lunedì 20 giugno 2016

Storia e religione “riabilitano” Martini.


La storia, nel suo riprodursi ellittico, spesso riserva gradevoli sorprese per alcuni, sgradevoli per altri.

Giorni fa, ricercando dei miei documenti pubblici, decisi per maggior comodità di affidarmi alla Rete, onde non perdere tempo col mio archivio personale.
Casualmente finii su un sito religioso (http://chihaorecchiintenda.altervista.org/essere-della-verita-essere-di-cristo-a-proposito-di-martini/), dove neppure mi ricordavo d’aver postato dei commenti in difesa di Martini: persona ch’ebbi modo di conoscere e di apprezzare nella sua vita terrena.
Poco dopo la sua morte alcuni “credenti” farisaici lo attaccarono moralmente, ovviamente per tornaconto personale, nonostante che si fossero guardati bene dal farlo mentre era in vita.

Rileggendo le note di allora e guardando a dove la Storia politica e religiosa era nel frattempo approdata, decisi di aggiungere un breve commento, che il lettore per comodità trova di seguito, considerato che il sito se ne guarderà bene dal pubblicarlo.
Ho solo tolto dal testo due sostantivi sulle mie qualifiche personali, sostituite da altrettanti “omissis”.
La risposta, ovviamente, non era indirizzata a una singola persona, ma a tutti coloro che, come accusatori o come fiancheggiatori, s’erano scagliati contro l’operato del prelato.
Un po’, come – se mi è permesso – avviene nella favola di Esopo (Il leone e l’asino.):
“…
"Certo!" Rispose con una risata il leone. "Anzi, a dirti la verità, avrei avuto anch'io paura di te se non ti conoscessi bene e non sapessi che sei solo un asinello!"
Tutto soddisfatto l'asino andò buono, buono a brucare un po' d'erba mentre il leone si apprestava a fare un succulento banchetto!”.

Dopo anni, per puro caso sono tornato sul sito.
A dire il vero non mi ricordavo neppure più del discorso fatto. Perciò me lo sono riletto pure con piacere.
Ovviamente non è nel mio intento recuperare il discorso dal punto in cui m’ero interrotto, sia perché non faccio il prete che deve salvare e convertire il mondo, sia perché le idee filosofiche e sociali le ho espresse a suo tempo per “chi ha orecchi da intendere intenda”.

Da simbiologo, pur in disarmo, vorrei soffermarmi su alcune questioni discorsive.

Premesso che alcuni passaggi della sua ultima risposta – che ho visto solo ora – sono moralmente, sociologicamente, ma soprattutto filosoficamente, assai discutibili, mi chiedo dove stia oggi nel fedele/prete il mutuo consenso e l’analisi transazionale, specie se il tutto trae considerazioni sociologiche trascendentali, perciò non basate su una letteratura scientifica.
Il conclamare, infatti, è proprio delle religioni, specie in quei passaggi che si basano su verità rivelate ineccepibili. Dio è una questione di fede, non una questione scientifica; diversamente la Legge sarebbe universale e uguale in ogni popolo.

L’esperienza, sia di … (omissis) per lunghi anni sia di … (omissis), mi ha insegnato che dietro le troppe citazioni, tese a conclamare una certa verità, ci sta quel sotto strato (carente) filosofico che non è in grado di procedere in modo diverso.
Ergo: spesso si corre il rischio elevato d’impantanarsi o nell’essere bacchettone, oppure di annegare tra il fondamentalismo esseno e l’integralismo farisaico.
Chi opera in tal modo incarna sé stesso di natura ipostatica, perciò di assoluto tutore e detentore della sola Verità.

Volutamente ho inserito i due paragrafi suddetti per un semplice motivo storico, che va oltre il nostro “dialogare” precedente: ciò che era auspicabile soggettivamente e ciò che invece era ragionevole.
Ciò, pure, in visione dell’operato del compianto Martini.
La storia, infatti, con buona pace di tutti i suoi detrattori e accusatori bacchettoni, oltre che dei fiancheggiatori, ha proprio dato totale ragione alla visione profetica e anticipatrice del cardinale, sia socialmente sia religiosamente.
La legge sulle unioni civili è diventata realtà, per di più promossa e voluta dal cattolico (professo) Renzi, con il consistente aiuto dei tanti parlamentari credenti (o pseudo tali) che l’hanno appoggiata, contrastata e alla fine … votata.
Ciò, tuttavia, potrebbe essere anche irrilevante e perciò “condannabile”, se non fosse che un papa ha evitato non solo di entrare in diatriba con l’iter di una tale legge, ma si è ben guardato di porvi alcun accenno.
Il Papa, tuttavia, ha fatto molto di più: ha indetto un Sinodo su tali tematiche, e promovendo l’anno giubilare della Misericordia ha, con Amoris laetitia, detto chiaramente che la Chiesa deve guardare a questi soggetti con estrema attenzione, valutando caso per caso, aprendo pure a un possibile futuro diaconale femminile.

Certo, sarebbe interessante se le sue teorie - espressemi in precedenza sulla correzione dell’errante - sulla dottrina cattolica e sulle ragioni sociologiche d’avversità all’omosessualità, fossero ora indirizzate sia al Sinodo sia al Pontefice, onde “evangelizzarli” su ciò che la Bibbia dice o non dice.

La ringrazio della traduzione dei testi in latino citati.
E non se la prenda se, eventualmente, leggerò casualmente la sua “sicura” meticolosa risposta tra alcuni anni, se il Buon Dio mi conserverà ancora su questo mondo.
Da parte mia non accluderò la traduzione del testo seguente, conscio che saprà sia correttamente leggerlo, sia comprendere da dove l’abbia tratto:

Domine Jesu Christe, qui dixisti “ ego sum via, veritas et vita”, ecce enim veritatem dilexisti, incerta et occulta sapientiae tuae manifestati mihi, adhuc quae reveles in hac nocte sicut ita revelatum fuit parvulis solis, incognita et ventura unamque alia me doceas, ut possim omnia cognoscere, si et si sit;

Chiudo, salutandola, con immutata simpatia, anche per … incerta et occulta sapientiae tuae manifestati mihi.
Appunto: incerta et occulta!


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