mercoledì 30 novembre 2016

Riforma costituzionale renziana? No, grazie!


Nella valle della Sieve, tra Dicomano e Rufina, vi è una villa, credo risalente al 1800 circa, ora trasformata in centro per anziani.
Passando nella strada sottostante, alzando lo sguardo verso la villa, fa bella mostra di sé un grande tabellone con la scritta: Villa S. Biagio. Residenza per anziani.
Sarebbe utile e interessante se prossimamente la scritta fosse così aggiornata, insieme alla destinazione d’uso, in: Villa S. Biagio. Residenza per renziani.
Tanto per essere in sintonia con la … declassata … rottamazione.

Il voto referendario sulla riforma costituzionale - ideata da Renzi e dal suo gruppo autoreferenziale da cerchio magico - è imminente. È una riforma voluta, perseguita e imposta a colpi di voti di fiducia, celebrata e decantata come innovativa e necessaria, anche se la finalità e la sostanza di questa riforma è l’esatto contrapposto di ciò che si declama. Basti dire che buona parte dello stesso Pd si è schierata ufficialmente per il “No”.
Secondo Renzi è la migliore del mondo, compreso il connesso Italicum. Senza di questa vi sarà il … diluvio universale.

Guardando nel dettaglio la riforma si notano diverse anomalie (storture) democratiche, tese a ridurre la libertà del singolo cittadino e favorevoli a un preludio dittatoriale. Perché Renzi, in sostanza, ha già intrapreso con i suoi diversi colpi di mano – prima nel Pd e poi al Governo - una deriva dittatoriale sia nei modi che nelle maniere.
Forse ciò sarà dovuto anche all’aria di quei luoghi, perché Predappio, in linea d’aria e geograficamente, è assai prossimo a Rignano.
Se però Mussolini ebbe prima la capacità di crearsi un partito e poi di ottenere un voto ampiamente maggioritario al suo programma politico, Renzi ha fatto l’esatto contrario: prima con un colpo di mano si è impadronito del Pd, poi con un altro colpo di mano e senza alcuna elezione si è (quasi) autoproclamato premier.
Il suo susseguente incedere lo conoscono tutti, sia gli orbi che i … guerci.

Renzi e i suoi affermano che chi voterà No vorrà mantenere la casta, il costo eccessivo della politica e l’arretratezza del paese. Si giunge perfino ad affermare che il “no” sarà un voto degli anziani contro i giovani.
In effetti, potrei anche condividere il battage pubblicitario renziano, considerato che gli anziani hanno: lottato e versato sangue per la democrazia e la libertà, hanno creato una costituzione avanzata e prodotto col proprio lavoro e operosità il boom economico e la ricostruzione morale e civile della nazione.
D’altro canto, alcuni, hanno allevato dei bamboccioni e dei bambinoni. Che, per il solo fatto d’aver acchiappato un pezzo di carta in qualche benevola e accondiscendente università, si credono il dio in terra, anche se non sanno neppure capire come s’inizia a lavorare. E, ora, costoro vogliono dettare legge.
Secondo Renzi chi si schiera per il no è un’accozzaglia. Basterebbe chiedergli solo cosa fossero quando molti di questi votarono “sì” ai suoi molteplici e susseguenti voti di fiducia.

Si afferma che per ammodernare il paese bisogna procedere con una nuova legge elettorale (l’Italicum) in grado di dare subito un’ampia maggioranza parlamentare al governo, anche se si ottiene un suffragio minoritario. Ciò per stabilizzare la governabilità.
Varrebbe perciò chiedersi perché mai gli U.S.A. abbiano da oltre due secoli la stessa identica legge elettorale, senza che sentano il bisogno di cambiarla, ne che si sognino di farlo. Mentre in Belgio e in Spagna la governabilità sia garantita, nonostante siano da vario tempo senza un governo. D’altro canto l’attuale governo procede da ormai tre anni con l’attuale costituzione.
Si afferma pure che il Senato è un costo eccessivo sia economico che sociale, essendo un doppione della Camera. Però il ridurre di due terzi i membri del senato non significa ridurne i costi. I nuovi senatori, prodotti da tale riforma e scelti tra sindaci e consiglieri regionali, non andranno a Roma per la … gloria a spese proprie; non faranno due lavori con la paga di uno.
L’Esecutivo reclama con questa riforma una corsia preferenziale per i propri decreti. Peccato, però, che dagli attuali 60 g per la conversione odierna, si scivoli tra i 70 e i 90 g. Inoltre basterà un terzo dei senatori per poter in futuro richiamare una legge, ripristinando il tanto vituperato bicameralismo perfetto.
Altro che il noto ping-pong.

Si afferma che questa riforma è meglio di niente e che perciò con questa bisogna incominciare.
La storia italiana, dal dopoguerra in avanti, evidenzia però che diverse articoli della costituzione sono stati già aggiornati in passato, proprio come si è variata più volte la legge elettorale, secondo le esigenze dei vari partiti al potere, di dx, di centro o di sx.
Giungere ad affermare che la bocciatura di questa riforma porterà per almeno un decennio a una stagnazione dell’ammodernamento politico del paese, è tanto risibile quanto assurdo.
Le riforme politiche, per quanto belle possano essere, non sono la panacea di ogni male. Ciò che rende moderna e florida una nazione sono sempre: l’innovazione, il lavoro e il risparmio.

Il governo Renzi ha ormai tre anni di vita. Il risultato più eclatante di Renzi, anche se celato e sottaciuto, è l’innalzamento del nostro Debito Sovrano, che sta viaggiando all’aumento vertiginoso di circa 100 mld annui, sia per mancette elettorali, onde ottenere consensi, sia per benefit lobbisti. È, infatti, ormai sui 2.400 mld di €. Cifra che l’attuale premier intenderebbe dilatare all’infinito in barba al patto di stabilità, nel nome della … flessibilità.
Lo spread ha rialzato la testa, soprattutto perché il rozzo ragazzotto di Rignano vuol fare in Ue il capitan Fracassa. Ne consegue che chi muove le pedine della finanza faccia da una parte buon viso e dall’altra cattivo gioco.
Per rendersene conto basta chiedere all’estero quanto e come venga considerato.
Renzi, in questa campagna referendaria, ha troppo personalizzato lo scontro, salvo poi diventare possibilista nel caso il No vincesse, dimostrandosi attaccato alla poltrona più di ogni suo predecessore.
Personalmente credo che solo un forte tracollo del Sì lo costringerebbe a dimettersi.

Il voto, con buona pace di Indro Montanelli, non va mai dato turandosi il naso, ne votando il meno peggio. In questo modo s’impoverisce la politica sia di valori sia di progetti.
Il voto va dato, sempre, o sulla validità della persona e del suo progetto politico, o sulla validità sociale di una legge, pure se costituzionale.
La riforma renziana non ha alcuno di questi connotati, ne l’uomo che la propone li incarna.
Ciò indipendentemente dal risultato che questa consultazione referendaria otterrà.