sabato 22 dicembre 2012

Natale 2012.


Carissimi Amici e Lettori,

sicuramente l’anno che volge al termine è stato particolare per tutti, visti i gravi problemi che hanno investito la nostra società: recessione, disoccupazione, tasse a iosa, incapacità dei politici – e dei tecnici - di risolvere i cronici problemi che ci affliggono, e - non ultimo - il malcostume politico (ruberie e abusi) in tutti i partiti, che ha creato disorientamento e profondo turbamento nel cittadino.
Non sono i segni del tempo, ma la fotografia di una “casta” capace solo di usare la res publica per il proprio tornaconto.
Perché anche là dove l’onesto ancora risiede in Parlamento, è ovvio che o sia cieco, oppure taccia per quieto vivere. E anche quando alza la voce … nessuno lo ascolta.

Tuttavia siamo di nuovo a Natale.
Un Natale che dona sempre speranza e gioia a tutti, specie a chi sta nelle angustie, nelle difficoltà e nei dolori. È un giorno particolare di grande festa.
Si spera sempre in giorni migliori, perciò in una vita capace di farci rinascere di nuovo, giorno dopo giorno, in un … mondo (realtà) diverso, pieno d’uguaglianza, d’amore e di tanta felicità.
Natale è la Speranza che si fa certezza. Non solo nella natività storica del Figlio dell’Uomo, ma pure nel nostro essere nati e nel saper ogni giorno rinascere diversi, possibilmente migliori.

Per me è un Natale particolare.
Innanzitutto perché è stato un anno tribolato che ha ricalcato il precedente. Poi perché una malattia velenosa cerca di farsi largo nel mio fisico.
Per cui, siccome solo Dio sa il nostro futuro, spero che questo mio augurio non sia l’ultimo che vi possa fare.

Quest’anno vorrei rivolgermi agli ammalati, specie a quelli gravi. Di qualsiasi tipo.
A loro, con molta serenità e gioia, indirizzo il mio incoraggiamento a continuare a vivere, perché pure la malattia è vita: una vita molto importante da salvaguardare e valorizzare, una vita che val la pena di continuare a vivere lottando.
La malattia non è un peccato da nascondere, né una colpa. È solo una realtà temporanea del nostro essere uomini. Spesso è un parametro importante del vero Valore dell’Uomo.

Già circa dieci anni fa mi fu detta una parola terribile: Neoplasia.
Il luminare che mi stava davanti, vedendomi tranquillo e sereno, pensò che ignorassi il suo significato e con modi garbati indagò sulla mia conoscenza.
Si sentì rispondere: “Guardi che quando Lei succhiava ancora il ciuccio queste cose le studiavo già da molto.
Ora, un altro, ha cambiato parola, ma il significato non è molto diverso: Tumore.
Ho notato che in dieci anni, pur nella diversa sensibilità dei 2 professionisti, la comunicazione è cambiata. Prima si usava un certo tatto nel comunicare, ora si emette rudemente una sentenza. Una sentenza che per molti può essere un trauma. È il frutto dell’evoluzione dei tempi e della coscienza culturale di tutti noi.
Eppure guarii; e sono sicuro di farlo pure ora.
Ho la certezza di vincere.
Questa certezza è la mia Speranza.
Non quella di voler credere che qualcosa possa cambiare, ma la virtù teologale che ti dà la consapevolezza che dentro di te hai le doti per risolvere i problemi, di qualsiasi tipo possano essere.
La malattia è un problema; un problema comunque da risolvere.

Un giorno morirò pure io, ma questo non è un problema. È solo una consapevolezza … scientifica.
E se la malattia attuale sarà più forte del mio fisico (volontà), non per questo mi sentirò sconfitto. Anzi.
Più volte nella vita mi sono trovato accanto alla morte; però non mi ha mai intimorito. La sua vicinanza minacciosa, quasi per assurdo, mi ha dato ulteriore certezza delle mie possibilità.

Ero tranquillo quando non sapevo cosa avessi. Lo sono ora che lo so. Non vedo perché non lo dovrei essere, visto che la situazione è sempre la stessa; è cambiata solo la conoscenza della malattia.
Però ho notato un “Natale” dentro di me: un modo nuovo di vivere con serenità e con gioia, diverso da prima, molto meno vincolato alle incombenze del mondo. Queste hanno ancora importanza, ma assumono il ruolo di mezzo utile a raggiungere un determinato fine. Si evolvono da traguardo contingente a semplice mezzo.

La scienza, la medicina e la chirurgia han fatto passi da gigante. Non sono più quelle di un tempo.
Perciò pure molte malattie che incutevano tremore sono oggi meno devastanti di un tempo. Con queste si può continuare a con-vivere a lungo in buona efficienza.
La miglior medicina psicologica è la serenità interiore del vivere, perché evita l’assillo mentale e le possibili conseguenze negative sul nostro futuro prossimo. Spesso, infatti, la possibilità ha poco a che fare con la reale probabilità.
L’evoluzione della ricerca è il grande Natale operativo dell’uomo, capace non di renderci eterni, bensì di donarci maggiore consapevolezza sulla realtà della nostra vita: una vita che sboccia con la fecondazione, esplode con il parto, si completa con la maturità e prosegue poi, dopo la morte, nell’aldilà.
Uno scorrere cadenzato proiettato verso l’eternità, intriso sempre d’amore.

È Natale!

E il Natale sia la Speranza dentro di noi: quella di continuare a vivere, a progredire, a migliorare  ed ad amare.
Perché se ciò avverrà nella nostra società, allora sarà più facile uscire dalla grave crisi in cui siamo, frutto soprattutto dell’egoismo e della bramosia di pochi, quelli intenti perlopiù a servire Mammona.
La crisi attuale è il “tumore” non della società, ma dell’oligarchia plutocratica della società. Quella che ha innalzato sul trono del governare la priorità assoluta della Finanza sull’Economia e sulla Democrazia.
Tuttavia ha contagiato con la sua metastasi evolutiva anche l’economia reale e la democrazia popolare. Per cui tutti soffriamo.
La crisi non è stata generata dal popolo, non da chi lavora per guadagnare da vivere, non da chi lo fa per far crescere meglio la prole. La crisi è stata generata dalle grandi finanziarie, perciò dalla speculazione selvaggia tesa a potenziare alcuni a scapito d’altri.

Se perdiamo la speranza non crediamo più nel nostro futuro: rinunciamo psicologicamente a vivere e, soprattutto, a lottare e a costruire.
Ci lasciamo sovrastare dalla malattia fisica o sociale.
Perdiamo il senso del Natale.
E nel perdere il Natale perdiamo pure noi stessi, abbandonandoci a quell’abulia del vivere, materiale e sociale, che è il vero tumore della nostra società.
Entriamo, di conseguenza, in quel lasciarci vivere condizionati da fattori manipolati, facendoci trainare dagli impulsi esterni. Quegli stessi che ci presentano il Natale come entità consumistica, che ci presentano non un Valore da vivere, ma solo un’opportunità di venale business.
In questo caso rischiamo di diventare oggetti e numeri, manovrati da altri. Perdiamo la nostra peculiarità fondamentale di Persona.

È Natale!

E il Natale è l’inno della Persona.
Quell’inno che non la pone al centro dell’Universo, ma che ne sancisce la sua basilare peculiarità di entità sociale intorno a cui deve ruotare tutto il resto al suo servizio.

Un caro, affettuoso e sincero Buon Natale a tutti!

Nessun commento: