Il dato più eclatante che esce dalle urne non è tanto la storica vittoria della coalizione di Centrosinistra (Pd-Udc…) – tra l’altro ottenuta con solo la metà dei voti avuti nella precedente consultazione con la Borsellino e con i 2/3 della penultima con la Finocchiaro –, bensì in primo luogo il successo avuto da Grillo, con il suo M5S, e in secondo luogo l’alto astensionismo che ha ridotto la percentuale dei votanti al 47%, con oltre 20 pt in meno della precedente consultazione.
Considerata la massa enorme di chi ha rifiutato le proposte dei partiti, è ovvio che Grillo non abbia attinto tanto all’antipolitica, perciò agli scontenti che non si sono recati a votare, bensì eroso grande quantità di voti ai partiti stessi, ottenendo il lusinghiero successo di primo partito della Sicilia.
La coalizione vincente di Crocetta, considerando pure le schede bianche e nulle, riduce il suo consenso dal 30% circa dello spoglio al 12% circa degli aventi diritto, innestando di conseguenza una problematica etica di liceità a governare, fermo restando che dovrà comunque ricercare tra gli sconfitti uno o più partner per poter formare, se non altro, un Governo che possa provvedere all’ordinaria amministrazione, in attesa di una nuova consultazione che si renderà ben presto necessaria.
Grillo in Sicilia non è tanto l’“uomo anfibio”, uscito dal canale dello stretto per insediarsi come pretendente al trono, bensì la slavina che ha investito i partiti nazionali, nonostante il boicottaggio mediatico che davano la sua campagna di sbarco totalmente fallimentare.
Facile prevedere che a livello nazionale – alle prossime politiche; ma pure alle regionali di Lazio e Lombardia – questa preoccupante slavina possa diventare per i partiti maggiori un’imponente valanga che li spazzi via per buona parte, in quanto la gente comune non solo è ridotta allo stremo per tasse, povertà e disoccupazione, ma è ben distante anni luce da quella mediatica e ottimistica visione della situazione italiana che tanto il governo Monti quanto il presidente Napolitano tendono a conclamare ogni giorno ai media.
Perciò chi affosserà la politica di Monti non sarà l’eventuale sfiducia messa in atto da Berlusconi o dal Pdl, bensì il risultato elettorale, che rifiuterà in toto tutta la politica fin qui perseguita nell’ultimo anno.
Parlare di successo dell’antipolitica, quando la politica ha fallito in toto il proprio compito di governare creando benessere e sviluppo, è solo fare della demagogia e della dietrologia populistica.
Il Popolo vuole riappropriarsi del diritto di scegliersi il proprio futuro; e non farsi imporre da oligarchiche o plutocratiche congreghe internazionali dei “salvataggi” che sono in realtà la distruzione sistematica del proprio diritto di vivere e di governarsi. Infatti, tale politica viene chiamata nel cuore dell’Ue “Distruzione creatrice”.
Il Pd è forse il partito che ha perso meno di altri in voti, perciò che ha resistito in parte allo smottamento popolare.
Ciò è avvenuto per 2 fattori concomitanti: la divisione plateale del centrodestra, che si è presentato al voto diviso con 2 liste antagoniste, favorendolo, e il “fattore organico” che sempre contraddistingue l’inquadramento del suo elettorato.
Tale consistente erosione, anche se minoritaria rispetto al Pdl, gli consente una provvisoria vittoria di Pirro, inadatta comunque a concedergli un governo autosufficiente e stabile.
Casini, tronfio di un risultato vincente all’apparenza ma in realtà fallimentare, invita prontamente Bersani a ripetere l’alleanza siciliana a livello nazionale.
Tale alleanza, tuttavia, altrove sarebbe perdente se non con un’ammucchiata ampia tipo Ulivo, sia perché nel Lazio e in Lombardia l’Udc non ha l’adesione che ha ereditato dall’ex Dc in Sicilia, sia perché l’effetto Sicilia darà ulteriore forza e vigore a Beppe Grillo e al suo Movimento, già per altro assai ora ben più agguerrito al centro e nel nord del paese, come il caso Parma – e in parte Genova – hanno già ben evidenziato.
Gli sconquassi politici sono solo iniziati, in pratica ricalcando l’iter avvenuto dopo Tangentopoli a danno della Dc e del Pc; che, guarda caso, hanno cambiato spesso nome e aggregazione, ma hanno mantenuto la stessa dinastia di uomini e di sistema.
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