Un analista non dovrebbe mai farsi contagiare dall’entusiasmo della novità, neppure se l’eletto al Soglio di Pietro possa sembrare un Papa “rivoluzionario” nelle sue prime parole e nelle sue prime azioni.
Sicuramente, Papa Francesco, già nella scelta del nome pone un intento, quasi un rovesciamento sistematico della Chiesa attuale. Lui sceglie una croce pettorale di metallo umile; il predecessore (Papa emerito) si fece confezionare casula, paramenti e abbigliamento da decine di migliaia di € dalle Benedettine di Rosano.
Le sue parole – “checcate” dall’idioma castillano e perciò in un rozzo italiano – sono quelle dell’uomo comune e molto socievole di strada, le sue azioni sono tese a rifuggire dal culto della persona totem, la sua vita precedente una dedizione austera e gesuita verso la povera gente delle Favelas.
Vale sottolineare che, mentre si diffondeva l’annuncio della sua elezione a Papa, il Parlamento argentino era impegnato in una seduta di commemorazione del defunto Presidente venezuelano Hugo Chavez. La Presidenza si rifiuta di interromperla brevemente per annunciare, salutare e festeggiare l’elezione del primo Papa argentino. Tira dritto come se la notizia non fosse pervenuta.
Ciò è riconducibile alla tensione persistente tra la Casa Rosada e l’ex porporato sulla legge relativa al matrimonio tra omosessuali, specie dopo alcune sue forti parole:
“Il popolo argentino si troverà ad affrontare nelle prossime settimane, una situazione il cui esito può ferire gravemente la famiglia ... il disegno di legge sul matrimonio per le persone dello stesso sesso. È in gioco l'identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. La posta in gioco è la vita di tanti bambini discriminati in anticipo, poiché privati della crescita umana che Dio ha voluto fosse data da un padre e da una madre. La posta in gioco è un rifiuto esplicito della legge di Dio, incisa nei nostri cuori.”
A cui fece seguito poi la sua contrarietà assoluta alla regolamentazione sulla maternità surrogata e la fecondazione assistita.
Pure in campo cattolico gli entusiasmi argentini non sono stati alle stelle, considerato che Bergoglio prese una forte posizione di condanna contro la teologia della liberazione, nonostante che buona parte dei padri gesuiti, suoi confratelli, ne fosse a favore.
In campo civile è da sottolineare la sua visione sommaria economica sulla gestione del Debito sovrano e sulla distribuzione della ricchezza, come se il mondo fosse ancora ancorato al latifondismo del 900.
Emblematiche alcune sue frasi:
“Noi viviamo nella parte di mondo ove esistono le maggiori disuguaglianze, tra i paesi che economicamente sono cresciuti di più, ma nei quali la miseria è stata ridotto in misura minima. - … - Persiste un'ingiusta distribuzione dei beni, la qual cosa crea una situazione sociale che grida al cielo e limita le possibilità di una vita più piena da parte di tanti nostri fratelli. - … - Il debito sociale è immorale, ingiusto e illegittimo, specie se si verifica in una nazione che possieda le condizioni economiche necessarie per evitare i danni della povertà. - … - È necessaria una risposta etica culturale e solidale per saldare il debito sociale nei confronti di milioni di argentini, per lo più bambini e giovani, perché è imperativo lottare per cambiare le condizioni strutturali, le attitudini personali o corporative che generano questo situazione. - … - Non dobbiamo tollerare il triste spettacolo di coloro che non sanno più come mentire e si contraddistinguono per il tentativo di mantenere i loro privilegi, la loro avidità, e la loro ricchezza guadagnata con disonestà. Non ci si deve assuefare alla povertà, ma pregare perché chi ha mansioni dirigenziali comprenda che il vero potere è quello al servizio degli altri.”
Bergoglio ebbe una vocazione tardiva e una vita sentimentale comune come qualsiasi persona.
Dopo essersi laureato in chimica intraprende la vita religiosa e passa ad insegnare letteratura e filosofia nei collegi ecclesiastici. Si interessa pure più avanti di teologia, tanto da diventare rettore della Facoltà (religiosa) di filosofia e teologia di S. Miguel.
Tuttavia, benché i Gesuiti siano abbastanza eruditi, la sua conoscenza in tali materie è sempre sommaria, adatta sì alla comunità locale latino americana (argentina), ma distante anni luce dalla profondità di pensiero e di analisi del mondo occidentale, come ad esempio di un Montini, di un Martini o di un Ratzinger.
Perciò nel mondo latino americano potrebbe essere considerato un moderato; mentre sarebbe un progressista, o rivoluzionario, in quello occidentale.
Bergoglio non è in realtà né un moderato né un progressista: è solo un gesuita austero dedito alla povera gente.
Ha dichiarato che il nome Francesco è stato ispirato dal fulgido esempio del Santo di Assisi, anche se i Gesuiti hanno tra i loro santi fondatori un altro emblematico Francesco.
Tuttavia, mentre per i Minori la povertà è vista come gioioso abbraccio di una vita con gli altri e per gli altri, la concezione gesuita si compone di ben altro. Perciò di austera dedizione ai poveri, ma nella diversità.
Il rifuggire dai segni del Potere, il rifiutare il baciamani, il vestire nell’essenzialità dell’austerità, il voler saldare il conto (?), il non aver usato alla sua prima uscita l’auto di rappresentanza ufficiale e il mischiarsi con i pellegrini di S. Maria Maggiore, vanno appunto inquadrati in quest’ottica che ha sempre contraddistinto i gesuiti, specie quelli di frontiera.
Controllando alcune immagini (fotografie) recenti e datate, ho trovato in lui alcuni punti di riferimento emblematici in alcune espressioni sia riferibili a Giovanni XXIII che a Pio XII.
Nel primo caso è raffigurabile la socialità d’estrazione popolare – ma non la paciosità di Roncalli -, nella seconda la sofferenza interiore – ma non la nobiltà di Pacelli -.
Papa Francesco sarà pertanto un papa Bergoglio: il prolungamento di sé stesso in un’ottica diversa dalla precedente.
Voler essere come gli altri non è ovviamente l’esserlo.
Perciò questo Papa si troverà ben presto a dover fare i conti con ciò che è e che prima non era. Soprattutto per la sicurezza, il protocollo e il rapporto sociale.
Come si troverà a dover gestire – pur delegando – la potenza finanziaria della Chiesa con la Povertà della Chiesa stessa, sia perché la struttura dovrà comunque reggere le spese, sia perché tutte le ramificazioni esistenti nell’Alta Finanza dovranno essere o riviste o salvaguardate.
Il sognare una Chiesa povera si scontrerà con una chiesa possidente e con la … Curia.
Miserando atque eligendo è il suo motto vescovile, tratto da un’omelia di Beda il Venerabile, santo e dottore della Chiesa: “Vidit, inquit, Iesus hominem sedentem in telonio, Matthaeum nomine, et ait illi: Sequere me. Vidit autem non tam corporei intuitus, quam internae miserationis aspectibus … Vidit ergo Iesus publicanum, et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi, Sequere me!”
E sulla Misericordia si è pure espresso in S. Maria Maggiore con i padri confessori, perché le anime oggi hanno estremo bisogno di Misericordia.
Misericordia sì, ma nella Giustizia e nel ravvedimento operoso, non nell’assoluzione a tutti i costi.
Come nella Misericordia bisognerà fare i conti con gli scandali sessuali (pedofilia) della Chiesa, una delle piaghe oggi non direi tanto frequenti in percentuale, quanto soprattutto moralmente obbrobriose per il clero.
Una Misericordia che, comunque, dovrà confrontarsi con quanto egli proclamò relativamente al sacramento dell’Eucarestia, che lo indicano favorevole verso divorziati e separati, ma non per altre questioni sociali:
“Dobbiamo rispettare la coerenza eucaristica, vale a dire essere a conoscenza del fatto che non possono accedere alla Santa Comunione e allo stesso tempo agire con fatti o parole contro i comandamenti, soprattutto quando favoriscono l’aborto, l’eutanasia e altri gravi delitti contro la vita e la famiglia. Questa responsabilità pesa in particolare sui legislatori, i governanti e gli operatori sanitari.”
Bergoglio è Papa.
Bisognerà però vedere quale papa.
Da lui non mi attendo grandi innovazioni; come non credo possa raddrizzare l’inclinata barca di Pietro che sta facendo acqua ovunque, specie nel mondo occidentale sia in praticanti che in cognizione religiosa interiore. Una barca che tra alcuni decenni pare sia indirizzata ad essere uno sbiadito ricordo sul fondo con il trapasso delle generazioni anziane.
Gli ultimi 2 papi hanno visto sprofondare la fervenza dei cittadini, ma accrescere leggermente il loro consenso (presenze) nelle assemblee religiose. Una traslazione reale tra il sacro e il totem umano, che la Sala stampa vaticana ha tanto enfatizzato in numeri.
Pure l’ultimo appuntamento di Benedetto XVI e il primo di Francesco hanno richiamato una spontanea e imponente folla. Folla però sempre raccogliticcia e affamata del “fenomeno storico” (avvenimento).
Avventurarsi in una trattazione sociologica, specie giovanile, del vivere in diretta il fenomeno storico sarebbe interessante, ma però lunga e complessa. Come lo sarebbe scendere nella mentalità dei conclavisti sulle necessità della Chiesa, in questo e nel precedente conclave.
Un fenomeno storico che diventa il Totem salvifico per il volgo affamato di speranza e novità. Non importa quale speranza e novità.
Basti ricordare a proposito la “manipolazione” fatta a suo tempo da Wojtyla sul terzo segreto di Fatima, con l’innalzare il totem della verità profetica nella società morente di religiosità.
Papa Francesco è ancora un Papa neonato; che nel muovere i primi passi dovrà teologicamente e dottrinalmente fare i conti con l’agire e il pensare precedente, dell’aver vissuto e operato in una realtà terzomondista.
Per affrontare il flagello della speculazione del Mercato globalizzato - dove le prime 40 aziende del globo fanno girare e controllano oltre il 2/3 dell’economia mondiale - non ci vuole solo l’intuito misericordioso, bensì il conoscere perfettamente i meccanismi e le degenerazioni (Derivati) del sistema operativo, comprese le partecipazioni ecclesiastiche che sono presenti un po’ ovunque.
Pure la Misericordia dovrà fare i conti con la Teologia, perché se nel terzo mondo i peccati possono essere veniali, nel vertice ecclesiastico e nella realtà culturale occidentale certe sbavature hanno tutto ben altro peso.
Martini vedeva culturalmente, socialmente e operativamente lontano. Il suo confratello Bergoglio fin dove … vedrà?
Nessun commento:
Posta un commento