venerdì 22 giugno 2012

Alcuni pensieri in libertà sul Governo greco.


I risultati delle elezioni greche hanno consentito di formare un governo, grazie e soprattutto al premio di maggioranza relativa – 50 deputati – ottenuti da Nea Demokratia.
Antonis Samaras ha dovuto tuttavia fare una nuova ammucchiata, perciò costruire un accordo (quasi impossibile politicamente) con partiti avversi e opposti alla dx.
Senza tale premio – se ci fosse stato il proporzionale – questo governo, maggioritario in Parlamento ma minoritario nel Paese, non sarebbe stato possibile.
Ecco perciò che la tanta decantata vittoria dell’€ in Grecia è, in effetti, una vera sconfitta proporzionale, anche se il secondo partito in suffragi – la Sinistra Radicale Syriza – non ha mai dichiarato la volontà di uscire dall’€, ma solo di ricontrattare tutto ciò che il Governo tecnico di emergenza aveva pattuito con la Troika e fatto approvare sotto la minaccia del default.
In pratica con la stessa modalità usata in Italia dal governo Monti, che procede sempre e tuttora a voti di fiducia.

Elezioni Grecia 2012
Lista/Partito
Voti
%
Seggi
%
Nea Demokratia
1.825.609
29,66
129
43
Syriza
1.655.053
26,89
71
23,67
Pasok
755.832
12,28
33
11
Greci Indipendenti
462.456
7,51
20
6,67
Alba Dorata
425.980
6,92
18
6
Sinistra Democratica
385.079
6,25
17
5,67
KKE
277.179
4,5
12
4

Sommando i partiti che formano il Governo si vede benissimo che non raggiungono la maggioranza proporzionale.

La conseguenza politica immediata è che i 2 partiti che hanno sostenuto il governo tecnico sono franati nei consensi, uscendo nettamente sconfitti dalle 2 tornate elettorali. Prima, infatti, insieme avevano circa il 78% dei consensi.
Ne consegue che il vero vincitore – anche se per scelta propria sta all’opposizione – sia Syriza, capace di incrementare il proprio consenso con l’elettorato in entrambe le tornate. Nelle elezioni 2009 aveva ottenuto solo il 4,6%, per balzare un mese fa al 16,78% e incrementare il proprio bottino di altri 12 pt ora.
Nea Demokratia ha avuto risultati contrastanti, franando un mese fa al 18,85% rispetto al 33,48% del 2009, per recuperare 11 pt ora.
Altro dato eclatante è stata l’astensione, costantemente in crescita e giunta ben al 37,53%, incrementando la percentuale di 2,63 pt rispetto ad un mese fa.
Una costante disaffezione alla politica che coinvolge tutta l’Ue e non solo la Grecia, frutto dell’incapacità dei politici di affrontare e risolvere i gravi problemi che affliggono tutto il mondo occidentale in particolare, specie se la loro attenzione è rivolta non tanto all’economia reale, bensì agli interessi della finanza internazionale.

Il risultato pratico di un simile Governo è che per reggersi Samaras ha dovuto accettare un cambio di rotta rispetto alla sua politica originale: impegnarsi a ricontrattare quasi in toto il piano precedente.
E se ciò non succederà per l’intransigenza della … Merkel, è ovvio che i tagli ulteriori che dovranno essere fatti, per continuare a ottenere il prestito di 130 mld, renderà il Governo debole e vacillante, oltre a scardinare la pace sociale.
La stabilità del Governo greco è in buona parte in mano all’Ue, se sarà in grado di accondiscendere alle nuove richieste avanzate. Diversamente  rischierà di durare assai poco. Comunque sia, in entrambi i casi, la Grecia non sarà salva, ma procederà nella sua lenta agonia per gli alti tassi da corrispondere sui propri Titoli sovrani e per la grave recessione che sta subendo, frutto di un’imposizione Ue dissennata.

La Grecia ha le sue colpe, specie di sperpero e di bilancio. Ed è assai singolare che la maggioranza relativa sia spettata proprio a quel partito che aveva truccato anni fa i bilanci, portando lo Stato in un ginepraio di necessario rigore.
La sua salvezza, tuttavia, non verrà dai prestiti Ue – attuali e eventualmente successivi -, ma da un’inversione netta della politica attuale Ue.
Con la Grecia ci si salva, o con la Grecia si affonda tutta l’Ue.

In base ai risultati ottenuti in Grecia una meditazione andrebbe fatta sulle pressioni che certa politica sta facendo per cambiare la nostra legge elettorale attuale, pessima fin che si vuole, ma in grado, con il premio di maggioranza, di poter dare un probabile governo bipolare al Paese. L’intendimento di molti pare sia il ritorno al proporzionale, anche perché certe forze politiche non apprezzano il bipolarismo, giacché toglie loro molto del potere contrattuale (di veto) che il proporzionale può dare.
Non sono tra coloro che già danno per scontata la vittoria della Sx alle prossime elezioni, sia che avvengano in autunno o nella primavera prossima.
Le coalizioni sono solo teoriche e molto inastabili sia a dx che a sx. Ipotizzarle oggi, stante gli attriti esistenti, sarebbe solo un esercizio di fantapolitica, basato per lo più su sondaggi ballerini, molto ma molto relativi per la campionatura usata.
Basti, ad esempio, citare il risultato di Palermo, dove il candidato uscito dalle primarie è stato nettamente surclassato da un candidato che non ha riconosciuto l’esito delle primarie stesse nella coalizione, pur se a percentuale molto minoritaria.
Ipotizzare poi lo stato reale dell’economia tra alcuni mesi è un’opera titanica, proprio perché soggiogata dalle manovre speculative della finanza internazionale.

La recessione sarà ben maggiore di quella prevista e forzerà il Governo verso altre manovre correttive e di austerità.
Da indiscrezioni che privatamente mi sono giunte, pare che si stia già analizzando la possibilità del blocco (soppressione) delle tredicesime anche fino a 3 anni consecutivi, oltre ad una riduzione per decreto degli stipendi tra il 5% e il 10%, specie se non si provvederà a riformulare le regole di Mercato, perciò ad impedire alla speculazione selvaggia di attaccare lo spread dei vari stati.
La Fed ha rivisto al ribasso il Pil U.S.A. di un punto circa nel triennio 2012/2014; ma neppure la Germania nuoterà in buone acque perché già in stagnazione e in probabile recessione nel 2013.
Il suo mercato principale è il mondo occidentale, specie nell’Ue, dove si sta producendo una costante e accentuata riduzione dei consumi.

La parola d’ordine che oggi si sente nei proclami politici è quella del rilancio dell’economia e del Pil, cosa che i governanti attuali non hanno saputo fare in 4 anni di crisi.
Si continua a dire in ogni circostanza che la riunione prossima sarà decisiva; tuttavia in realtà si continua a posporre la risoluzione dei problemi e a non decidere.
Molto probabilmente ciò avverrà anche nell’incontro del 28 p.v.

Nessun commento: