mercoledì 6 marzo 2013

Politica in evoluzione o in dissoluzione?


I risultati elettorali non hanno facilitato il lavoro di Napolitano. Anzi, lo hanno maggiormente reso ingarbugliato.
Infatti, tolto il Centro Civico di Monti – che se si andrà a votare nuovamente verrà estromesso dal Parlamento – vi sono 3 forze (coalizioni) politiche che sono quasi a pari merito, con poca differenza.

Il CentroSx di Bersani è arrivato primo per una manciata di voti, assicurandosi il premio di maggioranza alla Camera; tuttavia al Senato dovrà per forza ricorrere all’aiuto di altri per poter tentare di fare almeno le cose necessarie, la prima delle quali è eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.
Bersani & C. pensavano di vincere a man bassa, ma in realtà hanno perso milioni di voti, lasciando sul terreno quasi una decina di punti in percentuale.
Chi ricorderà le spacconate dialettiche di Renzi a Palermo - sul sorpasso a Berlusconi, su Sicilia e Lombardia – potrà ben capire la delusione profonda della Sx italiana, tanto abbacchiata quanto depressa.

Il CentroDx - che all’inizio della campagna elettorale era dato dai sondaggi e dagli esperti come dissoltosi nelle proprie ceneri - ha invece effettuato una poderosa rimonta, tanto che durante lo spoglio per parecchio è stato davanti al CentroSx, anche se per pochi voti. Va considerato uno dei 2 vincitori morali di queste elezioni.
Berlusconi è stato ancora – nonostante i suoi guai giudiziari più o meno veri (persecutori) – il vero mattatore e indiscusso leader della Dx, che senza di lui avrebbe fatto flop. Tuttavia, l’aver a suo tempo dato la fiducia a Monti, lo ha relegato ad un ruolo di minoranza, anche se non di subalternità.

Grillo, con il suo M5S è stato il vero mattatore (involontario), avendo raggiunto il ragguardevole traguardo di primo partito del paese. Se avesse creato una piccola coalizione, oggi, probabilmente, avremmo una nuova forza e maggioranza; magari indigesta ai più e rischiosa, ma comunque significativa e in grado di sostenersi da sé senza l’appoggio di alcuno.
La sua è tuttavia una forza precaria, oserei dire raccogliticcia. Tenerla a freno e imbrigliarla secondo i voleri di Grillo e Casaleggio sarà facile all’inizio, ma difficile strada facendo. È un movimento trasversale molto diverso dalla Lega, essendo sparso ovunque e non basato su problematiche geografiche. Ha raccolto protesta e aspirazioni per un nuovo modo di fare politica, perciò per produrre un ricambio di uomini e generazionale. Non ha radici profonde di substrato culturale. Deve consolidarsi, radicarsi e maturare in ideologia, programmi e competenza.
Grillo, a suo tempo, voleva concorrere alle Primarie del CentroSx, ma la dirigenza non lo ha voluto, più che temuto.
Infatti, considerato che lo scontro era ipotizzabile tra Renzi e Bersani, il suo concorrere avrebbe alterato l’equilibrio interno al Pd, diventando la mina vagante in grado di modificare i rapporti di forza tra i 2 principali concorrenti. Per Tabacci, Puppato e Vendola – con tutto il rispetto possibile – è stato subito chiaro che il loro ruolo era solo quello di non limitare a soli 2 i petali teorici da sfogliare, avendo tutti un consenso da prefisso telefonico.

Napolitano non ha molte alternative da scegliere, visti i risultati elettorali. Potrà basarsi sul senso di responsabilità dei partiti, però già messo a dura prova dal fallimento totale del Governo Monti.
Bersani pare puntare su Grillo, che comunque ha sempre dichiarato che non darà alcuna fiducia, se non ad un proprio governo.
Un governo, anche per pochi mesi, con il CentroDx, più che non essere possibile non è ipotizzabile con Bersani segretario. Per fare che ciò si realizzi è ovvio che debba prima rassegnare le dimissioni per lasciare spazio ad altri.
Il partito è in fibrillazione, Renzi è sornione in attesa – è di ieri la sua convocazione a Palazzo Chigi; cosa che ha indispettito la dirigenza -, e Sel è pronto a mettersi di traverso. Ogni ipotesi su un nuovo assetto interno del partito è possibile, ma poco probabile se non con vistose lacerazioni e fratture.
Perciò l’attuale politica (impostazione) di Bersani pare non avere molto futuro, perché sarebbe comunque una transizione obbligata verso nuove elezioni.
Un eventuale governo con Monti non avrebbe i numeri per reggere, neppure con l’astensione di M5S, che in Senato varrebbe come votare contro.
Una coalizione con tutti dentro, tolto Grillo, sarebbe la ripetizione dell’esperienza Monti.
I numeri concedono solo 3 ipotesi: Bersani & Grillo, Bersani & Berlusconi, Bersani & Berlusconi & Monti.

L’ingorgo istituzionale del semestre bianco non concede a Napolitano di sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. Perciò prima bisognerà giocoforza eleggere il suo successore.
Qua, le possibilità sono diverse, anche perché – se non erro – dopo le prime 3 chiame in cui sono necessari i 2/3 dei voti si passa al 50%+1 dei votanti.
Considerati i numeri disponibili degli elettori reciproci di parte, qua dopo la terza votazione potrebbero bastare i voti di Bersani & Monti.

La partita per un eventuale nuovo accordo tra i partiti dovrà per forza passare da sole 2 ipotesi.
La prima per un accordo complessivo vasto tra 2 delle 3 forze politiche quasi paritarie, utile ad eleggere il Presidente della Repubblica e per formare un governo, almeno di transizione, per fare alcune cose prima del ritorno al voto.
La seconda per nominare solo il Presidente e tornare subito al voto con l’attuale legge elettorale.
Comunque sia entrambe le ipotesi saranno dannose al Pd, che verrà presumibilmente bastonato dagli elettori alla prossima tornata, come tutti i ronzini che hanno fallito il ruolo assegnatogli.

In un paese normale – vedi la Germania della Grande coalizionePd e Pdl, data la straordinarietà della situazione, avrebbero subito unito le forze per formare un governo per fare l’essenziale, anche se solo su pochi punti.
Però è ovvio che questo Pd di Bersani abbia nel proprio Dna ancora tutti quei miliardi di cromosomi di falce e martello che fanno odiare l’avversario più che il considerarlo un pari grado nella democrazia, specie se quell’avversario ti abbia battuto più volte e ridotto per 2 decenni all’angolo.
Occhetto fece l’errore, con la sua gioiosa macchina da guerra, di considerare la partita già chiusa dopo il crollo della Dc.
Bersani ha fatto lo stesso errore dopo le dimissioni del Governo Berlusconi e l’intermezzo di quello transitorio di Monti.
Perciò il suo tentativo di tentare con Grillo è pleonastico più che reale, anche se legittimo da … tentare.

La Democrazia non è il darsi un semplice aggettivo nel nome del partito. È, soprattutto, il battersi durante la campagna elettorale con ogni mezzo e forza e l’accantonare subito dopo le armi per tornare cittadini paritetici di una stessa nazione, in grado di collaborare e costruire con tutti quelli che siano disponibili.
Bersani - appunto perché ancora piccolo – dovrebbe rileggersi la Storia, quando i suoi “padri” politici si sedettero con tutti gli avversari a costruire la nuova Italia con la Costituzione. Una bella Costituzione tuttora, anche se … vecchiotta.
Forse, allora, apprenderebbe che l’essere il leader di una coalizione non è necessariamente il ritenere il proprio interesse superiore a quello della nazione.
L’Italia attende; i Mercati pure.
Napolitano per intanto medita, ma non pare molto propenso a dare carta bianca a Bersani per un possibile flop annunciato con un tentativo che più che razionale si dimostra velleitario già solo in abbozzo.

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