mercoledì 3 luglio 2013

Il mentalismo in economia.


Le ricette economiche per risolvere la crisi non sono molte e seguono dei filoni di teorie economiche assai datate, perciò più adatte ai tempi passati che a quelli attuali.
Le principali possono essere raggruppate in 2 categorie: a) teorie keynesiane, b) teorie rigoriste.
La prima si basa sulle concezioni di Keynes, perciò sul monetarismo e sull’investimento fondato sul debito, perno delle ricette per risolvere la crisi del ’29. Debito, comunque, da intendersi provvisorio.
La seconda sulla teoria che bisogna avere i conti in ordine, per ottenere i quali è necessario operare tagli alla spesa: il rigorismo.

La mia analisi attuale non è comunque economica, ma piuttosto simbiologica e sociologica. Vuole trattare dell’evoluzione contagiosa che l’idea economica, perseguita da un personaggio noto (politico, religioso o economista), può inculcare non solo nella massa, bensì anche nella schiera degli economisti più o meno caserecci, oltre, ovviamente, nei media.

La teoria keynesiana, nelle sue varianti attuali, ha molti cultori, specie negli Usa, dove Fed e Governo la praticano massicciamente, con risultati opachi che consentono all’economia di restare comunque positiva.
Il Giappone usa una variante personale, basata sul monetarismo massiccio che trascura il Debito sovrano per il semplice fatto che lo stesso viene assorbito quasi interamente dalla Boj, con il risultato che ormai ha raggiunto il 300% del Pil. La svalutazione strisciante compensa sia la crescita costante del debito (che perciò ha minor valore), sia il potere d’acquisto della valuta.
In sostanza il debito è un fattore secondario all’economia. L’importante è che questa possa continuare a crescere simultaneamente al Debito, dando lavoro, occupazione e reddito.

In ambito europeo si sono perseguite finora politiche rigoriste, portando tutta l’Ue in recessione.
I risultati, per la verità, danno torto ai politici, che comunque molto lentamente variano strategia. L’apertura della Merkel sull’occupazione giovanile è una novità abbastanza recente, dovuta più al fatto che il disagio sociale serpeggia sempre più massiccio nel popolo – e i giovani sono per l’età i più pronti a contestare anche violentemente -, piuttosto che per una strategia economica consapevole.

Ciò che tuttavia è interessante è che l’ascesa al potere di una corrente economica, piuttosto di un’altra, porta una certa linea di mentalismo con sé. Riassumendo: media, economisti e popolo tendono ad abbracciare quella linea economica. Non importa se più per inconscia speranza o per asservimento al potere che per convinzione intellettuale.

I dati macroeconomici dicono che fino a che il Governo Berlusconi ha retto l’economia è sempre stata positiva.
L’avvento di Monti ha stravolto l’assetto dell’economia reale, mandandola – seppur involontariamente – in recessione. Ciò, nonostante la stessa linea rigorista avesse già dato pessimi risultati in Grecia, Portogallo e Spagna. Nazioni che, come l’Italia, sono ancora nell’occhio del ciclone recessivo anche in questi giorni nelle Borse.
Tuttavia dalla linea sagace di Tremonti, tesa a contestare la politica rigorista Ue – e soprattutto della Merkel – si è passati in un baleno a quella opposta.
Lo stesso Monti, che fino a poco prima di essere designato Premier benediceva con i suoi articoli economici sul Corriere della Sera la linea italiana, stravolge le sue concezioni di 180°. Non solo: buona parte degli economisti – specie bocconiani - abbracciano la linea del rigore, abbandonando in pubbliche affermazioni le loro teorie precedenti.
L’elenco sarebbe molto lungo; ma lo evito per amor di patria e di … amicizia.
La caduta di Monti porta con sé una nuova ondata di cambiamento. Per cui, ora, gli stessi che si erano schierati con Monti sono diventati i critici di quella politica.

I cambiamenti di mentalismo economico non si fermano però alla sola Italia, ma coinvolgono pure gli alti Vertici Ue.
È di oggi, infatti, la notizia che la Commissione Ue sta riprendendo in seria considerazione gli Eurobond, per i quali Tremonti s’era battuto strenuamente rispolverando l’idea di Delors.

Oltreoceano il nobel Paul Krugman affianca la teoria monetarista di Bernanke, il vero governante nominale degli Usa. Dietro a loro seguono a ruota quasi tutti. La stessa cosa avviene in Giappone sull’operato della Boj.
In Germania, Hans Werner Sinn detta la politica rigorista della Merkel, avversando spesso sia le scelte economiche compromissorie di alcuni Vertici Ue, sia le scelte di monetarismo spurio di Draghi (Bce), affiancato in ciò ben volentieri dalla Bundesbank. Seguito, ovviamente, da una nutrita schiera di economisti tedeschi e nordici, che vorrebbero un (Marco) per la Germania (nordiche) e un altro per le regioni mediterranee.
È interessante tuttavia rilevare che quando uno di questi personaggi corregge in parte le sue teorie, tutti gli altri lo seguono.
Ciò avviene ovunque.

La critica analitica, quindi propositiva, è sempre stata un fatto molto positivo in economia e in ogni disciplina.
Viene spontaneo perciò chiedersi perché oggi, davanti al potere, questa venga praticata da pochissimi studiosi, o intellettuali, e la maggioranza abbracci il mentalismo del capo, perciò del totem di turno. Salvo poi stravolgerne i dettami quando un totem cade e se ne innalza un altro.

Il mentalismo è un nemico della Democrazia, perché prona il pensiero generale al potente di turno.
Monti s’è eretto a salvatore della patria; e tutti a esaltarlo nell’operato, approvandolo, vertici istituzionali compresi.
Ora che vi è Letta tutti mettono il dito nella piaga del fallimento di Monti, dimenticando il loro appoggio politico e intellettuale dato fino alle sue dimissioni. Anche se lo stesso Letta, con tutto il Pd, ha sempre votato la fiducia a Monti, perciò la sua linea di rigorismo economico ch’era, nella sostanza, quella dettata dalla Merkel.

Ciò, non a caso, avviene anche nella Chiesa, dove prima lo IOR era considerato un pilastro economico dell’indipendenza del papato. Ora, con l’avvento di Bergoglio, tutto pare cambiare.
Singolare sarebbe stato l’evolversi dell’attuale scandalo economico della Chiesa con i 2 papi precedenti, che ben si guardarono di concedere alla magistratura italiana anche la sola autorizzazione ad interrogare come semplici testimoni (non da indagati) dei prelati coinvolti, ammantando diritti diplomatici.
L’economia, secondo Bergoglio, non è prioritaria per la Chiesa, anche se la reclama per tutti quelli che sono in grande difficoltà per la recessione.
Però Bergoglio – mi si consenta la citazione - è un papa curato, le cui omelie a S. Marta vengono tanto declamate pur essendo elementari, idealistiche e senza ricette pratiche. Proviene da una realtà terzomondista; e … si vede. Là è più importante la sopravvivenza nelle favelas che l’economia dello Stato, anche se l’economia è quella che può far sopravvivere anche le favelas.
La sopravvivenza prima dell’economia, anche se senza economia non si sopravvive.

Senza economia vi è solo disordine, caos e alta instabilità.
Proprio quella stessa instabilità mentale che oggi pervade troppe persone, a qualsiasi livello sociale, dove il mentalismo spesso si identifica col servilismo momentaneo al potere.
La carenza di economia è la tomba della democrazia, come molti paesi arabi stanno attualmente rendendo palese; in primis l’Egitto che ha già dimenticato la primavera araba, decapitando il suo faraone … da poco innalzato sul trono.

Nessun commento: