Che l’Ue e l’€ fossero mal costruiti e poggiassero le proprie fondamenta sulla sabbia e non sulla roccia era da tempo risaputo.
Che la dirigenza Ue – oligarchica e autoreferenziale – fosse incapace di gestire la crisi e che procedesse con il minimo indispensabile per non far saltare tutto, badando più all’interesse del Mercato che a costruire una vera e solida federazione, è storia di questo ultimo lustro.
Sicché, prima la Grecia ed ora la piccola Cipro, devono essere considerati i capri espiatori di un sistema che non regge.
Nessuno, proprio nessuno, ha pensato di regolamentare il Mercato, codificandone le regole in modo tale che divenisse luogo di investimento e non di speculazione. E, strano caso, proprio i Mercati che hanno beneficiato con le banche di ogni aiuto e beneficio possibile, saranno quelli che affosseranno definitivamente l’Ue e le nazioni.
All’operazione Cipro il mercato ha creduto pochissimo. Ben presto oggi ha ripiegato, per poi invertire la tendenza e sprofondare dopo un fuocherello di paglia iniziale.
Capifila di questo crollo sono perlopiù i mercati di quei paesi che subiranno a breve la stessa sorte, nonostante le smentite ufficiali di rito, subito però rimbeccate da altre fonti semiufficiali: Italia, Spagna e Grecia. Il FitseMib ha ceduto il 2,5% e i titoli finanziari hanno perso intorno al 5%.
La verità è che questa dirigenza Ue – peraltro non eletta da alcuno, se non dall’autoreferenzialità del giro oligarchico – non sa più a che santo votarsi. Per cui anche il Fiscal compact è fallito ancor prima di iniziare, seppellito dall’insipienza programmatica.
La crisi cipriota non è dovuta allo stato, ma, come in Irlanda, alle banche dell’isola mediterranea.
Hanno una dimensione superiore di 7 volte al Pil isolano e, come le altre banche del vecchio continente, si sono dilettate in speculazioni azzardate con i soldi non propri – azionisti e capitale sociale -, ma con quelli dei depositi di C/C.
Più che ai singoli dirigenti la colpa è sia del sistema politico che glielo ha concesso, sia dei mancati controlli che le Banche centrali nazionali e la Bce stessa non hanno mai attuato.
La Bce, peraltro, è stata assai più attenta a ridurre alla fame i cittadini di alcuni paesi che nel vigilare; magari imponendo governi prediletti autoreferenziali per fini propri.
E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Le banche cipriote hanno più della metà dei depositi di C/C intestati a cittadini o enti russi[1]. Per cui, essendo considerevoli, costoro si vedranno decurtare il loro capitale tra il 30% e il 40% tra prelievo forzoso e perdita secca per la ristrutturazione. Prelievo che – è bene sottolinearlo – oggi non è ancora definibile se come investimento in Titoli sovrani a rendere o come prelievo secco a perdere.
Facile, in entrambi i casi, prevedere che i capitali lasceranno facilmente l’isola appena possibile per salvare il salvabile.
Ciò non avverrà solo a Cipro, ma anche nelle altre nazioni sospettate di subire a breve la stessa sorte.
Sicché a conti fatti, nonostante i 17 mld messi in campo – 7 di prelievo e 10 dall’Ue – il conto finale sarà comunque in perdita di quasi altrettanto importo. Perciò le banche avranno altri importanti problemi di liquidità.
Il Presidente cipriota - Nicos Anestasiades - nell’estenuante trattativa domenicale si è visto rifiutare quasi tutte le proposte messe sul tavolo, onde preservare i piccoli risparmiatori locali che dal piano iniziale Ue erano penalizzati.
Perciò alla fine ha proposto pure le sue dimissioni immediate se potevano essere utili a sbloccare la trattativa. È, comunque, riuscito a salvare per ora dalla mannaia i Fondi pensione, senza i quali gli anziani sarebbero stati ridotti alla fame.
Infine si è addivenuti ad un accordo necessario in prossimità dell’apertura dei Mercati per non far sprofondare tutto nella dissoluzione. Quindi: problema solo rinviato e non risolto, visto l’esito degli indici odierni.
Nessuno, ovviamente, ha pensato a bloccare la speculazione con ogni mezzo, anche se le armi esistono e sono da decenni ampiamente conosciute.
Su questo scenario poco edificante e per nulla rassicurante si innesta la crisi politica italiana, con un Premier incaricato in esplorazione che non si sa quale esito e quale via prenderà.
Per cui, se l’estromissione della piccola Cipro dall’€ avrebbe affossato mercati e l’Ue stessa, immaginiamoci ciò che accadrà se l’Italia non saprà costruire un governo e precipiterà – ma lo è già stato oggi nel finale di seduta – sotto i colpi della speculazione.
Facile perciò prevedere che l’Ue andrà tutta in dissoluzione.
Per cui: incrociamo le dita e speriamo che lo Spirito Santo illumini, dopo i conclavisti, anche i governanti Ue.
In modo che facciano presto e imbocchino la via giusta.
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