lunedì 18 novembre 2013

Larghe intese, estreme divergenze.


Che la politica assai spesso sfoggi una pessima reputazione di sé verso i cittadini è cosa risaputa.
Come lo è da sempre il politichese, utile ai politici per infinocchiare cittadini ed elettori. Con l’appassionata compiacenza dei Media.
Dopo decenni di simile andazzo italiano si è prodotta nella società una divisione netta consensuale, non  solo tra politico e elettore, ma, soprattutto, tra governante e cittadino.
La famiglia (popolo) Italia sta insieme non potendo … divorziare. O meglio: non volendo fare una “rivoluzione” violenta.
Sicché il cittadino si riconosce a mala pena nel Governo, non potendone fare a meno; ma, nello stesso tempo, lo detesta molto cordialmente, essendo stato ridotto negli anni alla fame, alla miseria, alla disoccupazione e all’indigenza manifesta. Di chiacchiere, purtroppo, non si vive; né si fa economia.
La forbice reddituale tra parlamentari (aggiungiamoci pure: giudici e alti manager statali) e cittadini è non solo eclatante, ma soprattutto scandalosa in base ai risultati sociali ottenuti. E la stessa cosa è manifesta pure verso l’ottusa Dirigenza Ue.
Se qualcuno ha annotato la riduzione sostanziale dell’indennità e dei benefit parlamentari alzi la mano. Se altri hanno visto il dimezzamento dei parlamentari ne … alzi 2.

All’inizio dell’attuale crisi economisti, finanzieri (banchieri) e politici dissero che in 6 mesi la burrasca sarebbe passata. Ovviamente mentivano, sapendolo.
Ora Saccomanni e Letta ripetono la stessa solfa in modo diverso, basandosi su un  Pil industriale positivo a settembre – rispetto ad agosto quando le fabbriche erano chiuse – dello – notate bene! – +0,1%.
Simultaneamente a queste perspicaci dichiarazioni/intuizioni, Draghi opera alla Bce un ulteriore taglio del costo del danaro del 50%, portandolo dallo 0,50% allo 0,25%.
Perché la ripresa si sta attuando? No! Solo perché l’inflazione scende troppo per la deflazione dei prezzi.
Come a dire: siamo in crisi nera.
Infatti, aggiunge che vi è per il futuro prossimo la possibilità di ulteriori aggiustamenti al ribasso e anche di un costo negativo del danaro. Neppure il Giappone giunse mai a tanto.
La disoccupazione e la CIG, record storici in Italia, lo stanno non per nulla a testimoniare.

Le quotazione degli istituti bancari italiani hanno raggiunto perdite anche superiori al 90%. Ora, nei migliori dei casi, sono al 70% di perdita rispetto alla quotazione 2007.
Le banche Ue hanno attinto a piene mani ai finanziamenti Bce (ben 1.500 mld di €; circa 500 quelle italiane) a tassi stracciati tra lo 0,50% e l’1%.
Con una tale massa non solo si potevano sostenere le aziende e il rilancio economico, ma anche incentivare i consumi delle famiglie. Invece dove sono finiti questi finanziamenti, considerato che le aziende stanno pagando attualmente tassi dal 5% in su, fin oltre il 10%?
In Titoli Sovrani italiani; oppure depositando subito la medesima somma presso la stessa Bce a tassi reddituali maggiori. In entrambi i casi con rischio estremamente ridotto, o nullo, e con guadagno certo.
Non per nulla al Ministero delle Finanze ci sta un … banchiere.

Letta il primo ottobre ha fatto scattare l’aumento dell’1% dell’Iva, con la “pinocchiesta” giustificazione che non essendoci in quel momento una maggioranza sicura il decreto di proroga sarebbe poi decaduto.
Vale tuttavia ricordare che prima di decadere tale provvedimento sarebbe stato comunque valido per ben 60 g, potendo poi essere nuovamente riproposto dal Governo.
Considerato, poi, che subito dopo il “suo” Governo ha riottenuto la fiducia, un nuovo immediato decreto poteva rimettere l’Iva al 21%. Però non è stato … fatto.
Ciò, ovviamente, deprimerà ulteriormente i consumi con tutte le conseguenze del caso.
La Confcommercio alza la voce per dire come vanno le imprese commerciali, dimezzatesi già in 6 anni di crisi. Hanno chiuso per i troppi … guadagni; e se ne sono andati tutti a godersi il sole delle isole caraibiche. (???)

Il Pdl ha cessato la sua esistenza, nell’intento di rigenerarsi in Forza Italia. Non senza lacerazioni interne,  visto che quelli che stanno nel Governo non hanno voluto mollare l’osso della … scranno.
Alfano (in verità è più un Alf…ino) capeggia la spedizione dei 300 peones della Spigolatrice di Sapri[1], decretando la sua probabile fine tra i marosi delle prossime elezioni con la scissione da Cavalier Berlusconi. Il quale a breve, nolente o volente, verrà quasi sicuramente privato del “cavallo” senatorio.

Il Pd non è meglio ben messo del suo alleato/avversario, lacerato da faide tribali al suo interno.
Il rampante e “ducettaro” Renzi promette continuamente il suo mantra vittorioso, anche se finora ha sempre inanellato sconfitte nelle tenzoni principali. Come Pierino la peste, ma con acume assai minore, si propone come l’uomo nuovo, sottacendo che è da quando portava le braghette corte che sta facendo politica. Una vita! Dopotutto non è campato finora facendo lo … strillone. Professione che in politica, peraltro, gli viene molto bene.
Suo malgrado ha contribuito non poco a produrre debito, clientelismo e settarismo politico dove s’era piazzato. Basta andare nella sua terra per capire come stanno pure ora le cose a Palazzo Vecchio.
Se questo è il nuovo che avanza … Dio ce ne scampi. Ha il grande limite del volersi scontrare con tutti e di cercare l’appoggio dell’alta finanza o di imprenditori eticamente discutibili.
A bloccarlo ci penserà la vecchia gerarchia Pci, con D’Alema fine stratega.
Non per nulla Prodi - il prode Brontolo/Tontolo dei 7 nani -, dopo   le brucianti sconfitte subite nella sua vita politica nonostante le 2 vittorie elettorali di Pirro, ha mandato a quel paese il Pd e tutti i suoi iscritti, rifiutandosi di rinnovare la tessera e di andare a votare alle primarie. Motivo? La carica dei 101 che gli han bruciato sotto il deretano la poltrona del Quirinale, ripetendo lo smacco fatto poco prima a Marini. Per cui s’è l’è legata al dito (giustamente).
Anche se Renzi vincesse la corsa alla segreteria - ma non è fatto scontato - dovrà fare i conti con una parte del partito che gli impedirà, di fatto, d’essere quell’uomo solo al comando che lui brama d’essere. Non solo nel partito, ma pure nella nazione.
E se si impunterà il Pd si frantumerà facilmente, lasciando lui senza Pd e senza Scudo. La croce se l’è già tolta da tempo!

Monti, da parte sua, nella burrascosa assemblea di Scelta Civica s’è diviso malamente dagli amici elettorali d’area cattolica, dopo la sua salita provvisoria all’Aventino per lesa maestà.
Con pochi fidi è rimasto il solo a credere fermamente e spocchiosamente d’aver salvato l’Italia.
Forse spera d’aggregare la nuova armata/drappello di Alfano, nel tentativo di rifare la vecchia Dc.
Tentativo sempre finora fallito a chiunque.
Sicché gli speranzosi, depressi e stagionati componenti di Todi 1, 2, 3 e … infinito, si ritroveranno a dover ripartire di nuovo, incoraggiati dai vertici ecclesiastici che vedono, da par loro, svuotarsi continuamente le chiese e … le offerte.
Pure la Chiesa, infatti, soffre la rottura sostanziale ideologica con le sue pecorelle, non avendo più neppure molti pastori in grado di recuperare quelle smarrite.

L’Ue, da parte sua, boccia la Legge di stabilità del governo Letta, facendo imbufalire il premier. Dopo tante auto-declamazioni sul suo grande ruolo in ambito comunitario viene ora ufficialmente e smaccatamente bocciato. Cosa ovvia. Lo steel decantato si è … fuso come burro.
Hollande scende in Francia al 15% dei consensi, mentre la Merkel, a 2 mesi dalle elezioni, non ha ancora dato un governo alla Germania, ripetendo la stucchevole esperienza italiana.
La sua Germania, comunque, ha il saldo attivo nelle esportazioni dell’1,7%. Ovviamente a scapito degli altri paesi, sicché tale situazione non potrà durare in eterno.

I vari Vertici Ue e G 7, ... 20, nonostante i positivi comunicati ufficiali conclusivi, non hanno risolto i nodi che la crisi ha portato al pettine. Mentre Obama – di cui Renzi intenderebbe duplicarsi a … mignon – è alle prese con la grana internazionale del Datagate.
Ora tutti si scandalizzano per l’origliare spionistico degli Usa, magari dimenticandosi il proprio spiare e i guai propri, compreso il caso della Cancellieri, intercettata – con autorizzazione di chi? – nelle sue amichevoli conversazioni e frequentazioni pur in assenza di reato.
Anche il prode Napolitano sta nel pantano dello spionaggio telefonico (intercettazioni), anche se graziato dalla Corte costituzionale che ha fatto distruggere tali conversazioni. Sempre che tra non molto non ne salti fuori qualche … copia.
L’italica … pedata e fatta così!

Se i partiti hanno – come si è visto – larghe intese aggregative, hanno pure, con le loro fazioni o correnti, estreme divergenze, tanto da portarli spesso all’implosione.
Ciò, tuttavia, non avviene solo nel singolo partito, ma si riversa poi sulla maggioranza di governo che, come gli italiani col Governo, stanno insieme solo perché non hanno un altro tetto sotto cui ripararsi. Necessità (impossibilità) fa virtù.
Quando però i contrasti per interessi singoli diventano troppo forti, allora il giocattolo comune si spacca, sia nei partiti, sia nelle parti sociali, sia al governo (maggioranza), sia in ambito Ue o internazionale, mandando a quel paese sia la convenienza che l’ipocrisia politica. Da ciò deriva il continuo cambio di maggioranze ad ogni elezione nei vari stati.

La causa di tutto questo sconquasso di coesistenza sociale è la cattiva gestione soprattutto dell’Economia.
Prima il governo Monti e ora quello di Letta hanno provveduto a depotenziare l’apparato statale, demolendolo gradualmente con la falsa idea della spending review.
Di sicuro c’è che lo spreco di spesa va ridotto, là dove questa produce solo malaffare, danno, spreco e non reddito. Tutto il resto va invece potenziato e non disincentivato. L’apparato statale va fatto funzionare per produrre, onde giustificare l’alta imposizione fiscale creata.  Infatti, da un Governo che non sa trovare  in cotanta sua spesa un misero 1,2 mld per scongiurare l’aumento dell’Iva, c’è poco da aspettarsi.
Sbirciando i vari documenti ufficiali dei 2 governi si può notare che il Pil prodotto dall’apparato pubblico – perciò dallo Stato – deve scendere nei prossimi 4 anni dal 10,6% attuale al 9,2% del Pil nazionale. Ciò significa uno smobilizzo del Pil prodotto dalla Pubblica Amministrazione del 14% complessivo, pari a circa il 3,5% annuo del Pil.
Se ciò vuol dire rilanciare l’economia e i consumi lo lascio dire ai proclami governativi.

I vari decreti  del fare e delle startup hanno fatto, come previsto, un buco nell’acqua. Letta ha promesso per fine 2013 ben 250 ml posti di lavoro per i giovani. Chi li ha visti, anche solo nella misera percentuale del 10% al promesso, è bravo. La disoccupazione giovanile è giunta ormai al 50%.
Perciò nessuna meraviglia se tutte le componenti della società siano ufficialmente nelle larghe convergenze, ma nella sostanza nelle estreme divergenze.

Lo scontro vero è sul come fare Economia. Soprattutto quella reale.
Difficilmente chi sta ora alla barra del timone saprà dirigere con sicurezza la barca nazionale tra i marosi recessivi, anche se è vero che la recessione ormai ha toccato il fondo. I consumi, benché minimi e ridotti all’osso, non possono essere tagliati ulteriormente perché già tutti (quasi) stanno stringendo la cinghia.  Siamo alla sopravvivenza.
Se gli attuali governanti lo avessero saputo fare – giacché da una vita sono in politica – il problema sarebbe già stato risolto da tempo. L’handicap loro è che non hanno idee per il rilancio e vanno a tentoni a rimorchio delle imposizioni Ue.
La crisi del ’29 – ad esempio - ebbe oltre un lustro recessivo. Poi una piccola ripresa e infine un altro poderoso tonfo a cui pose fine l’inizio del secondo conflitto mondiale.
Non credo ad una ripresa dell’economia.
Se il Pil tornerà positivo – specie nei paesi mediterranei – lo sarà per valori minimali inferiori all’1%.
Parlare con queste percentuali di ripresa è voler abbindolare i cittadini. Per cominciare a farla bisogna avere un Pil superiore al 2% e in progressivo aumento nel prossimo biennio.
Fantascienza!






[1] - Luigi Mercantini

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