mercoledì 11 luglio 2012

Monetarismo: necessità e limiti nella crisi attuale.


Che si sia ad un punto cruciale per il destino dell’Ue e dell’ ormai è risaputo, anche se politici e media se ne guardano bene dall’esplicarlo chiaramente.
Consideriamo l’€ un tetto necessario per ripararci dalla pioggia delle crisi e dalla grandine valutaria, anche se questo tetto non ha pareti che lo sostengono, perciò un Governo centrale e una Banca centrale con funzioni specifiche.
Un simile tetto[1] ovviamente è solo virtuale, perché non può esistere non essendoci pareti che lo sostengono: sta solo nell’immaginario collettivo.
La virtualità può essere un forte deterrente per chi non conosce la realtà, quindi anche per la speculazione globalizzata.
Infatti, l’€ all’inizio ha funzionato come moneta comune e lo ha fatto fino a quando si sono innescate 2 contemporanee realtà che lo hanno privato della virtualità.
La prima nasce negli U.S.A. con la crisi dei Sub prime, innescando una crisi finanziaria che si espande subito a macchia d’olio anche in tutto l’Occidente, colpendo soprattutto le banche. Che la bolla speculativa sia scoppiata in America è un fatto naturale, anche se ciò poteva succedere anche nell’Ue. Basti ricordare le bolle speculative - irlandese (golden economy) e spagnola (immobiliare) -, spinte fino all’inverosimile, pur se di entità diverse nell’oggetto speculativo.
La seconda nasce in Europa e ha radici profonde: i grandi Debiti sovrani che continuamente crescono da decenni.
Queste 2 cause danno la certezza al Mercato che l’€ è un castello di carte, destinato a scompaginarsi al primo soffio di vento. Perciò si cominciano ad attaccare in modo speculativo gli anelli deboli della catena, iniziando dalla Grecia.

Le 2 concomitanze si sono sommate non a caso per una connessione particolare: le banche finanziano il debito pubblico e quello privato, e i Titoli sovrani in portafoglio garantiscono la solvibilità delle banche.
In pratica i 2 sistemi di debito si sostengono vicendevolmente come i ciechi dei Miserabili. Ovviamente, poi, cadono (cadranno) tutti nella … fossa.

I vari Vertici Ue, davanti alla crisi, hanno provveduto a creare fondi diversi per contrastare la situazione, pur tra mille distinguo, opposizioni, veti e patteggiamenti. Tuttavia questi fondi sono anch’essi virtuali, perché formati con contributi degli stati confederati che già hanno ingenti debiti. Perciò si è aggiunto debito per finanziare fondi solo virtuali (esiguità degli importi rispetto alla necessità), andando sul mercato ad emettere altri bonds.
La Grecia, infatti, pur sovvenzionata a più riprese – e con molto ritardo – è andata in default reale più volte. E lo è ancora nonostante la ristrutturazione del suo Debito del 75%.
Ora il fondo Salvastati (Esm) si vorrebbe usarlo (Monti) come deterrente allo spread. Ciò, tuttavia, è un fatto solo virtuale, perché la somma del Debito sovrano di Italia e Spagna – i 2 stati che ne avrebbero ora necessità – surclassa in modo gigantesco la somma di 200 mld di € di cui è dotato, considerato pure che la metà di questo fondo servirebbe anche per salvare le banche spagnole dal default.

Molti economisti tedeschi (circa 160) – che sostengono la linea rigorista della Merkel – nei giorni scorsi hanno firmato un documento promosso da Hans-Werner Sinn, nel quale ci si oppone ad un’unione tecnica bancaria europea.
Tradotto in parole semplici: non si vuole dotare la Bce degli stessi poteri della Fed; perciò, con ciò, si dichiara implicitamente che la Germania preferirebbe uscire da questo € e da questa Ue.
Non per nulla ad ogni manovra monetarista di Draghi la Bundesbank alza minacciosa la sua voce.
Non tutti la pensano come loro, specie gli economisti di origine tedesca che operano soprattutto all’estero. Infatti, VoxEu[2] contrappone un altro documento, firmato da 100 aderenti, che sostengono l’esatto contrario.
Di certo vi è che se non si trova il sistema di bloccare il collegamento pernicioso, tra il rifinanziamento bancario e la solvibilità del debito dei Governi nazionali, l’accesso al credito per finanziare imprese, sviluppo e Pil, nei paesi in crisi, diverrà sempre più impossibile.

Vi è un conflitto d’interessi pernicioso tra il debito del settore privato e quello dei governi nazionali europei.
Ciò ha portato ad una balcanizzazione degli attacchi speculativi su 2 fronti: quello del titolo bancario (di fatto già ridimensionato dal mercato del 90% nelle nazioni in crisi) e quello dello spread dei paesi P.I.I.G.S., schizzato verso la soglia fatale del non ritorno del 7%.
Le istituzioni finanziarie (banche) hanno un ruolo centrale nel finanziare il Debito sovrano, prestando soldi ai vari governi e tenendosi il loro debito. Simultaneamente i bilanci statali servono a rifinanziare sistematicamente le istituzioni bancarie durante la crisi, onde proteggerle dal default (basti pensare in Italia ai Tremonti bond). E dove non arrivano gli stati, ora si muove la Bce con i suoi finanziamenti di monetarismo  spurio (LTRO).

Il monetarismo nell’attuale momento è necessario, ma solo se vi è una Banca centrale vera capace di praticarlo.
La Bce attualmente, pur con tutte le buone intenzioni di Draghi, può solo fare LTRO[3] più che praticare del vero quantitative easing.
La Merkel a parole punta all’unione politica, ma in sostanza se ne guarda bene dal farlo, vista anche l’influenza che il pensiero di Hans-Werner Sinn ha sul governo tedesco.
D'altronde oggi un’unione politica sarebbe possibile solo in un modo: cedendo alla Germania la sovranità nazionale di tutti gli stati confederati. Perciò sottostando ai dettami della linea politica e finanziaria tedesca: essere vassalli (servi) della Merkel.
Non per nulla oggi la Spagna ha fatto un’altra manovra capestro e vi sono stati violenti scontri tra manifestanti minatori e polizia.
I prodromi di questa linea politica sono raffigurabili nelle manovre d’austerity imposte agli stati in difficoltà, senza parlare dei governi (tecnici) che hanno sostituito (defenestrato) quelli democraticamente al potere.

Un’unione politica vera la si ottiene con elezioni generali in tutti i paesi confederati; e, in base ai risultati elettorali avuti sui programmi proposti, chi ha ottenuto la maggioranza governa.
Dunque, se la Merkel la ottenesse, non vi sarebbe alcun problema a sottostare alla sua linea. Se non la ottenesse – possibilità assai prossima alla realtà – è ovvio che la Merkel dovrebbe sottostare alla linea della maggioranza. E è proprio ciò che la Germania (Merkel) non vuole. Diversamente l’unione politica vera si sarebbe già attuata in Commissione Ue.

Un’unione politica consentirebbe di fornire la Bce di poteri similari a quelli della Fed, senza creare conflitti istituzionali con il governo centrale, togliendo (eliminando) voce alle varie Bcn, oggi operative e spesso in contrasto con la linea finanziaria di Draghi.
Ciò consentirebbe di praticare del vero quantitative easing, immettendo liquidità nel sistema per combattere la speculazione sui Titoli sovrani che, naturalmente, verrebbero tramutati in Eurobonds.
La liquidità immessa non sarebbe un prestito, ma una svalutazione strisciante per diluizione monetaria circolante – materiale e telematica -, quindi controllata.
Gli stati a cui farebbero capo i relativi Eurobonds non condividerebbero con gli altri il loro debito, bensì solo il tasso uguale per tutti. Ciò li metterebbe al sicuro di uno spread oggi spropositato e frutto solo della speculazione, riconducendo i bilanci ad un reale rapporto Pil/Debito, non gonfiato dagli oneri di un tasso elevato.
Perché il vero grande problema dei paesi P.I.I.G.S. non è oggi quello dell’ammontare del Debito, bensì del tasso che lo gonfia ulteriormente, costringendoli per la Stability compact a drastiche manovre d’austerity che affossano del tutto l’economia.

Il monetarismo è anche un modo per mettere una patrimoniale celata sui depositi di c/c – e indirettamente sui grandi patrimoni -, riducendo simultaneamente anche il valore – non l’ammontare – del Debito, specie di quello classato all’estero.
Ciò, ovviamente, creerebbe anche una certa inflazione, facilmente controllabile in un momento di recessione.
Ciò che però non piacerebbe ai paesi oggi con spread molto basso, sarebbe in pratica la svalutazione anche del loro patrimonio, uguale a quella dei paesi oggi in difficoltà.
Lo spread, infatti, si è sostituito alle varie monete nazionali, cancellate nominalmente dall’avvento dell’€: è diventato una vera valuta di rifugio! Una moneta uscita dalla porta e rientrata dalla finestra.
Spread uguali significano costi uguali, perciò togliere competitività ai rispettivi prodotti. Porterebbe, inoltre, ad avere dei bilanci di rigore nazionali attivi nel complesso costi/spese, e non ad avere dei disavanzi compensabili con i costi di uno spread minore.

Monetarismo si coniuga con unità politica e Banca centrale.
Diversamente è possibile solo con manovre di LTRO che nel breve termine placano i mercati, ma che nel medio li zavorra ulteriormente, proprio perché avvita ulteriormente la spirale del debito pubblico (statale) e privato (banche), portando il sistema alla distruzione.

Concludendo: le attuali operazioni di LTRO, fatte dalla Bce di Draghi, sono utili solo se nella prospettiva di una rapida unione politica realmente democratica.
Diversamente sono ulteriori danni che appesantiscono il sistema e che porteranno alla dissoluzione rapida dell’€ e dell’Ue stessa.
Perché se non si blocca il dannoso connubio, oggi esistente, di conflittualità d’interessi tra debito privato e debito pubblico, è sicuro che sarà la miccia detonante atta a far esplodere il sistema.
Le due correnti di pensiero, rappresentate idealmente dal gruppo di Sinn e da quello di VoxEu, oppongono in realtà la plutocrazia oligarchica alla democrazia, considerato che da una parte vi sono le esigenze della grande finanza globalizzata e dall’altra l’aspirazione democratica dei popoli ad una vita decorosa, attuale e futura.
Diversamente l’odierna Commissione Ue, più che essere composta da una ristretta cerchia oligarchica sarebbe un vero Governo centrale democratico.



[1] - Nei giorni scorsi ho usato questa stessa immagine in un mio breve post su un quotidiano estero, parlando della situazione attuale.
[3] - Prestiti a tasso agevolato alle banche per 3 anni, onde dotarle della liquidità necessaria per non fallire in cambio di collaterali, anche ormai inesigibili come quelli della Grecia. In pratica si concede prestito sulla  parola, ricevendone in cambio carta virtuale (straccia).

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