lunedì 25 dicembre 2017

L'essere buoni a Natale.

 
L’unico Vangelo che descrive il Natale è quello di Luca. Pure Matteo parla della nascita di Gesù, ma solo indirettamente; perciò non descrivendola, ma solo accennandovi.
Come si sa Luca era discepolo e assistente di Paolo di Tarso. Entrambi non erano nell’entourage di Gesù, ma si convertirono dopo.
Ambedue conoscevano il greco, perciò pure la tradizione greca. Ciò significa che nella predicazione è molto probabile che ammantassero alcuni eventi con quelle teofanie indirette proprie del paganesimo ellenistico.
Personalmente credo che quanto Luca descrive in 2, 9-15 (gli angeli che annunciano la nascita ai pastori) appartenga a questo filone figurativo e interpretativo.
 
Ciò che traspare evidente è che il Padre, mandando i suoi angeli annunzianti e gaudenti, sia euforico per la nascita del Figlio. Come lo sono tutti i padri di questa terra.
Certo è che nessun angelo viene mandato dal Padre e appare durante la crocifissione. In questa vi sono solo alcuni quadri indiretti (Mt 27, 51-53; Mc 15, 38; Lc 23, 44-45), catalogabili anche come normali e occasionali eventi fisici e astronomici.
 
Quando un bimbo nasce la famiglia d’appartenenza è gioiosa. Il figlio è un evento che arricchisce la famiglia, dandole un discendente o facendola crescere di numero.
Tutto ciò che arricchisce, crea gioia. Spesso la gioia crea disposizione alla bontà.
La bontà è un’attenzione specifica rivolta a un essere diverso da sé stessi: trasmette all’altro parte delle proprie potenzialità.
Essere buoni significa essere disponibili verso altri.
 
Il Natale cade il 25 dicembre: è una festa pagana relativa alla nascita del dio Sole, che ha le sue fondamenta nel solstizio d’inverno. E i cristiani la fecero propria dopo la presa del potere con Costantino (28 ottobre 312 dC). Presa di potere avvenuta non con l’amore, bensì con la spada.
Dalla nascita del sole si passò a piè pari alla nascita di Dio. Il primo diffonde luce e calore materiale sulla terra, il secondo luce e calore spirituale. Vi è un semplice passaggio fisiologico e intellettivo tra materialità e spiritualità. Quando la materialità è assodata e scontata, l’uomo tende ad ammantarla, nobilitandola, di spiritualità, perciò di arcano.
È la storia dell’escatologia.
 
A Natale tutti paiono più buoni. Salvo poi scoprirsi identici il giorno dopo, quando il trantran giornaliero riprende il suo corso. Proprio come i genitori riversano tutte le proprie attenzioni sul neonato, sculacciandolo poi più avanti quando fa i capricci.
Perché ciò avviene? Perché la novità attrae: porta l’attenzione dell’uomo comune sul nuovo.
Un nuovo figlio è una novità materiale; il Natale è una novità ridondante annuale.
Sarebbe stato interessante scoprire come l’uomo avrebbe reagito difronte a questi due eventi senza il perpetuarsi ciclico del tempo, perciò pure della morte.
Il tempo, infatti, viene conteggiato nella caducità temporale, non nell’eternità spazio/temporale.
 
Il cristianesimo si sta spegnendo nel mondo occidentale. Attrae ancora quando diventa spettacolarità: quando l’evento diventa spettacolo consumistico e manifestazione (evento) di cui godere.
I Media fanno del loro meglio per renderlo tale, usufruendo di quell’arma atomica di assuefazione penetrativa di massa che è la pubblicità. Perciò, quando il pubblico viene sostituito dalla pubblicità, l’evento diventa farsa.
Sicché avviene che il panettone più che cibo diventi business, quindi affare. Un oggetto da offrire al consumatore condizionabile, arricchendo il produttore.
Pure la Chiesa ormai attrae quando offre non ministero ma solo servizio, specie se quel servizio è “speculativo”, perciò divertimento: sagre, Grest/Cre, pizzate, pellegrinaggi, tombolate o rappresentazioni paesane a larvato sfondo spirituale. Ciò porta business su vari fronti: dalla cassa parrocchiale all’indotto.
 
Le chiese si riempiono a Natale; molto meno a Pasqua. Proprio come il Padre mandò una moltitudine di angeli alla nascita, ma non alla morte del Figlio.
Tutti accorsero ad adorare il bambinello salvatore, magi (potentati) compresi. Solo il pubblico affamato dello spettacolo consumistico alla sua morte.
Il correlare la messa domenicale o giornaliera in contrapposizione alla messa di Natale entra nell’ottica sociologica dell’inversione oggettiva di obiettivo. Oggi il vero fedele è catacombale, oggetto della desertificazione spirituale e intellettuale.
 
A Natale siamo più buoni.
 
È però un più buoni … consumistico. E, come tutte le cose consumistiche, prima o poi stancano portando la nausea al soggetto fruitore.
Infatti, la festa rende apparentemente buoni; la realtà delle problematiche giornaliere elimina la bontà. Questa rimane solo nello spirito convinto della dedizione.
E quando la bontà diventa solo natalizia, questa è identificabile col detto latino: semel in anno licet insanire (una volta l’anno è lecito far pazzie).
Ecco, forse, perché il giorno di Natale ci si prodiga a fare sorrisi e auguri a tutti, porgendo la mano pure a coloro a cui il giorno dopo non si degnerà neppure uno sguardo. Come si riempie la chiesa per la messa di mezzanotte, dimenticandola poi fino al Natale seguente.
 
Sinceramente:

Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti voi!

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