Vecchio condor.
Voglio volare!
Dal picco del Frate mi
slancio in picchiata sul lago.
Vi plano leggero e felice nel
gelo invernale.
Lo specchio cobalto non è, ma
di un grigio gelato,
mentre il sole lassù splende
ammiccante e gioioso.
Voglio salire!
Vibran frementi le ali nel
fendere il cielo ghiacciato,
ma il sol cristallino
illumina solo: non scalda.
Pulsa veloce il cuore nel
petto. Ho le ali spossate,
una giovanil mente e il possente
fisico or debilitato.
Voglio guardare!
A Grioni e sopra ancora per gli
immoti vuoti pascoli
come un condor veloce bramo
assai volteggiar.
Sono felice, o Dio, quassù presso Te. Ti scruto!
Incanutito e eterno Tu sei e ancor
più vecchio di me.
Voglio vivere!
La cascina e i ginepri son sotto
nel bianco innevato,
del monte che sfoggia il suo candido
aspetto;
mi salutan dal basso e li contraccambio
appagato.
E sono con Te, in eterno,
nell’empireo mondo beato.
Voglio restare!
Lasciami, Tu, lassù, Signor,
dove Ti possa scrutare.
Là, sotto il cielo cobalto e
il pino imbiancato.
Là, sotto il vecchio superbo
gran noce della cascina,
là dove Billyno scorrazza
con Bruno sempre appagato.
Voglio amare!
Laggiù l’aggraziata Naziati attende fremente di gioia
che il vecchio condor scenda dall’alto del cielo.
Da vecchi, Buon Dio, è ora molto
difficile amare.
Tu lo sai, io lo so; ma almen
nella mente lasciacelo fare.
Sam Cardell
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