Tratta, come consuetudine, della vita degli animali della foresta
e dei fatti di un tempo che fu.
Considerato che da tempo mi sono assentato dalle abitudini
precedenti, spero che il lettore veda in Sesac un mio valido sostituto.
Sam Cardell
Tratto da “i
Dialoghi” di Sesac
Cane non morde cane.
ovvero:
Idiota non ammazza idiota.
S’era nel tempo dei morti e
l’estate tramandava all’autunno già avanzato i suoi piacevoli tepori, favoriti
da splendide e assolate terse giornate.
Leone
decise perciò di salire da Gini, sia per
portargli le abituali vettovaglie e attrezzi che gli servivano, sia per muovere
due passi onde togliersi la ruggine di dosso.
Giunse poco dopo pranzo sotto il
grande noce, dove Bruno, festante, accolse Billyno a suo modo, scorrazzando felici tra i
pascoli in coppia.
Pareva ancora estate.
Giù nella valle, in basso, il lago
si stagliava placido, rispecchiando il lustro intenso cobalto del cielo,
inframezzato al tripudio di colori che i boschi dei monti riverberavano nel
lago.
Ammirando l’imponente spettacolo
offerto loro dalla natura, Leone e Billyno iniziarono la salita verso la vetta
sovrastante tra or panciuti, or svettanti ginepri che, ricolmi di bacche verdi
e violacee, montavano la guardia al bestiame al pascolo del rinsecchito,
mummificato e ormai pietrificato Gini.
Leone non era più quello di un
tempo, ma di ciò non se ne curava. Aveva lasciato con soddisfazione tutte le
mansioni precedenti e viveva come piaceva a lui. In pratica senza un impegno
preciso, dilettandosi via via di ciò che in quel determinato momento amava
fare, pur nei vincoli che la sua situazione fisica gli permettesse.
S’era staccato dal mondo, come se
questo non gli appartenesse più. O, meglio, come se vivesse in un altro mondo;
e codesto lo sbirciasse, ogni tanto, da lontano.
….
Passarono accanto al boschetto e
alla vicina pozza d’abbeveraggio e imboccarono la traccia che porta, prima,
sulla lama di cresta e poi, con ripido tratto, in vetta.
Billyno sgambettava davanti. Gli
era ricresciuto il pelo lungo e pareva un pecorino.
Leone procedeva lentamente più
distante, zizzagando salendo, intento sia a non affrontare troppo di petto la
dura salita, sia per raccogliere qualche ritardatario gustoso prataiolo.
Sbucarono infine in vetta, là
dove una tozza croce in pietra era stata eretta da devoti bipedi alcuni anni
prima.
Leone la guardò, la toccò,
accarezzandola, con una mano e ricominciò a parlare … col Buon Dio.
“Ciao! Era tempo che non ci si vedeva.
Ti trovo bene, nonostante il vento che tira sempre quassù. Non
per nulla gli umani lo denominarono Sparavento.
Mi chiedi come sto? Suvvia, non essere così retorico. Come sto
lo sai benissimo. Oppure non sai più ciò che succede ai tuoi figli, anche se,
magari, un po’ ribelli? Non dicono forse i tuoi druidi che non trema foglia
che Tu non voglia?
Sai, vibro parecchio all’interno; ma non sicuramente dalla paura
di morire. Di quella proprio non me ne curo. In compenso il cervello non trema
per ora; è ancora solido e perfetto e in grado di contrastare chiunque. Poi, magari, lo sarà, ma ci penseremo a suo
tempo.
Scusa, ma mi siedo al mio solito posto, girandoti le spalle, per
rimirare la valle, i laghi, la grande piana e la lontana catena dei monti
etruschi. Così, intanto, mi faccio un salutare spuntino.
Ovviamente non te ne offro. Tu vivi tra le nuvole nell’alto dei
cieli, dove decidesti di ascendere 2 millenni fa circa. Vero o no che sia, così
i tuoi agiografi scrissero. Dicono che da lassù facesti scendere per il Tuo
Popolo eletto la manna. Forse ne hai ancora una buona scorta e, magari, ti
ciberai di quella.
In verità un altro tuo agiografo apocrifo – però non
riconosciuto dai tuoi sommi druidi – scrisse assai diversamente, affermando che
con un colpo divino magico tu mettesti in croce con le tue sembianze colui che
indicasti come tuo traditore. Mentre Tu Te ne andasti in India con la
Maddalena, a metter su famiglia e a vivere il resto della tua vita fuori dai
clamori mondani, onde evitare possibili altri guai.
Non rispondi nulla? Comunque sia non sono tra coloro che
ritengono che chi tace acconsenta.
Sai che diceva una tua fedele vecchietta – tra l’altro zia della
Leonessa -? Ma come si fa? Noi
facciamo bene a pregarlo. Però noi siamo in tanti e lui uno solo. Perciò non
può sentirci tutti.”
Leone spezzò la
brioche, ne sminuzzò in un contenitore una parte a Billyno, gli mise in un
altro dell’acqua da bere e si mise a mangiare. Essendo un animale educato
tacque, perché non voleva parlare (pensare) a bocca piena, specie davanti al
Buon Dio.
Il vento
ascensionale portava dal fondovalle brusii indistinti di notizie strane e
confuse, che a molti sarebbero parse drammatiche, ma che lasciavano
indifferente Leone. Sommessamente annunciavano che nel Land Galli vi fossero state delle stragi.
Dopotutto Leone
portava su di sé cicatrici di battaglie e di guerre. Solo nel corpo però,
perché la mente ricordava sì il passato, ma da questo non si faceva né
traumatizzare né condizionare.
Scorticò un
pompelmo e se lo mangiò. Billyno restò a guardare perché non era roba per i
suoi denti. Perciò, Leone, gli offrì una manciata di frutta secca mista, cibo
di cui era ghiotto e che subito scomparve tra le sue fauci.
Leone era stato nel
Land Galli diverse volte; Land che perciò conosceva bene. Ovviamente non vi era
andato per fini di piacere, ma perché, chiamato, vi doveva sbrogliare qualche
matassa complicata.
Dei galli non aveva
un’ottima considerazione in generale, né dei suoi governanti, specie di quelli
attuali.
Le galline le
riteneva vanitose e smorfiose, con quel nasino all’insù che, volgarmente
parlando, pareva fosse stato infilato (forgiato) nell’ano del gallo.
Tempo addietro,
aveva incontrato personalmente vecchio Barbagianni, lugubre roy soleil di un Land decadente culturalmente e eticamente. Di
costui nutriva una discreta considerazione, anche se lo riteneva politicamente
responsabile di un massacro imponente, perpetrato nel continente a sud dell’Eurachia.
Ripensando parte
del passato, che le folate ascensionali gli avevano risvegliato, Leone s’era,
come spesso gli accadeva, estraniato dalla realtà.
E mentre rimuginava
i ricordi, sentì come dentro di sé una voce: Vedi che succede?
Si riscosse a quelle parole che
parevano un lamento. Si girò per vedere chi le avesse dette; ma vide solo la
tozza croce e a nord le Orobie con le sue alte cime imbiancate.
Capì. E perciò riprese il dialogo
precedentemente interrotto.
“Suvvia, non farla tanto lunga per un po’ di sangue e qualche
morto.
Guerra o non guerra ti potrei ricordare i 60 mln di morti del
secondo conflitto mondiale. E, per essere precisi, tornando un paio di millenni
indietro, la distruzione dei popoli di Es, di Esebon, dei Canaaniti e di tutti gli altri che abitavano la terra che tu concedesti
al Tuo Popolo eletto. Sai, con Giosuè non passavano tutti i maschi a fil di spada per passatempo, ma
per tuo ordine preciso.
Dici che non è vero? Ti risponderò così: io non c’ero e perciò
non lo posso dire con certezza. Però sta scritto sul tuo Libro Sacro che,
secondo i dettami dei tuoi druidi, fu scritto da mani umane su Tua
illuminazione. Perciò, scusa la mia impertinenza: vedetevela tra di Voi e poi
fammi sapere.
Ora, approfittando del fatto che il druido burino, che inviasti
poco tempo fa nel borgo qua sotto in riva al lago, non mi sente, t’indirizzerò
questa preghiera a voce alta:
Domine Jesu Christe,
qui dixisti apostulis tuis, pacem relinquo vobis, pacem meam do vobis, ne
respicias peccata mea, sed fidem ecclesiam tuam adunare et coadunare digneris.
Qui vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen.
E per completezza te la ripeto pure nella forma più antica:
Domine Jesu Christe, qui dixisti “ ego sum via, veritas
et vita”, ecce enim veritatem dilexisti, incerta et occulta sapientiae tuae
manifestati mihi, adhuc quae reveles in hac nocte sicut ita revelatum fuit parvulis solis,
incognita et ventura unamque alia me doceas, ut possim omnia cognoscere, si et
si sit; ita monstra mihi montem ornatum omni novo bono, pulchrum et gratum pomarium, aut quamdam rem
gratam, sin autem ministras mihi ignem ardentem, vela aquam currentem vel aliam
quamcumque rem quae Domino placeat, et vel Angeli Ariel, Rubiel et Barachiel
sitis mihi multaem amatores et factores ad opus
istud obtinendum quod cupio scire, videre cognoscere ed praevidere per
illum Deum qui venturus est judicare vivos et mortuos, et saeculum per ignem.
Amen!
Stupito? Ma non mi dire! Lo sai che non ho una monocoltura da
sacrestia e, oltre che aver assistito psicologicamente, ho pure spesso
insegnato anche ad alcuni dei tuoi sommi druidi; ai quali, bontà Tua, ad alcuni
non avevi infuso troppo Pneuma. Poveretti; mi dicevano desolati e depressi: mi sento un fallito!
Come vedi non mi permetto di generalizzare “a tutti”,
considerato che bisogna sempre essere … magnanimi. Anche con Te, non conoscendo
a fondo i tuoi fini e progetti.
Vedi, studiando (osservando) Te, spesso Ti ho appaiato. Infatti,
siamo simili nel pensare, tolleranti nel vedere, misericordiosi nell’aiutare,
indifferenti al ricevere riconoscenza, profondi nell’analizzare e sagaci nel
creare.
Che dissero alcuni? Ch’ero il tuo braccio destro. Esagerati adulatori!
Eppure, proprio in quel Land ora insanguinato, qualcuno, un
giorno, mi disse: Monsieur, tu m’aides! Monsieur, Dieu mon
Sauveur, je te prie: tu m’aides! Je me trouve très mal!
Sicuramente, a differenza Tua, almeno stando ai dettami dei tuoi
druidi, non amo essere pregato e neppure ringraziato. Ciò che faccio o che ho
fatto, sia nel bene sia certe volte sbagliando, l’ho fatto a ragion veduta ritenendolo
necessario e giusto.
Bene, Buon Dio, a che punto eravamo? Ahh, m’ero distratto con le
orazioni. Non per nulla le ritengo spesso … dannose e fuorvianti.
Scusa la mia impertinenza: non ti stanchi a sentire tutte quelle
continue preghiere (lagne) e adorazioni? Oppure hai bisogno d’adulazione
continua?
Mi dicevi: Vedi che succede?
Se è per quello in verità … vedo.
Però la mia risposta è univoca. Semmai non l’avessi capita Te la
ripeto: Dona
nobis pacem!
Non quella della morte che riunisce a Te, ma quella terrena del
vivere nella pariteticità della diversità e nel rispetto reciproco.
Già, Tu sai che dicesti alla domanda da venerdì storico: Ma quando mai, Signore, abbiamo fatto ciò per Te?
La risposta Tua fu da venerdì speculativo: Chi ha fatto ciò per un suo simile, in verità, vi dico, l’ha
fatto a Me?
Sai, pensandoci bene in verità Ti misero poi in croce, proprio
come ora han fatto fuori questi.
Ehh, i ricorsi della storia non sono poi tanto casuali.
Mi pare di capire che Tu desiderassi che io tornassi in pista.
Forse anche per questo – è un mio sospetto – sollecitasti la Leonessa più volte
a pressarmi. Spiacente ma non sono disponibile, né condizionabile. A differenza
Tua non ambisco per nulla salvare né il mondo né l’umanità.
Ho chiuso da tempo e quello che “fu” è morto, sia storicamente
che speculativamente.
Io credo che indipendentemente da Te e da me il mondo andrà
avanti ugualmente con alti e bassi.
Se non sei d’accordo scendi dal tuo trono nell’alto dei cieli,
vieni ancora su 'sto pianeta e fatti pure … crocifiggere una seconda volta.
Come sai c’è l’esplosione demografica in alcune parti della
terra e la natura, o con guerre o con pandemie, rimette prima o poi gli
equilibri a posto.
E, per piacere, ora non dirmi che sono anche cinico e stoico.
Perché ti direi: guarda chi parla, visto che Te ne stai assiso lassù senza
muovere un dito.
Poi, se permetti, ci sono gli idioti. Quelli, per intenderci,
che a fine di business politico seminano disordini e guerre, ammantandoli da
discorsi democratici e etici. Tu li lasci al loro posto di comando, o li hai
messi là, e loro combinano questi bei pasticci. Ti ricordi di quando li
consacravi e incoronavi in pompa magna nelle tue cattedrali?
Poi vi sono i tuoi druidi che s’inteneriscono il cuore a tali
misfatti, gridando al mondo che l’invocare Dio in queste azioni di morte è come
profanarTi.
Beh, io mi chiedo: considerato tutto ciò che è successo e
succede la Misericordia si riduce all’anno giubilare, oppure a prevenire con
lungimiranza che certi fatti sanguinosi possano accadere? Mettiamo per pura
ipotesi che succedano favoriti da questo motivo. Loro che faranno? Invocheranno
la tua misericordia e innalzeranno preci in suffragio?
Tu, forse, non hai detto che dove
due saranno riuniti nel mio nome Io sarò tra loro? E allora che necessità c’è di correre ad implorare e
sacrificare nel tempio?
Un detto sapienziale popolare dice che cane non morde cane, anche se spesso si azzannano tra loro, proprio come fanno i
bipedi umani.
Filosofeggiando su ciò si potrebbe pure dire che idiota non ammazza
idiota.
Che c’entra? Mi pare semplice.
Vedi, considera che vi sono stati già fatti analoghi precedenti;
e chi doveva provvedere in sicurezza a prevenire non lo ha fatto. Considera,
inoltre, che chi compie tali atti proprio molto ferrato culturalmente non è,
perché diversamente ciò non avverrebbe.
Conclusione: l’idiota che ammazza non uccide l’idiota che
governa.
Mi dici come la metto con quelli che eleggono gli idioti?
Suvvia, non provocarmi. Sai già che ti risponderei con un’altra domanda: come
la mettiamo con chi crea gli idioti?
Ora torno giù, se permetti. Ormai il sole volge all’orizzonte.
Guarda, com’è stupendo il Monviso al tramonto, con quel rosso intenso che pare tanto sangue
schizzato in cielo!
Quella vecchia che non voleva mai morire aveva, come sai, una
ragione precisa: ogni giorno ne capitava una nuova e non voleva perdersela.
Pure un tramonto così, forse, ha bisogno della tua misericordia.
Che intendo? Il tramonto dell’intelligenza umana.”
E dopo pochi istanti, mentre Billyno
e Leone scendevano celermente, il sole scomparve dietro le Alpi Cozie.
Il buio incalzante rese la realtà
sempre più compatta e uniforme.
Sesac
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