ovvero
Tsipras: un politico di razza.
Le
vicissitudini politiche e finanziarie dell’Ue, di queste ultime
ore, inducono a un pensiero suppletivo sulla situazione, anche perché ciò che è
successo al popolo greco, pur in forma minore, è stato imposto anche ad altri
paesi mediterranei.
Perciò
non è affatto - ma potrebbe esserlo -
molto probabile che ciò possa avvenire in futuro anche in altre nazioni tuttora
in difficoltà.
Quand’ero
poco più che ragazzotto mi capitò spesso di accompagnare in montagna, specie al
suo amato roccolo, un novantenne navigato dalla vita: ol Paulì. Che proprio Paolino
non era, essendo sull’1,90. Uno che non solo aveva combattuto, ma pure fatto
attività imprenditoriale a determinati livelli.
Ebbene,
quando dopo cena la sera si chiacchierava, ascoltando alcuni miei pensieri era
solito dirmi e ripetermi: Nella vita non credere mai a nulla di ciò che senti e alla metà
di ciò che vedi.
Infatti,
chi ha buona memoria e non ragiona con il mentalismo del premier di turno o
mediatico, capirà benissimo che ciò è vero.
La
ripresa esiste a parole ma non nella realtà. Le conclamate riforme non
sortiscono alcun effetto economico e hanno peggiorato sempre più la situazione.
L’imposizione fiscale cresce in modo tanto esponenziale, che - tra imposte
dirette, indirette, centrali, locali e addizionali (sui servizi) - il
lavoratore, dipendente o autonomo, deve lavorare per l’erario circa 10 mesi
l’anno. La povertà si diffonde come una pandemia ovunque, favorita dall’alta
disoccupazione. La democrazia sta avendo una deriva preoccupante da “dittatura democratica”, con il sottaciuto
fine di traghettarci, grazie all’oligarchia di volenterosi politici idioti o di
tecnici asserviti, verso il dominio incontrastato della plutocrazia.
Tornando
alla Grecia si può ben dire che in precedenza
qualcuno abbia truccato i conti; ma giova pure chiedersi come mai questi siano
stati poi avallati più volte dall’apposita Commissione Ue.
La
storia ci dice poi che un vicepresidente della Bce fu dirottato a fare il
premier, onde imporre, sotto lo spauracchio del fallimento, draconiane misure
economiche che hanno messo sul lastrico il popolo ellenico.
Perché,
a ben guardare, i conti allora li truccavano tutti, come ora li trucca l’Ue
stessa.
Non a
caso personaggi mai eletti dal popolo si sono alternati per lo stesso fine e
progetto anche in altri paesi mediterranei.
La Troika e l’Ue ci han ribadito più volte che la Grecia era sulla buona
strada della ripresa e che tutto procedeva … bene. Non importava se il popolo
non aveva più soldi per pagarsi luce e riscaldamento o per i servizi pubblici,
necessari per andare al lavoro – per chi fortunato ancora l’aveva -; se le
madri disperate portavano i figli poco più che neonati, o bambini, alle porte
dei monasteri, in modo che potessero almeno sfamarsi e sopravvivere; se la
recessione viaggiava a 2 cifre; se gli interessi fatti pagare sui bond sovrani
avevano tassi da strozzinaggio.
Qualcuno
ha visto la decantata e promessa ripresa in Grecia?
Allora,
alla Bce, vi era un certo Trichet. Il quale, non perché fosse matto ma perché serviva gli interessi
dei potentati, faceva l’esatto contrario di ciò che si sarebbe dovuto fare.
Ovviamente con il beneplacito di quelle nazioni forti interessate a lucrare
tassi del 20% e oltre sui finanziamenti erogati ai paesi in crisi.
La crisi
è nata per un problema finanziario, come tutti sanno: quello del sistema
bancario ormai in bancarotta, che grazie a leggi apposite varate ovunque tra il
1990 e il 2000 – periodo nel quale si crea l’€ e l’Ue – diventano
tutte banche d’affari, comprese le commerciali.
Traducendo
in poche parole la terminologia per il profano: investono (dissipano in
speculazioni finanziarie) in borsa pure i depositi dei correntisti. Non a caso
le quotazioni delle banche nazionali ebbero pure un deprezzamento borsistico
del proprio titolo anche fino al 90%.
Basti, a proposito, citare gli U.S.A. con la Lehman Brothers, le banche irlandesi per la gold economy, oppure le nostre, che han
dovuto ricorrere ai Tremonti bonds e ai Monti bonds per non fallire, Monte dei Paschi in primis.
Poi, con
l’avvento di Monti, grazie ad un battage mediatico ben orchestrato la crisi è stata
addebitata in tutta l’Ue ai Debiti sovrani, causa ben più adattabile a far digerire tagli lineari e una
pressione fiscale sempre maggiore.
In tutta
l’Ue non vi fu una nazione con il proprio sistema bancario in crisi.
La
commissione Ue e la Bce continuano a
proclamare la necessità di riforme. Salvo poi non quantificarle mai e renderle
note a tutti, elencandole per bene.
Perché?
Perché se il popolo scoprisse e capisse la finalità sottaciuta, farebbe subito
“la festa” a tutti questi plutocrati, oligarchi e boiardi, mai eletti da
nessuno.
L’allora
presidente Ue dell’Ecofin – Giulio Tremonti – un giorno andò da Trichet e pressappoco disse: l’Italia
contribuisce al 18% delle spese Ue e continuerà a farlo per quelle generali.
Per quelle finanziarie, invece, ogni nazione contribuirà in base
all’esposizione di rischio che si è assunta.
E lo
stesso concetto ribadì alla Commissione Ue.
La
storia ci dice che in breve lo spread italiano fu attaccato e dai 100 ptb
abituali fu spinto a oltre 500 ptb, che il Governo Berlusconi fu costretto a
dimettersi per pressioni e manovre internazionali illegalmente e costituzionalmente
illecite e scorrette, che il pluridecorato Monti, insignito pure per non dover
morire di fame (???) a senatore a vita, assunse il potere con la compiacenza di
Frau Merkel, poi ravvedutasi più
avanti quando pure Monti non gli serviva più.
In quel periodo
pubblicai un articolo, nel quale esprimevo le mie forti perplessità su Monti,
spiegando come sarebbe naufragata l’economia italiana. Un notissimo economista,
premiato tempo prima con la massima onorificenza in materia, lo vide e lo
criticò ferocemente, giacché entrambi eravamo ospiti della stessa testata.
Curiosamente,
molti mesi dopo, mi giunse a sorpresa dallo stesso economista una mail privata,
nella quale, oltre a scusarsi per l’attacco portatomi, mi chiedeva come avessi
fatto a prevedere tutto con precisione con quasi 2 anni di anticipo. Era
curioso di apprendere quale metodo finanziario e matematico avessi adottato,
dichiarandomi pure che per completezza aveva letto anche altri miei articoli in
materia.
Forse
perché provato dalla malattia che mi aveva colpito, così testualmente,
seccamente e brevemente risposi: “Ringrazio sentitamente per i complimenti fattimi. Credo che
bastino gli occhi per vedere e il cervello per pensare. Saluti.”
La Germania e l’Ue han sempre
avuto 2 piani: il primo è quello che con pervicacia hanno finora perseguito, il
secondo era di emergenza, nel caso tutto precipitasse nel baratro. Non per
nulla si erano stampati miliardi di nuovi €, pronti a essere vidimati e immessi
sul mercato in 24 h, per differenziarli da quelli in uso.
La
storia di questi giorni ci dice quale fosse quello sulla Grecia, basato su due
possibili varianti.
La prima
variante consisteva nel portare la Grecia gradualmente al default programmato,
spogliandola di ogni sua possibile ricchezza o proprietà. Per farlo vi era
bisogno di tempo, perciò di finanziamenti per farla gradualmente andare in
cachessia finanziaria. Nel frattempo con gli alti tassi fatti pagare sui prestiti,
il creditore rientrava del capitale versato. Mal che andasse era in pareggio.
Per poi spingerla fuori dall’Ue e dall’€ per non avere una palla al piede
improduttiva e da mantenere in eterno.
La
seconda variante, quella di emergenza, potrebbe tornare buona ora, considerato
che i mercati finanziari dell’Ue sono deboli rispetto alla massa speculativa
finanziaria mondiale.
Perciò
chi è forte pur con perdite consistenti starebbe a galla, abbandonando al loro
destino quelli deboli.
Renzi, all’indomani
dell’elezione di Tsipras, si abbandonò a
proclami su un possibile asse anti austerità con la Grecia e la Francia. Salvo
poi, poche ore dopo, fare il coniglio difronte a Frau Merkel.
Ma
Renzi, purtroppo per gli italiani e soprattutto per l’armata Brancaleone Pd,
non sarà mai Tsipras, perché non ha né la visione complessiva, né l’orgoglio,
né la tattica politica del greco. È solo un imberbe boyscout che va dove lo
porta il vento e la vista, che però non va oltre il suo naso.
Se i
greci diranno no all’Ue, mi troveranno solidale e comprensivo.
Appunto
per questo hanno protratto allo spasimo le trattative, onde potersi preparare a
parare i colpi. Non per nulla han chiuso banche e borsa già da ora.
In
sostanza sanno che sarà dura, ma che ce la potranno fare, perché a questo mondo
non vi è nulla di irreversibile, ma sempre di correggibile e migliorabile.
Basta volerlo.
L’Argentina insegna che i
creditori da leoni diventeranno conigli, per non perdere il capitale investito.
Che nel caso Grecia oscilla tra i 260 e i 300 mld di €.
Perciò,
ciò che non hanno concesso prima, a partita persa concederanno poi: rinnovo dei
finanziamenti a tassi fissi minimi e ridotti con durata almeno trentennale.
Le Borse crollano ed era scontato.
Ora, a
occhio e croce, solo in ambito Ue si saranno persi (bruciati) circa 250 mld di
capitalizzazione solo oggi. Una perdita che, a ben guardare, equivale all’incirca
a tutto il Debito sovrano greco; e destinata a incrementarsi nei prossimi
giorni se lo scontro tra le parti diventerà più cruento.
Spero
per la Grecia e l’Ue che si trovi un accordo all’ultimo; ma sarebbe bene che
nell’accordo si ponessero le basi per giungere a un’imposizione fiscale
uniforme, a tassi uniformi, a leggi elettorali uniformi, a regole generali che
siano uguali per tutti, compreso il costo del lavoro, lo welfare e tutto ciò
che serve ad ogni nazione.
Perché –
e lo dico da anni – quest’Ue così com’è ora non può reggere a lungo, perché non
vi sono le condizioni di uguaglianza e pariteticità sia tra i vari stati che
tra le varie etnie nazionali
Diversamente
vi saranno stati “padroni” e stati “schiavi”; perché il fatto d’avere un’unica
moneta è l’utopia politica attuale che questa sia la panacea a ogni male.
Di
positivo c’è che pressati da continue angherie e soprusi, i greci si sono
ribellati; e, memori d’essere la patria millenaria della democrazia, han deciso
di riprendersi ciò che gli spetta: il diritto di decidere del proprio futuro,
anche a costo di enormi difficoltà e privazioni.
Ciò
implica anche il diritto di poter fallire volontariamente, proprio perché la
morte economica sarebbe comunque certa.
Socrate è stato oltre che un
filosofo un grande sociologo, secoli prima di Cristo. Platone e Aristotele hanno illuminato con il loro pensiero il mondo, ideando non solo
ipotetici (anche se allora rudimentali) sistemi politici, ma portando
l’evoluzione del pensiero filosofico a livelli impensabili per quei tempi.
E,
comunque vada a finire – magari con un accordo in extremis - in Tsipras hanno
trovato il nuovo Milziade e in Varoufakis il nuovo Leonida.
Maratona l’han già vinta. Ora
bisognerà vedere se vinceranno pure a Salamina.
Forza, greci!
La forza
dei numeri non sempre è quella che porta alla vittoria, come la vostra storia
ha insegnato al mondo intero.
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