Oggi, venne
in visita da me Sesac; e
mi consegnò questo racconto che pubblico, come sempre, assai volentieri.
Tratta, come consuetudine, della vita degli animali della foresta
e dei fatti di un tempo che fu.
Sam Cardell
Tratto da “i
Dialoghi” di Sesac
Penitenza, perdono e misericordia.
Era una bella giornata, irradiata
da un terso sole del meriggio.
Lassù, in Cascina, Leone si godeva l’agognato
riposo, considerate le tribolazioni che lo avevano investito da inizio anno.
Non che tutto fosse passato; ma una pausa nella solitudine e nel silenzio,
seppur breve, ogni tanto ci voleva. Almeno così riteneva.
Ovviamente, tutto ciò non aveva
modificato né il suo umore, né il suo modo di essere; neppure quando, da solo
nella tana, una notte s’era sentito mancare; riprendendo i sensi poi, dopo un
certo indefinito tempo, rannicchiato nella vasca da bagno, dove incosciente
s’era accasciato.
Nei momenti difficili, specie
quando gli inconvenienti (eufemismo) si assommavano, egli era solito dire: aprite la porta, così entrano tutti insieme e si possono
guardare subito in faccia per saperci regolare.
Era con il fido Billyno.
Il rustico pietrificato Gini, con Bruno,
gli aveva già fatto visita. Andandosene poi, dopo le abituali chiacchiere
“ciosote” (di Chioggia), a regolare il bestiame, non prima d’essersi sorbito un
colmo bicchiere di chianti.
Le giornate, infatti, s’erano sì
allungate, ma non avevano ancora assunto il lungo assetto primaverile ed
estivo.
Billyno e Bruno, come al solito,
un po’ s’erano leccati e un po’ contrastati, specie se il sempre affamato Bruno
puntava verso la ciotola con la zuppa mista. Per cui dal vicendevole gioco si
passava repentinamente alla lite.
Tra il ringhio rissoso dei due,
allora, s’ergeva imperiosa la tonante e minacciosa voce di Gini, quasi in
stretto gaì, rivolta a Bruno: Lasèl istà che lù l’è pisèn! Al védet mia? (Lascialo
stare. Non vedi che è piccolo rispetto a te?)
Leone decise di uscire fuori,
considerato il tepore primaverile esterno. Perciò prese una sdraio e si adagiò sotto
il porticato, onde sorbire la ritemprante aria montana e godersi lo spettacolo
che da lassù si godeva.
Lo Sparavento
era ancora innevato, mentre il lago e la piana si stagliavano limpidi circa
mille metri più giù.
Leone sbirciò verso l’alto la
lontana cima, distinguendo con precisione la tozza croce sommitale in rude
pietra, là voluta dallo psicotico druido eleusino, seguace del Grignion de
Montfort. Leone, che per un certo periodo lo aveva seguito nell’analisi
psicologica, supportandolo, non si esprimeva su ciò; forse per segreto
professionale.
Aborrendo sulla materia,
sorridendo, pure il detto sapienziale popolare: vox
populi, vox dei. Detto già citato
nel Medioevo da Alcuino (Capitulare Admonitionis ad Carolum IX), ma
derivante in realtà dal biblico Libro di Isaia
(66, 6)
Il druido era fondamentalmente un
buonuomo, anche se psicologicamente un po’ instabile. Molti lo additavano con
tendenze gay a carattere pedofilo, specie verso i giovani rampolli.
Alcuni anni prima il soccorso
alpino lo aveva cercato lungamente, considerato che per una sua solitaria escursione
nelle Orobie, su un sentiero d’altura s’era trovato uno zaino abbandonato.
Quello zaino gli era stato donato tempo prima da Leone e, avendo un determinato
marchio, era stato facilmente riconducibile al proprietario. Il quale, bontà
sua, dopo aver girovagato per vallette e valloni alpini, creste e cime, aveva
infine divallato – grazie alla protezione misericordiosa del Buon Dio - sano e
salvo, pur stremato, a Vilmaggiore in quel di Scalve.
Che ti fa il Buon Dio per i suoi
… eletti!
A Leone, riconoscendo la tozza
croce lontana, parve d’essere lassù; pur sdraiato, vicino al grande noce, al
tepore del sole.
Assorto nei suoi filosofici
pensieri gli parve di toccarla con una mano e col Buon Dio ricominciò a dialogare.
“Mi chiedi come va Madame? Sai, bene non
direi.
Che ha? Una stupenda polmonite bilaterale di quelle tanto ceffe
che di norma portano lassù da Te pure i giovani.
Come l’ha presa? Ti dirò: ah, ah; credo che sia dovuta alle
troppe orazioni che le saranno finite di traverso sulla trachea. Infatti, in
piena notte, ebbe ad inizio anno una crisi respiratoria tanto evidente che il
respiro era in realtà un rantolo. Perciò, come ben già saprai nel Tuo tutto
scrutare e prevedere, l’ho caricata sul potente Terra, portandola in ospedale. Buon per lei che ebbi vista.
Diversamente Te la sorbiresti già nella … Tua gloria.
Comunque non mi distrarre; e non farlo appositamente per evitare
il discorso che in questi giorni, sentendo il Tuo gran druido Tunghina bianca, m’ero ripromesso
d’intavolare con Te, essendo un po’ … perplesso.
Non conosco i Tuoi fini, ma sicuramente, scegliendo per questo
ruolo Scarpantibus - come lo chiamo – devi aver toppato assai. Perché lo chiamo
così? Semplice: ragiona proprio come cammina.
Dopotutto, Tu, anni fa, lo mandasti in quel di Tubinga per
civilizzarlo in cultura e pensiero, non cavandone però un ragno dal buco.
Infatti, il tipo, dopo meno di un anno, se ne tornò ai patri lidi scornato,
perché la teologia e la filosofia non erano proprio pane per i suoi denti. Anzi:
con quelle si ruppe pure le … corna.
Dici che nello scegliere sono molto diverso da te?
Sì, sì; lo so che la pietra scartata
dai costruttori è diventata – per Te - testata d’angolo. Però, se
permetti, prova a scegliere pietre un attimo più consone e sicure, se non vuoi
che la testata d’angolo si sbricioli sotto il peso della costruzione.
Dopotutto il Buonarroti, per il Tuo massimo tempio, sceglieva con cura le pietre. Altro
che … testate d’angolo scartate dai costruttori. Infatti è là ancora intatto,
dopo diversi secoli, da vedere e da ammirare. E non farmi venire il dubbio che
Tu, per comodità, stia usando proprio quelle scartate dal Buonarroti e lasciate
lì in loco. Sai, con la crisi che c’è potrebbe essere anche un’idea utile per
fare un … muretto culturale, specie se a secco … di idee.
Guarda quanti guai han poi combinato nel tempo le Tue tante
testate d’angolo. Ed ora è venuto assai di moda, per queste testate, chiedere
scusa per i peccati dei predecessori. Figurati, se chiedessero scusa per quelli
che combinano loro ora, che casino succederebbe.
Già, scusa, m’ero scordato che loro sono Sua Santità. Hai fatto bene a
ricordarmelo per ricondurmi al rispetto istituzionale, anche se sai benissimo
che non sono della loro … parrocchia.
Però, in una delle sue interviste
impossibili, quel tale (Eco) che prima credeva
a occhi chiusi in Te e poi un mattino, riaprendoli, stabilì che proprio Tu non
esistessi affatto, faceva dire al personaggio che intervistava Muzio Scevola –
mitico eroe romano -: Sfortunato quel popolo che ha bisogno di eroi.
Sicché io aggiungo: Sfortunato
quel gregge che ha bisogno di santi.
Mi chiedi perché? Eh, lasciamo perdere. Perderei troppo tempo a
spiegartelo; che poi, magari, ti verrebbe l’emicrania per alcuni secoli.
Domanda impertinente: all’Eco Umberto hai poi dimostrato che
esisti e che s’era sbagliato, accogliendolo con Te nella Tua gloria, oppure lo
hai messo in castigo altrove per la sua apostasia?
Beh, sai, un tempo v’era il sacramento della penitenza. Ora, Tunghina bianca, mi pare abbia cambiato registro e lo
confonda con la misericordia.
Sarà pur vero che il tuo libro per eccellenza spesso Ti chiama Dio misericordioso; tuttavia tra penitenza e misericordia vi è una certa
differenza, anche se tra le due, teologicamente, vi è in comune, talora, il perdono. Talora, ma non per forza! Infatti il derelitto nella parabola
del Samaritano che aveva da farsi perdonare? Le percosse ricevute?
Pure il tuo collega Allah - (ﷲ)
- è spesso chiamato così, anche se i suoi seguaci
dell’Isis pare che la misericordia se la siano non solo scordata, ma pure
cancellata dal loro vocabolario culturale.
Sai, io credo che un Dio misericordioso non dovrebbe proprio
esistere, se è giusto, perfetto, onnipotente e con tutte quelle qualità che la
teologia ha conclamato per secoli. Ma, come Tu sai, la teologia non è la
teosofia. Per cui … lasciamo perdere.
Mi chiedi perché? Sai, la misericordia va bene, ma non può
essere svincolata a ogni costo dalla giustizia. Sicché il sacramento della
penitenza mi pare ragionevole, perché implica la presa di coscienza del peccato
(sbaglio) e il perdono nel ravvedimento. I tuoi Druidi non hanno poi inventato Paradiso, Inferno e Purgatorio per spiegare la Tua
Giustizia?
Dici che li hai inventati (creati) Tu? Scusa: pure il Limbo? Sarà pur vero che
l’universo è infinito come Te, ma dove li hai … piazzati?
Hai ragione, forse oggi sono scanzonato, anche se tutto ciò non
è proprio tutto … misericordia.
Che dico? Beh, prova a seguirmi nel discorso.
La parabola del Samaritano non l’ho creata io. Perciò vediamo di intenderci.
Lo sventurato aveva avuto la disgrazia – non la colpa –
d’essersi imbattuto nei briganti. Era esanime a terra e nessuno, neppure i tuoi
adepti preferiti (levita e sacerdote), lo degnavano d’uno sguardo. Anzi: lo
scansarono pure.
Forse perché la misericordia non l’avevi ancora … creata. Non
prendertela, dai, è solo per alleggerire il … discorso.
Poi arriva un samaritano. Uno di quelli, per la storia, che non
era un ebreo, ma un pagano. I samaritani erano infatti gente trapiantata da
altri luoghi dai potentati di turno, che avevano deportato altrove il popolo
ebraico, onde non lasciar sguarnito il territorio.
Era allora consuetudine, anche per i pagani, omaggiare il dio
locale oltre ai propri. Perciò pure Tu, se capitava loro di giungere a
Gerusalemme. Dopotutto non per nulla erano politeisti. Tra tanti dei, magari,
trovavano quello vero che li ascoltasse.
Costui si fa carico del malcapitato e tralascio il resto perché,
avendola formulata Tu, la storia la conosci meglio di me.
Insomma: gli si fa prossimo. Che, in latino
sarebbe proxĭmus. Lemma che ha il suo corrispettivo linguistico in alter homo. Un altro, uno
qualunque: quello che ti è in quel momento vicino. Lo fa al momento e pure, per
il futuro, a proprie spese, finché il malcapitato non sia di nuovo autonomo.
Il samaritano, ovviamente, è misericordioso e caritatevole nello
stesso tempo. Perché misericordia e carità van sempre a braccetto. E, è bene
sottolinearlo, al malcapitato non deve perdonare nulla.
Però, se permetti, il Samaritano, oltre a caritatevole e
misericordioso, dà, anche al cristiano e al cattolico in particolare,
innanzitutto un segno di civiltà, quindi di grande capacità culturale.
Perché, se permetti, misericordia, carità e cultura van sempre
insieme. Diversamente si è solo degli “zuccabanchi” bigotti che non sanno pure
ciò che fanno, dediti solo al buonismo peloso e al pietismo urticante quando
gli conviene o spinti dal mentalismo mediatico.
Ergo: analizzando i sermoni di molti tuoi druidi e il sapere di
altrettanti tuoi catechisti, Ti dico: Buon
Dio, qua non ci siamo.
Perché? Semplice: tanti, oltre a non sapere neppure ciò che
dicono – procedendo con frasi fatte –, non sono in grado non solo di istruire,
ma neppure di tramandare ai fedeli – più o meno giovani – i tuoi dettami
sapienziali.
Ora, se permetti, Ti racconterò un fatto che già sai. Però, non
dirmi poi: Vanitas vanitatum
et omnia vanitas! Perché allora ti
risponderei con quest’altra locuzione: Nihil
sub sole novum. Tratta in origine
nientemeno che da uno dei Tuoi libri sacri per eccellenza (Qohelet - Eccle 1,9); proprio come la prima.
Ti citerò comunque, per completezza, pure un paragrafo del Dizionario filosofico di Voltaire, che alla voce Salomone parla proprio di
questo libro:
“ … Chi parla, in
quest'opera, è un uomo disingannato dalle illusioni di grandezza, stanco dei
piaceri e disgustato della scienza. È un filosofo epicureo, che ripete ad ogni
pagina che il giusto e l'empio sono soggetti agli stessi accidenti; che l'uomo
non ha niente in più della bestia; che sarebbe meglio non esser nati, che non c'è
un'altra vita, e che non c'è niente di buono né di ragionevole se non il godere
in pace il frutto delle proprie fatiche assieme alla donna amata. L'intera
opera è di un materialista a un tempo sensuale e disgustato. Sembra soltanto
che all'ultimo versetto sia stata aggiunta una frase edificante su Dio, per
diminuire lo scandalo che un tal libro doveva provocare. I critici stenteranno
a persuadersi che quest'opera sia di Salomone. Non è naturale che abbia detto:
«Sventura al paese che ha un re bambino!» Gli ebrei non avevano ancora avuto re
simili. Non è affatto naturale che egli abbia detto: «Io osservo il viso del
re» È assai più verosimile che l'autore abbia voluto far parlare Salomone ma
che, per quella mancanza di coerenza di cui son piene tutte le opere degli
ebrei, abbia dimenticato spesso, nel corso del libro, che stava facendo parlare
un re. Quel che sbalordisce è che quest'opera empia sia stata consacrata fra i
libri canonici. Se si dovesse stabilire oggi il canone della Bibbia, non ci si
includerebbe certo l'Ecclesiaste; ma esso vi fu inserito in un tempo in cui i
libri erano molto rari, ed erano più ammirati che letti. Tutto quel che si può
fare oggi è mascherare il più possibile l'epicureismo che prevale in
quest'opera. Si è fatto per l'Ecclesiaste come per tante altre cose ben più
rivoltanti; esse furono accettate in tempi d'ignoranza; e si è costretti, ad
onta della ragione, a difenderle in tempi illuminati, e a mascherare
l'assurdità o l'errore con allegorie.”
Ero, in quel tempo – (scusa se Ti
copio nel Tuo modo di dire) -, nella città del Taurus per studi e per lavoro
nello stesso tempo. Sai, non erano vacche grasse, allora.
Là in un grande teatro, vi era un’importante tavola rotonda settimanale,
che durò praticamente più di un anno e mezzo. Venne sospesa solo nel periodo
estivo delle ferie.
Allora ero giovane, ma non per nulla l’ultimo degli idioti.
Anche se ora, guardandomi indietro, spesso mi dico: quant’ero imbecille allora.
Tornando al dunque ci andavo sia per ascoltare, sia per capire,
sia per imparare.
Tra gli oratori vi erano: il Tuo gran druido Falco Pellegrino, dei padri
conciliari, un insigne giornalista, grandi e rinomati teologi e sociologi e …
via dicendo. Chi fissi e chi a turno.
Un giorno, dopo un paio di volte che ci andavo, sfruttando lo
spazio riservato alle osservazioni degli spettatori, decisi di salire sul palco
e prendere la parola. Tu sai come sono: se comincio è dura fermarmi, perché non
sono il bambinetto della domandina.
Nella seduta s’era dissertato proprio degli argomenti attuali,
di cui stiamo dialogando. Anche se i tempi e le concezioni di allora erano
diverse da quelle del giorno d’oggi.
Falco Pellegrino e il teologo Valloso – così detto perché
abitava giù in Valle, nomea assai comune in quella città - avevano fatto un
buon discorso, collegandolo al Concilio; ma alcune parti non mi tornavano.
Perciò, forte della mia preparazione in materia, entrai nel dettaglio non
contestando, ma correggendo in modo articolato e filosofico il discorso.
Dopotutto i dibattiti son fatti proprio per questo: per conoscere, ampliare e
perfezionare nel confrontarsi.
Credo che parlai nel silenzio e nell’attenzione assoluta forse
più di mezz’ora, citando i passaggi controversi che prima, nell’ascoltare,
m’ero appuntato su un foglio.
Finii e tornai a sedere in platea al mio posto nel silenzio
generale.
Dopo alcuni istanti Falco Pellegrino si alzò, prese il microfono
e rompendo il silenzio con poche parole mi ringraziò per le “perfette correzioni fatte”,
invitandomi ufficialmente, se lo avessi voluto, a entrare tra i relatori stabili
della tavola rotonda; perché – disse - il
seme buono va seminato nel terreno fertile perché fruttifichi.
Quindi si mise ad applaudirmi, trascinando seco tutti gli altri
a lungo.
Ecco, credo che sia stato uno dei migliori gesti di misericordia
visti nella mia vita.
Ora, non fraintendermi. Intendo dire che la misericordia sta
anche nel capire e nel comprendere ciò che in buona fede prima non si era
capito, superando l’amor proprio.
Perché, in sostanza, uno non può essere misericordioso con gli
altri se non lo è innanzitutto con sé stesso.
La misericordia è una cultura di vita, prima ancora d’una virtù.
Beh, credo che le osservazioni di allora siano valide pure ora,
perché mi pare che nella Tua Chiesa le cose siano peggiorate assai invece di
migliorare: in conoscenza, in cultura e in capacità.
Già, come dissi allora, il Concilio disse: andate tutti di là,
indicando la strada. Tuttavia druidi e devoti, invece di seguire quella strada,
procedettero tutti all’inverso, perciò all’opposto, disperdendosi
progressivamente.
Perché è successo? Mi pare ovvio: il Concilio è il luogo della
perfetta democrazia teosofica; ma il Corpo (fedeli) della Chiesa non ha la
capacità di capirla e il Tuoi druidi quella di insegnarla.
Ora si parla continuamente di migranti, tanto che ciò è diventato il tormentone attuale sia della cultura
mediatica che della chiesa, scambiando il tutto con la … misericordia.
Le cause, sai, sono molteplici. Tu, ciò, lo sai meglio di me.
Tuttavia a me pare che innanzitutto il migrante sia una cosa ben
diversa nel suo significato reale, perché questi non sono né migranti, né
emigranti. Questi per lo più sono, senza generalizzare, … pretenziosi e …
opportunisti.
Ora, se le stime Ue sono esatte, alla Comunità costeranno tra
gli 8 e i 14 mld annui solo quest’anno. Chi li sborsa questi soldi? Tu, la
Chiesa (Tunghina) o il cittadino Ue con tasse? La risposta è … ovvia. Sono una
montagna di soldi e l’Ue non è Creso. Anzi!
Se il problema fosse solo quello dei migranti sarebbe di per sé
poca cosa, se non si implementasse su un tessuto sociale e culturale di per sé
già ampiamente logoro e sfilacciato. Infatti sperano nella prossima riunione
nel Land bizantino, onde frenare e porre limite all’ondata … manovrata.
In pratica è la stessa cosa che fece a suo tempo il tanto
vituperato Bausia con Beduino, anche se ci si guarda bene dal dirlo.
Sai, misericordia “politica” potrebbe essere anche quella di
andare a bombardare con droni. Ovviamente per ragioni “solo” difensive. Dove
siano le ragioni difensive quando si bombardano terre altrui lontane, non è però
facile da … comprendere.
Poi, Buon Dio, vi è la misericordia “religiosa” per i gay, per
quelli che convivono o han cambiato coniuge più volte; perché, dopotutto, se
stanno fuori dalle chiese … mica rendono. Sicché agli interessi (diritti?)
degli adulti pensano tutti, ma a quelli dei figli … nessuno.
Già, scusa, m’ero dimenticato che il pollo etrusco mugellese, da
buon cattolico, ora vuole anche la stepchild adoption dopo quella delle unioni civili, perché è una di quelle riforme che non si possono non fare
senza peccare di … misericordia.
Conosci il motto: libera Chiesa in
libero Stato. Così ognuno fa …
come gli pare.
Chissà se tra poco, essendoci troppi furti nelle abitazioni e
per svuotare le carceri, non farà anche un Decreto per legalizzare il furto. La
tendenza ideologica, infatti, mi pare semplice: dove non si riesce a correggere
si … legalizza.
Mi consola il fatto che ha prodotto la Buona scuola. Con questa,
sicuramente, si sarà in grado di istruire adeguatamente tutti per evitare altre
gravi disfunzioni sociali, sia antropologiche sia culturali. Con chi?
Ovviamente con quegli stessi docenti che prima facevano la “cattiva scuola”.
Sai, basta la bacchetta magica, renderli da precari a ruolo e da scarsi son diventati tutti cime … di rapa.
Suvvia, abbi pazienza, e non dirmi che non sono affatto
misericordioso con queste battute. Mentre discorriamo lasciami pure divertire.
Tu, scusa, per cosa ti sei fatto mettere in croce? Per la misericordia del Padre, per un incidente
di percorso, oppure perché, tanto, sapevi già benissimo che dopo tre giorni
saresti resuscitato?
Già, Buon Dio, raccontano che Ti sei fatto Uomo, nato povero come uno
qualunque. Però, a pensarci bene, non so se il povero sia stato in effetti Tu o
tutti quegli infanti periti – a Tua causa, indiretta dialetticamente ma
storicamente diretta – sotto la lama di Erode. Nel Tuo essere povero, infatti,
avevi l’angelo che sollecitava i tuoi genitori a fuggire in Egitto per sfuggire
alla morte. Peccato che non abbia sollecitato anche gli infanti, poi periti, a
fare altrettanto.
Dicono che la misericordia del Padre fu (è) tanto grande da
sacrificare Suo Figlio alla morte in croce. Ovviamente per redimere l’uomo.
Forse s’era (s’è) dimenticato che più volte fece sentire la sua
voce dal cielo: Questo è il mio figlio prediletto, nel quale mi sono
compiaciuto; ascoltatelo! (Mt 17, 1-8; Mc 9,
2-8; Lc 9, 28-36)
Sai, sarò umano assai, ma questa predilezione tanto vistosa mi
pare un puro e perfetto anacronismo. Permettimi l’ironia dissacrante: che gran
predilezione metterti in croce!
Scusa: da cosa doveva redimerlo e salvarlo l’uomo? Dal farlo
nascere incapace e imbelle, e dal farlo morire spesso ebete, oppure dal fatto
che lo aveva creato destinato alla morte? Perché, se così fosse, dovrebbe
essere l’uomo ad essere … misericordioso con Lui.
Dici che mi scordo il Peccato originale? Quale? Quello dell’essere stato creato tanto ignorante da non
capire che il serpente lo stava turlupinando?
Ti dirò: lascia perdere ‘sta storia, che va a finire che poi Ti
tiri la zappa sui piedi.
Sai, non sono come quel prete che confessava con rigidità,
dimenticando però il De principiis di Origene.
La giustizia, Buon Dio, credo che abbia poco a che fare con la misericordia.
A meno che giustizia e misericordia siano la stessa cosa. Perché è ovvio che se
uno è giusto sarà pure misericordioso.
L’essere giusto, però, significa guardare anche ai meriti o ai
demeriti altrui. E se i demeriti possono essere soggetti a misericordia con la
penitenza, i meriti devono essere riconosciuti nella giustizia. In pratica: i
diritti si ottengono ottemperando ai doveri.
Il Samaritano vide, passando, il derelitto e lo soccorse. Non istituì
un servizio di sicurezza per proteggere tutti quelli che potevano avere
l’eventualità di imbattersi nei briganti, viaggiando sulla faccia della terra o
tra le onde del mare.
Però, oggi, parlando di misericordia, forse metteranno in
discussione pure il Tuo Giudizio finale.
Scusa: come farai a condannare se perdoni le malefatte a tutti
nella tua misericordia?
Già, hai ragione: pure l’operaio della vigna dell’ultima ora
pagasti come quello che ci lavorò tutto il giorno. (Mt 20, 1-16) Però venne a lavorare almeno un
pochino. Non pretese d’essere pagato facendo nulla o ciò che non doveva fare.
Sai, pensavo: ma quando sei diventato misericordioso? Dopo aver
preso diverse cantonate … bibliche?
Dopotutto non sei quello che distrusse col fuoco la Pentapoli e
l’umanità col diluvio? Per farne cosa, poi? Già, per creare degli incesti, sia
con Lot (eterosessuale - Gen 19, 30-38) che con Noè (omosessuale – Gen 9,
18-27). Salvo poi maledire la prole per l’incesto. E sempre ciucchi li
rendesti. Le colpe, infatti, alla prole, perché il genitore nell’incesto era
solo … mezzo incosciente, perciò non colpevole di “colpa grave”. Conosci le tre
parche del peccato? Colpa grave, piena coscienza e deliberato consenso!
Tu dicesti: Andate e
moltiplicatevi! Ma, scusa, come
facevano a moltiplicarsi se tutti gli altri li avevi arrostiti o annegati senza
troppa … misericordia?
Certo, forse non ce l’avevi tanto con l’omosessualità di Sodoma,
ma col fatto che dissacrarono – volendo conoscere i tuoi angeli – l’ospitalità. Valore a quei
tempi più sacro della verginità/eterosessualità. Infatti Lot per salvare i Tuoi
due angeli/messi offrì le sue 2 figlie; ma quelli rifiutarono. (Gen 19, 1-29)
Conoscere, nella Bibbia, ha diversi significati, compreso quello
sessuale. Infatti, nella descrizione dell’annunciazione la Vergine all’angelo
chiede perplessa: Come potrà avvenire questo, se io non conosco uomo? L’angelo le rispose:
Lo Spirito Santo verrà sopra di te e la potenza dell’altissimo ti coprirà della
sua ombra: per questo il bambino che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio
di Dio. (Lc 1, 34-35)
Pure nel Protovangelo di
Giacomo (metà II sec.) si dice similmente: [Maria]
presa
la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: "Gioisci,
piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne". Essa
guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante
se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo
scanno e filava. Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei,
dicendo: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone
di tutte le cose, e concepirai per la sua parola". Ma essa, all'udire ciò
rimase perplessa, pensando: "Dovrò io concepire per opera del Signore
Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?". L'angelo del
Signore, disse: "Non così, Maria! Ti coprirà, infatti, con la sua ombra,
la potenza del Signore. Perciò l'essere santo che nascerà da te sarà chiamato
Figlio dell'Altissimo. Gli imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo
dai suoi peccati". Maria rispose: "Ecco l'ancella del Signore davanti
a lui. Mi avvenga secondo la tua parola.
Già, proprio così, Buon Dio: ti coprirà! Conoscere e
coprire hanno spesso lo stesso significato biblico.
Sicché, essendo la Vergine Tua figlia prima e poi pure Tua
madre, si è compiuto un … doppio incesto!
Che ti devo dire? Bravo; hai dato un bell’esempio!
Ed è forse anche per tutto ciò che oggi Chiesa e Stato tendono a
legalizzare tutto con … manica larga.
Sai, la misericordia è tanto infinita che basta varcare una Porta Santa per essere redenti
e … intonsi.
Già, scusa: dici che secondo le disposizioni canoniche bisogna
prima fare il sacramento della penitenza e poi comunicarsi?
Chiedi a me? Beh, Buon Dio, Ti dirò: visto che intonso è un lemma con il
doppio significato opposto – bianco/candido, sporco/lurido – ritengo che
intonso per intonso sempre e comunque intonso rimarrei.
Grazie, comunque, per avermi donato una mente … filosofica.
Alla prossima, Buon Dio!”
Il sole era appena calato dietro
le Cozie; ma guardando lontano Leone era in grado di riconoscere lo skyline dei
monti anche a 300 km di distanza.
Salutò pertanto il Monviso, il Granero,
l’Orsera, la Rocca di Maja, l’Aiguille de Chambery e il Pelvo d’Elva prima di
rientrare.
Sesac
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