Oggi, venne
in visita da me Sesac; e
mi consegnò questo racconto che pubblico, come sempre, assai volentieri.
Tratta, come consuetudine, della vita degli animali della foresta
e dei fatti di un tempo che fu.
Sam Cardell
Tratto da “i
Dialoghi” di Sesac
Dialogo tra Dio e Leone.
Leone
si svegliò all’albeggiare, come sua consuetudine. Era una limpida e splendida
giornata di luglio.
Da giorni, su nel Nord del Land
di Itachia,
la calura persisteva; e gli animali, non avvezzi a tale clima, dormivano poco e
male.
Tuttavia Leone non era tra questi.
Lui amava dormire.
Infatti, al gran druido Lux,
primate etrusco - che anni prima aveva celebrato il suo matrimonio –,
discorrendo filosoficamente sulla morte - sonno
eterno - così aveva detto: amo tanto dormire
che anche se lo farò per l’eternità, ciò mi recherà un grande piacere.
Leone si alzò. Aprì il portoncino
d’ingresso che dava sul cortile e uscì a rimirare il cielo. Lassù, tra le
ultime stelle, non si trovava neppure una nuvoletta neanche a pagarla a peso
d’oro. Il cielo via via si tingeva di un intenso cobalto.
Billyno,
avendolo sentito uscire, scese dal divano sul quale poltriva e si proiettò
fuori, salendo con lui nell’orto, desolato dalla siccità in seguito all’arsura
canicolare. L’uva e il fico s’erano ammantati di giallo e lasciavano cadere al
suolo le foglie ormai rinsecchite come nel tardo autunno.
Leone annaffiò brevemente il
terreno, onde tenere in vita le piante e la verdura. Poi ridiscese in casa
meditando su cosa fare.
Guardò Billyno, voglioso di sgambettare
in altura, e … decise di andare a raccogliere le resinose pigne di mugo, utili
a fare il benefico sciroppo per gli acciacchi respiratori e faringei invernali.
…
Giunse al passo che prendeva il
nome dal longobardo principe Alano, signore
di Breno, quando il sole iniziava a
sbirciare all’orizzonte. Costui era stato catturato, dopo la battaglia del Möschel contro le truppe di Carlo Magno,
circa mille metri più sopra e più di mille anni prima nella Grotta dei Pagani, dove s’era nascosto con pochi fedelissimi.
Tuttavia, pur avendo superato il Passo degli agnelli
per sfuggire alla cattura, gli inseguitori avevano avuto vita facile per via
delle orme che i destrieri avevano lasciato sul terreno innevato.
Mise le pedule, s’infilò la tuta,
prese la racchetta, indossò lo zainetto e … lentamente iniziò a salire con
Billyno alle calcagna.
Aveva ben presente il detto
popolare sapienziale: la “carga” (fascina) leggera svuota il bosco.
Il suo fisico non era più quello
di un tempo, prostrato dai lunghi cicli di terapia. Tuttavia era fiducioso di
poter reggere lo sforzo; perché, come predicava anni prima ad allievi e
compagni di ascensioni, la testa vale di più delle
gambe quando l’erta si fa maggiormente ripida.
Da molti mesi non aveva più
salito un monte. Per sentirsi vivo e vegeto lo voleva rifare. E non gli
importava nulla se gli amici medici gli avrebbero poi dato del “matto”. Come amava risponder loro quando con
parole esplicite o sottintese glielo dicevano, infatti, ‘sono 65 anni che già lo so’.
Lasciando la casa aveva lasciato
sul tavolo un biglietto: sono in Presolana.
Al primo bivio girò a dx,
seguendo la placida carrareccia che conduce a un’isolata villetta più sopra.
Giunto alla cancellata imboccò il ripido sentierino che porta al Gùlter, perché a Leone le cose facili non
piacevano proprio.
Tante volte aveva percorso in
allenamento quella ripida, bella e panoramica cresta, tanto da conoscerla
passo, passo. Non solo lui la conosceva; ma pure ogni anfratto, pianta e flora
del monte conoscevano lui.
Infatti, poco più sopra, un
garofano bianco e il sedano selvatico così lo accolsero, mentre il gallo
forcello crocchiava: Benvenuto Leo; che piacere rivederti. Ascoltando il tam tam della
foresta si temeva di non poterti più rivedere quassù.
Al che, Leone, rispose affabilmente:
sempre splendidi siete, nonostante l’arsura attuale.
…
Saliva lentamente. Il suo obiettivo
era di non andare in affanno e di fermarsi solo in vetta.
Nel frattempo meditava tra sé sul
passato e sul presente. Un passato che gli apparteneva, un presente che lo
lasciava indifferente, un futuro che gli pareva l’eternità.
A circa metà percorso, mentre era
assorto nei suoi filosofici pensieri, guardò in basso l’affilata cresta,
notando, giù in fondo e poco distante dal passo, la piccola e graziosa chiesetta
bianca, che s’erge poco distante dal Salto degli
sposi.
Al primo tornante del sentiero
guardò in alto, distinguendo subito sia la Cappella
Savina sia la croce sommitale che i raggi
del sole facevano brillare.
Pensò, accostandoli e da buon
simbiologo, ai matti che parlano con l’immaginario e ai credenti che dialogano
con un Dio teorico più che scientifico. Un Dio conclamato per millenni, tanto
da aureolarlo anche con una certa artefatta verità storica, che però né gli
annali ebraici, né la storiografia imperiale del tempo proprio non citava
affatto, se non oltre un secolo dopo quando il druidismo era diventato una
realtà storica, prima, e politica, poi, in seguito ai fatti di Ponte Milvio.
Pure Leone non era troppo
normale. Perciò, come i matti, nella sua testa iniziò a dialogare col buon Dio.
“Toh, che fai lassù in alto ancora su quella croce? Sai, ho
intenzione di venirti a trovare, anche se con calma e lentamente. Tranquillo,
non sono Giobbe; infatti non mi hai mandato i tre compari (Elifaz, Baldad, Sofar), perché sai
benissimo che me li sarei giocati a … briscola col 2 di coppe.
Son qui ancora, nonostante tutto. Oggi mi è venuta
all’improvviso la tentazione di salire; e giacché, secondo i tuoi druidi, sono
un gran peccatore, è ovvio che sia qua. Il peccato è il loro regno e il terrore
della morte la loro arma letale. Chissà perché invece della croce non hanno
innalzato la tua ascensione all’eternità. Sai, credo che si siano fermati a
quel punto o per carenza culturale o per meditato interesse.
Dici che sono … prevenuto e malizioso? Suvvia!
Dopotutto costoro mi vollero pure oltre i legni di S. Damaso; perché,
nonostante la loro grande fede, erano nell’occorrenza in brache di tela.
Ricordi che mi dissero quando domandai loro se erano consci di
ciò che mi chiedevano? ‘Dio sarà con te
perché per questo ti ha scelto’.
E ricordi pure cosa loro risposi, gabbandoli nei loro stessi
dettami? ‘Grandi druidi di
poca fede, perché chiamate in ballo Dio? Perché mai dovrebbe essere in me,
peccatore, e non in Voi santi? Giacché, se aveste un briciolo di fede grande
come un granello di senape, ve la sareste cavata da soli non solo spostando i
monti, ma pure risolvendo questa situazione con una semplice orazione. Oppure,
scusate, più che la fede ora serve l’intelligenza e la capacità del fare?’
La mia fede, buon Dio, è tanto carente che molti la considerano
assente. Non m’importa di accertare se tu sia una bufala storica o una realtà
esistenziale. Quello che m’importa è la sociologia connessa alla dottrina:
quella cultura sapienziale che nei secoli si è prodotta sulla base della
filosofia antica ellenistica e che ora i tuoi tunghina (tonaca) bianca stanno
gradualmente smantellando con le loro acrobazie dialettiche da principianti
arrangioni.
Loro sono idealisti e Tu lo sai benissimo. Volendo essere
cattivo potrei dirTi che sono tuoi ottimi allievi.
Scusa, come il maligno nel deserto, ora ti tento: ‘Che si fa dopo aver offerto l’altra guancia alla percossa?’.
Sai, se non erro, o i tuoi agiografi si sono dimenticati di scriverlo,
oppure Tu proprio non lo hai detto affatto.
Pensaci! E poi, mentre salgo, fammelo sapere. Sai, loro in 2
millenni non sono stati capaci di aggiungere una sola parola a questa tua
frase.
E Tu, pur nella nomea del Padre, invece che offrire l’altra guancia ad Adamo ed Eva, li cacciasti a
pedate dal Paradiso terrestre. Ma forse eri ai primordi e T’eri lasciato
trascinare dall’ira per cotanto affronto, anche se l’affronto, a mio parere,
l’avevi fatto Tu, non fornendoli della conoscenza del bene e del male, perciò
dell’esperienza necessaria per poter decidere rettamente. In compenso, dal
paradiso non avevi cacciato in precedenza il maligno, pur precipitandolo
nell’abisso dell’Inferno. Stava, infatti, sull’Albero
della conoscenza a tentare
(abbindolare) due sprovveduti.
Oggi, secondo la legge della Foresta, saresti condannato per … abbandono di incapace.
Tempo fa ci furono perfino quelli che professavano la teologia del Dio è morto.
Sai, mica erano micchi, dopo aver visto l’obbrobrio che gli uomini avevano creato
mentre te ne stavi a guardare impassibile nella tua preveggenza e … misericordia.
Il dubbio (certezza) venne, di conseguenza, loro spontaneo.
Pure ieri sera un tuo piccolo druido sfiorò quest’argomento; ma,
essendo piccolo, in modo sommario e nebuloso. Credo che non fosse neppure
cosciente di ciò che stava dicendo. Non per nulla appariva un po’ picchiatello
e con qualche tic di troppo. Uno di quei druidi che, come dissi decenni fa al
tuo grande Aperitivo Purpureo, sono stati allevati come i polli in batteria.
Uno di loro, gran druido (W.
Hamilton), scrisse pure che
Tu, decrepito per i millenni, eri precipitato nell’Oceano Atlantico, secco e
stecchito. Ovviamente senza la croce, perché quella serviva … a loro. Poi,
siccome galleggiavi, immenso come un gigantesco iceberg, ti presero con dei
rimorchiatori per trainarti nel porto di New York, anche se non ho ben capito
per farci cosa. Magari, scusa la mia malignità, per fare business, esibendoti
con tanto di biglietto a pagamento come somma attrazione turistica.
Proprio come fanno ora con le tue principali cattedrali: si
entra a pagamento da turisti per guardare. Per pregare basta poi … l’elemosina
in … spiccioli in qualche altra chiesa.”
Leone, con passo cadenzato, era
nel frattempo giunto in vetta senza mai fermarsi. Il dialogare (monologare) col
buon Dio lo aveva reso fresco come se non avesse mosso un solo passo.
Si fermò per rifocillarsi. A lui
bastava poco, come ai bei tempi: un sorso d’acqua e una brioche da dividere con
Billyno.
Scattò una foto e la inviò alla
leonessa con un mms, all’occasione ancora in Etruria. Infatti, poco dopo, il
cellulare (telefono e non mezzo da trasporto reclusi) trillò e una voce chiara
e contrariata così proclamò: ma sei proprio matto
con tutto quello che hai?
Già – rispose Leone ridendo e per
nulla contrariato -, ho solo Billyno, 2 brioche e
un sorso d’acqua. Un po’ poco per essere “tutto”.
…
Il colletto stava sotto di lui e
il Plagna era proprio di fronte, leggermente
più alto del Gùlter. Per raggiungere i primi mughi era necessario scendere e
risalire in vetta, quindi avventurarsi sull’aerea cresta del Visolo, fin sotto la spalla.
Leone si rimise perciò in
cammino, deciso poi ad attraversare la costa del monte per puntare al rifugio
sottostante, prima di tornare al passo, dove il fedele Bipperino
lo attendeva.
…
Dopo averne raccolti a
sufficienza decise sul da farsi, anche perché era salito in alto, non
trovandone in basso. Lo zainetto era ricolmo, perciò appesantito. Le sue gambe
reclamavano riposo e Billyno manifestava i primi segni di … crisi.
Decise, perciò, che era più
utile, oltre che ragionevole, raggiungere l’ampia spalla dell’anticima, per
collegarsi poi al sentiero ben marcato che risaliva il monte fino in vetta.
Lo fece con calma per non
affaticarsi troppo, considerato che il ritorno era poi ancora lungo.
Poco sotto la spalla vide tra
l’erba due macchiette lilla. Incuriosito si fermò a guardare: erano 2 splendidi
ciclamini, chissà perché a duemila metri di quota. Forse in villeggiatura per
sfuggire alla calura.
Raggiunta la spalla imboccò il
sentiero per scendere, non prima però d’aver guardato la vetta poco distante,
dove la croce sommitale, illuminata dal sole ormai cocente, gli brillò radiosa
davanti, come a parlagli.
Leone la ammirò un attimo. La
salutò con un cenno e … riprese a dialogare col buon Dio, scendendo.
“Come vedi sono salito molto più in alto di
quanto volessi inizialmente. Sono soddisfatto e Ti ringrazio.
Mi pare di capire che sei soddisfatto pure Tu. Bene, allora
siamo in tre, Billyno compreso, che però comincia ad essere alla frutta.
Sai, c’eravamo fermati alle devastazioni della storia, quelle
che avevano prodotto il filone della teologia che Ti proclamava morto.
Di guerre e obbrobri ce ne sono ancora, anche se per ora
fortunatamente lontane da noi. Pensa che sul Tuo tempio più prestigioso c’è
pure chi vuole togliere la croce per issarci la bandiera nera con la mezzaluna.
Vedremo!
Per ora, però, un tuo credente, uno di quei matti invasati che
credono d’essere gli unti di Dio, sta creando in Itachia una devastazione
sociale e politica senza precedenti; e mi chiedo se Te ne sia accorto e cosa lo
abbia messo lì a fare.
Tu sai come lo chiamo da tempo il tuo Cola? L’idiota
ciancione. Mi sa che lo hai … creato assai male; lo hai fatto un obbrobrio di
natura.
I tuoi sommi druidi non hanno molta simpatia per Hegel, anche se è stato uno
dei tuoi massimi teologi con la sua Logica. Tant’è che a suo tempo lo misero pure all’indice, nonostante
fosse un buon credente. Però non era nella loro … setta e ciò era grave.
Costui giunse a dire che Tu sei l’assoluta devastazione e Signoria della storia. Beh, abbi pazienza, sai che non sono proprio fedele come Giobbe.
Perciò Ti dirò: guardando il casino che hai fatto dalla creazione in poi questa
nomea te la sei meritata.
Sai, pensavo: non è che tu sia poi morto in croce perché più che
condannarti per blasfemia lo fecero per tutto ciò che avevi combinato? Infatti,
guardando la storia del Tuo Popolo eletto, nonostante la sua infedeltà verso di
Te, mi pare che tra migrazioni, deportazioni e vagabondaggi nel deserto, più
che eletto doveva essere considerato “castigato”. Dopotutto, scusa, la tua
stirpe non proviene da un … puttaniere ch’era fulvo di capelli?
Già Friedrich Nietzsche indicava la tua morte (La
gaia scienza) come conseguenza
e frutto della decadenza del mondo occidentale. Calcolando che da quando lo
disse è passato oltre un secolo, guardando a ciò che c’è ora ben si capisce
perché mammona ti abbia soppiantato anche nella morale e nell’etica politica e
economica. Più che l’uomo, ora, comanda la Finanza con tutti i suoi servi e sgherri.
Perché quando crolla o svanisce la fede in Te, ecco che con
questa svaporano pure i Valori con tutto ciò che vi è connesso, aprendo la
porta o al dio personale (fai da te – New Age), oppure al relativismo
nichilista. In quanto il rifuggire la fede in Te porta ad eliminare la tua
morale dalla propria coscienza, sostituendola con quella che più fa comodo in
quel momento.
Credo che il tuo sommo errore sia stato quello di non concedere
una prova scientifica del tuo esistere. Forse hai sopravvalutato la trascendenza, che, nel tempo,
ha generato dialetticamente la teotanatologia.
In sostanza: sei morto creando il mondo, oppure quando nella
mente dell’umanità si è percepita la certezza – favorita dalle aberrazioni
umane – che un dio teistico non può oggettivamente esistere, non potendo
impedire o prevenire certi scempi?
Spesso, perdonami l’ardire, faccio l’analista di alcuni dei tuoi
grandi druidi, non perché mi interessino, ma per capire quanto ancora durerà il
druidismo prima di scomparire, rimanendo solo nel Salone delle cere di Madame Tussauds. Così, forse, Tu e
loro farete compagnia a tutti quei vostri colleghi che un tempo stavano sull’Olimpo. Dei quali,
guardandoci indietro col senno di poi, oggi si è portati a dire: guarda quanto
l’uomo era inetto a credere a quelle infondate verità teologiche e religiose,
anche se allora politeiste.
Tornando al dunque, Ti ricordi Galantino? Uno che secondo i dettami teologici vostri è stato scelto su
ispirazione dello Pneuma, perciò da Te.
Beh, costui fu bocciato da tutti i suoi colleghi, ed ebbe solo
un voto. Malignamente direi: forse il suo; ma, appunto in base a quel solo voto
poté essere proposto all’illuminato Tunghina bianca, che lo scelse come
Segretario generale dei grandi druidi di Itachia, proprio perché era un suo
uomo, proposto da lui, snobbando, ovviamente, i due che avevano preso una caterva
di voti. Per la serie tua: gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi.
Per cui mi chiedo: quelli che gli han votato contro e hanno
ottenuto molti voti sono forse dei degenerati peccatori da essere sopravanzati
da chi ne ha preso uno solo e che magari se l’è dato da sé? Forse che costoro
non sono stati scelti (chiamati) da Te?
Tu sai come la penso, perché leggi nella mente e nel cuore.
Almeno così fanno intendere al volgo credente i tuoi druidi.
Perciò ben sai che il druidismo itachiano si basa perlopiù sui
dettami di quello scomunicato che, secondo tradizione, tu facesti cadere da
cavallo. E, cadendo, batté probabilmente la testa. Vide le stelle per il
dolore, perse la vista per un po’ di tempo, ma, … miracolo dei miracoli, vide
Te nella sua cecità.
Ebbene, costui un giorno giunse ad Atene; e nel suo fervore
deista, vedendo un piccolo altare dedicato al dio
ignoto pensò bene di istruire in filosofia
nell’areopago chi da secoli in materia ne sapeva più di lui.
Quelli si divertirono un monte per un paio di giorni a dialogare
con lui, finché costui giunse alla resurrezione dei morti. Al che lo salutarono
divertiti con l’intenzione di ascoltarlo il giorno dopo. Cioè mai più.
Lui capì l’antifona e se ne andò altrove. Non si sa se prima di
andarsene scrollò la polvere dei propri calzari.
Le tue cattedrali sono sempre più deserte. Si riempiono solo con
i turisti a … pagamento.
Ovviamente, economicamente, quelli rendono assai più di quei
quattro vecchi che son rimasti a fare i fedeli. E, morti questi, che succederà?
Caro Dio, siamo partiti dalla croce e dalla teologia della
morte. Ma a forza di parlare di croce e di morte, forse oltre al Dio morto, vi sarà
pure il druidismo … morto."
Lentamente e con calma, nel
frattempo, Leone era giunto al rifugio; ma Billyno non riusciva più a procedere
per la stanchezza e il gran caldo. Non si reggeva più sulle candide zampette.
Perciò, Leone, lo prese e se lo
mise sulle spalle, sopra lo zainetto, facendo il … buon pastore.
Incamminandosi, indi, verso il passo.
Camminando riprese a dialogare.
“Come Giobbe non sono ben messo; ma non ho mai pensato
minimamente che Tu mi abbia colpito per mettermi alla prova. Infatti, anche se
così fosse, questo sarebbe al massimo un problema tuo e non mio, perché la cosa
mi lascia perfettamente indifferente.
A Mosè che scrivesti sulla pietra?
Io sono il signore
Dio tuo. Non avrai altro Dio fuori di me!
Bravo! Ora proviamo entrambi a ripeterci questo tuo primo
comandamento, cioè dicendocelo a noi stessi ad alta voce.
Il risultato logico è semplice. Parafrasando ci diciamo: io sono il signore di me stesso; non c’è
altro dio oltre a me.
Hegel, ovviamente, per vie diverse è giunto allo stesso
risultato con il suo A soggetto e A oggetto. Perciò al diveniente.
Dici che sono in errore? Allora passiamo al tuo altro grande
comandamento:
Amerai il prossimo
tuo come te stesso!
La domanda è: è possibile avere la stessa attenzione (amore) per
un altro quando l’Io sono non è il tu sei,
essendo il primo soggetto e l’altro oggetto, perciò non sovrapponibili?
Forse eri ai primordi e, pur essendo soddisfatto di quanto
creasti, in filosofia eri poco ferrato. Proprio come lo sono i tuoi grandi
druidi, immersi nel trascendentale idealistico e incapaci del pragmatismo
operativo, intenti per lo più a fare la mosca cocchiera, senza però conoscere
la strada.
Ovviamente, essendo i tuoi prescelti, consci e forti della tua
scienza infusa per lo Pneuma, dovrebbero entrare nel dettaglio e dirci come
realmente risolvere i vari problemi, che piccoli e grandi investono
continuamente la vita di ognuno e la politica di ogni Land.
Dici che poi sarebbero troppo onniscienti e ci ritroveremmo
ancora nel … politeismo, essendo diventati loro anche … onnipotenti?
Vedi, un giorno farò come Te: morirò. E siccome sono il dio di
me stesso, con me morirà pure Dio.
Dietrich Bonhoeffer lo pensava per vie
diverse di Te, guardando la realtà. Ed era pure un tuo druido.
Mi dici che poi resusciterò come Te, magari dopo tre giorni? È
emblematico e interessante il tre,
dicendoTi, Tu, Uno e Trino.
Essendo peccatore ti risponderò, come gli ateniesi al tuo teista
prediletto: su ciò ti ascolterò più avanti. Perciò quando resusciterò.
Ora, infatti, come vedi sono arrivato e me ne torno a casa con Bipperino.
Scusami, Buon Dio, se, come i matti, ho parlato troppo con te.
Sai, non ho ben capito se mi hai risposto o se mi hai illuminato
nel pensare.
Buona giornata!”
Leone si tolse Billyno dalle
spalle e lo mise sul sedile. Svestì l’assetto montano e partì verso casa.
Era soddisfatto per ciò che aveva
fatto. Pure lui, come Dio nella creazione, si disse: Molto
bene!
Sesac
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