giovedì 18 aprile 2013

Sinistra e Pd spaccati.


Il primo voto per il nuovo Presidente della Repubblica si è concluso con un nulla di fatto. Lo sarà pure il secondo, considerato che Pd e Pdl si sono accordati per procedere con scheda bianca.
Franco Marini ha raccolto la maggioranza assoluta (521), ma non quella del 2/3 come richiesto per le prime 3 votazioni. Lo si può considerare un candidato bruciato e mandato a sicuro sbaraglio.

Ciò pone alcune importanti riflessioni:
a)       Il CentroSx non esiste sulla carta se non come semplice agglomerato politico.
b)       Il Pd è lacerato al suo interno e il suo non essere Partito è dannoso al Paese.
c)       Renzi è poco democratico, è una mina vagante e non sa cosa vuole (apparentemente).
d)       L’eventuale prossimo governo, anche se di larghe intese, potrà fare solo poche cose prima di tornare al voto.

Facendo un semplice computo di voti, mezzo Pd non ha votato per il candidato ufficiale; circa 1/5 dei suoi elettori ha scelto scheda bianca.
Sel, avendo optato per Rodotà, ha inteso la candidatura di Marini come strappo politico nella coalizione.
Rodotà ha raccolto  più dei voti possibili, attraendo voti anche dal Pd (circa 46). Il gruppo renziano ha votato per un proprio candidato di bandiera (Chiamparino).

Nessuno s’era illuso che i giochi fossero ormai fatti, anche se - è bene sottolinearlo - Marini è un esponente del Pd, proposto dal Pd stesso. La sua non elezione è un’indiretta sconfitta del Pd e di Bersani, ormai alle corde come segretario.
Contrariamente a quanto dice forzatamente Renzi, non è stato eletto come parlamentare nell’ultima consultazione elettorale per scelta propria. Infatti, ha rifiutato la candidatura sicura a capolista in Abruzzo per far posto alla presidente della Provincia dell’Aquila, optando per il seggio di Pescara, dove già sapeva di non avere alcuna chance di farcela. Data la sua età ha pensato di servire comunque così il partito per lasciar spazio ad altri più giovani.
Tuttavia non v’è alcuna legge che vieti l’elezione di un non parlamentare.

All’Italia servirebbe un Presidente giovane, capace e nel pieno delle forze. Diciamo sulla sessantina.
Per affrontare la delicata situazione politica attuale c’è bisogno di forza anche fisica e di mente pronta e reattiva, che un anziano, per quanto lucido e in buona salute, non potrebbe mai dare.
Puntare perciò su candidati di una certa età – come sempre fatto in passato anche se il Presidente ha funzioni costituzionali ridotte, e considerato il settennato – è un controsenso, considerato che la loro mente sia permeata da una vita vissuta in un certo modo, lontana dalle esigenze che la società oggi esige e reclama.
Ne consegue che quasi tutti i chiacchierati “papabili” attuali sarebbero inadatti: Marini, Prodi, Amato, Rodotà, Mattarella, Cassese, Letta
Un discorso a parte andrebbe invece fatto per quei possibili candidati sulla sessantina, di facciata o di bandiera: Chiamparino, D’Alema, Finocchiaro … Per questi le considerazioni sono diverse, raffigurabili in: passato, ideologia, capacità di unire il Paese, progettualità politica. Un  compito non facile, specie se – come Bersani – vengono dalla lunga carriera politica imbevuta non tanto di marxismo, quanto di lotte e faide interne al loro partito.

Che D’Alema pochi giorni fa sia giunto a Firenze per un abboccamento particolare con Renzi vorrà sicuramente dire qualcosa. Proprio come qualcosa vorrà dire la pronta opposizione del sindaco di Firenze a Marini - ex Dc come lui, poi popolare prima della confluenza nel Pd –, ignorando e rifiutando le decisioni prese a maggioranza nella direzione del Partito, perciò dando fiato e forza anche ad altri gruppi minoritari dissenzienti che hanno scelto quasi sicuramente Rodotà, o scheda bianca, o voti dispersivi.
D’Alema è una persona capace, intelligente e camaleontica, gradita eventualmente anche a Berlusconi; ma appunto per ciò spesso accusato d’essere anche subdolo: un uomo intento a seguire più il suo tornaconto che quello altrui.
Bruciare candidati con veti incrociati o non rispettando la disciplina di partito è una prerogativa italiana, ampiamente usata e collaudata dalla Dc. Prerogativa che in queste ore è stata fatta propria sia dal CentroSx che dal Pd.

Grillo dopo le sue “quirinarie” - con votanti ridotti, da sondaggio – s’è ritrovato con i primi 2 nomi della classifica rinunciatari (Gabanelli e Strada); tuttavia si dice disponibile anche a votare Prodi più avanti, quasi ultimo nel sondaggio interno. Dimenticandosi, ovviamente, che dopo una campagna elettorale fatta all’insegna della lotta al sistema politico e finanziario, alla speculazione e alle banche, con Prodi voterebbe proprio l’opposto di quanto ha affermato, essendo costui uno dei 3 International Advisor della Goldman Sachs, colei che guida e dirige la speculazione planetaria.
Tuttavia per Grillo è più importante contrastare chi gli può sbarrare la strada, ottenendo consenso elettorale, che dare coerenza alle sue declamazioni. Non per nulla pare orientato a non tornare subito al voto, considerato che i suoi parlamentari per la loro provenienza culturale non siano un gruppo compatto e omogeneo, come l’elezione di Grasso ha già evidenziato.
Come si rende conto che quand’anche fosse chiamato a governare da solo non saprebbe neppure da dove cominciare con la truppa e l’esperienza che si ritrova.
Grida continuamente all’inciucio, puntando di persona a conseguire quello proprio con il Pd.

Se si tornerà subito al voto le contraddizioni interne spaccheranno il Pd. Se non avverrà direttamente ciò avverrà nell’elettorato che ha sempre punito chi non ha saputo governare.
D’Alema, teoricamente, potrebbe ricompattare il Pd, quindi essere ben accetto anche a Renzi visto l’abboccamento, nonostante la sua fissa sulla rottamazione. Ma, come si sa, da bravo cattolico potrebbe adottare il motto: promoveatur ut amoveatur, ottenendone in cambio probabilmente la segreteria.
Di sicuro c’è che senza un accordo tra Renzi e Bersani vi sarà solo una spaccatura inevitabile.
I giochi sono ancora aperti e non è detto che si possano chiudere con la prossima Direzione del Pd, vista la difficoltà interna di trovare un accordo. Marini, infatti, era un buon nome spendibile, sia per gli ex Dc che per il resto del Pd.
Il gioco oppositivo e poco disciplinato di Renzi ha facilitato la defezione di Vendola, che già teme la possibilità di diventare minoranza d’opposizione anziché maggioranza di governo.

Comunque vadano, le prossime 24 h saranno drammatiche per il Pd, sia che alla quarta votazione si scopra la carta Prodi sia D’Alema, sia che Bersani intenda puntare ancora su Marini.
Qualsiasi presidente ne esca – salvo sorprese dell’ultima ora – si avrà un Pd uscito malconcio da questa esperienza, sia per il troppo tergiversare di Bersani che ha fatto passare quasi 2 mesi senza dare con capacità un governo al paese, sia per le contrapposizioni ideologiche che la Sx nutre con risentimento per la Dx: il complesso della “minoranza”.

Dare troppa attenzione all’umore della rete sarebbe controproducente, visto che la maggior parte delle persone segue canoni nominalistici più che di conoscenza profonda e diretta, come M5S rende eclatante nelle sue antinomie ideologiche, culturali e interne. Basta osservare i suoi candidati delle quirinarie, fatti a casaccio e senza alcun nesso logico tra loro, di cui Prodi è la candidatura addirittura opposta a quanto intendono perseguire.

La resa di Bersani e il suo ritiro immediato dalla Segreteria potrebbe facilitare la soluzione del problema; come potrebbe ampliare la spaccatura attuale e la resa dei conti finale utile a frammentare il partito. In questo momento sarebbe controproducente, anche se tra alleanze e scelte finora non ne ha azzeccata una, dando la conferma della sua scarsa caratura politica. Tuttavia è ciò di meglio che il Pd ha potuto esprimere!
Il Paese, però, reclama scelte coraggiose, che anche un veloce ritorno alle urne probabilmente non risolverebbe.
Sarebbe perciò bene che la saggezza illuminasse i nostri politici, sia per eleggere velocemente e senza traumi nazionali il Presidente, sia per dare un Governo – anche per poche cose basilari – al Paese.
Diversamente avremo un Presidente in qualche modo, ma forse avremo aggiunto un altro grosso problema a quelli già esistenti.

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