martedì 29 marzo 2016

La Parasceve.


Oggi, venne in visita da me Sesac; e mi consegnò questo racconto che pubblico, come sempre, assai volentieri.
Tratta, come consuetudine, della vita degli animali della foresta e dei fatti di un tempo che fu.

Sam Cardell
 
Tratto da “i Dialoghi” di Sesac
 
La Parasceve.
 
ovvero:
 
La Pasqua tra Vangeli, leggenda e apocrifi.
 
In quel tempo … s’era alla Parasceve; e Leone se ne stava disteso in poltrona, assorto nei suoi filosofici pensieri.
Da alcuni giorni non era al meglio e perciò centellinava le forze per giungere a sera, or sonnecchiando, or riposando, or facendo qualche piccolo lavoretto casalingo onde non arrugginirsi del tutto. Subiva ancora, non avendole smaltite del tutto, le tossine accumulate da inizio anno.
Ormai viveva alla giornata, snobbando tutte le mansioni che per anni lo avevano accompagnato e impegnato.
In mattinata s’era cimentato come pasticciere a preparare una famosa crostata delle sue, arricchita da farina di cocco, vin santo, latte e uvetta sultanina. Non usava marmellate preconfezionate; perciò l’aveva ricoperta con golden frullate, miscelate con cognac e zucchero.
Aveva preparato più impasto del dovuto per un preciso motivo: sopra voleva guarnirla con l’effige d’una colomba. Cosa che, infatti, fece, lasciando poi lievitare il tutto.
 
Nella casa si diffondeva un gradevole profumo di crostata; ma Leone quasi non se ne accorgeva neppure. Dopotutto aveva messo il timer e, salvo guasti imprevisti, una bruciatura era impossibile.
Essendo disteso in veranda sbirciava ogni tanto lo specchio lacustre, che sinuoso e blu intenso si snodava nella valle.
Sbirciava e meditava.
Fuori la primavera era esplosa radiosa, coi peschi, l’albicocco e la forsizia in fiore. Dentro, in veranda, le clivie mostravano orgogliose alcuni grappoli di fiore arancio. Gli ultimi, ormai, di una dinastia rigogliosa iniziata a Natale.
 
Della Parasceve poco, in verità, gli importava. Leone non amava le festività pompose, né i riti eleusini. Riteneva che i venerdì storici non avessero ragione di esistere nel periodico riproporsi, ma che si dovessero sostituire con i venerdì speculativi.
Lui apprezzava certe teorie di Giansenio; perché il cannibalismo religioso e storico rievocativo non era nelle sue corde. Su ciò non aveva mai capito né chi lo aveva creato, né chi lo praticava. Riteneva tutto ciò un rito arcaico propiziatorio pagano.
In ciò era più … protestante di Lutero.
 
Leone s’era recato pure al tempio con la Leonessa, trovando la liturgia sciatta, il druido burino come sempre intellettualmente arrapato nei suoi concetti preconfezionati, e il tempio disadorno … di fedeli. Erano i segni inequivocabili – pensava - di quel decadentismo che di norma anticipa di poco la fine di una religione.
Il druido s’era, come sempre, incartato nel canto, scegliendo brani che conosceva solo lui, quasi strozzandosi negli alti e cambiando tono ad ogni piè sospinto. A disappunto di Leone non s’era potuto sentire il trio eccelso, giacché né il vecchio falegname stonato né la capra tibetana erano presenti.
Come sempre, a Leone, il druido parve uno di quei capponi castrati, ben preparati e curati per essere serviti in tavola nelle solenni occasioni. Ovviamente non alla tavola del pensiero culturale, ma a quello del volgo plebeo che tutte le beve, giacché gli entra tutto da un orecchio e tutto gli fuoriesce dall’altro, attraversando i condotti d’Eustacchio solo per moto statico indipendente.
Ovviamente il collegamento tra Parola di Dio e sociologia era sconosciuto a costui, forse perché - insinuava Leone – non sapeva cosa fossero entrambe. Più che ragionare era solito procedere per fisse linee geometriche, come se la filosofia fosse un semplice dettame euclideo.
Da studioso qual era, Leone si dilettava, osservandolo, a sviluppare la sua analisi simbiologica, traendone continuamente conferme e interessanti spunti. Come: capelli e sembianze da maghrebino, voce metallica e tonante, mani con dita affusolate femminee, pollici che spesso roteavano avvolgenti su sé stessi in un tic espressivo nervoso.
Il druido s’era soffermato sul correre mattutino della Maria di Magdala, scordandosi (ignorando) che, in effetti, costei non era poi altro che la Maddalena.
Che, secondo molti esegeti, non era poi altro che la Maria di Betania, sorella di Lazzaro, e l’Adultera salvata da Gesù dalla lapidazione.
Sicché, Leone, pensando a ciò si ritrovò in modo naturale a dialogare col Buon Dio.
 
Ciao!
Ti vedo in pompa magna, fresco di Resurrezione.
Su, non dirmi ‘Noli me tangere!’.
Al massimo Ti contesto, ragionando, qualcosa. Non Ti profano mica, se non Ti sei ancora presentato al Padre. Tu sei spirito ed io carne. E non sono la Maddalena da volerTi abbracciare e baciare a tutti i costi.
Con lo spirito ci ragiono solo. Mi sarebbe impossibile abbracciarlo, a meno che fossi del tutto … matto.
A proposito di costei le leggende si sprecano. E si sprecarono pure i Tuoi Evangelisti, pur essendo restii e reticenti a considerare una donna al pari loro, per di più se gran peccatrice in precedenza.
Dici che mi sbaglio? Forse sì; o meglio: no! Chi si sbagliò, eventualmente, fu chi lo scrisse e chi li ispirò.
 
Se non vado errato con la memoria – sai, invecchiando il cervello fa talora giacomo, giacomo – tutti la citarono.
Se permetti: Mt 27,55; 28, 1; Mc 15, 40-41; 16, 1-2; 28, 5; Lc 23, 55-56; Gv 19, 25; 20, 1-2, 17-18.
Troppo poco? Dici che ciò non è sufficiente a identificarla con l’adultera? Beh, se è per quello molti la identificarono pure come la tua sposa. Tant’è che in un apocrifo (Giuda) si dice pure che per evitare il patibolo Tu in croce mettesti il Tuo traditore, svignandotela in India con lei.
Già, hai ragione. Sarebbe in contrasto con la resurrezione e con i passaggi che ho ora citato. Però solo se si dà interamente adito ai Vangeli. Ma non divaghiamo su questioni di … lana caprina.
Il Tuo sommo druido, Gregorio Magno, già nel 591 in un suo celebre sermone la identificava proprio come la donna citata (Pericope adulterae) in Gv 8, 1-11.
In effetti la Tua Chiesa, dopo l’ultimo concilio, nel 1969 ridiscusse la faccenda, dando in parte torto al Gregorio Magno, che però non fu ridotto a micro per questo e rimase ancora Magno. Tanto per dire che la verità sta pure nello ... sbaglio. Sai, che si fa, comunque, per restare … infallibili.
Ora, tralasciando la Leggenda Aurea, che potrebbe essere tacciata di fagocitare false mitologie – ma sulla base della quale si imperniano le credenze principali della Tua Chiesa -, mi soffermerei sul fatto che Maria di Magdala, la Maddalena e Maria di Betania fossero la stessa persona.
Su che basi? Beh, su un ragionamento logico da studioso.
 
Vediamo se mi segui.
Nei Vangeli vi sono, con scarse differenziazioni, 4 teofanie relative a chi Ti lava con le lacrime i piedi, Te li asciuga con i suoi capelli e poi Ti unge il capo di profumo di nardo. Quantità e valore dell’unguento corrispondono ovunque.
Nelle prime tre è citata chiaramente come Maria di Betania in Gv 12, 1-11, in Mt 26, 6-13 e Mc 14, 3; e è posta a ridosso della Parasceve.
La quarta appartiene invece a Lc 7, 36-50, che però non cita il nome della donna, ma la identifica come gran peccatrice (meretrice) - Ed, ecco, una donna in città, che era una peccatrice, quando lei seppe che Gesù sedeva nella casa dei Farisei, portò una scatola di unguento, e si levò in piedi ai suoi piedi dietro lui piangendo, e iniziò a lavare i suoi piedi, e li pulì con i capelli della sua testa, e baciò i suoi piedi, e li unse con l'unguento.-
La scena, a differenza delle precedenti, si potrebbe ipotizzare a Nain, anche se è bene rilevare che Luca non segue la tempistica storica, ma affastella il tutto secondo una logica diversa dalla cronologia. Non per nulla era il discepolo del Tuo teista Paolo.
I racconti sono posti nella casa di un certo Simone: lebbroso nei primi tre e fariseo in Luca. Considerata la tempistica mi pare improbabile una sovrapposizione di più fatti analoghi.

Perché mi guardi così, come se Ti raccontassi panzane? Dai, non essere cocciuto!
Dopotutto nel Dies Irae non ho messo io: Qui Mariam absolvisti et latronem exaudisti mihi quoque spem dedisti ; e neppure nella Tua messa in latino attuale: Peccatricem qui solvisti et latronem exaudisti mihi quoque spem dedisti. È stata la Tua Chiesa!
Come puoi vedere le due frasi si sovrappongono perfettamente; e Tu, sicuramente, non hai assolto Tua Madre … peccatrice.
A meno che si dia adito a quel (velenoso) vangelo apocrifo – di cui ora mi sfugge l’autore – che affermava che Tu eri in effetti il figlio di un legionario romano, che avrebbe abusato – consenziente a no – della Vergine.
Già, se così fosse addio … all’Immacolata concezione, al Concilio di Calcedonia (451) e a tutto il … resto.
Sai, non è una contestazione. Dopotutto la questione del monofisismo è di secoli antecedente ad oggi e pure allora si ponevano questi interrogativi.
Mi dici che fu tutto dovuto al Latrocinium di Efeso nel 449 e all’irremovibilità di Teodosio? Forse; però non ne sarei sicuro. Infatti la conseguenza pratica di Calcedonia fu la prima grande scissione nella Tua chiesa.
Già: Pulcheria era un’altra … Maddalena col … Marciano? Buon per Te che Leone I, con il suo Tomus ad Flavianum del vescovo di Como Abbondio - tranquillo; non è quel povero balla del … Manzoni -, dettasse (imponesse) così la linea da seguire:
Quibus etiam epistulam maximae et senioris urbis Romae praesulis beatissimi et sanctissimi archiepiscopi Leonis quae scripta est ad sanctae memoriae archiepiscopum Flavianum ad perimendam Eutychis malam intellegentiam, consequentissime coaptavit utpote et magni illius Petri confessioni congruentem et communem quandam columnam nobis adversum prava dogmata exsistentem, ad confirmationem rectorum dogmatum.
Fu così che con una maggioranza molto, molto … relativa si stabilì la Tua natura ipostatica.
Calcedonia fu anche il primo diritto canonico? Credo di sì.
Certo è che se oggi fosse ancora attuale il Canone II (presbiteri dediti ad affari mondani) le condanne fioccherebbero ad iosa per curie e affaristi tonacati.

Comunque Ti dirò pure di più.
Ciò che ora si accredita come il Vangelo di Giovanni, molti in passato lo ritennero di Maria di Magdala, detta Maddalena. Non per nulla la Chiesa lo accreditò ufficialmente a Giovanni solo nel secolo scorso.
Non ultimo in ciò Ramon Jusino (Maria Maddalena, autrice del Quarto Vangelo?- 1998), basando tutto sul fatto che essendo la prima che annunciò la Tua Resurrezione questa fosse identificabile nel tuo ‘amato discepolo’; quindi pure fondatrice della prima comunità giovannea. Il tutto basandosi sugli studi dell’insigne biblista cattolico Raymond Brown.
Pur essendo rimasti pochi frammenti, vi fu pure un Vangelo gnostico, detto Vangelo di Maria, che ripete certi passaggi del giovanneo.
Molti la accreditarono pure come la Tua sposa, perché, secondo l’apocrifo di Filippo Tu eri solito baciarla.
Pure nei Codici di Nag Hammâdi si può leggere: la compagna del Salvatore è Maria Maddalena, Cristo la amava più di tutti gli altri discepoli e soleva spesso darle dei baci.
Anche se i baci nel Nuovo Testamento possono avere una valenza diversa dal solo senso erotico, considerato che Paolo dice: salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio (Rom 16, 6). A cui fa il verso Pietro in 1P, 5, 14.
 
Secondo il Codex Askewianus (Pistis Sophia) si sostiene che Tu ti sia trattenuto sulla Terra, prima di ascendere, per altri 11 anni, onde istruire i Tuoi discepoli sui misteri. Teoria espressa anche in altri vangeli gnostici dei primi secoli.
Ciò, ovviamente, implica una rivelazione segreta ai tuoi discepoli, per l’occasione riuniti in un’assemblea allargata a quattro donne: Tua madre (Madonna), Salomè, Marta e Maria Maddalena. Rivelazione comunque parziale (Cap I), perché per essere perfetta questa doveva essere prima coronata dalla tua ascensione con la relativa e non sottovalutabile trasfigurazione. Cosa che avviene nei Cap successivi.
Emblematica è, in proposito, la Tua frase rivolta alla Maddalena, sinonimo della Tua predilezione per lei:
Detto questo ai suoi discepoli, soggiunse: - Chi ha orecchie da intendere, intenda! Udite queste parole del Salvatore, Maria rimase un'ora (con gli occhi) fissi nell'aria; poi disse: Signore, comandami di parlare apertamente. Gesù, misericordioso, rispose a Maria: Tu beata, Maria. Ti renderò perfetta in tutti i misteri di quelli dell'alto. Parla apertamente tu il cui cuore è rivolto al regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli. (Cap 17)
Tuttavia ciò che è interessante rilevare è che mentre le altre tre donne intervengono solo poche volte e in maniera marginale nella discussione con gli apostoli (Madonna: Cap 59, 61,62; Salomè: Cap 54,58,145; Marta: Cap 38,57, 73, 80), la Maddalena si addentra in contesti rilevanti ben 67 volte, intercedendo presso di Te pure per gli Apostoli che sono tardi a capire il significato dei tuoi insegnamenti (Cap 94), tanto d’essere lodata espressamente da Te più volte.
Tanto da simboleggiare nella Pistis Sophia la Conoscenza (gnosi), incarnando il ruolo umano della Sophia e come tale, quale Sposa e Sacerdotessa di Cristo.
 
Sposa, compagna, amante o diletta discepola non fa molta differenza, Buon Dio.
Perché tutto ciò indica che l’importanza della Parasceve non si limita al venerdì storico (Croce) o alla Tua resurrezione, bensì va molto oltre, proseguendo un percorso che Tu hai iniziato e che i Tuoi fedeli dovrebbero realizzare verso la perfezione.
Sai, tempo fa feci una domanda a un Tuo gran druido, ch’era con altri suoi druidi: qual è la festa liturgica essenziale (più importante) senza la quale il Cattolicesimo sarebbe nullo?
Uno mi rispose il Natale, altri la Pasqua, uno il triduo pasquale. Risposte non proprio pertinenti, come vedi.
Perché il Giovedì Santo, con la Cena domini e il punto di partenza, sine qua pure Morte e Resurrezione sarebbero nulle, come la tua Ascensione finale e Trasfigurazione.
 
Pure la tradizione delle uova pasquali colorate è dovuto alla Maddalena. Infatti ciò è riconducibile al presunto banchetto presso l’imperatore Tiberio, dove la Maddalena, tenendo nelle mani un uovo puro (bianco candido)  pare gli proclamasse, mostrandoglielo: Cristo è risorto!
L’aneddoto racconta che Tiberio ridesse di ciò, dicendo che la resurrezione era tanto probabile quanto che l’uovo nella sua mano si colorasse di rosso. Cosa che avvenne prima che Tiberio terminasse di parlare.
Beh, Buon Dio. Considerato il Tuo ‘Noli me Tangere’, ora ti lascio andare.
Sai, non vorrei che il Padre poi se la prendesse con me perché Ti ho troppo trattenuto.
Sarà impaziente di vederTi. Forse, nella Sua Misericordia, vorrà scusarsi per averTi fatto subire la crocifissione.
Buona Pasqua, Buon Dio!
 
Il timer diede il segnale stridulo di fine cottura.
Perciò Leone si alzò dalla poltrona e tolse la crostata dal forno.
Su di questa spiccava l’effigie ocra d’una colomba: la colomba della Pace e della Parasceve.
 
                                                                            Sesac
 

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