Alcuni storici fanno risalire il toponimo Presolana al Medio Evo; e precisamente alla guerra condotta da Carlo Magno (742-814) contro i Longobardi negli anni 773-774, terminata con l’assedio e la conquista di Papia (oggi Pavia), capitale del Regno Longobardo. Perciò, viaggiando tra scarni cenni storici e leggenda, nasce in quel periodo la denominazione attuale della Presolana.
Si racconta che le armate Franche, guidate da Carlo Magno, nell’anno 774 occupassero tutta la Valcamonica in cinque tappe, partendo da Lovere fino al Passo del Tonale. Nella prima le armate raggiungono Boario, nella seconda Breno, nella terza Grevo, nella quarta Edolo e nella quinta il Tonale.
A Breno vi era la rocca longobarda del feudatario Principe Alano, proprio dove si trova oggi il castello di Breno. Costui, dalla sua rocca, controllava e governava tutta la valle con un buon esercito; ma tuttavia non era minimamente in grado di contrastare l’imponente esercito franco. Perciò, per non essere annientato, corse incontro a Carlo Magno e si sottomise a lui. Carlo Magno accettò il suo vassallaggio e per ricompensa lo lasciò al suo posto al comando e a presidio della valle.
Avvenne, però, che quando Carlo Magno se ne fu andato verso Brescia, Alano riprendesse e instaurasse di nuovo il potere longobardo, arrestando il piccolo presidio franco ch’era stato lasciato per riscuotere le tasse e per l’amministrazione ordinaria. Alcuni franchi riuscirono però a sfuggire alla cattura e, datisi alla fuga, raggiunsero Carlo Magno per aggiornarlo. Questi tornò sui suoi passi con buona parte dell’esercito per riprendere il controllo della rocca e della valle.
Alano, vistosi perduto e non avendo alcuna possibilità di battere l’esercito franco, pensò bene di fuggire sui monti per sottrarsi alla cattura e all’annientamento. Perciò, col suo esercito imboccò la selvaggia Valle di Scalve e giunse a Colere. Da qui, vedendo che l’esercito franco lo inseguiva pur a considerevole distanza, pensò bene di salire ancora più su, giungendo al Passo dello Scagnello (2.078 m) e divallando quindi coi suoi verso Valzurio. Si accampò nella piana del Moschel (1.265 m), pensando d’essersi così sottratto all’inseguimento.
I Franchi, però, non si dettero per vinti e dopo averli individuati valicarono pure loro il Passo dello Scagnello con buona parte dell’esercito, ingaggiando battaglia coi Longobardi nella piana in cui questi s’erano accampati. Dopo strenua difesa Alano si vide sopraffatto. Perciò, per sfuggire alla cattura si diede alla fuga con dieci suoi fedeli nobili cavalieri, cercando scampo sui monti circostanti. Giunti nella zona dove si trova l’attuale rifugio Rino Olmo, valicarono il Passo degli Agnelli (1.950 m) e si rifugiarono con i cavalli nella grande Grotta dei Pagani (2.259 m).
Un nutrito manipolo di Franchi, però, li inseguì; e, grazie alle tracce lasciate in alto dai cavalli di Alano sulla neve ancora presente in altura, riuscirono a individuare il tragitto e a trovare facilmente dove si erano nascosti, arrestandoli e incatenandoli.
Ne consegue che il toponimo Presolana provenga, secondo questa storia/leggenda da quei fatti bellicosi, grazie all’assonanza del luogo dove fu “Preso Alano” in “Presolana”. Non solo. Infatti la grotta in cui fu catturato Alano e i suoi fu chiamata da allora “Grotta dei Pagani”, essendo i Longobardi pagani rispetto ai Franchi, ch’erano cristiani.
Carlo Magno si portò seco incatenato Alano, giustiziandolo probabilmente poi. Però, prima di lasciare Lovere e la Valle Camonica, con editto imperiale stabilì che due importanti rocche avanzate longobarde venissero trasformate in chiese e santuari cristiani. Che sarebbero oggi i due santuari: della Madonna della Torre a Sovere e quello di S. Giovanni sul Monte Cala a Lovere.
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