giovedì 5 febbraio 2009

Una favola attuale.

Se in una società i rapporti fossero semplici, pure i rimedi in caso di bisogno sarebbero semplici.

Purtroppo così non è, caro Sesto. Ma non rispondo solo a te, ma a tutti quelli che mi han fatto avere le loro riflessioni per Un progetto strutturale nell'economia nazionale: il distretto industriale. .

L’esprimere un pensiero non è mai una cavolata, ma solo il dovere e il diritto di un cittadino.

Troppe cose non funzionano e solo per un semplice particolare: l’egoismo di alcuni che annienta la socialità.

Vi racconterò una piccola favola indicativa di come vanno e andarono le cose, anche se non tratta da Esopo:

Proprio agli inizi del secolo scorso due bravi artigiani, con il pallino della meccanica, si misero in testa, in una grande città, di dedicarsi alla neonata automobile. Erano talmente bravi che ci riuscirono ed ebbero pure alcuni ordini.

Si erano associati, ma non avevano fondi.

Ne chiesero, ma nessuna banca gliene dette.

Nel loro piccolo bugigattolo riuscirono comunque anche ad assumere un paio di operai e continuarono il lavoro.

Di loro si avvide un politico interessato alla novità che propose loro di ingrandirsi. Loro gli dissero della loro impossibilità e lui, in cambio di una piccola partecipazione, promise di aiutarli.

Gli fece avere piccoli finanziamenti e pure una piccola commessa di prova per l’esercito di allora, che intendeva meccanizzarsi, in modo che si potessero ingrandire.

Dopo un po’ gli fece saltare le commesse avute e i finanziamenti e i due artigiani andarono verso il fallimento.

Sicché con pochi spiccioli si ritrovò proprietario; e i proprietari semplici operai.

Le commesse per l’esercito tornarono d’incanto e pure i finanziamenti. L’azienda decollò verso … l’industria, anche se come fornitrice del Regio Esercito e per la borghesia.

Passò il tempo e … le due guerre mondiali in una crescita esponenziale.

Il politico si arricchì ulteriormente e i due bravi artigiani rimasero … operai.

Dopo il secondo conflitto mondiale l’industria decollò nella rinascita ricostruttiva e si dedicò per lo più all’uso civile.

I vecchi se n’erano andati e il principino erede non era ancora pronto a reggere il timone.

Aveva altro da fare: fare il bellimbusto facendo le corna e, a forza di farle, diventando cornuto.

A forza di “correre” un giorno ebbe un grave incidente, mentre era con una nipote di un politico importante, e ci rimise … qualcosa.

L’azienda, intanto, era stata proiettata nel firmamento industriale da un bravissimo ingegnere.

Il principino, diventato reuccio spocchioso, decise ch’era l’ora di mettere (secondo lui) la testa a partito. Perciò, per fare a modo suo, cacciò l’ingegnere e si insediò alla plancia di comando, mentre dei parenti entravano in politica schierandosi in diverse formazioni.

Poi vennero: la crisi, i contributi, la rinascita con altri bravi manager e ingegneri (poi liquidati), le regalie di … stato e pure un seggio (honoris causa) al …

Vennero pure le tragedie e infine la …

I meriti, ovviamente, furono tutti del reuccio e gli oneri del … popolo.

Gli eredi non è che stiano facendo molto di meglio, ma così … va il mondo: piove sempre sul … bagnato!

Ovviamente questa è per lo più non la storia di un’industria o di un industriale, ma, ahimè, è spesso la storia di molte industrie ed industriali.

Sicché con tali presupposti è facile comprendere che l’oro fa cantar l’orbo, specie se questo vuole associarsi con gli “orbi” che l’hanno preceduto.

Non nella luce della socialità e dell’etica, beninteso, ma nelle tenebre degli … affari poco morali.

Mi pare d’aver già detto abbastanza.

Grazie a tutti per l’attenzione.

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