sabato 2 febbraio 2013

MPS: il malvezzo della finanza e della politica.


La crisi di MPS non è di questi giorni, anche se lo scandalo è stato opportunamente pilotato per farlo esplodere durante la campagna elettorale.
I Monti Bonds erano nel programma governativo già da tempo. Per cui chi oggi cerca di trarne i maggiori benefici – a scapito del Pd – ne è il maggiore indiziato: in interesse elettorale, in mancata vigilanza e - ci metterei pure - in insider trading (indiretto). È impensabile che si siano operati interventi sostanziosi senza sapere la reale portata del problema.
Diciamo che coloro i quali dovevano vigilare in questi anni a livello nazionale non sono stati né dei monti di sapere, né dei grilli ferrati, né dei draghi eccezionali.

I Titoli della banca senese sono nell’occhio della speculazione già da mesi, se non da anni. Ciò significa che qualcuno era in grado di sapere ciò che stava avvenendo. Solo nell’ultimo anno il titolo ha oscillato paurosamente tra 0,45 € e 0,15.
Basti ricordare che già nel 2011, in un Cda, 2 consiglieri (Caltagirone e de Courtois) avevano sollevato questioni sull’eccessiva esposizione in Btp. Come in altre occasioni autorevoli allarmi erano arrivati da altri componenti del Cda e dal collegio sindacale. La stessa struttura di gestione dei rischi, con ripetuti ignorati warning, aveva sollevato dubbi sulla corretta gestione dell’attività finanziaria.
Che Vigni e Mussari non fossero in grado di capire e comprendere le operazioni fatte da Baldassarri, mette in evidenza come certe persone possano accedere a livelli dirigenziali senza le qualifiche necessarie per sovrintendere il corretto funzionamento del sistema. Si fa carriera non per merito di capacità, ma per appartenenza a schieramenti o a lobby.

I Btp in pancia alla banca sono circa 25 mld (ndr, 24,7 a settembre). Ciò ne fa la prima banca detentrice di Titoli sovrani nazionali in Italia, nonostante sia solo la terza in grandezza.
Il problema, però, non è quello relativo all’esposizione verso lo Stato. Infatti, se fosse solo questo, la banca sarebbe in ottima salute e basterebbe aspettare la scadenza delle varie emissioni per rientrare integralmente dall’investimento.
Calcolando che al giorno d’oggi i Btp rendono circa il 4% abbondante, l’istituto senese dovrebbe introitare ben più di 1 mld di € all’anno di interessi, mentre invece ne riscuote solo 65 mln.
L’inghippo sta tutto qua; ma non solo.
Il buco nelle entrate da dove viene? Dall’errata valutazione del rischio, perciò dalla speculazione che si è voluto instaurare.
I Btp, infatti, sono quasi interamente coperti da interest rate swap, che avevano cambiato il tasso da fisso a variabile, basandosi sulla scommessa sbagliata che l'Euribor sarebbe salito; mentre invece è crollato quasi a zero.
Perciò ora MPS riscuote solo il tasso Euribor al netto delle tasse.

La crisi di MPS non è tuttavia dovuta solo a un’incapacità di comprendere il rischio di certe speculazioni finanziarie. Si basa soprattutto sull’assetto che negli anni ’90 i politici di allora dettero alla finanza, sia legalizzando (permettendo) l’uso dei Derivati, e la loro emissione, sia parificando le banche commerciali alle banche d’affari.
L’artefice di queste variazioni strutturali ha soprattutto un nome: Giuliano Amato, attuale commissario straordinario del governo Monti con Giavazzi e Bondi.
Ad Amato è riconducibile anche l’istituzione delle Fondazioni bancarie, di fatto, diventate spesso il braccio operativo dei partiti nella gestione delle banche.
Non a caso Mussari – in area Pd – è passato da MPS a Abi prima d’essere travolto dallo scandalo. Come Profumo – l’ipotizzato papa nero per il Pd al tempo di Unicredit – sia stato chiamato a sostituire lo stesso Mussari alla presidenza, nonostante il rinvio a giudizio per il caso Brontos da parte del Gup di Milano Maura Marchiondelli.

L’acquisto di Banca Antonveneta pone poi molti interrogativi e soprattutto uno: perché MPS ha pagato al Banco Santander ben il 50% in più del valore di mercato della stessa banca (ndr, 10 mld contro 6)?
E perché fece su banche estere nello stesso anno bonifici per 18 mld senza che i controlli istituzionali (Banca d’Italia) sollevassero dubbi o richiesta di ulteriori giustificazioni e motivazioni?
Altra domanda interessante: perché Monti apre la bocca solo ora dopo aver finanziato l’istituto senese in difficoltà con i Monti bonds, salvo eventuali interventi della magistratura per i ricorsi in essere?

Le inchieste si accavallano e il polverone rischia di abbattere (ridimensionare) il consenso al Pd di Bersani, portandolo magari allo stesso esito elettorale della gioiosa macchina da guerra di Occhetto.
Perciò il vecchio leone – nel look assai spelacchiato e dalla criniera disadorna -, fiutandone i pericoli per le naturali commistioni in essere, più che gli artigli affila la voce gutturale e cadenzata da volenteroso e allegro carrettiere, minacciando di sbranare gli avversari che volessero attaccarlo sul caso.
Di certo c’è che il buco nei conti di MPS non sia quello del mancato guadagno sui Btp per le operazioni di interest rate swap. In questo caso vi sarebbe solo un mancato introito, ma nessun buco.
I possibili ingenti danni, che porteranno il Ministero del Tesoro ad essere in pratica con l’82% il vero padrone della banca, sono dovuti ad altre operazioni speculative sui Derivati – propri o altrui – operati principalmente sulle borse asiatiche senza alcun controllo interno.
E questo non è un malvezzo dovuto solo ad un singolo dirigente di MPS, ma proprio dell’intero sistema bancario italiano e internazionale.
Non per nulla mentre negli Usa da inizio crisi si sono recuperati solo il 25% dei posti di lavoro persi, le grandi finanziarie dedite alla speculazione hanno portato i loro guadagni al 250% sugli stessi parametri prima della crisi, mentre altre sono addirittura fallite.

Nessuno finora ha voluto e saputo mettere mano ad una nuova regolamentazione delle regole di mercato, fidando in ambito Ue solo nelle direttive Basilea 2 e 3.
Perciò l’aspettarsi nel futuro altri casi MPS non sarà una chimera ineludibile.

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