domenica 1 giugno 2014

Il gioco delle 3 carte.

 
 
A molti sarà talora capitato d’imbattersi in chi fa il gioco delle 3 carte, dove gli attori sono almeno 4: il biscazziere, il compare, il finto giocatore e il giocatorepollo da spennare.
 
Per farlo serve poco: inventiva, 3 carte, un tavolino, un paio di soci  e la credulità del finto guadagno nel … pollo. Perché  è ovvio che il biscazziere faccia sempre uscire la carta che vuole e che in quel momento gli è maggiormente utile per portare avanti il gioco il più a lungo possibile.
Ovviamente il gioco non avviene solo in questa modalità materiale truffaldina, considerato che pure in politica viene spesso praticato con le promesse o facendo vedere le lucciole come lanterne macroscopiche, spesso grazie alla compiacenza dei media.
Un noto cattedratico, rettore in passato di un prestigioso ateneo italiano, parlando dell’imminente tornata elettorale così mi esprimeva in una mail privata, trattando d’economia: il 25 maggio vedremo con chiarezza quanti idioti grulli vi sono in Italia.
Considerato il risultato avuto ce ne sono non tanti, ma … troppi.
 
Ovviamente al lettore si lascia la facoltà d’interpretazione secondo la sua idea politica.
 
Considerato ciò che un politico spesso dichiara, amo e mi onoro d’essere considerato un gufo. Perché i gufi non sono molti e vedono meglio di molti altri pure nell’oscurità delle fumogene ciance politiche.
L’economia si fa con i numeri  e i numeri economici sono dalla parte dei gufi, non di coloro che credono a babbo natale o alla befana, oppure alla beneficenza a costo zero.
 
Che l’Ue abbia sbagliato politica economica in tutta la crisi è lampante. Che la Bce di Trichet – e anche di Draghi all’inizio -  abbia fatto l’esatto contrario di quanto, andava fatto è sotto gli occhi di tutti. Che la Merkel abbia operato benissimo per la Germania e malissimo per il resto dei Paesi Ue è tanto naturale quanto ovvio. Che le società finanziarie che hanno prodotto la crisi siano state beneficiate  dalle finanze pubbliche e che il popolo abbia alla fine pagato i danni degli altri è consequenziale.
Negli U.S.A. la crisi non è stata né risolta, né superata; però  il paese è galleggiato sopra la crisi, pur implementando notevolmente  il  proprio Debito sovrano, con la conseguente perenne diatriba sul Fiscal cliff tra Presidente e Senato.
Ne consegue che né il monetarismo (Qe) americano, né l’austerità Ue si siano dimostrati idonei a risolvere la crisi. Crisi che, anche grazie alla correzione di alcune politiche, si è ora assestata sul fondo recessivo, ben lungi però dell’essere stata risolta; ma, al massimo, s’è esaurita naturalmente da sé nella sua spinta depressiva.
 
In Italia è strumentale l’atteggiamento di personalità e di forze politiche che, dopo aver avallato e approvato – magari obtorto collo - le manovre capestro di Monti, e pure di Letta, ora alzino la cresta pretendendo di fare l’esatto contrario e di scagliarsi contro l’Ue. Per la serie abituale di: le colpe sono sempre degli altri.
Singolare è poi la linea programmatica del nuovo Governo, che a parole intende “beneficiare” molti, salvo poi castrarli con mancate deduzioni, aumento di accise e tasse.
Ovviamente l’operato della Bce ha fatto scendere notevolmente il costo relativo al Tasso sul Debito sovrano, ma che questo risparmio lo si voglia sprecare in manovre populistiche di consenso elettorale mi pare semplicemente obbrobrioso.
 
Il gioco delle 3 carte si basa su 2 fattori: la considerazione soggettiva della propria capacità e il facile guadagno.
Per cui il giocatore – in questo caso l’elettore – pensa di poter capovolgere la situazione della crisi volgendola a proprio favore a costo quasi zero con una fulminea scorciatoia.
Tuttavia, chi conosce bene la teoria sui giochi di John Nash – poi adottata pure dal Pentagono, la cui ricerca aveva finanziato – sa benissimo che non vi è alcun gioco che garantisca vincite a costo zero.
Ciò avviene per tutti, perciò per il cittadino, per gli organi nazionali e internazionali e pure per i politici. E, di norma, è poi il banco che vince sempre.
 
Gli 80 € in busta paga, per una determinata categoria di dipendenti con redditi modesti, possono essere considerati un elemento economico di superamento della crisi, oppure – come dice Berlusconiuna mancetta elettorale?
I conti son subito fatti: 80 € mensili x 10 mln di soggetti fanno una bella sommetta, la cui copertura non può essere assicurata dal solo modestissimo e infinitesimale aumento del Pil che questa può produrre, anche se scorporata poi dall’imposizione fiscale a cui è soggetta.
9,6 mld di € - tale infatti è il costo del bonus voluto da Renzi: (80x12=960x10 mln=9,6 mld) – è una somma tale che non è facilmente reperibile, considerate anche le difficoltà che il governo Letta ebbe a suo tempo nel trovare quel solo 1 mld che sarebbe stato necessario a scongiurare l’aumento di un punto di Iva dal 21% al 22%.
Ecco allora spuntare, dal cilindro del prestigiatore, le anomale – perché poco pubblicizzate – coperture: aumento delle accise sui carburanti (il pozzo di S. Patrizio di quasi tutti i Governi), aumento dell’imposizione sulla casa (Tarsi  - da non confondere con l’antico popolo orientale -) a cui pure gli inquilini da quest’anno saranno assoggettati, aumento dell’imposizione al 26% sulle rendite finanziarie, eliminazione della deduzione di 680 € sul coniuge a carico e, non ultimo e meno importante, la richiesta all’Ue di rinvio  del pareggio di bilancio fino al 2017.
Ciò che vuol dire? Che continueremo allegramente ad incrementare il nostro Debito sovrano per altri anni, gravando l’economia nazionale di ulteriore handicap futuro. Perché se la copertura per le manovre di “beneficienza” renziana ci fossero è ovvio che simili aumenti non sarebbero giustificati, né all’Ue si ricorrerebbe (fidenti, ma non certi)  per il rinvio sul pareggio di bilancio.
Ne consegue che le conclamate dichiarazioni che il finanziamento relativo agli 80 € deriverà tutto da tagli alla spesa pubblica siano da considerare pura … aria fritta. Salvo poi scoprire se quella determinata spesa pubblica tagliata non sia di servizi prestati, come ad esempio la sanità, che porterebbero ulteriori costi per l’utente, assimilabili ad altre tasse.
 
Un amico economista si è preso la briga di fare un calcolo finanziario per vedere quanto gli aumenti già stabiliti avrebbero inciso sulle tasche di ogni contribuente, compresi, ovviamente, i beneficiari degli 80 €.
Ha preso in considerazione diversi parametri: contribuenti complessivi, tipologia di reddito, possessori prime e seconde case, inquilini in affitto, famiglie con coniuge a carico, rendite finanziarie, possessori di autoveicoli e media km annuali fatti e … altri ancora, scoprendo – anche se il calcolo è parziale e provvisorio – che ogni contribuente si troverà a sborsare in più almeno in media circa 800/1.000 € l’anno, proprio mentre i redditi sono destinati a scendere ulteriormente per la recessione in atto. Sempre non calcolando eventuali manovre  correttive di bilancio in corso d’opera.
Sicché, pur usando la media di Trilussa sui polli mangiati pro-capite, si giunge alla plateale conclusione che  pure il beneficiario degli 80 € mensili vada alla fine in perdita netta sul suo reddito annuale.
 
Molti affermano che l’uscita dall’€ sarebbe disastrosa per le varie economie nazionali. Proprio come molti dicevano a suo tempo che la mancata adesione all’€ sarebbe stato un disastro.
Da parte mia osservo solo che essendo entrambe le manovre – adesione e uscita – non comparabili con analoghi precedenti storici e finanziari, ogni illazione è puramente ipotetica e soggettiva.
Certo è che l’€ è stato mal gestito nella sua costruzione, specie nel parametro di cambio italiano che, di fatto, ha inflazionato, quando non dimezzato, il potere d’acquisto del reddito individuale. Come irrazionale e un salto nel buio sarebbe la fuoruscita dall’ senza un dettagliato piano finanziario e politico in grado d’eliminare le possibili turbolenze economiche che il mercato speculativo potrebbe instaurare.
 
Facendo le debite somme sui risultati elettorali Ue si può notare che il trionfo del Pd sia dovuto solo al  crollo del Centro di Monti, svaporato dal 10% allo 0,7%. Segno che  il gioco delle 3 carte alla fine consente all’elettore di accorgersi della “truffa” avuta, anche se non  di ripetere lo stesso errore.
La Dx, in verità, ha pure incrementato complessivamente i propri voti, pur in presenza dello scorporo in varie formazioni, grazie al sostanziale recupero della Lega. Mentre la vera sorpresa viene da M5S, che tuttavia è più portato ad ottenere risultati nazionali che comunitari, considerato pure ch’era la prima volta che si presentava a questa competizione.
 
Pure per i risultati elettorali vige la regola del gioco delle 3 carte, proprio per la stessa ragione espressami in mail dal noto accademico a cui ho accennato inizialmente.
Per cui, traendone le necessarie conclusioni a carattere sociologico/politico, possiamo identificare il biscazziere nel Premier di turno, il compare nei partiti che lo sostengono, il finto giocatore nei media che lo idealizzano a Totem più del dovuto e, infine, il giocatore pollo nell’elettore, che si troverà sempre a pagare il salato conto finale.
Ovviamente la media di Trilussa era basata sui polli mangiati anche … dal biscazziere.