Se oggi
un medico dicesse così al proprio paziente, anziché il canonico trentatré, con molta
probabilità si sentirebbe rispondere Diciotti.
Il
bombardamento mediatico sulla vicenda politica involontaria di tale nave è,
infatti, giornaliero.
Su
questa vicenda si scontrano non soltanto le forze politiche, ma nella diatriba
intervengono pure, pur se con modalità diverse, anche quelle giudiziarie e
religiose.
La magistratura indaga per sequestro
di persona, e altro, contro il Ministero dell’Interno, la chiesa si offre con tanto buonismo di ospitare i “migranti”, l’opposizione –
per lo più il derelitto Pd – carica come un caprone la maggioranza gialloverde, dimenticando
la linea politica intrapresa con Minniti.
La
questione migranti è, e resterà in tutta l’Ue, il campo di
battaglia politico sul quale raccogliere consenso elettorale. Sarà, volenti o
nolenti, l’ago della bilancia che detronizzerà partiti al governo o porterà al
comando le opposizioni.
Non per
nulla in molte nazioni i partiti al governo hanno virato di netto sull’impostazione
data da loro in passato a questa problematica.
La mia
prima osservazione (quesito) riguarda la magistratura.
Chi ha
spesso viaggiato sa che quando si giunge in un qualsiasi aeroporto straniero di
questo mondo se non si hanno i documenti di riconoscimento si viene bloccati al
suo interno, in quell’area definita di transito che in pratica è l’area di nessuno.
Interessante
sarebbe chiedere al magistrato indagante se questo possa considerarsi un
sequestro di persona. Suvvia: non facciamo ridere i polli.
A quanto
risulta dalle cronache, infatti, spesso i migranti non hanno con sé alcun
documento e talora in passato si rifiutavano pure di farsi identificare e di
rilasciare le proprie impronte digitali.
Sorvolando
poi sul fatto perché questa gente spenda migliaia di dollari per imbarcarsi da
clandestino su un barcone, anziché il modo più economico di viaggiare
legalmente su un aereo di linea o su una nave regolare con molti meno rischi.
La Lombardia
ha molti sudamericani, qua giunti in aereo col solo visto turistico e poi qua …
rimasti.
La
seconda osservazione riguarda la chiesa.
Pochi
giorni fa il Cardinale Scola ha testualmente affermato: il Papa non dice che bisogna accogliere tutti,
ma che non si può accogliere tutti.
Ovviamente
non ha aggiunto, né il Papa né il Cardinale, quale sia il limite di
accoglienza. Perché il quesito non è tanto l’interrogativo filosofico su quanti
sassi ci vogliono per fare un mucchio di sassi, ma investe il significato
stesso di accoglienza, che con sé porta altri concetti, tipo: mantenimento,
autosufficienza, integrazione dignitosa, lavoro, casa, spese sanitarie e via
dicendo.
La
chiesa si è offerta di accogliere i migranti e di trasferirli a Rocca di Papa, salvo poi correre
subito ai ripari distribuendoli a pioggia su una trentina di diocesi per le
vibranti proteste dei residenti di quella località. Poiché, come si sa, tre gocce
spesso cadono inosservate; ma non un fortunale.
Perché è
ovvio che, come è già successo in alcune parrocchie, i fedeli poi disertino
pure la chiesa per vari motivi, il primo dei quali è d’essersi autotassati per
costruire strutture per la propria comunità, che vengono poi destinate ai
migranti senza il loro consenso. Emblematico, in proposito, è il caso di Lizzola.
La CEI declama (fiera) che nelle varie diocesi accoglie già in proprie
strutture più di ventiseimila migranti.
Sarebbe
interessante chiedersi, col buonismo caritatevole economico, quanti ne potrebbe
accogliere, continuerebbe ad accogliere e ne vorrebbe accogliere se lo Stato
non le corrispondesse la retta giornaliera di almeno € 35 per migrante. Perché,
diciamola pure tutta, la chiesa è anche una struttura economica e come tale con
la “carità” fa spesso affari con le sue varie onlus o consorterie.
Anni fa
partecipai a un convegno con un Cardinale sul problema delle scuole paritarie.
Il
cardinale sosteneva che lo stato avrebbe dovuto assumersi anche tutte le spese
di gestione di tali scuole, perché diversamente la parità veniva falsata e
relegata solo al titolo di studio.
Dissi
che su ciò potevo essere pienamente d’accordo. Tuttavia chiesi al prelato se in
tal caso di “parità totale” l’accesso alle scuole religiose fosse stato
gratuito e aperto a tutti. No – mi disse il prelato – resterebbe sempre
comunque la retta.
La
chiesa, infatti, ha sempre ritenuto che le spese fossero a carico di altri
(fedeli o stato), mentre i proventi fossero solo propri.
Un’ultima
mia osservazione al concetto di accoglienza: l’accoglienza è volontaria,
gratuita e individuale. Era la “carità” degli antichi offerta al forestiero,
sotto il nome di ospitalità.
Quando la
chiesa la praticherà in questo modo, senza alcun contributo statale, mi troverà
pienamente consenziente.
La terza
considerazione è per la politica e l’impatto sociale che il problema migranti
comporta.
La Merkel, pressata dal terrorismo, dall’opinione pubblica, dalla
compattezza del proprio governo e dal calo del consenso elettorale, ha cambiato
gradualmente strategia su questo problema, dopo la spontanea apertura ai
siriani durata peraltro pochi giorni.
La Spagna, dopo aver accolto la nave con i migranti rifiutati da Salvini e dopo gli assalti a Ceuta, ha invertito la
rotta.
Macron in Francia, da buon viziato fanciullo plagiato dalla nonna, a parole
sostiene i migranti dando addosso all’Italia, ma poi da mesi blocca Ventimiglia e con i suoi gendarmi rifiuta tutti. Non offre neppure un porto
per un isolato approdo umanitario.
I paesi visegrad non accettano neppure un ricollocamento e han costruito barriere
ai propri confini per impedire l’accesso di migranti sul loro territorio.
L’Ue,
bontà sua, ha offerto l’obolo all’Italia perché accettasse e si tenesse i
migranti.
L’Ue si
gioca non tanto la faccia, ma la stessa esistenza dell’Unione su questo
problema. Infatti, se alcuni paesi hanno accettato inizialmente alcune decine
di migranti in modo volontario, ora per il caso Diciotti non se ne è trovato
uno disposto a farlo.
Perché? Perché
l’opinione pubblica dell’elettorato nazionale ed europeo condiziona le scelte
di tutti i governi. Le elezioni europee sono tra pochi mesi e molti partiti
schierati un tempo a favore dei migranti ora temono il peggio.
Ecco perché
Dublino resiste!
Una domanda
economica si pone all’attenzione di tutti: perché si trovano i soldi per
mantenere i migranti ma non per sostenere le fasce deboli dell’elettorato,
specie di quelle sotto i mille euro mensili (elargiti per i migranti) anche se
han pagato per decenni tasse e contributi?
La risposta
mi pare semplice: i migranti sono un business per molti, specie per molte lobby
che senza di questi farebbero magri affari, compreso il consenso elettorale.
Lo è per
i partiti di opposizione, perché cavalcano la linea opposta a quella
governativa, onde attrarre e incrementare consenso con la problematica
umanitaria o pseudo umanitaria. Lo è per le consorterie religiose che con le onlus
fanno affari, mettendosi pure l’aureola per la carità buonista (ben retribuita)
profusa. Lo è per quegli albergatori che nei mesi morti continua a lavorare con
i migranti. Lo è per i comuni, che accettandoli hanno ricevuto finora benefit
statali consistenti.
Il problema
migranti, in sostanza, non verrà risolto fin quando i vari stati dell’Ue non
stabiliranno delle sostenibili politiche emigratorie, capaci di sincronizzare quei
complessi meccanismi economici basati su produzione, importazione, esportazione
e consumi interni.
Siamo nell’economia
politica globalizzata, quella della finanza, del business, della speculazione e
dei derivati. Che con sé trascina pure una migrazione globalizzata e una
montante povertà globalizzata.
E,
spiace dirlo, siamo pure nella chiesa … globalizzata. Quella chiesa che ai
valori e alla morale sostituisce quell’apertura pelosa a tutto e a tutti, anche
se poi non si può accogliere tutti. Facendo però affari.
Qualcuno
si ricorda il Polacco quando declamava: aprite le porte a tutti? E qualcuno conosce
le capacità culturali degli innumerevoli attuali cardinali … pincopallini?
Certo, Papa Francesco viene dal terzo mondo
e di questo incarna le aspettative, facendosene paladino. Aspettative che di
norma non hanno alla base un supporto culturale approfondito, ma solo
epidermico.
Vi è il
problema pedofilia e omosessuale pure nelle alte gerarchie? Beh, chiediamo
perdono per queste malefatte, magari silurando gli esponenti più chiacchierati.
Vi sono
morti per guerre, disastri naturali, naufragi o tragedie strutturali? Beh,
affidiamo i morti alla misericordia del buon Dio e si preghi perché Dio doni ai
loro familiari coraggio e rassegnazione.
Vi sono
flussi consistenti di migranti illegali e non di emigranti? Beh, accogliamone
buona parte, fin quando abbiamo strutture sufficienti a ospitarli. Però a spese
… del contribuente.
Ma, il
buon Dio, risolve i problemi per la preghiera dei tanti o molti che
giornalmente lo invocano su tali tematiche?
Il problema
migranti non si risolverà fin quando non si comprenderanno appieno le
sostanziali differenze ed esigenze insite nei due concetti diversi, in pratica
opposti, di migrazione ed emigrazione.
Perché queste
due parole hanno caratteristiche, problematiche, cause ed effetti molto diversi
tra loro. Tanto immediate quanto eziologiche.
L’emigrazione
programmata porta ricchezza e crescita; la migrazione solo costi e alti rischi
sociali. L’emigrante è autonomo; il migrante da sostenere.
E i
problemi non si possono risolvere se non vengono percepiti esattamente,
accomunandoli solo in un unico calderone culturale.
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