domenica 15 gennaio 2012

L'anno dei laghi alpini.


Andare in montagna non significa raggiungere sempre una cima. Nella mia vita errabonda di altura ho incrociato moltissime persone che, come obbiettivo, puntavano solo a dei piccoli specchi lacustri, magari con pargoli al seguito e con famiglia al completo.


Ne ho incrociate alcune addirittura patriarcali, dove si spaziava dal nonno fino al bisnipote, magari accucciato nel seggiolino paterno posto sulle spalle come uno zaino.



I lago alpino difficilmente è molto vasto, anche se ve ne sono alcuni. È, però, sempre un punto di riferimento importante, sia per l’alpinista che per il pastore o mandriano.


Le sue sponde concedono quasi sempre piccoli pianori dove bivaccare, distendersi, giocare e prendere il sole. Le sue acque, che a seconda della conformazione geologica cambiano colore, concedono non solo refrigerio, ma pure la possibilità di abbeveraggio, essendo difficilmente inquinate.



La tipologia dei laghi alpini è molto varia, proprio come la quota a cui li si può trovare. Talora capita anche di vederne alcuni con nevai o ghiacciai penetranti a mo’ di ariete nel loro specchio; ma, anche se raramente, se ne può trovare alcuni posti proprio in mezzo ad un ghiacciaio, che noi alpinisti chiamiamo di norma lago fantasma. Quest’anno, infatti, lo si vede, il prossimo anno non esiste più. Sono le stramberie della natura in lento ma costante movimento ed evoluzione.


Tra i laghi fantasma vi sono anche quelli che si possono adocchiare, pur sempre nello stesso posto, molto raramente. Sono per lo più in alta quota e magari compaiono pochi giorni all’anno – o solo a distanza di anni - alla vista del viandante alpino, perché il caldo ha fatto scomparire il nevaio che li copre quasi perennemente.



Di norma sono un punto di riferimento anche per gli animali selvatici. In certi periodi alcuni hanno le loro rive ricoperte di fiori coloratissimi, profumati e variopinti; se stanno morendo o se sono già defunti, nei mesi estivi il loro acquitrinoso specchio si riempie di simpatici batuffoli bianchi, ondeggianti leggiadramente all’aura improvvisa. Gli esperti affermano che, in tale caso, il lago è morto almeno da oltre un secolo.


Hanno forme svariate che lasciano spazio alla nostra fantasia di fantasticare sulla loro origine.



Per quest’anno ho deciso di dedicare a loro la bacheca mensile, iniziando proprio da un lago fantasma che, come tale, su quel ghiacciaio vidi solo una volta.


Quest’anno, perciò, punterò i miei passi di ormai appagato alpinista su loro, capaci di darmi ristoro, sensazioni, rumori … antichi di fruscii e ricordi, talora anche di … decenni fa.


Sicuramente nello sceglierne uno ogni mese, ne dovrò tralasciare altri. I laghi alpini, infatti, sono di norma assai più numerosi delle vette che li sovrastano.



Buona visione a tutti, magari sognando ad occhi aperti.



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