La Merkel non molla e giunge ad affermare: “Mai gli Eurobonds finché sarò viva!”.
In effetti, non gli si può dare torto; anche perché, da come li vogliono intendere gli altri, non sarebbero altro che aggiungere altri debiti a quelli già esistenti e consistenti, scaricandoli poi sul sistema Ue, quindi in buona parte anche sulla Germania.
Le prospettive sul vertice non sono molte buone, nonostante i due incontri ravvicinati preparatori (Roma e Parigi) tra le 4 maggiori economie Ue, anche se qualcosa bisognerà pur fare. L’aspettativa negativa si ripercuote sui mercati, con affondi sostanziosi specie nelle borse dei Paesi che più hanno bisogno attualmente del sostegno/aiuto comunitario: Spagna e Italia. Mentre nello stesso tempo lo spread rialza prepotentemente la testa, proprio mentre la piccola Cipro chiede aiuto per non fare default come la Grecia.
Facendo di conto, in base alle richieste ufficiali finora avanzate per aiuti, tra i paesi P.I.I.G.S. mancherebbe solo l’Italia (comunque in seria difficoltà in tutto: spread, bilancio, entrate tributarie, disoccupazione, recessione, maggioranza politica reale); però si è aggiunto Cipro, mentre altri (Belgio, Olanda e Francia) cominciano ad avere il fiato corto.
L’analista non ha il dono della preveggenza, né la sfera di cristallo per sapere cosa potrà succedere realmente. Si affida perciò a sommare le possibili varianti, puntando sull’eventualità che riscuote maggiori probabilità, anche se, durante il vertice, pressioni e proposte possono modificare velocemente la trattativa tra i partecipanti.
Parto dal presupposto della teoria dei giochi, basandomi sulla principale che afferma che non vi è mai un gioco a costo zero. Di conseguenza allo stato attuale, avendo tutti qualcosa (tanto) da perdere, nessuno spingerà la situazione verso lo scontro di rottura, neppure quei paesi che hanno bisogno più degli altri del sostegno di tutti. E poi, tolta la Merkel, tutti gli altri partecipanti sono dei comprimari che non hanno carisma o potere politico; al massimo solo qualche … spocchia d’averlo.
Citerò come esempio esplicativo la Guerra fredda, che nel secolo scorso non scatenò mai la terza guerra mondiale, appunto perché tra i due blocchi un attacco atomico avrebbe comportato un’inevitabile risposta drammatica. Anche il vincitore ne sarebbe uscito con le ossa rotte e con una situazione ambientale degenerata per molti decenni.
Presumo che la situazione resterà in stallo anche nel vertice dei prossimi 2 giorni, per 2 motivi:
a) Nessuno ha interesse a rompere ed a uscire dall’€, neppure la Grecia, anche se nella coalizione vi fosse Syriza.
b) Nella diplomazia non vi sono ancora idee concrete su come ideare una nuova società economica, né a livello nazionale, né a quello comunitario Ue.
Eurobonds o Eurobill non cambieranno la sostanza del problema: con la recessione in atto i rispettivi Debiti sovrani tenderanno a dilatarsi e si dovranno affrontare altre manovre correttive per lo stability compact. Ciò imporrà tagli e possibili nuove tasse; che avranno per conseguenza di contrarre ulteriormente i consumi, aumentare la disoccupazione e ridurre il reddito dei cittadini.
Tutto ciò comporterà alle elezioni altri cambi di guardia al timone dei governi, compresa la Germania dove la Merkel rischia assai.
Sicuramente si addiverrà forse all’accordo per usare l’Esfm/Esm per contrastare lo spread; ma con le cifre imponenti in gioco e con la fame di liquidità dei paesi in difficoltà i fondi saranno subito dilapidati in poco tempo, con lo stesso risultato parziale dei 1.300 mld di € della Bce immessi sul mercato interbancario a tasso stracciato.
In Italia il Parlamento ha approvato a colpi di fiducia la Riforma del lavoro, più per dare a Monti una “patacca” da mettersi sul petto al vertice, che per la convinzione del valore della stessa.
Infatti, non risolverà in alcun modo il problema occupazione, semmai incrementerà la disoccupazione. Non per nulla Squinzi (Confindustria) l’ha definita una grande boiata; e molti nei partiti si sono affrettati a dire che dovrà essere rimaneggiata prossimamente. In pratica: nuovamente rifatta.
Lo stesso Parlamento dà l’appoggio a Monti come mandato a trattare data la gravità del momento, ben sottolineando che però da lunedì questo Governo sarà un osservato speciale.
Si discuterà anche di affidare alla Commissione poteri atti a riformulare i bilanci nazionali di quei paesi che non rispetteranno lo stability compact; ma è ovvio che su ciò vi saranno forti resistenze nazionali, deboli solo per quelle nazioni che hanno l’acqua alla gola.
Un commissariamento siffatto equivarrebbe ad una vera cessione di sovranità, perciò a diventare una colonia non tanto della Commissione Ue, ma dei paesi maggiormente forti. Perciò la Germania.
Avrebbe comunque bisogno di un apposito Governo centrale o, in alternativa, di uno specifico Ministero delle Finanze Ue, attualmente non esistenti.
Ciò imporrebbe la modifica di alcuni articoli del Trattato, cosa che sarà difficile effettuare in 2/3 giorni di vertice.
I Mercati però non aspettano e si muovono di conseguenza in assenza di prospettive valide, magari attaccando ulteriormente lo spread e creando altri danni alle economie in forte difficoltà, come già avvenuto per la Grecia.
I capi di Stato o di Governo che partecipano al Vertice non hanno, poi, alcuna idea su come contrastare il mercato, né una volontà di riformularlo con regole nuove atte a impedire danni futuri. Sono, infatti, tutti a tendenza neoliberista.
Difficilmente si troverà un accordo anche per istituire la Tobin tax, visto che molti paesi, specie quelli con bilanci sani e con poco Debito sovrano non ne vedono l’utilità e la avversano. Tassa che, comunque, dovrebbe essere approvata all’unanimità per diventare operativa, con il rischio di spostare su altre piazze la trattazione mobiliare.
È possibile che alcuni minaccino l’uscita dall’€, non spingendosi però oltre. Al massimo la useranno come arma contrattuale, sia che ciò possa riguardare un paese forte, oppure uno estremamente debole.
L’eventuale uscita dall’€ - o il creare € a differenti velocità – comporterebbe una turbolenza di mercato difficilmente contrastabile e i cui risvolti sarebbero negativi e traumatici non solo per la zona Ue, ma per tutto il globo.
Ecco perché altre nazioni – U.S.A. in testa – premono perché vengano adottati dei provvedimenti, se non altro minimi e calmieranti.
I vari vertici Ue fin qui effettuati hanno sempre prodotto grandi aspettative, seguite da immediati riscontri positivi del mercato, che si sono esauriti subito in poche sedute.
Ciò succederà pure ora, perché le nazioni forti non hanno alcuna intenzione di addossarsi i Debiti altrui e quelle deboli non possono abbandonare l’€.
Si raggiungeranno quindi altri compromessi minimi, che sposteranno solo più avanti i problemi, facendoli incancrenire ulteriormente fino alla metastasi finale.
La speranza però è dura a morire e come dice Foscolo[1]: Anche la Speme, ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve tutte cose l’oblio nella sua notte.
La speranza porta però a trattare, quindi a costruire, per non essere ingoiati dalla notte distruttiva del disfacimento.
[1] - Ugo Foscolo – I sepolcri.