Perciò al diveniente.
Dici che sono in errore? Allora passiamo al tuo altro grande comandamento:
Amerai il prossimo tuo come te stesso!
La domanda è: è possibile avere la stessa attenzione (amore) per un altro quando  l’Io sono non è il tu sei, essendo il primo soggetto e l’altro oggetto, perciò non sovrapponibili?
Forse eri ai primordi e, pur essendo soddisfatto di quanto creasti, in filosofia eri poco ferrato. Proprio come lo sono i tuoi grandi druidi, immersi nel trascendentale idealistico e incapaci del pragmatismo operativo, intenti per lo più a fare la mosca cocchiera, senza però conoscere la strada.
Ovviamente, essendo i tuoi prescelti, consci e forti della tua scienza infusa per lo Pneuma, dovrebbero entrare nel dettaglio e dirci come realmente risolvere i vari problemi, che piccoli e grandi investono continuamente la vita di ognuno e la politica di ogni Land.
Dici che poi sarebbero troppo onniscienti e ci ritroveremmo ancora nel … politeismo, essendo diventati loro anche … onnipotenti?
 
Vedi, un giorno farò come Te: morirò. E siccome sono il dio di me stesso, con me morirà pure Dio.
Dietrich Bonhoeffer lo pensava per vie diverse di Te, guardando la realtà. Ed era pure un tuo druido.
Mi dici che poi resusciterò come Te, magari dopo tre giorni? È emblematico e interessante il  tre, dicendoTi, Tu, Uno e Trino.
Essendo peccatore ti risponderò, come gli ateniesi al tuo teista prediletto: su ciò ti ascolterò più avanti. Perciò quando resusciterò.
Ora, infatti, come vedi sono arrivato e  me ne torno a casa con Bipperino.
Scusami, Buon Dio, se, come i matti, ho parlato troppo con te.
Sai, non ho ben capito se mi hai risposto o se mi hai illuminato nel pensare.
Buona giornata!
 
Leone si tolse Billyno dalle spalle e lo mise sul sedile. Svestì l’assetto montano e partì verso casa.
Era soddisfatto per ciò che aveva fatto. Pure lui, come Dio nella creazione, si disse: Molto bene!
 
Sesac