martedì 26 giugno 2012

Quell’Euro tanto decantato, tanto apprezzato … tanto disastrato e tutto da rifondare.


L’uscita di Berlusconi sull’ non è poi tanto una novità, se non per gli ingenui e gli ottusi.
Tutti gli stati, infatti – Germania in testa – da tempo hanno dei piani dettagliati per abbandonarlo e per salvare il salvabile nell’emergenza.
Perciò, chi si scandalizza, o è un ipocrita o è un demente che non vuol vedere la realtà!
Che si tratti di un € a 2 velocità, di un € molteplice con nomi nazionali – basti pensare alle varie Lire o Dollari nazionali –, o di un ritorno alla vecchia moneta, la sostanza del problema non cambia: l’€ attuale non funziona perché operativo in nazioni con economie e imposizioni fiscali molto diverse, e con un’aggregazione di comodo.
Berlusconi dice pure che dovrebbe essere la Germania ad uscire dall’€ e sotto certi aspetti è condivisibile, perché le restanti nazioni sono più omogenee nei risultati economici e di bilancio; oltre ad essere suscettibili di una maggiore solidarietà economica e finanziaria nel promuovere i correttivi possibili. Basti pensare agli Eurobonds o all’integrazione di un istituto centrale – l’attuale Bce – con poteri effettivi di banca centrale reale e non solo nominale.
La stessa Germania non è che nuoti nell’oro con il Debito sovrano[1] che si ritrova e che è il più alto di tutti i Paesi della zona €. Ciò, tuttavia, non cambia la sostanza del problema.

Creare € diversi nazionali sarebbe come tornare alle vecchie divise, giacché avrebbero rapporti di cambio disuguali tra loro. Ciò concederebbe alla Banca centrale di pertinenza (Bcn) di intervenire con del monetarismo, dando un sostegno importante all’economia propria. Inoltre avrebbe totale libertà di manovra per difendere i propri Titoli sovrani: o intervenendo sul mercato, o sottoponendoli a normative diverse tra emittente e sottoscrittore, o, infine, regolamentandone la contrattazione al solo possesso materiale.
Tuttavia il monetarismo[2] non è la panacea per tutti i mali e deve essere considerato un tampone provvisorio, efficace solo per non effettuare continue svalutazioni secche, assai più deleterie del monetarismo stesso.
Passare a questa politica sarebbe abiurare anche l’Ue, tornando eventualmente alla vecchia CEE.
Il mercato di interscambio commerciale, per la globalizzazione, non potrebbe però più funzionare come un tempo e tutte le nazioni avrebbero le loro belle gatte da pelare, compresa l’attività doganale.
La Germania vedrebbe inoltre crollare la competitività dei propri prodotti per le svalutazioni altrui (o rivalutazione propria), perciò pure le esportazioni versi gli attuali stati Ue, che attualmente coprono la maggioranza del suo export.
Uno dei problemi maggiori sarebbe quello della moneta, che da materiale è diventata per più dei 2/3 solo virtuale. I debiti e i crediti sarebbero, di conseguenza, più immaginari che reali, se non compensati poi dalle varie Bcn con valuta reale o con metallo prezioso.

Uno dei gordiani problemi che in questo caso si manifesterebbero, sarebbe quello della moneta già esistente - materiale o virtuale –, perché non esiste un regolamento che ne impedirebbe la circolazione.
Come considerarla, svalutarla o dichiararla inesigibile, anche se nominale all’emittente, perciò di proprietà della rispettiva Bcn?
Tutto ciò sarebbe solo l’inizio di un disastro annunciato che, con effetto domino, investirebbe sicuramente i Debiti sovrani dei paesi maggiormente in difficoltà; ai quali sarebbe più comodo dichiarare default se non riuscissero a sostenere, anche statalizzandole, le banche proprie, zeppe come sono di perdite accumulate con i Derivati, specie con i CDS.
Uno scenario apocalittico e di sicura miseria per anni.

Ai problemi già esistenti si aggiungono ora quelli di Cipro – in bancarotta – e dei paesi i cui Titoli sovrani sono attaccati nello spread. La Spagna ha già presentato formale richiesta di aiuto per salvare le sue banche, mentre l’Italia rischia a breve di dover fare altrettanto.
Se il sistema finanziario Ue ha retto in quest’ultimo semestre è stato per lo più per l’audace decisione di Draghi di immettere grande liquidità nel sistema, pur nel malcontento (giustificato) della Bundesbank che non si è fatto attendere.
1.300 mld di € in più tranche sono una cifra enorme, anche se da considerarsi come prestito a rendere, pur se a tasso agevolato, specie se concesso come ancora di salvezza alle banche e non destinato all’economia reale.
Draghi, in effetti, ha supplito all’inefficienza operativa della politica, che non ha saputo né decidere, né ideare un sistema nuovo. Tuttavia il suo intervento è stato utile solo a spostare nel tempo il problema e non a risolverlo.
Il Mercato chiede e si aspetta un altro sostanzioso intervento similare (LTRO), sollecitato pure da Obama che, per la crisi in atto, teme di perdere le prossime elezioni.
Tutti questi interventi, tuttavia tamponano solo la deriva rovinosa, ma aggiungono altri debiti a quelli esistenti. Si rischia, pertanto, di far collassare il sistema anche col monetarismo.

Pur criticando spesso la politica della Merkel (Germania), è inutile negare che il rigore sia una politica giusta e irrinunciabile, anche se non gravato dal fardello penitenziale luterano.
Chiedere, come fa Monti, gli Eurobonds, anche se con formule varie, non risolverebbe comunque il problema.
Gli Eurobonds possono essere molto utili solo se sono la conversione degli attuali Titoli sovrani per abbassare gli oneri del tasso, rendendo però la Bce nello stesso momento una vera Fed europea. Sarebbero un peso e un altro grosso problema se fosse un sistema nuovo di fare debito, proprio come la Golden rule da lui proposta e subito bocciata a Strasburgo.

Per capire che il vertice romano fosse stato inutile e fallimentare non ci voleva molta intelligenza: la brevità dell’incontro, la fretta della Merkel di andarsene e la stucchevole lezione/conferenza di Monti, come se fosse una delle sue ex lezioni a giovani universitari desiderosi di apprendere … sapienza.
Infatti, la risposta della Merkel non si è fatta attendere, gelando le Borse e con queste le aspettative del Governo italiano. Una risposta giusta, salomonica e pertinente: o ci si unisce politicamente e si cambia registro, oppure ognuno … va per la sua strada.
Il senso più o meno reale è questo!
Troppi politici, finora, con la scusa della solidarietà comunitaria, hanno preteso che la Germania si addossasse i debiti di tutti: debiti che non sarebbe in grado comunque di sostenere anche con un’economia (Pil) a 2 cifre.

I vari vertici Ue, finora, hanno prodotto al massimo il minimo indispensabile per non far saltare tutto il sistema; ma da debito in debito – Ue, Stati, banche, Mercato – la situazione è ormai insostenibile, aggravata pure da errate politiche internazionali unilaterali[3], che hanno prodotto nei paesi arabi mediterranei non una rivoluzione pacifica, ma una guerra civile più o meno strisciante: da quella reale in Libia alla miseria della Tunisia, dallo scontro armato in Siria all’instabilità egiziana. Fatti gravi che potrebbero precludere a nuovi tragici eventi che potrebbero coinvolgere in modo drammatico altre nazioni.

L’Ue esiste sulla carta, non sicuramente nei fatti. E la Bce assolve un ruolo europeo similare a quello del Fmi, non avendo i poteri reali della Fed.
La Germania ha tuttavia le sue colpe quando pretende riforme – tasse e tagli – che affossano le economie dei paesi deboli, portandoli verso l’inevitabile default.
Ciò che tuttavia lascia allibiti è che nessuno si sogni di correggere il Mercato – regole e prodotti -, né nell’Ue né negli U.S.A.; mercato che in pratica è l’origine vera della crisi, con i buchi che si sono creati in seguito alla speculazione spinta.
In Italia Monti persegue riforme che non servono a nulla, se non a peggiorare la situazione, procedendo in un regime di tipo democratico dittatoriale a colpi di fiducia imposta. I fatti greci precedenti non gli hanno insegnato nulla.
Riforme che possono servire a dare maggiore potere all’alta finanza, privando l’economia reale di ogni risorsa disponibile.

La salvezza non viene né dalla Germania, né da Hollande (Francia), che da politico mestierante non possiede una visione focale dei problemi da risolvere. La sua linea economica è, infatti, dovuta alla necessaria contrapposizione a Sarkosy.
La salvezza viene da una vera volontà di risolvere i problemi sul tappeto, affrontandoli con decisione e impedendo al Mercato di dilatarli all’infinito, compresa l’eventuale nazionalizzazione delle banche più esposte, lasciando ovviamente agli speculatori i danni da … riscuotere e garantendo solo i depositi (risparmi) dei cittadini sui c/c.
L’€, ora, non è un grande, ma un immenso problema. O lo si affronta e lo si risolve, oppure ci si divide.
E lo si risolve partendo proprio dalla Grecia che, non a caso, è stata la prima vittima dell’insipienza comunitaria decisionale, oltre che, come tutti i paesi in difficoltà, ad averci messo del suo.
La Grecia non può stare nell’€ e salvarsi da sola nello stato in cui è. E con lei tutti gli altri paesi deboli che sono sull’orlo del default.
Perciò la Grecia sarà o la risoluzione vera del problema o la metastasi che dissolverà l’€ e l’Ue.



[1] - L’esigenza di rigorismo e monetarismo nell’Ue in crisi.


[3] - Si ricorda a proposito la neutralità della Germania – in pratica contrarietà – all’intervento militare Nato in Libia.

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