Poco fa il Parlamento cipriota ha detto “No!” all’imposizione Ue sul prelievo forzoso sui C/C, dando un segnale molto forte sia all’oligarchia Ue che a tutti gli altri paesi in sofferenza.
Mentre i parlamentari stavano discutendo animatamente sull’opportunità di votare sì o no a tale provvedimento, da Berlino si è alzata minacciosa la voce di Frau Merkel: o il voto favorevole e niente aiuti.
Questa, purtroppo, è la “democrazia merkelliana”.
La Merkel già in molte altre situazioni analoghe era intervenuta pesantemente nelle questioni di voto nazionale di altri Stati per fare del terrorismo psicologico, grosso modo sempre con lo stesso tenore: o così o niente.
Era successo per la Grecia più volte, per il Portogallo, per la Spagna e anche per l’Italia, dopo che il “fidato” Monti s’era insediato con un poco ortodosso stravolgimento democratico a Palazzo Chigi.
Ma spesso, chi troppo vuole alla fine nulla stringe. Per cui alla Merkel è arrivato il primo No secco.
È probabile che le Borse Ue, dopo la giornata odierna di sofferenza, domani subiscano il contraccolpo, anche perché queste manovre, ammantate dalla pelosa carità degli aiuti, sono perlopiù a favore del Mercato, specie di quello speculativo.
Tuttavia non credo che la questione sia chiusa, considerato che oggi – a cominciare dalla Germania, per bocca del suo potente ministro Wolfgang Schäuble – tutti si sono affrettati a negare la paternità di tale provvedimento, nel classico gioco dello scaricabarile riassumibile in:
È stata l’Eurogruppo[1] - No, è stata la Germania! - No, è stato il Fmi! – Noi no. Lo ha voluto la Bce!
Comunque sia andata, con il suo sollecito e inopportuno intervento a voto quasi in corso la Merkel ha fatto capire, nonostante le smentite di rito, di chi sia stata, in effetti, la paternità.
La piccola Cipro – novello Davide biblico – ha saputo sfidare in campo aperto la Merkel – Golia biblico anche nella … stazza -.
In pratica ha risposto: Meglio fallire che morire!
L’Argentina a suo tempo fece default, ma tuttavia sta ancora in piedi; e – oserei dire – in una situazione economica molto migliore di quella attuale della Grecia.
Cipro, comunque, anche se avesse avallato i dettami Ue non sarebbe stato salvo. Avrebbe sì ricevuto i 10 mld di aiuti Ue, ma molto probabilmente i russi avrebbero prelevato a breve tutti i loro depositi liquidi, perciò oltre 30 mld.
A conti fatti e per tale ipotesi, tra prelievo forzoso e aiuti Ue ci sarebbe minimo un disavanzo finale di almeno 15 mld.
Sotto il no cipriota potrebbero anche starci delle assicurazioni di Putin su un eventuale consistente sostegno in caso di rottura delle trattative con l’Ue, perciò di default. Va, infatti, detto che i russi potrebbero benissimo “comprarsi” la piccola repubblica.
La diplomazia Ue, pertanto, ha sbagliato conti e oste. E se non vorrà vedere l’€ rotolare tra la polvere delle rovine, per il crollo della posticcia Unione, dovrà drasticamente cambiare antifona.
Se saranno costretti a tornare alla Sterlina cipriota, per estromissione dall’€, è molto probabile che i ciprioti siano il laboratorio involontario della volontà teutonica, a suo tempo già prevista dal noto – e sempre negato – Piano B, col quale la Germania intenderebbe estromettere tutti gli altri da un unico € per avere il proprio, quindi per tornare ad una moneta forte come il Marco di un tempo.
Ciò che molti non sanno è che l’€ fu voluto e imposto alla Germania dall’ex presidente francese Mitterrand quando crollò il Muro di Berlino (1989) e la Germania si annesse, di fatto, quella dell’Est.
La Francia era in pratica paritetica alla Germania, sia in economia che in popolazione. Il nuovo assetto tedesco cambiava sostanzialmente gli equilibri ed un Marco troppo forte avrebbe stritolato il Franco. Perciò dette il suo beneplacito all’unificazione tedesca solo dopo che la Germania accettò la richiesta francese di rinunciare al Marco per una moneta comune: appunto l’€.
Il resto è storia dei nostri giorni.
L’eventuale rottura dell’€ porterebbe tuttavia a nuovi assetti europei geopolitici, difficilmente quantificabili ora. Per fare che ciò avvenisse in sicurezza abbisognerebbero risorse ingenti che nessuno Stato dell’Unione oggi ha. Neppure la Germania.
Tuttavia tutti hanno capito che i soldi comunitari dei vari Esm sborsati per il salvataggio della Grecia non sono mai andati al popolo greco, ma alle banche franco-tedesche che in precedenza avevano fatto incetta di Titoli sovrani ellenici, sia per gli alti tassi offerti, sia per la speculazione praticata.
Uno tra i maggiori sostenitori di questa realtà è l’italiano Giulio Tremonti, ex Presidente Ecofin, che per anni ricoprì tale ruolo. Perciò una voce sicuramente qualificata e competente.
La politica mediterranea è in forte e rapida evoluzione.
Cipro ha detto no agli aiuti Ue per salvaguardare la propria autonomia.
La Grecia è in continua fibrillazione e alla prossima (vicina) imposizione è prevedibile che possa seguire la stessa strada. Italia e Spagna sono ad un bivio forzato sia per le imposizioni tedesche che hanno fatto crollare il Pil, sia perché anche per loro è ormai inevitabile il balzello di un simile prelievo. Il Fiscal compact incombe su qualsiasi governo futuro e presente.
Relativamente all’Italia è utile citare una dichiarazione ufficiale di oggi di un importante funzionario finanziario. Joerg Kraemer, capo economista della tedesca Commerzbank, così si è espresso:
“Il provvedimento che Nicosia sta discutendo non solo non è disdicevole: è anche replicabile, in un Paese come l'Italia dove la ricchezza privata in rapporto al Pil è superiore a quella tedesca.”.
Poi, per non essere frainteso o preso per matto, cita un apposito e recente studio della Bce, nel quale si rileva che il risparmio privato in Italia è al 173% del Pil, mentre nella florida locomotiva tedesca è solo al 124% del prodotto interno lordo.
Tutta questa ingente massa di liquidità e di ricchezza è ovvio che faccia gola alla speculazione finanziaria e a tutti i suoi addetti.
A contraltare, e per evitare possibili disguidi, si è subito mosso Jeroen Dijsselbloem, presidente dell'Eurogruppo, con questa dichiarazione:
“Non c'è alcuna necessità di un prelievo straordinario sugli assets degli altri paesi, anche se una simile misura è inevitabile per Cipro.”
Però ai politici Ue ormai non ci crede più nessuno.
Sicuramente la dirigenza Ue tenterà di ricucire lo strappo con Cipro, modificando le pretenziose richieste. Sempre che la Germania non si metta di traverso. In tal caso la fine dell’€ e dell’Ue saranno vicini.
Ciò che ha comunque insegnato (dimostrato) la piccola Cipro sarà di sprone per tutti coloro che d’ora in avanti si troveranno in simili avversità.
L’Europa è una confederazione di stati paritetici. Che in democrazia cercano il miglior compromesso possibile per salvaguardare gli interessi di tutti, senza alcuna subalternità.
Perciò è probabile che lo smacco dato dal Parlamento cipriota alla Merkel sia, di fatto, la Stalingrado della sua egemonia politica, sia in Ue che in Germania.
A meno che voglia forzare a tutti la mano e rompere ciò che in 2 decenni si è costruito con tanta fatica e sacrifici, anche se in malo modo.
Politici e oligarchi sono avvisati; e pure tutti i servi della finanza speculativa che finora hanno imperversato nei governi con manovre capestro.
Il Popolo intende difendere la propria autonomia e Libertà, come la piccola Cipro ha insegnato.
[1] - Si legge nel comunicato stampa diffuso dal presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem: “L'attuazione delle riforme previste dalla bozza di programma - messo a punto dall'Eurogruppo sabato scorso - è la miglior garanzia per un futuro più prospero per Cipro e i suoi cittadini, attraverso un settore finanziario vitale, finanze pubbliche solide e una crescita economica.”
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