domenica 24 febbraio 2013

Papa che va e Papa che viene.


Tra pochissime ore la Cattedra di Pietro sarà vacante. Lo sarà non per decesso dell’attuale pontefice, ma per dimissioni volontarie[1].
Che ciò avvenga in un modo o nell’altro non cambia molto, considerata l’età che Benedetto XVI ha e il suo carente stato fisico. Al massimo è solo un precorrere leggermente … il tempo.

La Chiesa, pur ripiegata da alcuni decenni su sé stessa e sulle sue ferite e infermità (incapacità di comprendere e adattare la propria pastorale alle esigenze dell’uomo credente d’oggi), è una Società multi-religiosa, mentre dovrebbe essere pluri-religiosa.
La Chiesa è quasi sempre stata multi e quasi mai pluri. Già il suo primo Concilio della storia, quello di Gerusalemme, lo mise in evidenza.
Se poi guardiamo alla Chiesa in senso lato – Cristiana e non solo Cattolica – allora si nota maggiormente la multi-religiosità, con differenze anche sostanziali non solo sulla costruzione più o meno piramidale della struttura dirigenziale, ma pure su quella dogmatica e dottrinale, sia in termini teologici che in quelli morali.
Tutto ciò porta alla considerazione che invece d’essere un corpo unico e omogeneo sia, in effetti, un corpo diviso e disomogeneo.
Forse sarà un caso, ma gli ultimi 2 papi nordici sono sembrati più una risposta fondamentalista e restauratrice al liberalismo protestante delle coscienze che un’innovazione della Chiesa latina.

Questa Chiesa sta perdendo gradualmente sé stessa e il suo gregge un po’ ovunque. In alcune parti del mondo – quello terzo e quarto mondista è invece ancora fiorente e in espansione -, specie in quello occidentale, la sua decadenza è stata quasi fulminea negli ultimi decenni.
La crisi comincia con e subito dopo il Concilio Vaticano II: propulsore e innovativo in sé stesso, ma in realtà – oserei dire – boicottato e incompreso dal clero stesso.
Le sue innovazioni sono state interpretate più come novità liturgica e spettacolarità (teatralità) che come nuova via adatta al tempo attuale.
Gli ultimi 2 pontificati, poi, nella loro logica sequenza ci hanno mostrato una Chiesa fenomenologica e mediatica non tanto ingessata, quanto, soprattutto, imbalsamata su sé stessa. Le encicliche di Papa Wojtyla e di Papa Ratzinger ne sono l’espressione migliore, più adatte ai secoli passati che a quelli moderni.

La Chiesa è pervasa da tante debolezze strutturali: nella fede di credere, nei peccati canonici di una morale che è distante dalla realtà, in un clero ridotto al lumicino e incapace di capire gli stravolgimenti sociali, nella gestione affaristica dei beni, nella struttura neoliberista che diventa globalizzata e speculativa, nella comunicazione mediatica più che pastorale, negli scandali che coinvolgono clero, prelati o potenti organizzazioni ecclesiastiche, nella stretta connessione (talora, collusione) continua tra politica e Vaticano. Solo per citarne alcuni.
Si è creduto, a torto, che il canonizzare santi in modo industriale fosse la panacea dei mali della Chiesa. In pratica si è puntato sull’idolatria feticistica basata su molti totem piuttosto che sulla penetrazione educativa delle coscienze. La Sacralità del corpo della Chiesa la si è traslata dall’Àgape (γάπη) all’individuo.
Si cercano e si discutono rimedi che tali non saranno mai, ma solo dei surrogati provvisori: matrimonio ai preti, sacerdozio femminile, legalizzazione anche religiosa dei divorzi civili, coppie di fatto o omosessuali, aborti più o meno terapeutici, pillole o sistemi anticoncezionali, libertà sessuale affidata all’esigenza e all’istinto del singolo.

Kärl Häbsburg così[2] esprimeva già decenni fa: nelle chiese tra 3 decenni si entrerà come nei musei, per vedere e guardare ciò che si era un tempo. Per capire il nostro passato.
Infatti, anche lo scorso anno ho potuto constatare personalmente che più che al culto molte cattedrali sono aperte al turista dietro lauto … compenso. Diventano fonte di lucro invece che di fede e di culto. E là dove non vi è il ticket obbligatorio vi è comunque l’invito all’offerta. Da luogo di unione e di preghiera a luogo di divertimento culturale.
E in questi templi valgono più gli affari (gestione patrimoniale dei beni ecclesiastici) che la santità delle persone, perciò della Chiesa.
Infatti, basta osservare molti esponenti cattolici, politici e premier, intenti a parole ad enunciare il Bene comune, ma poi nella pratica agli antipodi rispetto alla carità/povertà di S. Francesco, dove il tanto decantato Bene comune si identifica perfettamente con l’interesse personale o di parte.

La quasi totalità dei prelati attuali – a mio modesto parere – è distante anni luce dal credente. Lo sono perché non conoscono le sue problematiche, lo sono perché sono  occupati in ben altre mansioni. Sono perlopiù amministratori piuttosto che Pastori.
Non a caso Martini affermò pubblicamente che la Chiesa è indietro di 100 anni in … tutto.

I cardinali a breve si riuniranno in Conclave per eleggere il nuovo Papa.
Se, tuttavia, sono distanti culturalmente dal Corpo reale della Chiesa (credenti) è ovvio che pur con l’assistenza dello Pneuma penseranno più a sé stessi che alla Chiesa. Sarà un Conclave che eleggerà un Papa … autoreferenziale.
Negli ultimi secoli è sempre stato così. Non un religioso comune o un laico (credente) è stato innalzato sulla Cattedra di Pietro. Sempre e comunque membri del collegio cardinalizio, anche se il papato è elettivamente aperto a ogni battezzato per  l’assistenza e l’illuminazione dello Pneuma.
È, in sostanza, la grande debolezza e il grande … peccato della Chiesa attuale. Vede nella sola alta gerarchia la perpetuazione di sé stessa.
Eppure tanti laici o comuni religiosi sono santi e con preparazione anche superiore a molti prelati, perlopiù ancorati oggi a una monocultura facilmente – e non spregiativamente – definibile da sacrestia.

Pure da un cardinale eletto papa può avvenire la Rivoluzione della Chiesa. Una rivoluzione pastorale e ecclesiale che, basandosi sui dettami dottrinali millenari, sappia interpretare in termini moderni le esigenze e le problematiche attuali di un credere ed agire diverso da quello dei secoli passati. Tuttavia, pur non ponendo alcun limite allo Pneuma, mi pare un’ipotesi … più remota che possibile.
Un laico sarebbe non tanto un’innovazione, bensì già di per sé una vera rivoluzione: un’apertura della gestione della Chiesa stessa a qualsiasi credente.
Pure l’elezione di un Vescovo non cardinale sarebbe già di per sé una grande novità: un passaggio intermedio ad un nuovo modo d’essere della Chiesa.

Come sarà la Chiesa del futuro con o senza un nuovo concilio? Sarà catacombale e ridotta ai soli paesi emergenti, oppure dall’Occidente, definito da Giovanni Paolo IIscristianizzato”, nascerà la Luce di un nuovo essere credente e cattolico, seme fecondo in un’umanità globalizzata?
La storia ci dirà come andrà.
Per cui mi viene spontaneo chiudere con una battuta, che deve essere intesa come preghiera e non come un sarcasmo sbeffeggiante.
Questa:
Pneuma, se ci sei batti un colpo! C’è immenso e urgente bisogno di Te!


[1] - Per approfondimenti vedere anche: Benedetto XVI: un Papa grande nelle dimissioni.
[2] - Filosofia, sociologia ed etica nel nostro tempo - Kärl Häbsburg - 1984

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