domenica 2 settembre 2018

Dica: diciotto!


Se oggi un medico dicesse così al proprio paziente, anziché il canonico trentatré, con molta probabilità si sentirebbe rispondere Diciotti.
Il bombardamento mediatico sulla vicenda politica involontaria di tale nave è, infatti, giornaliero.
Su questa vicenda si scontrano non soltanto le forze politiche, ma nella diatriba intervengono pure, pur se con modalità diverse, anche quelle giudiziarie e religiose.
La magistratura indaga per sequestro di persona, e altro, contro il Ministero dell’Interno, la chiesa si offre con tanto buonismo di ospitare i “migranti”, l’opposizione – per lo più il derelitto Pd – carica come un caprone la maggioranza gialloverde, dimenticando la linea politica intrapresa con Minniti.

La questione migranti è, e resterà in tutta l’Ue, il campo di battaglia politico sul quale raccogliere consenso elettorale. Sarà, volenti o nolenti, l’ago della bilancia che detronizzerà partiti al governo o porterà al comando le opposizioni.
Non per nulla in molte nazioni i partiti al governo hanno virato di netto sull’impostazione data da loro in passato a questa problematica.

La mia prima osservazione (quesito) riguarda la magistratura.
Chi ha spesso viaggiato sa che quando si giunge in un qualsiasi aeroporto straniero di questo mondo se non si hanno i documenti di riconoscimento si viene bloccati al suo interno, in quell’area definita di transito che in pratica è l’area di nessuno.
Interessante sarebbe chiedere al magistrato indagante se questo possa considerarsi un sequestro di persona. Suvvia: non facciamo ridere i polli.
A quanto risulta dalle cronache, infatti, spesso i migranti non hanno con sé alcun documento e talora in passato si rifiutavano pure di farsi identificare e di rilasciare le proprie impronte digitali.
Sorvolando poi sul fatto perché questa gente spenda migliaia di dollari per imbarcarsi da clandestino su un barcone, anziché il modo più economico di viaggiare legalmente su un aereo di linea o su una nave regolare con molti meno rischi.
La Lombardia ha molti sudamericani, qua giunti in aereo col solo visto turistico e poi qua … rimasti.

La seconda osservazione riguarda la chiesa.
Pochi giorni fa il Cardinale Scola ha testualmente affermato: il Papa non dice che bisogna accogliere tutti, ma che non si può accogliere tutti.
Ovviamente non ha aggiunto, né il Papa né il Cardinale, quale sia il limite di accoglienza. Perché il quesito non è tanto l’interrogativo filosofico su quanti sassi ci vogliono per fare un mucchio di sassi, ma investe il significato stesso di accoglienza, che con sé porta altri concetti, tipo: mantenimento, autosufficienza, integrazione dignitosa, lavoro, casa, spese sanitarie e via dicendo.
La chiesa si è offerta di accogliere i migranti e di trasferirli a Rocca di Papa, salvo poi correre subito ai ripari distribuendoli a pioggia su una trentina di diocesi per le vibranti proteste dei residenti di quella località. Poiché, come si sa, tre gocce spesso cadono inosservate; ma non un fortunale.
Perché è ovvio che, come è già successo in alcune parrocchie, i fedeli poi disertino pure la chiesa per vari motivi, il primo dei quali è d’essersi autotassati per costruire strutture per la propria comunità, che vengono poi destinate ai migranti senza il loro consenso. Emblematico, in proposito, è il caso di Lizzola.
La CEI declama (fiera) che nelle varie diocesi accoglie già in proprie strutture più di ventiseimila migranti.
Sarebbe interessante chiedersi, col buonismo caritatevole economico, quanti ne potrebbe accogliere, continuerebbe ad accogliere e ne vorrebbe accogliere se lo Stato non le corrispondesse la retta giornaliera di almeno € 35 per migrante. Perché, diciamola pure tutta, la chiesa è anche una struttura economica e come tale con la “carità” fa spesso affari con le sue varie onlus o consorterie.
Anni fa partecipai a un convegno con un Cardinale sul problema delle scuole paritarie.
Il cardinale sosteneva che lo stato avrebbe dovuto assumersi anche tutte le spese di gestione di tali scuole, perché diversamente la parità veniva falsata e relegata solo al titolo di studio.
Dissi che su ciò potevo essere pienamente d’accordo. Tuttavia chiesi al prelato se in tal caso di “parità totale” l’accesso alle scuole religiose fosse stato gratuito e aperto a tutti. No – mi disse il prelato – resterebbe sempre comunque la retta.
La chiesa, infatti, ha sempre ritenuto che le spese fossero a carico di altri (fedeli o stato), mentre i proventi fossero solo propri.
Un’ultima mia osservazione al concetto di accoglienza: l’accoglienza è volontaria, gratuita e individuale. Era la “carità” degli antichi offerta al forestiero, sotto il nome di ospitalità.
Quando la chiesa la praticherà in questo modo, senza alcun contributo statale, mi troverà pienamente consenziente.

La terza considerazione è per la politica e l’impatto sociale che il problema migranti comporta.
La Merkel, pressata dal terrorismo, dall’opinione pubblica, dalla compattezza del proprio governo e dal calo del consenso elettorale, ha cambiato gradualmente strategia su questo problema, dopo la spontanea apertura ai siriani durata peraltro pochi giorni.
La Spagna, dopo aver accolto la nave con i migranti rifiutati da Salvini e dopo gli assalti a Ceuta, ha invertito la rotta.
Macron in Francia, da buon viziato fanciullo plagiato dalla nonna, a parole sostiene i migranti dando addosso all’Italia, ma poi da mesi blocca Ventimiglia e con i suoi gendarmi rifiuta tutti. Non offre neppure un porto per un isolato approdo umanitario.
I paesi visegrad non accettano neppure un ricollocamento e han costruito barriere ai propri confini per impedire l’accesso di migranti sul loro territorio.
L’Ue, bontà sua, ha offerto l’obolo all’Italia perché accettasse e si tenesse i migranti.
L’Ue si gioca non tanto la faccia, ma la stessa esistenza dell’Unione su questo problema. Infatti, se alcuni paesi hanno accettato inizialmente alcune decine di migranti in modo volontario, ora per il caso Diciotti non se ne è trovato uno disposto a farlo.
Perché? Perché l’opinione pubblica dell’elettorato nazionale ed europeo condiziona le scelte di tutti i governi. Le elezioni europee sono tra pochi mesi e molti partiti schierati un tempo a favore dei migranti ora temono il peggio.
Ecco perché Dublino resiste!
Una domanda economica si pone all’attenzione di tutti: perché si trovano i soldi per mantenere i migranti ma non per sostenere le fasce deboli dell’elettorato, specie di quelle sotto i mille euro mensili (elargiti per i migranti) anche se han pagato per decenni tasse e contributi?
La risposta mi pare semplice: i migranti sono un business per molti, specie per molte lobby che senza di questi farebbero magri affari, compreso il consenso elettorale.
Lo è per i partiti di opposizione, perché cavalcano la linea opposta a quella governativa, onde attrarre e incrementare consenso con la problematica umanitaria o pseudo umanitaria. Lo è per le consorterie religiose che con le onlus fanno affari, mettendosi pure l’aureola per la carità buonista (ben retribuita) profusa. Lo è per quegli albergatori che nei mesi morti continua a lavorare con i migranti. Lo è per i comuni, che accettandoli hanno ricevuto finora benefit statali consistenti.

Il problema migranti, in sostanza, non verrà risolto fin quando i vari stati dell’Ue non stabiliranno delle sostenibili politiche emigratorie, capaci di sincronizzare quei complessi meccanismi economici basati su produzione, importazione, esportazione e consumi interni.
Siamo nell’economia politica globalizzata, quella della finanza, del business, della speculazione e dei derivati. Che con sé trascina pure una migrazione globalizzata e una montante povertà globalizzata.
E, spiace dirlo, siamo pure nella chiesa … globalizzata. Quella chiesa che ai valori e alla morale sostituisce quell’apertura pelosa a tutto e a tutti, anche se poi non si può accogliere tutti. Facendo però affari.
Qualcuno si ricorda il Polacco quando declamava: aprite le porte a tutti? E qualcuno conosce le capacità culturali degli innumerevoli attuali cardinali … pincopallini?
Certo, Papa Francesco viene dal terzo mondo e di questo incarna le aspettative, facendosene paladino. Aspettative che di norma non hanno alla base un supporto culturale approfondito, ma solo epidermico.
Vi è il problema pedofilia e omosessuale pure nelle alte gerarchie? Beh, chiediamo perdono per queste malefatte, magari silurando gli esponenti più chiacchierati.
Vi sono morti per guerre, disastri naturali, naufragi o tragedie strutturali? Beh, affidiamo i morti alla misericordia del buon Dio e si preghi perché Dio doni ai loro familiari coraggio e rassegnazione.
Vi sono flussi consistenti di migranti illegali e non di emigranti? Beh, accogliamone buona parte, fin quando abbiamo strutture sufficienti a ospitarli. Però a spese … del contribuente.
Ma, il buon Dio, risolve i problemi per la preghiera dei tanti o molti che giornalmente lo invocano su tali tematiche?

Il problema migranti non si risolverà fin quando non si comprenderanno appieno le sostanziali differenze ed esigenze insite nei due concetti diversi, in pratica opposti, di migrazione ed emigrazione.
Perché queste due parole hanno caratteristiche, problematiche, cause ed effetti molto diversi tra loro. Tanto immediate quanto eziologiche.
L’emigrazione programmata porta ricchezza e crescita; la migrazione solo costi e alti rischi sociali. L’emigrante è autonomo; il migrante da sostenere.
E i problemi non si possono risolvere se non vengono percepiti esattamente, accomunandoli solo in un unico calderone culturale.