martedì 11 novembre 2008

Analisi delle prospettive sulla recessione.

Già diverso tempo fa degli amici mi avevano sollecitato a comporre un articolo sui due candidati alla presidenza U.S.A.

Non lo feci mai per un solido e pratico motivo: non sarebbe stato importante chi avrebbe vinto, ma la crisi che stava avanzando e attanagliando il globo.

Un uomo, per quanto sapiente, non potrebbe mai affrontarla da solo con l’obbiettivo di poterla risolvere, tanto è complessa, insidiosa e dalle ramificazioni che incrociano molteplici tematiche sociali e internazionali.

Personalmente credo che questa grande crisi sia il frutto della degenerazione pratica delle teorie keynesiane, abusate e dilatate nei decenni con ulteriori derivazioni finanziarie, tese ad ottenere con poco sforzo dei risultati pratici e immediati per arricchirsi con poca fatica.

Diversamente non si spiegherebbero certi arricchimenti miracolosi di altrettanti parvenu nel mondo dell’alta finanza.

I nostri vecchi dicevano che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi; appunto: le regole architettate ad arte per ottenere evidenti risultati a scapito della comunità (popolo), chiamata poi, come ora avviene, a risanare con sacrifici i danni prodotti da intriganti speculatori.

Soros, ad esempio, fece la sua fortuna speculando senza alcun rischio (aveva allora poco) sulla Lira italiana, che dei noti personaggi, ancora viventi, si intestardirono a difendere, bruciando in 20 giorni un immenso patrimonio. Il risultato fu che si dovette, comunque, svalutare.

La manovra di primo intervento, da 700 ml di $ varata da Bush, fu approvata, preventivamente, anche dai due candidati alla presidenza; e presidente vecchio e nuovo si sono subito incontrati per analizzare insieme la situazione, onde non perdere tempo prezioso data la gravità della situazione.

La General Motors, una delle aziende più importanti del globo, sarà sul lastrico (fallita) senza un intervento statale e molte altre importanti aziende sono vicine al collasso economico e finanziario. Se questa salta sono pure a rischio molti fondi pensione, perciò pure il reddito di chi è già in quiescenza e di chi ci andrà in futuro.

Perciò, se tali colossi, con i titolati manager che hanno, non sono riusciti a prevedere ed a arginare la situazione, significa che anche per l’Amministrazione della maggiore potenza militare ed economica del pianeta il compito sarà estremamente arduo.

Non un solo uomo, pertanto, ma un intero staff di validi esperti.

Perciò, che l’uno o l’altro diventasse presidente, era in pratica ininfluente!

Il debito statale americano è di per sé già rilevante. Se si aggiunge l’attuale manovra da 700 ml, per salvare il salvabile, e se si calcola che non era prevista, si può immaginare dove il debito annuale venga spinto.

Operare in una simile situazione non sarà pertanto agevole: oserei dire quasi drammatico.

Gli States, affermano molti economisti, hanno bisogno urgente di infrastrutture nuove, oltre a rinnovarne altre ormai obsolete; pertanto una coraggiosa spesa pubblica destinata a questi investimenti può, si sostiene, essere il motore di ripresa per vincere la recessione.

All’inizio dell’era Bush la Fed abbassò il TUS per rilanciare produzione e consumi, ottenendo parziali risultati interessanti nel breve periodo, che però si sono rivelati deleteri oggi, innescando con i subprime l’inizio del crollo finanziario. Val la pena ricordare che i subprime sono stati solo la scintilla iniziale; ma che, comunque, nel breve ciò sarebbe successo ugualmente.

Il disavanzo annuale era già calcolato su 400 ml, che aggiunti agli attuali fanno una bella sommetta. Ovviamente non è finita, perché la cifra stanziata dall’Amministrazione Bush si è subito rivelata insufficiente e necessitante almeno del doppio. Se, poi, si innestano a catena pure le industrie allora il quadro non è molto edificante.

La speranza di tutti è che la virulenza infettiva abbia raggiunto il culmine; ma, personalmente, non ne sarei troppo sicuro.

Veltroni e il PD inneggiano ad Obama, ma se la sua attenzione principale è quella, appena manifestata, di sostenere il ceto medio, allora mi domando dove andrà a finire il ceto popolare (povero). In pratica è teso alla difesa della propria dirigenza partitica democratica (ceto medio), anche se nella propaganda ha attratto verso di sé pure il ceto debole.

Il PD, in effetti, non ha, dopo la batosta elettorale subita, più il senso della misura, né, a mio parere, un obbiettivo comprensibile e prioritario da raggiungere se si è fossilizzato sulla vittoria di Obama e sulla difesa della scuola, impugnando nelle piazze il D.L. 137 sulla scuola di base. Perché, se perde di vista la realtà politica, è ovvio che difenda solo la sua esistenza e non gli interessi della nazione.

Difatti, nell’esultanza della vittoria altrui, si è dimenticato cosa sia, in effetti, la “democrazia” e il cooperare uniti dopo le elezioni per il bene di tutta la comunità; cosa che democratici e repubblicani hanno subito realizzato dopo l’annuncio dei risultati elettorali.

Evidentemente l’origine ideologica marxista non è stata ancora spurgata nel Dna dirigenziale, rendendo pratico il detto[1] goliardico di alcuni intellettuali.

Un ulteriore disavanzo statale è giustificabile solo se la priorità è quella di scongiurare la recessione economica.

Tuttavia ciò pone in essere gravi rischi di inflazione, che possono solo essere compensati, nella competitività, dal fatto che pure l’Europa dovrà allentare la disciplina di rigore sui bilanci nazionali, essendo in recessione pure essa.

La BCE ha appena abbassato il TUS di 1/2 punto[2], portandolo al 3,25%. E l’€, dopo essere passato da 1,29 a 1,31 sul $ in solo mezz’ora, ha poi subito una flessione immediata a 1,28 nonostante le ulteriori notizie negative di macroeconomia proveniente dagli U.S.A. e indicanti una recessione più nera del previsto.

La BOE[3] aveva invece abbassato il TUS di 1,5 punto (il triplo) e la sterlina si è rivalutata sull’€. Perciò i flussi finanziari in atto non hanno premiato la redditività monetaria, ma l’impegno dimostrato a contenere l’inflazione.

Ciò dimostra che, nonostante l’attuale TUS della FED all’1%, i capitali stanno migrando (ritornando) verso gli States; per il semplice motivo che la possibilità di solidi investimenti federali prospetta una redditività a medio lungo termine assai più redditizia che in Europa.

Le economie mondiali, inoltre, non sono in piena occupazione dei fattori produttivi e neppure le emergenti godono buona salute, venendo a mancare loro, di fatto, il mercato naturale occidentale di sbocco per la drastica riduzione dei consumi.

L’indice Crb[4] indica in un anno il crollo dei Future del 57%, evidenziando di fatto che il boom produttivo si è arrestato e che la speranza che le economie emergenti fossero immuni alla crisi finanziaria e recessiva era solo un’ottimistica utopia.

Gli investimenti lasciano dunque i paesi a rischio per tornare alla base, dove la democrazia reale può produrre un contrasto di efficienza maggiore alla recessione, riducendo il pericolo sul capitale stesso.

Che politica intenderà adottare il nuovo inquilino della Casa Bianca? E quando questa diventerà operativa (efficace), considerato che si insedierà solo il 20 gennaio e che ci vorranno alcuni mesi per architettare un’efficace terapia di contrasto, prendendo atto anche della collaborazione fattiva attuale tra Bush e Obama?

L’esigenza della nuova Amministrazione non potrà che prescindere dal riportare il $ al centro del sistema monetario mondiale e di rafforzarne, di conseguenza, il valore e la stabilità.

Ciò si potrà ottenere in diversi modi, che però hanno tutti la loro controindicazione:

a) Aumentare la pressione fiscale può essere un freno sia ai consumi che agli investimenti, e potrà ingenerare nel consumatore e nell’investitore un’idiosincrasia inconscia alla spesa e all’investimento.

b) Puntare solo sul disavanzo pubblico per finanziare gli investimenti strutturali porterà inevitabilmente all’esplosione del debito pubblico, azzerando a lungo termine i benefici che si potranno ottenere a breve sui redditi e sull’occupazione. Ciò aumenterà, di conseguenza, anche il disavanzo commerciale, innescando una debolezza sul dollaro e possibili turbolenze speculative.

c) Ridurre drasticamente le spese militari, ritirando le truppe dai teatri bellici, implicherà l’abdicare al ruolo egemone politico e militare, dando fiato sia al terrorismo che alle pretese nucleari di paesi dittatoriali.

Ovviamente tutto ciò lo si può ottenere operando su più fronti, ma non si potrà prescindere dalla riscrittura delle regole finanziarie etiche e procedurali, eliminando di fatto tutti quegli strumenti che innescano la speculazione: i Derivati e i suoi assimilati.

Per attirare capitali sugli investimenti bisogna prospettarne una realistica remunerazione; ma per fare ciò vi è la necessità di governare la globalizzazione.

Ridurre le spese militari senza rischio significa la variazione sostanziale di politica estera e di porre in atto le opportune alleanze per contrastare il terrorismo. Ciò vorrebbe dire potenziare (riavvicinare) i rapporti con l’Europa, dandole importanza politica e addossandole parte delle spese per la difesa.

La stessa cosa vale per i paesi emergenti in espansione (asiatici) o per quelle potenze decadute (ex Russia) o nascenti (Iran in primis) che vorrebbero entrare, o rientrare, da protagoniste sullo scacchiere mondiale: instaurare, perciò, rapporti pacifici e costruttivi.

Da quanto visto, sia in campagna elettorale sia nel primo discorso ufficiale, non mi pare che Obama vada in questa direzione politica internazionale.

I Democratici, nella storia, si sono dimostrati in pratica più guerrafondai dei Repubblicani, anche se le statistiche sono relative.

Però se l’Iran proseguirà nel suo programma nucleare Obama che farà? Starà a guardare? E il ritirarsi dall’Iraq, come in campagna elettorale prospettato, ma poi attualmente rinnegato, non vuol forse dire lasciare che l’Iran si appropri del dominio della regione con ulteriore problematica sulla materia prima energetica e sul terrorismo?

Il tessere pacifici è costruttivi rapporti diplomatici non è realistico praticarlo in tempi brevi e la crisi recessiva e finanziaria non può aspettare.

Perciò attendiamoci tempi lunghi anche perché l’idillio populista elettorale di Obama è atteso ora alla prova dei fatti: non tanto in lui, ma nello staff che sta mettendo a punto.

La crisi sarà lunga e avrà bisogno di tutte le possibili sinergie internazionali, tanto politiche quanto finanziarie.

E chi pensa che tra un anno sarà tutto superato credo che rimarrà deluso; forse si comincerà a vedere la luce in fondo al tunnel se saremo fortunati.

Ma, probabilmente, gli ottimisti sono proprio quelli che non hanno visto oltre il loro naso e che fino a un mese fa credevano ancora che l’Asino d’oro di Apuleio potesse volare in eterno, contro natura e contro la forza di gravità.

Difatti il su e giù delle Borse mondiali dimostra che non esiste un nesso logico economico, ma solo un imponente flusso speculativo che non ha alcuna intenzione di arrestarsi, anche in presenza di una situazione drammatica che consiglierebbe molta prudenza.

Mi auguro di sbagliare e che Obama possa dimostrare lo spessore (e quell’imprimatur popolare da taumaturgo) che ora ha solo conclamato, perché un conto e il promettere ed un conto è il fare.

Però, da un uomo che non dice la verità sul suo insignificante passato, se non solo quando le prove diventano schiaccianti, c’è solo da aspettarsi il salto della quaglia per soddisfare i propri interessi personali; ed alcuni naturali dubbi sul suo spessore possono nascere di conseguenza.

Non vorrei, insomma che cambiasse solo l’inquilino della Casa Bianca, ma non la sostanza dei fatti.

E per raggiungere la “sostanza” operativa bisogna riscrivere tutte le regole etiche e morali, e non solo quelle inerenti alla finanza globalizzata selvaggia: bisogna riscrivere il modo esistenziale di molta classe dirigente.

Ridistribuire il reddito non è una priorità, bensì un atto sociale di giustizia; e non lo si fa aiutando principalmente il ceto medio che ti ha portato alla presidenza, con buona pace dell’esultanza di tutto il PD.

La stessa cosa vale anche per i nostri politici nostrani, sia nella maggioranza, sia nell’opposizione. Il popolo attende democrazia e non il solo interesse di parte e il vociare continuo tra petulanti risse.

Bene a fatto Cossiga a rispondere alla Bruni sulla sua declamata gioia di non essere più italiana: anche noi, con il “picconatore”, siamo estremamente felici che non sia più dei nostri.

Certa gente, diciamola tutta, è meglio non averla tra i piedi!




[1] - Se a un secolo dalla morte si effettua ad un marxista l’esame del Dna, nell’ellisse genetica compariranno solo miliardi di cellule a forma di falce e martello.

[2] - Il commento che ho sentito maggiormente in giro è: “Ma Trichet è matto?”.

[3] - Bank of England

[4] - Materie prime, il cui indice è sceso da 310 a 255.

giovedì 6 novembre 2008

L'estinzione dei dinosauri.

In questi ultimi mesi mi son dedicato ad uno studio personale specifico, favorito pure dalle molteplici sollecitazioni personali che mi venivano da esponenti ed organizzazioni del mondo cattolico.

Grazie all’abbondanza dei dati che mi giungevano sulla rete telematica ho visitato siti, analizzato personaggi, effettuato studi di simbiologia su foto di esponenti di spicco e contenuti di articoli più o meno complessi, confrontandoli con i dati già archiviati nel mio server precedentemente.

Ho spaziato dalla sx alla dx, mi sono soffermato sul centro e sui quei “nidi”, apparentemente indipendenti, che sono il frutto della frammentazione sia della vecchia DC, che di molti movimenti satellitari religiosi.

Ovviamente ne ho tratto alcune considerevoli conclusioni che voglio porre, succintamente, all’attenzione del lettore:

a) Il mondo cattolico esiste solo sulla carta e nella mente di diversi (anziani) nostalgici.

b) I valori, che apparentemente vengono issati a bandiera delle rispettive scelte e posizioni, sono spesso antitetici.

c) L’essenza vera del cattolicesimo politico permane solo in alcuni intellettuali, che sono abbondantemente oltre la terza età.

d) Il legame tra valori cattolici ecclesiali (direttive dottrinali) e valori cattolici politici non solo è inesistente, ma spesso pure assente nella capacità intellettiva di molti.

Ciò che appare preoccupante è che vi sia il caos intellettuale celato sotto l’egida dell’interesse sociale, che nasconde, a sua volta, l’interesse personale e corporativo.

In poche parole: il prodromo della scomparsa effettiva nella società dei valori e degli ideali!

Tutti parlano di valori e ideali cattolici (cristiani) da cui ripartire; ma poi, guardando bene, ci si accorge che sono, nei testi analizzati, parole vuote e senza costrutto nel discorso globale. Il che fa intendere che tali valori sono non concepiti neppure in chi li declama.

Ultimamente mi sono soffermato ad analizzare uno di questi “nidi” indipendenti[1], anche perché molti supporters di una neonata forza politica minoritaria, inizialmente vivace, ma avviata ora sulla via dell’ignavo declino, ne sollecitavano un’alleanza operativa.

Ha due esponenti di spicco: un politico della vecchia DC e un ex presidente di AC, entrambi ottuagenari.

Ciò la dice già assai lunga sul ricambio generazionale che può offrire un simile movimento, anche se oggi l’essere ottuagenario non è un handicap intellettuale.

I testi (proclami) da me analizzati sono stilati quali enunciazioni boriose ad essere guida della nazione, nella declamazione sistematica dei principi cristiani. Spiace però osservare che ci si ferma solo a questo stadio e che, mai, il discorso viene accompagnato e correlato ad un progetto politico/economico, non solo dettagliato, ma neppure abbozzata. E come se il movimento fosse fuori dalla realtà esistenziale nazionale e del necessario sincretismo politico.

In pratica un’accozzaglia idealistica di parole vuote.

Mi sono guardato pure altri movimenti, traendone quasi sempre le stesse considerazioni pratiche.

Un po’ diversa è la realtà delle varie formazioni di cattolici che si sono asservite ai due gruppi politici maggiori, nella ricerca di un approdo apparentemente sicuro, ma assai problematico.

Difatti, qua i valori sono aleatori e soggetti alle scelte politiche del rispettivo leader, sia a dx che a sx; e ci si batte, dissociandosi, solo per questioni particolari etiche. Ciò avviene particolarmente a sx per le naturali contrapposizioni ideologiche, anche se solo uno sparuto manipolo prende posizione. Gli altri se ne stanno al coperto, attenti a non pregiudicare la propria carriera politica.

A dx non vi è una vera corrente cattolica, ma solo esponenti politici che si dichiarano cattolici e che vogliono difendere, a parole, determinati valori e ideali. Però solo a parole!

L’Italia è una nazione idealmente cattolica, ma di un cristianesimo disconosciuto nel raffronto con l’interesse individuale.

Si vuole difendere il concetto di famiglia; poi, a ben guardare, si nota che tali esponenti di spicco di famiglie ne hanno costituite più di una: la prima concordataria, la seconda civile, la terza clandestina … e via dicendo. Perciò quale credibilità possono avere? E quali sono i valori che cavalcano?

Lo stesso discorso può essere fatto per il concetto di vita, per le convivenze, per le deviazioni sessuali e per tutte quelle problematiche che coinvolgono i principali valori cristiani. Non esistono più né totem, né tabù, ma solo defilate e inespresse (incomprese) percezioni di una realtà in movimento che non si riesce a delineare una direttiva condivisa e comune.

Poi vi sono le problematiche sociali; e qua le differenziazioni diventano infinite nelle sfumature concettuali di ogni esponente.

Insomma un agglomerato informe di cattolicesimo: scomparso nella pratica giornaliera, ma ancora esistente, quale inconscio ancestrale (cordone ombelicale), nella cultura imperfetta tanto del singolo cittadino che del politico nostrano.

E ciò è parallelo alla frequentazione della chiesa, ormai considerata dalla maggioranza un optional personale riservato a determinate circostanze: battesimi, prime comunioni, matrimoni e … funerali. In pratica: o la festa o la tragedia.

La cultura cattolica, a ben guardare, non esiste quasi più neppure in diversi esponenti religiosi, intenti più alla loro visibilità sociale che al ruolo di pastori.

In pratica, mancando le “pecore”, i “pastori” si trasformano in soggetti diversi: amministratori di un consistente patrimonio finanziario ed artistico che crea benessere, prestigio ed importanza sociale.

Diversamente molti avrebbero già lasciato la tonaca; ma ciò comporterebbe il rovinare una carriera sicura e protetta, e il dover tornare nell’anonimato con il deleterio ingrato compito di doversi ricostruire una vita ed una carriera ad una certa età.

Emblematica, di tutto questo triste mercanteggiare sociale e religioso, è la fine ingloriosa dello Scudo Crociato[2] della vecchia DC, prima conteso in tribunale tra personaggi ancor oggi politicamente attivi[3], poi finito all’asta nella disponibilità di un illustre carneade.

Cosa interessava allora? Il simbolo istituzionale sinonimo di importanti valori sociali/religiosi, oppure il patrimonio finanziario e elettorale che ci stava dietro?

Tradotto in moneta intellettuale sonante: i valori e gli ideali o i voti, allora ancora consistenti, di una parte dell’elettorato?

La storia, impietosamente, ci ha già dato la risposta pratica al nostro quesito.

Mi sono soffermato, pure, su certe nicchie[4] parallele di giovani ruspanti, che in articoli precedenti ho già rammentato[5] come polli sapientemente accolturati (allevati) in batteria.

Con alcuni di questi ho pure avuto modo di discutere e di disquisire su determinate problematiche, traendone la convinzione che in essi manca non la carenza d’indottrinamento, bensì la percezione palese della realtà sociale e della padronanza procedurale del pensiero, che deve portare alla risoluzione delle varie problematiche sociali.

L’ancorarsi sempre a postulati passati e l’incapacità di esprimere un ragionamento indipendente, pur se convergente ai valori, pone in essere l’assioma conclamato dell’inutilità del pensiero umano, basato sulla logica del sillogismo, rispetto al “sistema” teocratico.

Vale rilevare che tale attuale sistema teocratico è basato proprio su quella dirigenza oligarchica ecclesiale che disconosce, nei fatti, la vera democrazia teocratica conciliare: una lobby[6] chiesa nella stessa Chiesa.

Anni fa alcuni prelati, sapienti intellettuali, prospettarono l’esigenza di un nuovo concilio, rimasto solo nelle loro intenzioni e mai concepito come necessario dal papato stesso.

Le conseguenze di questa mancata analisi e ragionamento ecclesiale la si nota anche in politica, dove non vi è una concezione sociale (nel rispetto dottrinale) unanime, ma un ventaglio di posizioni disparate che distruggono, nella pratica dialettica, l’importanza stessa culturale dei valori e degli ideali.

La nostra è una società ovviamente malata, ma lo è ancor più nella sapienza dottrinale.

Nella mia ricerca ho trovato anche alcune realtà positive, là dove il discorso non si è mai limitato ad enunciare solo dei valori e degli ideali.

Vorrei citare, per tutti, Sandro Fontana del Movimento Popolare Cristiano: fine analista, bravo saggista, acuto umorista, illuminato pragmatico e attento alle problematiche sociali generali, e settoriali, di una società travagliata tra il bipartitismo pratico e il bipolarismo democratico.

Nei suoi interventi ho sempre trovato la disponibilità a dialogare ed a costruire con acume e lungimiranza, senza alcun inquadramento preconcetto dottrinale.

Il suo discorso è sempre prepositivo alla risoluzione e costruttivo nell’ideazione pratica, come deve essere in un Uomo libero.

Su tali uomini noi dobbiamo poggiare la nostra speranza futura, perché in essi si fondono intelligenza e perseveranza, dedizione e capacità, lungimiranza e valori/ideali.

Per il resto vedo solo tanti dinosauri[7] sulla via dell’estinzione, ancorati unicamente alle loro idee di un tempo che fu e attorniati da seguaci stanchi, che paiono un esercito sbandato e in ritirata.

Tra questi (dinosauri) ne vedo pure di giovani (anagraficamente), intenti a fare i mestieranti e a cogliere quelle opportunità che la vita gli concede, spesso calpestando i valori/ideali tanto pubblicamente declamati.




[1] - Affiancato pure da un noto esponente religioso.

[2] - Simbolo non solo di un partito, ma di un movimento politico cattolico attestato intorno all’altare.

[3] - E pure che avrebbero dovuto essere culturalmente visibili per la loro professione.

[4] - Spesso legate a entità di origine curiale.

[5] - Riportando la definizione di alcuni miei colti lettori.

[6] - Sottolineo che ciò può avvenire anche in buona fede.

[7] - Culturalmente validi un tempo.

lunedì 3 novembre 2008

Provocazioni a: Sto diventando conservatore?

(Questa è la copia esatta della commento lasciato sul blog http://giuseppesbardella.blogspot.com/2008/11/sto-diventando-conservatore.html)

Provocazioni a : Sto diventando conservatore?

lunedì 3 novembre 2008

Sto diventando conservatore?

Ultimamente mi sono chiesto se, come altre persone che vanno avanti nell'età, stia anch’io diventando un conservatore in politica.
Mi sono risposto di no, perché conservo intatta la mia passione per la giustizia, il desiderio che a tutti, indipendentemente dal censo, siano offerte le uguali opportunità per una crescita morale e materiale.
Ma proprio per questo mi batto affinché siano immesse dosi rilevanti di efficienza nella scuola e nel lavoro.
Una scuola pubblica lassista, che tenta (spesso inutilmente) di recuperare gli svogliati, provocando, altrettanto spesso, la demotivazione di chi punta all'eccellenza, è una scuola di destra e non capisco perché la sinistra la difenda.
Un ufficio nel quale, a parità di formazione, non si puniscono adeguatamente i meno diligenti e non si premiano i meritevoli è un ufficio che nuoce alla collettività.
I ricchi possono permettersi scuole private, cliniche private e possono rivolgersi ad agenzia private per sbrigare i loro affari con gli enti pubblici; la gente comune no, deve poter avere scuole, ospedali e enti pubblici al suo servizio con efficienza paragonabile a quella privata.
Purtroppo nella sinistra, a parte alcune
voces clamantes in deserto (mi vengono in mente Cacciari, Letta, Salvati, non certamente Veltroni e D'Alema), questa esigenza è completamente negletta.
Si illuda la sinistra di battere la destra (e sopratutto di servire realmente i suoi elettori) se continuerà a dimenticare questo aspetto della vita sociale.
E continuerà ad avere persone come me, potenzialmente di sinistra, che invece voteranno il Centro o, peggio la destra (che ha personaggi, come Tremonti che fa reali discorsi di sinistra).
Sono stato provocatorio? Beh, l'ho fatto apposta ...
[1]

Provocazioni

Allora, Giuseppe, da dove devo cominciare?

Dal testo un po’ raffazzonato (altro pungolo) e che hai un po’ trascurato, oppure dalle apparenti provocazioni?

Dx, centro, Sx, ricchi, poveri, servizi … conservatore?

Non so come la gente mi “etichetti”, però so che le definizioni non me le sono mai poste, né guardo se me le addossano.

Difatti mi ritengo un apolide: un semplice cittadino di questo mondo.

La Dx, per la verità, la storia ci insegna che è di sinistra e se ti ricordi cos’era Mussolini negli anni ’20 e tutto un bel dire. Difatti, nel lemma “fascismi” viene appunto incluso il comunismo, l’anarchismo, il massimalismo e appunto il … fascismo nostrano o iberico.

Appunto: un bel “fascio” di privazioni della libertà!

Poi ci sta il Cattolicesimo (genericamente: cristianesimo) che alcuni, specie sinistrorsi, talora etichettano come reazionario; e tu, scusa, dovresti essere di Sx?

Gli steccati non si addicono ai nostri tempi e solo il Cavaliere cavalcò fino a pochi mesi fa il cavallo a … dondolo dell’anticomunismo, da bravo … milanese; poi, ora, se n’è scordato perché più che un’ideologia cavalca sempre il risultato dei sondaggi demoscopici d’opinione.

Gli Italiano che vogliono? Sicurezza? Bene, promettiamogli la sicurezza. Vogliono la difesa dell’identità nazionale? Bene, diamogli Alitalia. Tanto di quante razze siamo miscelati tra vandali, arabi, greci, fenici e … clandestini? (Per non farti torto non ho citato i romani!)

Il quesito è assai interessante e la risposta … pure.

Lui, ovviamente, i soldi li ha e si può permettere scuole, cliniche, agenzie … servitù e lacchè; anche perché un tempo non li aveva, ma poi … si sa come li si fa facilmente qui; però, se mi consenti è abile ad organizzare e a cavalcare l’onda.

La cultura è un'altra cosa e questa è difficile da recepire: basta guardare i … rampolli, perché non è il vestito che fa il monaco ed uno può pure mettersi la camicia “In”, ma non può cambiarsi la pelle.

Perciò: polvere siamo e polvere diventeremo. (Pulvis es et pulveris reverteris)

Questo è la nostra certezza e neppure un padiglione riservato ad uso personale al Gemelli ce lo può evitare.

Già, proprio pure questo, perché, come dicevi giustamente, “… la gente comune no, deve poter”.

Il problema è: tu, io, noi … che predichiamo il Bene Comune, l’uguaglianza e tutti i bei valori che issiamo per bandiera, dove siamo e stiamo? Tra i ricchi o tra i poveri; o meglio: accantoniamo per noi stessi o diamo tutto ai bisognosi, facendoci pure noi “gente comune” poveri?

Se lo stato fosse realmente Democratico non credi forse che non ci sarebbe bisogno di cliniche private, agenzie specializzate in servizi e scuole private (paritarie) che battono cassa allo Stato? E ciò senza essere comunisti!

Perché, come dicevo ad Aperitivo[2] anni fa, è bello il voler garantire una scuola privata (cattolica), a tutti quelli che lo vogliono, con il finanziamento dello Stato, salvo poi incassare le rette scolastiche ad uso proprio.

Che dici? Savonarola, dopo averlo bruciato, lo faranno santo?

E già, dimenticavo: prima di volerlo beatificare gli hanno chiesto … perdono; perciò ora lo possono innalzare anche come bandiera.

Così va il mondo, caro Giuseppe!

Questo mio commento, come lo vuoi catalogare? Come una provocazione?

Da parte mia ti dirò come lo intendo: un’esecuzione pratica della “teoria dei giochi. Non giochi da ragazzi, ma da guerra, perché proprio a tale fine la Rand pagava i vari scienziati che lavoravano su ciò; e lo fa pure ora.

Mi consola il fatto che servì a prevenire un conflitto mondiale nucleare.

Mi verrebbe spontaneo proporne uno, di questi giochi, ma forse sarebbe … traumatico nel risultato.

Intanto negli States stanno facendo (domani) un gioco pericoloso: le elezioni!

L’eroe di guerra bianco (reazionario = Dx) contro il nero afroasiatico (progressista = Sx).

Chi vincerà? Il favorito dai sondaggi, superando il razzismo, oppure l’autoctono, dato per sconfitto?

In gioco c’è solo il primo presidente nero della storia americana?

No! In gioco c’è molto di più: il primo presidente mussulmano della storia americana!!!

E chi conosce tale religione ideologica non può fare a meno di pensare quali possibili devianze potranno avvenire in una società democratica, proprio perché il musulmanesimo con la democrazia ha poco a che fare, anzi la combatte da sempre.

Ti ricordi Prodi e che fine ha fatto l’economia nostrana con lui? Non vorrei che con Obama si ripetesse l’illusione del grande cattolico Kennedy, che ci portò sull’orlo di un devastante conflitto nucleare, sventato grazie al pressante intervento di un Uomo[3] semplice e mite, eletto, quasi per errore, al soglio pontificio. Un vero povero tra i poveri!

Perché, forse, nonostante la bandiera dei valori cattolici innalzata, il Presidente preferiva il potere, le donne (altrui) e gli agi e i fasti dell’uomo più potente della terra.

Tu dici che il Giulietto[4] nazionale è (sembra) di Sx?

Non mi pongo tale problema; però so solo una cosa: che dopo aver ideato la Finanza creativa ora ha compreso la lezione e cerca di salvaguardare un’economia allo sbando non solo per la crisi finanziaria globalizzata, ma, molto di più, per gli errori politici ed economici fatti dal governo precedente.

Perciò, senza alcuna etichetta, ben vengano il Cavaliere e Tremonti se sono in grado di riparare ai “guasti” democratici passati e senza alcuna … etichetta!

Concludendo, Giuseppe: ben vengano i … conservatori!

Sic transit gloria mundi!



[1] - Testo corretto.

[2] - Pseudonimo.

[3] - Papa Roncalli, Giovanni XXIII

[4] - Giulio Tremonti

sabato 1 novembre 2008

L'asino di Buridano.

(Questa è la copia esatta della commento lasciato sul blog http://savinopezzotta.wordpress.com/2008/10/30/riflessioni-sull%e2%80%99ufficio-politico-della-rosa-per-l%e2%80%99italia-tenuto-a-milano/)

Guardo dall’esterno e non dall’interno; perciò è facile che la mia impressione sia fallibile.

Ciò premesso, procedo.

Sembra, caro Savino, che l’entusiasmo iniziale sia scemato, specie nei fans, molti dei quali sembrano essersi stancati d’aspettare sia la nuova Costituente sia, di conseguenza, il germogliare del nuovo soggetto politico.

Se non procede la prima, non fiorisce neppure il bocciolo della Rosa Bianca.

Ovviamente riconosco il tuo impegno, ma, come facevo rilevare agli inizi, sarà sufficiente? Una sola rondine, come si sa, non fa primavera!

Da dove lo desumo? Dal tenore delle mails che ricevo a margine dei miei articoli, specie su quelli relativi a “Verso una Costituente”.

Molti mi han chiesto delle spiegazioni sul procedere dei lavori e della situazione, dei quali, ovviamente, non ne so molto, se non quelle sporadiche notizie che filtrano ogni tanto qua e là. Non ho potuto dare risposte!

L’impressione, seguendo il tuo blog e i commenti, è che non si abbia un’idea precisa su cosa fare e in quale modo; manca il progetto completo esecutivo sia del nuovo soggetto sia dei valori e programmi connessi, compresi quelli politici relativi a schieramento ed alleanze: non vi è il cervello pensante!

E un soggetto senza testa non va molto lontano.

L’Unione di Centro, dopo le elezioni, ha avuto un atteggiamento ondivago, perdendo pure alcuni pezzi e tentando accordi (fallimentari politicamente) con la Sx, o riavvicinamenti (respinti) con la Dx.

Ma tutto ciò ci può stare. Quello che non ci può stare è la linea politica seguita, che si è barricata sulla pura difesa della posizione conseguita e della critica asettica e inconcludente.

Tu stesso poni il problema della coesistenza con l’UDC e della dubbia utilità di procedere uniti.

Ricordo, pure, la tua iniziale ritrosia ad unire le forze per le elezioni, poi superata dall’incalzare degli eventi e “sopportata” quale ineludibile necessità contingente.

Ciò significa che il percorso finora fatto insieme non ti/vi ha (Rosa Bianca) soddisfatto, né portato i frutti auspicati.

I valori sono importanti e pure gli ideali; però non portano a nulla se non vengono inglobati in un preciso e dettagliato programma (progetto) politico.

La nascita, lo sviluppo e la morte di un soggetto politico sono strettamente correlati a tre fattori:

a) Gli obbiettivi da raggiungere.

b) La validità e la credibilità degli uomini che lo compongono.

c) Il seguito (i seguaci) che si coagula intorno al movimento.

Obiettivi

Avere degli obbiettivi significa possedere un dettagliato e articolato programma politico a lungo respiro, specie se si intende implementare un soggetto che voglia diventare egemone in futuro e non mantenere un’esigua fetta d’elettorato, atta alla sola sopravvivenza.

Perciò un programma politico generale composto da: uno sociale, uno economico, uno industriale, uno finanziario, uno etico, uno morale ed … uno istituzionale. Quest’ultimo particolarmente importante se si intende riformare la società.

L’elettore (popolo) ha bisogno di certezza per cullare la sua speranza; e questa certezza bisogna recepirla nella sua esigenza (necessità) quotidiana, facendo proprie le problematiche della società e prospettando, di conseguenza, una risposta significativa.

Ricordo il tuo auspicio iniziale a “radicalizzarsi” sul territorio. A suo tempo aggiunsi che più che sul territorio bisognava radicalizzarsi sull’esigenza che le problematiche creavano, perciò nei bisogni quotidiani vissuti con sofferenza dai più.

La crisi finanziaria globalizzata ha ulteriormente acuito i bisogni, ma più che il richiedere alcuni interventi settoriali bisogna ideare un preciso piano generale d’intervento.

L’Unione di Centro e la Rosa Bianca sono in grado di idearlo? Unite o disgiunte?

Uomini

Tutto ciò pone il problema degli individui che sono chiamati a svolgere questo compito: Uomini dediti non al solo personale interesse, bensì a quello della comunità intera, specie se si intendono perseguire ideali e valori cattolici.

Ultimamente, su alcuni punti specie economici, ho avuto un serrato confronto con alcuni importanti esponenti “cattolici”, che alcuni miei lettori hanno classificato (etichettato) come “polli allevati in batteria”.

Personalmente non sono tanto drastico; ma, comunque, devo riconoscere che dietro le belle intenzioni e parole si celava sempre il mantenimento e il miglioramento del loro status quo raggiunto. E con tali ideali non ci si pone al servizio della comunità, perché in tal modo è difficile percepire la problematica del bisognoso e uniformarsi ai valori ed agli ideali sbandierati.

La stessa argomentazione è valida per i mestieranti, perciò per tutti coloro che han fatto della politica un lavoro per vivere. Questo, ovviamente, non è disdicevole; lo può essere se viene inteso solo come proficua fonte di reddito personale.

Seguito

Chi sono i seguaci e gli aderenti al movimento?

Teoricamente non vi sono pregiudiziali, ma appare evidente che un movimento mancante di alcune classi anagrafiche (giovani, maturi e anziani) non può aspirare ad essere un soggetto egemone nel futuro, ma solo una lobby classista.

I giovani, poi, sono basilari, perché hanno energie da spendere ed entusiasmo da tramandare ad altri.

Un movimento senza giovani è un movimento fallito in partenza; come lo è uno senza maturi ed anziani, perché carente di saggezza e di esperienza.

Savino e la Rosa Bianca chi hanno coagulato attorno a sé?

Sembra che il problema principale sia quello dello sbarramento elettorale alle prossime Europee.

Per sortirne cosa: un paio di deputati a livello nazionale? A che pro se il superare uno sbarramento ipotetico del 5% sarà già un problema, anche se ancora alleati all’UDC?

Non sarebbe forse meglio procedere con un programma omogeneo nazionale (Costituente e creazione del nuovo soggetto) e puntare sulle sole amministrative, con tutte le proprie forze, onde cominciare a radicalizzarsi idealmente sul territorio?

Quest’ultima ipotesi mi pare la maggiormente appropriata, data la carente struttura finora raggiunta nell’organizzazione nazionale.

Vedo, attualmente, due priorità inderogabili.

La prima è il definire con precisione il SoggettoRosa Bianca”, tramite la Costituente, onde farla crescere, dotandola di programma politico completo e di indipendenza da altre forze politiche.

La seconda l’attrezzarsi, ricercando direttamente sul territorio uomini nuovi, spendibili e credibili davanti alla comunità e convinti dei valori e degli ideali che si intendono propugnare.

Le alleanze e le convergenze possibili devono venire dopo questi due basilari primi passi, perché è inconcepibile decidere un tracciato senza sapere prima dove puntare la propria bussola.

Diversamente ogni iniziativa politica, presa in Parlamento da singoli deputati, apparirà come un atto individuale privo dell’imprimatur del SoggettoRosa Bianca”, nominativamente sulla carta, ma praticamente inesistente nella realtà, non possedendo ancora né una linea politica programmata, né una reale identità sociale.

E ciò che non esiste è assai difficile da far capire ed apprezzare al potenziale elettore.

In sostanza non vorrei che la Rosa Bianca personificasse l’asino di Buridano e che ne facesse la stessa fine, indecisa nella scelta tra la biada e il fieno.

Penelope, nell’attesa di Ulisse, faceva la tela di giorno per ingannare i Proci; e la disfaceva di notte per guadagnare tempo.

Che poi si decida di partecipare alle Europee o solo alle Amministrative, appare evidente che il tempo passa, che l’entusiasmo si svilisce e che la tempistica assume connotati maggiormente ristretti.

Già in autunno, dopo il Family Day, si idealizzò il nuovo soggetto indefinito Cosa Bianca, poi tramutata (quasi imposta nel nome) in Rosa Bianca sotto la pressione dovuta agli eventi ed ai transfughi dell’UDC.

Come sia andata lo sappiamo tutti: la Rosa Bianca è ancora indefinita e il resto … pure.

L’asino di Buridano, concludendo, è ancora in attesa di scegliere se cibarsi della biada o del fieno.

Alcuni hanno sottolineato che questa è l’ultima occasione: Savino ne prenda atto e decida il da farsi, unitamente a chi di dovere.

Diversamente si otterrà che, pure con nessuno sbarramento elettorale, l’esistenza del nuovo soggetto politico sarà pregiudicata.