venerdì 6 febbraio 2009

Una risposta dovuta.

Una lettrice mi ha chiesto “… perché non citi mai per nome il padre e la figlia?” nel mio articolo Il Silenzio del meditare..

Per diversi motivi; tra cui, se vogliamo, ci possiamo mettere pure il perché l’abbia postato nella categoria “Psicologia/Simbiologia”.

Non è stato un caso!

Teoricamente avrei potuto metterlo benissimo in “Articoli filosofici/sociali”, oppure in “Notizie e politica”.

La Simbiologia si interessa, infatti, dei meandri del comportamento umano, della crescita culturale in un determinato modo, delle conseguenze che causa/effetto producono nel metodo di procedere di ogni persona e in gruppi abbastanza omogenei di persone.

E, ovviamente, ciò non avviene solo per il comportamento o il tipo di ragionamento ideologico, ma pure per le abitudini, le tendenze e, volendo, perfino per l’arte e l’architettura.

Volendo fare un esempio pratico citerei il Manierismo, inglobandolo perfettamente nel “suo” periodo come conseguenza inevitabile artistica di un popolo.

Ecco perché nell’articolo affermavo “Non mi pongo il problema se i soggetti interessati siano credenti o agnostici, di dx o di sx, perché ciò sarebbe un falso problema.”; e non intendevo solo il padre e la figlia, ma anche tutti quelli che razzolano cinicamente in questa tragica realtà.

Il mio meditare non era espressamente per quella figlia e quel padre, ma per tutti quei casi analoghi esistenti oggi in Italia.

Quanti sono? Credo più di un migliaio.

Ovviamente non tutti si battono per l’eutanasia, o come la si voglia chiamare; però alcuni casi estremi, come l’attuale, esistono.

E questo non sarà né il primo, né l’ultimo, sia che si proceda a legiferare sul testamento biologico/fine vita, sia che si attenda ancora.

Si è messo in moto un’istanza (vera o sbagliata) di voler decidere totalmente su come gestire il proprio individualismo; ed è il frutto di una società che procede per gruppi disomogenei, composti a loro volta da singoli, appartati nel loro interesse specifico.

Questi fatti sono l’espressione (oltre che figliastri) di una società decadente, come lo furono le battaglie “ideologiche” sull’aborto e il divorzio; proprio come lo fu il Manierismo per l’arte di un popolo in un preciso periodo storico.

Infatti, la nostra società ama dividersi su false battaglie ideologiche di conquista, piuttosto che investire saggiamente sulla formazione dell’individuo/cittadino o, per la Chiesa, nella Persona/credente.

Quanti cattolici divorziano e abortiscono?

Non credo che chi lo fa sia solo agnostico. Personalmente ne conosco a centinaia!

Vi è, perciò, un grave problema formativo di fondo che la “politica” e anche la “religione”[1] non sanno affrontare se non nel “legalizzare”.

Abbiamo un sacco di clandestini e di disoccupati nostrani? Regolarizziamo.

Abbiamo un sacco di drogati? Liberalizziamo.

Abbiamo le carceri piene e non sappiamo più dove metterli? Facciamo l’indulto.

Abbiamo gente in coma o malati terminali? Legiferiamo sull’eutanasia o sul testamento biologico.

E tornando indietro nel tempo: abbiamo coppie che si sono unite a casaccio e non riescono a stare congiunte, oppure non vogliono avere altri figli? Bene: concediamo il divorzio e l’aborto.

E il popolo “democratico”, plaudente, … ratifica prima nella pratica e poi nella sostanza referendaria.

Ed è ciò che è avviene anche ora.

Quanto costa investire nella formazione della Persona in modo che sappia agire e decidere con ponderatezza e perfetta socialità senza fare imperdonabili errori? Molto meno che permettere i guasti macroscopici di questa nostra società; ma ci vuole impegno, preparazione e capacità.

Ma la democrazia, purtroppo, quando è imperfetta, o posticcia solo nel nome, crea danni incalcolabili che poi ricadono sulle spalle di tutti indistintamente.

La grave recessione in atto per il fallimento della finanza creativa e della speculazione selvaggia la stiamo vivendo sulla nostra pelle. E chi sorge in tali periodi all’orizzonte come salvatore della patria? Il populista!

E questi chi è? Il figlio della cultura e di quel liberismo precedente che l’ha educato e fatto crescere sotto falsi egoistici valori: nel promettere facilmente quel che gli altri bramano sentirsi dire, anche se poi moltissimo non lo si potrà mantenere.

Un amico lettore afferma “Concordo pienamente sul primato della coscienza. Il problema in questi tempi di chiasso è trovare il tempo ed il luogo per saper interrogare la propria retta coscienza e discernere la giusta risposta”.

Ovviamente il discorso è maggiormente complesso perché la coscienza si crea con la formazione culturale approfondita e continua, perciò capace di resistere e di interpretare perfettamente anche tra il clamore populista.

E un altro amico, maggiormente attento e culturalmente avanzato, mi esprime una sostanziale consonanza, percependo esattamente il discorso con queste poche parole:

“… nel comprendere aiuti a capire. Indichi pure la via da seguire quando affermi: …”.

Questo caso è diventata una battaglia ideologica dove i vari attori si intestardiscono ognuno sulle loro posizioni.

E il padre è la prima vittima di questa guerra di “civiltà”, mentre la figlia è il “sacrificio” perfetto da immolare sull’altare del perbenismo individuale avanzante.

Ecco perché la “pietas” latina, non necessariamente cristiana, mi impedisce di nominare i loro nomi. Ho immenso rispetto della tragedia che accomuna padre e figlia!

Oggi ho sentito gli intendimenti di alcuni politici e di alcune parti e mi vergogno, come cittadino, del cinismo attuato.

Il caso, non la persona, viene trattato come mezzo e fine per le proprie idee, sia a dx, sia a sx come al centro.

Poi, guardando bene, si scorgono, dietro le parole e gli atti di rito, l’assoluta indifferenza, pure anche in alto, della tragedia che coinvolge chi sta trapassando.

E, se si guarda maggiormente nella vita privata di questi marginali attori della strumentalizzazione, si scopre che già più volte hanno calpestato i valori che pretendono di difendere su opposti schieramenti ideologici, magari sotto l’etichetta della laicità statale.

Non credo che i Valori siano patrimonio della dx o della sx, né del credente o dell’agnostico.

I Valori, quelli veri, sono universali, appunto perché debbono essere percepiti totalmente nella loro importanza e grandezza.

La Vita, in sostanza, è vita sia per il cristiano che per il laico e tutti la issano come bandiera di civiltà.

Il problema non è quello di percepirla nella coscienza, bensì quello di sapere che se è impregnata di egoismo, egocentrismo ed individualismo la vita non è più un valore, ma solo un oggetto inutile del vivere civile.

Ecco perché diventa un semplice “usa e getta” in base alla produttività individuale.

Personalmente ho citato due mie dolorose esperienze personali; ma al lettore attento non sarà sfuggito che la decisione assunta, pur nei due modi attuativi antitetici, era perfettamente lineare e specifica all’essenza vera della Vita.

Un ringraziamento a tutti quelli che, pubblicamente o privatamente, mi fanno pervenire le loro considerazioni di merito.




[1] - Intese non come parti di Stato e Chiesa, bensì come movimento sociale.

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