martedì 9 luglio 2013

Troika: perseverare è diabolico!


S & P ha appena declassato l’Italia, come non si temeva, bensì già da tempo si prevedeva.
Pronta la  risposta – per la verità fatta poche ore prima – di Letta che siamo sulla via della ripresa. Lui e Saccomanni devono essere stati contagiati dal virus che aveva colpito Monti: quello del troppo ottimismo auto celebrativo fine a sé stesso.
Le cose non vanno affatto bene e rilanciare l’economia sarà non il problema, ma l’ottomila da scalare con gente (governanti) abituata a camminare solo in città.
Intanto dalla Commissione Ue arrivano giornalmente dei segnali (moniti) continui su ciò che si debba o non si debba fare. Idem da Draghi (Bce) e dal Fmi.
Il barometro economico dell’Ue, perciò non solo italiano, volge al brutto tempo. Quel brutto tempo che è il preludio alla tempesta.
I segnali più significativi vengono dati dagli indici delle Borse, intente non a fluttuare in un range omogeneo e stabile, proprio di un’economia stabilizzata, ma con fluttuazioni isteriche anche molto significative e contrastanti o nella stessa seduta o da un giorno all’altro.

La Troika è tornata in Grecia.
Come già avevo detto molto anzitempo, il problema Grecia non solo non è mai stato risolto, ma lo si è sempre più incancrenito.
La Grecia, ovviamente, non è la sola, visto che  pure il Portogallo sta vivendo un momento che dire negativo sarebbe un eufemismo. Là, infatti, diversi ministri del Governo si sono dimessi, anche se quando avevano accettato di assumere l’incarico avevano abbracciato la linea dell’austerità. Il loro non è un gettare la spugna per impotenza, ma il riconoscere che questa linea di soli tagli e di pura austerità produce sempre maggiori danni.

Alla Grecia servono ancora 8 mld di €. Per rilanciarsi? No, solo per continuare a boccheggiare come un pesce fuor d’acqua che sta morendo.
Con il solito tira e molla li avrà, ma non perché la si voglia aiutare, bensì perché il lasciarla al suo destino significherebbe la morte dell’ e dell’Ue stessa. Ergo, anche magari solo a tranche, li avrà, in cambio però di altri servigi alla Finanza globalizzata. Quali? Il continuo smantellamento dell’esiguo stato sociale e della struttura statale, atto a favorire l’affidamento dei vari servizi a organi esterni.
Dopo la Tv di Stato (un mese fa) ora toccherà alla polizia municipale (5.000 addetti) e ai custodi (bidelli) delle scuole (altri 2.000). Che, ovviamente verranno messi in mobilità (praticamente licenziati a breve) senza un progetto specifico economico in grado di poter dare loro un lavoro.
La Grecia ha già un tasso ufficiale di disoccupazione che sfiora il 30%. Con i nuovi tagli è facile che a regime il tasso voli al 35%.
Se ciò è rilanciare e risanare la Grecia lo lascio alla considerazione di tutti.

Nel frattempo agli angoli delle strade, e anche nei cimiteri, si notano moltissimi ultrasettantenni intenti a chiedere l’elemosina. Hanno una pensione che dopo i continui tagli si è ridotta a soli 300 €. Con questa devono mantenere la prole (disoccupata o licenziata) e pagare pure l’esosa imposta sulla casa che, da straordinaria per 2 anni, si è tramutata con le continue manovre rigoriste in perenne. I figli, ovviamente, si vergognano di fare i questuanti.
Le madri abbandonano i figli piccoli alle porte dei conventi, perché il monastero - ancora fiorente nella struttura e nell’organizzazione in Grecia – sarà in grado di dar loro una ciotola di cibo e di assisterli, con la carità e dedizione ortodossa, in crescita e educazione.
Il traffico privato si è drasticamente ridotto e molti si sobbarcano km a piedi per recarsi al lavoro, non avendo i soldi per pagare il trasporto pubblico. Nelle case l’uso di elettrodomestici e di energia elettrica, o riscaldamento invernale, è diventato un lusso a cui molti hanno forzatamente dovuto rinunciare.

La Troika chiede solo tagli e rigore in cambio di spiccioli. Ciò continuerà a ampliare la già grave recessione del Paese che da più anni sta sprofondando.
A nessuno di questi super pagati signori viene in mente di predisporre un vero piano di rilancio dell’economia greca. Perché è ovvio che con tasse, tagli e licenziamenti questa continuerà a dilatarsi.
Per rilanciare l’economia – non solo greca – servono soprattutto: un piano globale strutturale produttivo e degli investimenti. Senza i quali sarà sempre più notte.
Quella notte che ha colpito anche il Portogallo e che sempre più minacciosamente sta oscurando Spagna e Italia.

Ogni tanto dai vertici della Troika – Bce, Fmi, Ue – vengono flebili ammissioni di errori compiuti nella gestione della crisi. Tuttavia si confessa il peccato, ma non vi è mai alcun ravvedimento.
Ovviamente - a ben guardare - quelli che stanno ai vertici vengono tutti dall’Alta Finanza e possono tranquillamente essere annoverati nella stretta cerchia di quel 1% che detiene il 90% della ricchezza mondiale.
Secondo il motto in uso nelle S.p.A. dove il voto vero arriva dalla percentuale di Capitale posseduto e non dalle teste votanti, come avviene nelle società popolari (banche popolari o di credito cooperativo).

Le elezioni possono dare la vittoria parziale a una compagine, che però alla fine diventerà il notaio della volontà della Troika. Ipoteticamente solo un forte consenso a una forza estremista radicale potrebbe cambiare le cose, anche se ciò significherebbe l’inizio della fine dell’€.
Sarebbe la ribellione del Popolo all’agonia infinita, però estremamente pericolosa per la Democrazia. Una democrazia che attualmente è solo nominale e fittizia, giacché i Popoli non sono liberi di poter decidere da soli se voler vivere o poter morire.

Dire che forse tra non molto vi saranno nuove elezioni nelle nazioni in recessione marcata è naturale. Che però siano da sole sufficienti a risolvere i problemi è utopistico.
E ciò avverrà finché quest’Ue permarrà intatta con i suoi strateghi e governanti, intenti a auto referenziarsi tra loro con continui Vertici che sono un inutile spreco di risorse.
Siamo nell’era della globalizzazione, dove anche il comune mortale è in grado di collegarsi in videoconferenza con un altro suo umile simile di questo nostro globo.
Tuttavia ogni mese i governanti si riuniscono in summit altamente costosi, quasi solo per avere un ampio riflesso mediatico.
Pare (è) un’assurdità della globalizzazione.

Draghi ammette che il disagio sociale possa esplodere in modo violento e improvviso tra non molto; tuttavia si persegue imperterriti su questa strada.
Quasi quotidianamente vi sono cittadini a cui l’esasperazione per la crisi ha rovinato la mente e che meditano, o attuano, una giustizia sommaria fai da tè.
Ai confini dell’Ue, oltre il Mediterraneo, i Paesi arabi sono in fiamme. Là il disagio sociale è già esploso e non si sa quando e come si sopirà. Disagio quasi promosso dal voltagabbana di certi governanti anche occidentali, la cui politica destabilizzatrice del recente passato sta dando i suoi frutti perniciosi.
Al che al cittadino comune viene sempre più frequente il chiedersi: ma a chi ci siamo affidati e da chi siamo governati?



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