giovedì 23 gennaio 2014

Il mio anno di … otium.


Il latino otium indica un’attività dedicata alla ricerca e all’operatività intellettuale. Nel mio caso un nuovo modo d’essere e di vivere nella malattia.
Il 2013 è stato per me un anno impegnativo,  sia per le 2 operazioni subite, sia per le continue e ricorrenti terapie a cui sono stato (sono e sarò) costretto per fronteggiare un male che fino ad alcuni anni fa non avrebbe lasciato scampo ad alcuno.
Nonostante ciò non mi considero, né mi sono mai considerato, un ammalato. Ritengo d’essere una persona sana soprattutto nella mente, con la quale mi batto e sovrintendo ai bisogni quotidiani.
Se è sana la mente, è sano tutto il corpo, anche nel dolore. Ciò senza essere necessariamente stoico.
Il fisico si è indebolito pur conservando la forza originale, mentre è scemata la resistenza. Ne consegue che ho dovuto modificare totalmente il mio iper attivismo operativo e sportivo.

Non mi ritengo una persona sfortunata, anche se la malattia non è dovuta né al mio modo di vivere, né alla mia alimentazione.
Mi ritengo un uomo fortunato, perché vivo in un periodo storico nel quale la scienza medica e clinica ha fatto passi da gigante; oltremodo fortunato avendo la preparazione culturale per conoscere tutto ciò che bisogna sapere anche per poter scegliere una cura e non subirla passivamente.
Ho ringraziato il buon  Dio della prova che mi ha donato, perché mi ha dato pure le doti per poterla superare e vincere, in primo luogo dentro di me.
Sono fiducioso e vivo come prima. Oserei dire: meglio di prima, perché non ho più gli impegni pressanti che mi spingono e che mi inseguono.

Pure la mia attività di blogger ha subito variazioni. Nel primo semestre ho scritto molto; nel secondo mi sono spesso estraniato da tutto ciò che mi circondava.
Sono tornato in parte alla poesia, quella che nasce spontanea da un fatto, da una situazione, da un sentimento, da un ricordo o da un paesaggio. Senza curare eccessivamente il testo e la forma, onde non renderla artificiosa.
Mi sono pure assentato dai social, chiudendo i canali comunicativi che tendevano a invadere troppo la mia quiete di otium.
Similmente ho fatto con la mail, specie là dove mi si richiedeva un certo impegno continuativo.
Vivo felicemente facendo ogni giorno ciò che mi aggrada e ciò che mi sento di fare.

Il tempo, come entità fisica, non è mai stato per me rilevante, anche se gli impegni quotidiani mi imponevano un ritmo  basato sulle 24 h della giornata.
Attualmente ha assunto una precisa connotazione: quella di un’entità temporale senza importanza, perché ogni istante della vita è gioia e piacere di vivere e alla fine anche di … morire.
Ciò che è estremamente importante è il godere delle proprie scelte, perché sempre in ogni circostanza si hanno delle scelte da fare in modo consapevole.

Il resoconto operativo di WordPress[1] dice di altrettante visite come lo scorso anno, provenienti un po’ da ogni angolo del globo. Di queste vi è stato un notevole aumento numerico nel primo semestre e un calo nel secondo. Ciò è dovuto al fatto che ho scritto molto all’inizio e poco dopo.
A tutto ciò si devono aggiungere gli oltre 200 lettori, che in WordPress si sono iscritti per ricevere direttamente  i miei articoli tramite mail. Aggiungendo i quali si ottiene un computo di visite nettamente superiore a quelle dello scorso anno, quando i follower erano inesistenti.

Blogspot, destinato principalmente ai lettori esteri per il traslator multilingue incorporato, ha aumentato di molto le presenze, con visite assidue e giornaliere di lettori soprattutto esteri, con al primo posto Russia e U.S.A., seguite poi dai paesi europei anglosassoni, dal Canada e dalla Cina, e in percentuale minore da altre nazioni di ogni continente.

Chiudo questo breve excursus essendo grato a tutti coloro che anche con un semplice messaggio mi sono stati vicini in questo periodo, perché ciò indica anche un’attenzione alla mia persona e non solo a dei semplici  testi su vari argomenti.
Pur con molto ritardo porgo a tutti gli amici e ai lettori i miei fervidi auguri di Felice e prospero 2014.
Al prossimo anno! Sursum corda!





martedì 21 gennaio 2014

I pasticci dei … pasticcieri.


La mini Imu sulla prima casa ha fatto il suo ingresso ufficiale tra la pletora di tasse italiane, anche se sinceramente non se ne sentiva alcun bisogno.
Tuttavia questo Governo del “fare”, spesso sinonimo del pasticciare, e della conclamata “riduzione” del peso fiscale non ne ha potuto fare a meno.
Ovviamente la tassa ha tanti padri che è difficile dire chi l’abbia generata per primo. Sicuramente tra i principali vi è la pessima amministrazione dello Stato e il Fiscal compact, perciò l’Ue, con il vincolo del 3% sul bilancio. Ultimo, a mio parere – e non  per fare il suo difensore d’ufficio  -, è il  ministro Saccomanni.

L’Italia è stata “graziata” mesi fa con il rientro tra i Paesi virtuosi, che proprio tanto virtuosi non sono se ogni anno sforano i propri bilanci di quasi il 3%. È una virtuosità … rovesciata che accresce il Debito sovrano ogni giorno che passa inarrestabilmente.
La mini Imu, complessivamente, vale sui 350/400 mln di €; che, rapportati al bilancio annuale italiano sono briciole tali che valgono decimali: intorno allo zero per cento.
Tuttavia per non sforare il Fiscal compact la si è dovuta per forza addizionare alle tasche del contribuente, dopo tanto tergiversare sulla “genitrice” Imu.
Non solo: per non superare il muro del 3% non la si è neppure potuta posporre ad altra data, per il semplice motivo che dopo il 24/01/2014 non la si sarebbe più potuta inglobare nel bilancio 2013. Cosa che ci si è guardati bene dal rendere palesemente pubblico, onde non infrangere la millantata nomea, solo mediatica, di governo virtuoso.
Il cittadino oggi è diventato il … servo pagatore dello stato, colui che deve correre veloce, ubbidiente ad ogni suo comando. E come tale viene trattato da tutti questi politici (di carriera) che a parole  vorrebbero rivoluzionare lo stato.

I pasticci e i pasticcieri  della mini Imu, però, non stanno solo al governo. Stanno, soprattutto, in quei Comuni italiani – circa 2.400 – che facendo le furbizie di bilancio l’hanno deliberata, senza alcuna distinzione tra municipalità grandi e piccole.
Che a Roma  non vi siano politicamente dei campioni amministrativi lo si sa da decenni, in pratica da quando è stato evidente che a tutti piaceva la … marmellata, tanto da mettere non solo le dita nel barattolo, ma di tuffarcisi pure dentro a capofitto.
Il tuffo nei benefit, nelle spese personali addebitate al cittadino, negli abusi, negli sprechi, nelle ruberie, nel peculato, nelle tangenti e via dicendo, tra i politici è diventato lo sport  nazionale prediletto, nonostante le continue inchieste della magistratura. Ovviamente anche in periferia, dove molti si … arrangiano come possono.
E la stessa cosa, con naturalezza, avviene anche nella stesura dei bilanci (allegri) di ogni singolo ente amministrativo. Di tagliare nessuno ci sente, specie in quelle spese che a ben guardare spesso non solo sono superflue, ma utili pure a foraggiare il clientelismo.
A questa regola non sfugge alcuna amministrazione di tutto l’arco politico, andando da dx a sx o viceversa.
Nulla di strano, perciò, se la mini Imu ora è da … pagare … in fretta e furia.

Nei comuni, tuttavia, ad amministrare molto spesso ci sono assessori, sindaci e consiglieri incapaci non solo di stendere un bilancio, ma pure di sapere cosa questo sia e come funzionino le attività, le passività, i costi e i ricavi. E a poco serve il segretario comunale, intento più a dare un appoggio logistico che a sovrintendere il corretto funzionamento dell’ente.
A questa regola non sfuggono neppure i comuni così detti virtuosi, perché allo sperpero nella spesa non sfugge nessuno, anche se il cittadino da ormai un lustro stringe la cinghia.
Il bilancio previsionale è un’astrusità tale che a molti deve sembrare un oggetto … sconosciuto o fantasioso.
Perciò, poi, si arriva a fine anno con spiacevoli sorprese contabili, tanto da dover “inventare” qualcosa per far quadrare il bilancio.

Il pasticcio continuo e prolungato sull’Imu per la prima casa è stato uno dei genitori della mini Imu.
Il tira e mollo del Governo e dei partiti sull’abolirla, sul posporla, sulla modalità di poter poi finanziari i comuni, privati da tale introito, ha portato diverse municipalità poco lungimiranti e a forte astinenza di sagacia contabile a trovare l’escamotage per far quadrare i bilanci che facevano acqua ovunque.
Infatti, pareva a tutti che se l’Imu sulla prima casa non fosse stata pagata, lo stato avrebbe dirottato nelle casse comunali l’importo mancante.
La furbizia dell’italica pedata, scambiata per intelligenza da molti, ha così fatto sorgere a catena questo ragionamento: se noi aumentiamo i coefficienti (tassazione) sulla prima casa, lo stato ci trasferirà un maggior gettito e così sistemeremo il buco di bilancio che abbiamo.
Detto e fatto; favoriti pure dal governo centrale che si è prodigato assai concedendo ai comuni (che fossero interessati) a deliberare nuovamente nuovi aumenti, anche se in tal senso si era già statuito, fino a fine novembre. In pratica a pochissimi giorni a ridosso della scadenza dicembrina.
Solo che i marpioni della politica con questa mossa astuta volevano gabbare tanto la capra (amministratori locali) quanto i cavoli (contribuenti), perché la sorpresa fu poi quella che si trasferiva solo un determinato importo, lasciando che il resto (quello mancante dell’aumento) i sindaci lo imponessero ai cittadini.
Ecco perché gli apparenti pasticcioni hanno sfornato un pasticcio sopraffino agli indigesti palati sia degli amministratori locali, sia a quelli … nauseati del cittadino. Da pasticcioni a … pasticcieri.

Ora si discute della nuova legge elettorale, alla quale già si è trovato un nome latino dal suono … sinistro: Italicum.
Ovviamente con il contorno dell’art. 5 e dell’abolizione del bicameralismo perfetto, forse perché la perfezione da noi è odiata e vilipesa.
In sé la nuova legge elettorale ricalca a piene mani l’incostituzionale Porcellum[1], con la variante del premio minimo di maggioranza fissato al 35%  (per ora), o eventuale ballottaggio,  e con le circoscrizioni piccole, perciò provinciali e non più regionali.
Sicché tutti coloro che tanto avevano esultato per la sconfitta del bipolarismo e del bipartitismo, ora dovranno ricredersi e correre, per non essere estromessi dalla politica parlamentare, a trovarsi il nuovo reuccio di turno  per ottenere il titolo nobiliare di principe, duca, marchese, vassallo, conte …
Le liste bloccate, anche se corte, vanno proprio a potenziare il reuccio del bipolarismo, perché chi oggi vuol comandare ha bisogno della pletora di fedeli servi (nobilitati dal titolo di onorevoli) che gli stanno intorno  riverenti e ossequienti.
Salvo poi ritrovarsi qualche ranocchio, che ambisce a diventare reuccio, che cambia casacca con il suo piccolo gruppo di cortigiani. Fatto che la nuova legge elettorale per ora non intende regolamentare.

La governabilità non sarà assicurata, perché con 1/3 dell’elettorato non si può governare una nazione.
Così come i problemi italiani non dipendono da una legge elettorale, visto che anche con l’attuale Porcellum si potrebbe tutt’oggi votare in maniera proporzionale. Cosa che i grandi partiti ora aborriscono.
La montagna ha partorito il topolino?
Credo di sì, vista la spaccatura non da oggi nel Pd tra la dirigenza precedente (allora maggioranza) e quella attuale (allora minoranza).
Il contrasto nel partito di Sx sta proprio in modi diversi di vedere, perché la coabitazione con Renzi è probabile che non duri molto a lungo. La scontro, oltre che politico, è pure elettorale, perché è ovvio che una scissione nel Pd cambi sostanzialmente l’esigenza dell’Italicum, ponendo ben altre prospettive a Sx.
La Cgil e la Fiom non mi pare siano allineate sulla linea e sugli obbiettivi di Renzi. Il che vuol dire che chi crede già d’aver vinto (Renzi) le elezioni possa poi essere la vittima sacrificale della nuova tornata elettorale, anche perché attualmente la Dx ha maggiori capacità elettorali d’aggregazione.
Grillo tuona sul Pregiudicatellum, scoprendo in  letteratura che sulle leggi elettorali il latino maccheronico è tornato assai di moda.
Le elezioni paiono lontane, ma potrebbero essere anche dietro l’angolo. E M5S potrebbe essere la sorpresa delle nuove elezioni, specie se nelle coalizioni prossime i piccoli partiti coagulassero non sugli storici dx o sx.
Ora tutti si dichiarano vincitori e soddisfatti, magari a denti stretti. La discussione e la votazione in Parlamento ci dirà come stanno esattamente le cose, non solo nei vari possibili schieramenti elettorali, ma pure all’interno dei 2 partiti maggiori.
Perché, dopo tanto farneticare sulla decadenza di Berlusconi, la Sx ha scoperto che deve trattare non tanto all’interno del Pd, o con gli (inesistenti) alleati di governo, ma proprio con colui che pensavano d’aver estromesso per sempre dalla politica italiana col privarlo del seggio senatorio.
Perché alla fine l’Italicum è probabile che si identifichi con l’Italicum porcellum; magari con una … cinta pezzata: The indigienous Cinta breed of pig in Tuscany!





[1] - Per approfondimento: La torre di Babele.

venerdì 17 gennaio 2014

La torre di Babele.


ovvero:

Legittimità e costituzionalità in filosofia.

Tutta la terra aveva  un medesimo linguaggio e usava le stesse parole. Or avvenne che gli uomini, emigrando dall’oriente, trovarono una pianura nella regione del Sennaar e vi si stabilirono. E dissero l’un l’altro: “Su, facciamo dei mattoni e cociamoli al fuoco”. E si servirono di mattoni  invece che di pietre e di bitume in luogo di calce. E dissero: “Orsù, edifichiamoci una città e una torre la cui cima penetri nel cielo. Rendiamoci famosi per non disperderci sulla faccia della terra”.
Ma il Signore scese a vedere la città e la torre, che gli uomini costruivano, e disse: “Ecco, essi formano un popolo solo se hanno tutti un medesimo linguaggio; questo è il principio delle loro imprese.  Niente ormai li impedirà di condurre a termine tutto quello che si propongono. Orsù, scendiamo e confondiamo il loro linguaggio, in modo che non s’intendano più gli uni con gli altri”.
Così  il Signore di là li disperse sulla faccia di tutta la terra  ed essi cessarono di costruire la città, la quale fu chiamata Babel, perché ivi il Signore confuse il linguaggio di tutta la terra e di là li disperse sulla faccia della terra. (Gen. 11, 1-9)

Le considerazioni (motivazioni) della Corte Costituzionale sul Porcellum pongono un sostanziale distinguo tra costituzionalità e legittimità, perciò dà una legalità a ciò che  deriva da atti incostituzionali.
La locuzione latina post hoc, ergo propter hoc[1] (causa e effetto) è utile in questo caso a capire la sentenza, anche se pone un problema di “consecutio”, ma non di legittimità.
In sostanza la Corte dichiara il premio di maggioranza eccessivo, perciò incostituzionale, se la percentuale avuta da un partito (in questo caso il Pd[2]) è relativa e non di un certo peso elettorale. Come a dire: il 25% (circa) avuto dal primo partito di coalizione, che ha avuto il sopravvento sulle altre coalizioni, non giustifica costituzionalmente il 55% dei seggi avuti per il premio di maggioranza.
Sicché se ne deduce che, non fissando la Corte il “limite” minimo costituzionale per ottenere il premio, si cada nel retorico mucchio di sassi filosofico: quanti sassi ci vogliono per fare un mucchio di sassi? 10, 25, 40, 51, 100? E su questo problema si arenarono i partiti nell’ultima legislatura nel cercare di modificare il Porcellum.
La stessa Corte, tuttavia, stabilisce anche che il Parlamento è legittimo, perciò che gli eletti  con il premio di maggioranza sono nel pieno delle loro funzioni istituzionali.
Le mancate preferenze, non concesse all’elettore sul voto a un candidato (liste bloccate), è pure incostituzionale, perché lede il diritto di scelta. Tuttavia gli stessi eletti sono comunque legittimi.  Diversamente tutti i parlamentari sarebbero illegittimi; pure i senatori a vita, in quanto nominati da un  Presidente illegittimo per la sua elezione viziata d’incostituzionalità pregressa.

La Corte non dice, - nei dettagli di merito logico, ma solo in quello costituzionale e giuridico - perché il premio di maggioranza sia incostituzionale, mentre gli eletti, in base a questo premio o mancata preferenza, siano legittimi. Ovviamente, se lo avesse fatto, avrebbe illuminato i lumi assai “dubbiosi” di tutti i cittadini con una certa capacità conoscitiva.
Va da sé che i membri della Corte non siano “filosofi”, anche se la costituzionalità e la legittimità in filosofia dovrebbero andare a braccetto.
Condivido che la sentenza sia “salomonica” nel buon senso. Politica nell’essenza. Dubito assai che lo sia nel diritto filosofico.

Secondo la Logica di Hegel A=A non è sinonimo di uguaglianza. Infatti il primo A è soggetto (nominativo), mentre il secondo e oggetto (accusativo). Nonostante ciò entrambi creano una catena di derivazione; per cui si può affermare che, nel divenire della declinazione, A=A corrisponda in effetti ad A=B, proseguendo poi all’infinito. Infatti se A non può essere uguale a sé stesso, deve necessariamente essere altro (B).
Da ciò ne consegue che non vi potrebbe essere un A=A se non vi fosse una A. Quindi: l’A soggetto viene prima dell’A oggetto, anche se non lo crea necessariamente. E venendo A prima di B, la locuzione latina è perfettamente appropriata.
Perciò, secondo questa logica filosofica – che è bene sottolineare non è mai stata superata da un altro filosofo finora – il fatto che il premio di maggioranza sia incostituzionale, non significa necessariamente che pure la legittimità degli eletti, perciò del Parlamento stesso, debba seguirne la conseguenza di incostituzionalità.
Perché ciò? Perché il voto, pur nell’incostituzionalità di parti della Legge, è comunque stato espresso liberamente e volontariamente senza alcuna coercizione, sapendo già com’erano le regole del “gioco”: liste bloccate e premio di maggioranza.

La palla è stata rimandata al Parlamento.
Ciò, tuttavia, non significa che la prossima legge sarà per forza di cose filosoficamente e giuridicamente costituzionale. Anzi!
Soffermandoci solo sui 2 casi incriminati – premio di maggioranza e preferenze – dalle proposte in circolazione non  mi pare che questi quesiti possano essere facilmente superati.

Il Paese – come ogni altro – ha bisogno di governabilità. Stante la torre di Babele politica che infesta la società moderna, una legge in toto proporzionale non garantirebbe alcuna governabilità. Le esigenze di una nazione per la governabilità sono più costituzionali nel diritto di quelle della frammentazione, non solo nella molteplicità dei partiti, bensì dei partiti stessi in correnti, gruppi, lobby o clan, come li si voglia chiamare. La Dc dei tempi che fu, dopo De Gasperi, è l’emblema negativo dell’assoluta ingovernabilità non solo di una nazione, ma anche della stessa democrazia all’interno di un partito.
La formazione di piccoli collegi uninominali non supererebbe l’impasse costituzionale, a meno che i partiti propongano più candidati nello stesso collegio. Ciò, tuttavia, non garantirebbe la governabilità a livello nazionale senza uno specifico premio di maggioranza addizionale. Il quale, però, dovrebbe a sua volta garantire il diritto di scelta del candidato per il cittadino; cosa empiricamente più irrealizzabile che proponibile.
Dire che il bipolarismo o il bipartitismo abbiano fallito il loro ruolo nella società italiana è errato. Però si può annotare che il bipolarismo ha concesso finora una frammentazione interna al polo che ha nuociuto alla stabilità, come la storia delle varie defezioni ha reso palese.
Il bipartitismo – da parte sua – non è mai esistito, perché i grandi partiti  (Pdl e Pd) non solo sono mai stati partiti omogenei dopo le varie fusioni avvenute (Forza Italia e Alleanza Nazionale da una parte, Ds e Margherita dall’altra).
Pure un premio di maggioranza con elezioni a doppio turno sarebbe inficiato dalle stesse motivazioni che han reso parte del Porcellum incostituzionale.

La costituzionalità, la legittimità e la democrazia la fanno le persone, non gli atti scritti – pur importantissimi – della Carta Costituzionale. Questa può essere un indirizzo programmatico, ma non la certezza che vi sia rispetto sia della democrazia che della costituzione.
Le vicende  politiche di questi ultimi decenni – ma pure settimane – sull’andazzo maleodorante di abusi, ruberie, clientelismo e sprechi ne sono la prova inconfutabile.
I politici sono figli e frutti di una società degradata, tesa, col consumismo, a pretendere più che può senza badare troppo al diritto e soprattutto al dovere, tanto nell’etica quanto nell’economia. E nessun partito e movimento si salva da questo andazzo di crimine sociale e molto spesso anche giudiziario.
Non vi è più il politico alla De Gasperi che opera donandosi alla comunità nazionale, badando soprattutto ad essere testimone, quindi esempio di vita, di correttezza e di dedizione per il Popolo tutto.

Il Popolo, ovviamente, non è da meno dei politici, anche se è manovrato astutamente tramite i media.
I partiti oggi si avvalgono di esperti in comunicazione, onde sfruttare qualsiasi piccolo appiglio per ottenere consenso e voti. Non a caso vi sono sondaggi quasi giornalieri per capire l’umore del cittadino e poterlo cavalcare.
L’attuale caso di squallore e degrado morale, oltre che sociale, di Hollande in Francia dimostra che la situazione è generalizzata ovunque. Per non citare fatti precedenti. Basti segnalare per tutti quello di Clinton, spergiuro oltre che adultero.
Il problema, tuttavia, non è che un presidente o un politico possa sbagliare, ma il fatto che molto spesso il popolo lo elegga già sapendo come costui si comporta nella sua vita privata. Relativamente a Hollande si ricorda il walzer di femmine (definirle donne sarebbe forse eccessivo) che hanno contornato e contornano la sua vita.

Molti affermano che la vita privata è privata e quella pubblica è tutt’altra cosa. Le 2 vite – si sostiene - debbono viaggiare nella considerazione del merito su binari paralleli per questioni di privacy.
In sostanza che l’eletto  sia “degenerato” eticamente e moralmente nella sua vita non significa – secondo questa teoria sociale – politicamente nulla. L’importante è che sappia far funzionare bene la Res publica, frase latina da cui deriva  Repubblica.
Ciò, ovviamente, è assai discutibile e anacronistico. Facendo un paradosso si potrebbe benissimo affermare che il “principe dei ladri” potrebbe governare per decenni una nazione senza appropriarsi di un solo eurocents. Infatti, vediamo quanti politici oggi sono indagati per truffa, peculato, appropriazione indebita e via dicendo. È una pandemia di abusi generalizzata e non solo italiana.

Dio (Signore) scese – secondo la Bibbia - a confondere il linguaggio degli uomini, in modo che non potessero più costruire la città con la torre.
La storia della specie umana dimostra però che se Babele e la sua torre non furono più edificate, tuttavia, pur disperdendosi, gli uomini di città e di torri ne abbiano costruite a iosa. Basti ricordare le megalopoli antiche come Roma e Babilonia, quelle attuali sparse ovunque in ogni continente e i grattacieli moderni lanciati verso i mille metri d’altezza.
Pure la lingua non pone tanti problemi, perché la globalizzazione e i translators hanno risolto le difficoltà di comprensione.
Ciò, che tuttavia resta ancora problematico è proprio la comprensione reale dei concetti politici, sociali e etici che dovrebbero sovrintendere sia il comportamento del singolo cittadino che quello del politico.
Questi nella realtà sociale e istituzionale, tendono invece sempre più a degenerasi e a differenziarsi, considerato che le leggi spesso sono ideate non per risolvere o regolamentare un problema, bensì a legalizzare il problema stesso.
Citerò solo un esempio pratico e banale di alcuni anni fa. L’acqua potabile, nella pianura padana, era contagiata da atrazina in quantità superiore ai limiti di legge. Che si fece? Semplice: si innalzò il coefficiente di atrazina oltre la soglia raggiunta, rendendo quindi l’acqua … nuovamente potabile.

Pure la Corte costituzionale – a mio modesto parere – ha fatto la stessa cosa nella filosofia politica con il  Porcellum. Ha dichiarato incostituzionali il premio di maggioranza e le liste bloccate, però dichiarando legittimi i parlamentari.
E appunto per questo, filosoficamente, Dio confuse tanto il linguaggio degli uomini che oggi costituzionalità e legittimità vanno ognuna per cavoli loro, secondo l’opportunità politica che in quel momento è meglio adottare.
Decisione che giudico giusta nell’opportunità politica, ma errata nella sostanza della dialettica, tanto da poter essere considerata una nuova … Torre di Babele.
E, tornando un attimo al brano biblico, pure Dio confuse alcuni concetti nella creazione, nel peccato originale e nel confondere il linguaggio umano con la lingua, tanto da costruire Lui stesso all’umanità quella sua torre di Babele che oggi domina tutto, tanto nelle società civili che nelle religioni.




[1] - Letteralmente: dopo di ciò, perciò a causa di ciò.
[2] -  Si ricorda che il primo partito alle elezioni ad ottenere maggiore suffragio è stato M5S.

sabato 11 gennaio 2014

Il demagogico uso politico dello spread.


In questi ultimi tempi diversi membri del GovernoLetta e Saccomanni in testa – sproloquiano sul fatto che lo spread italiano si sia ridotto a circa 200 ptb sul Bund (tedesco), decantando i risparmi che l’Italia avrà nel pagare gli interessi sui propri Titoli sovrani. Perciò ammantandosi di meriti per il risultato ottenuto.
Considerato che queste persone non sono degli sprovveduti in materia finanziaria,  ne consegue che i tanti decantati risultati ottenuti siano solo della pura demagogia per mantenere un minimo consenso popolare, già inesistente in percentuale.
Passi che l’uomo qualunque della strada e un segretario di partito – pivello qual è culturalmente – possano affermare una simile baggianata, data la loro totale inesperienza in materia. Perché, per quanto riguarda lo spread[1], non tutto ciò che a prima vista può sembrare reale lo è in effetti; anzi è l’esatto contrario.

Letta continua ad affermare che questo Governo ha fatto cose importanti, ad iniziare dal noto Decreto del fare. Il suo segretario di partito Renzi, invece, ritiene che si sia perduto troppo tempo e che sia ora di cambiare.
Infatti, a ben guardare, ha fatto tanti e tali pasticci da perdere, strada facendo, buona parte della compagine di maggioranza che lo aveva sostenuto in partenza. Ciò nonostante Letta afferma che il Governo è ancora più forte di prima.
Alla patria storia rimarrà indelebile il pasticcio sull’Imu, irrisolto tutt’oggi per buona parte degli italiani che, dopo dichiarazioni, controdichiarazioni e rinvii, a pochi giorni dalla nuova scadenza non sanno ancora cosa dovranno pagare. Indicative in tal senso sono le proteste dei commercialisti e dei Caf sindacali.
Per non dire dei Decreti di fine anno, che Napolitano ha fatto cortesemente sapere che non avrebbe potuto in alcun modo firmare. Per finire con i 150 € che gli insegnanti avrebbero dovuto rendere, annunciati da Saccomanni e poi smentiti da … altri.
Oggi non si sa più a chi credere nel Governo e nel Pd. Sicché non si capisce chi sia lo stratega, chi il carrettiere e chi la … comare.

Lo spread, come quotidianamente i media ci ricordano, è in realtà sceso sui 200/210 ptb. Questo è un dato inconfutabile.
Che tuttavia tale dato sia sinonimo certo di sicuri risparmi sugli interessi da corrispondere ai nostri Titoli sovrani è tutto da dimostrare.
Infatti, per dirla proprio ma proprio tutta, per le casse statali non cambierà assolutamente nulla: continueremo a pagare, stando così le cose, la stessa cifra di prima. Ciò per 2 ragioni inconfutabili.

a)      La prima è tecnica. La maggior parte dei Titoli sovrani è a tasso fisso. Sicché lo spread  inciderà solo sui titoli successivi e non su quelli già in essere, che continueranno a pagare gli stessi importi di prima.
b)      La seconda è finanziaria. I Tassi in Germania sono schizzati in poco tempo dall’1,20% al 2%, con un aumento secco di 80 ptb. Ciò ovviamente ha inciso sul Bund.

Prima dell’aumento dei tassi tedeschi lo spread italiano oscillava sui 280/300 ptb. Aggiungendoci 1,20 del tasso germanico  si arrivava a pagare il 4/4,20%.
Ora sta sui 200/210, essendo sceso di circa 80 ptb, che, guarda caso, coincidono con la stessa cifra dell’aumento sul tasso tedesco. Aggiungendo ora ai 200/210 ptb dello spread italiano attuale i 200 ptb (2%) del tasso tedesco si ottiene il quasi identico importo del tasso precedente. Perciò il 4/4,10%.
Considerando che dopo la sfuriata iniziale lo spread potrebbe anche crescere di qualcosa, arriveremmo anche ad avere tassi maggiorati rispetto a prima.

Che lo spread nostro sia sceso di 80 ptb è comunque un dato positivo. Sarebbe stato molto negativo se  fosse rimasto uguale a prima, perché ciò avrebbe significato pagare un 1% circa in più di interessi futuri, salendo di nuovo al 5%.
Che, tuttavia, ciò sia dovuto all’operato del Governo è estremamente improbabile, in quando i Mercati indicano che tutti gli altri spread nazionali hanno avuto la stessa contrazione di ptb. Basta guardare a quello spagnolo.

Lo spread, comunque, non è sceso ultimamente né per l’operato di Monti, né per quello di Letta. Paradossalmente davanti alle manovre capestro “montiane” la speculazione ha tratto i suoi maggiori benefici.
Gli strateghi della finanza globalizzata non hanno alcun interesse a far fallire gli stati; tant’è che non han fatto fallire neppure la piccola Grecia.
La speculazione selvaggia ha come obbiettivo lo spolpare gli stati il più possibile. Diversamente, portandoli al fallimento, avrebbe  grosse perdite sui capitali investiti.
Ne consegue che attaccando lo spread riduce il valore reale sul mercato dei titoli, potendo quindi comprare a prezzi vantaggiosi. Poi, stabilizzandolo al ribasso, può rivendere gli stessi titoli a prezzo maggiorato rispetto all’acquisto fatto.

Molti economisti pensano che la svolta impressa allo spread dalla Bce di Draghi sia il frutto di un cambio di strategia rispetto a quella punitiva di Trichet.
In effetti, le 2 strategie, apparentemente opposte, sono le 2 fasi della speculazione. La prima tesa a indebolire/acquistare, la seconda a stabilizzare/vendere/capitalizzare.
Perciò Draghi ha sì praticato una politica finanziaria di sostegno alle economie nazionali mediterranee, ormai al collasso strutturale, ma mentre si sedeva sulla poltrona della Bce aveva l’accortezza di inviare una lettera capestro di intenti al governo italiano, dando il via, di fatto ad un imponente attacco allo spread italiano.
Il fatto che Monti e Draghi abbiano assunto il loro ruolo dirigenziale quasi simultaneamente è estremamente sospetto - anche se non certo - specie considerando che entrambi sono stati International Advisor della  Goldman Sachs, quella che a detta di molti conduce e pianifica la speculazione del pianeta.

Lo Job act di Renzi è il frutto di buone intenzioni per … sentito dire (spot). Il patto politico di Letta un’idea ancora tutta da definire. Entrambi i piani sono idee più che realtà, visto che i problemi italiani  - per loro 2 – paiono essere identificati in una legge elettorale e non in un disegno economico e industriale di cui il Paese ha bisogno per ricominciare a crescere e per ridurre velocemente la disoccupazione che continua a salire inesorabilmente.
Tutto ciò proprio mentre le maggiori aziende nazionali continuano a delocalizzare all’estero, Fiat in  primis. La delocalizzazione cos’è se non, spesso, una fuga legalizzata di capitali all’estero?

Ogni piano politico dovrebbe avere innanzitutto una copertura finanziaria. Lo Job act di Renzi la copertura non sa neppure cosa possa essere, visto che lo stesso segretario si è scontrato con l’unico economista serio (Fassina) che il Pd abbia in questo momento.
Per quello di Letta la copertura è tutta da scoprire, visto che non è riuscito neppure a trovare le risorse per scongiurare prima l’aumento dell’Iva, poi quello delle accise e ora pure dell’irrisoria cifra sulla mini Imu.
Questo Governo non solo non sa come far quadrare i conti, ma neppure come risparmiare sulla spesa pubblica. Proprio mentre Draghi continua ad ammonire che bisogna essere cauti nell’affermare che la crisi è superata.
Il Governo, come i farisei, dichiara che ha ridotto le tasse, quando invece le ha notevolmente elevate, tanto che il gettito fiscale e i redditi calano vistosamente e paurosamente per l’economia nazionale per la contrazione dei consumi. In pratica dice agli Enti locali: voi tassate a più non posso per me[2].
E appunto per queste ragioni anche le dichiarazioni governative sulla discesa dello spread devono essere considerate un demagogico uso politico dello spread.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               



[1] - Per approfondimento vedere: Lo Spread.
[2] - La saggezza popolare di un tempo direbbe: voi rubate (tassate) a più non posso per me.