Ieri sera a Bergamo arrivò il garibaldino sindaco fiorentino – Matteo Renzi -, che per una “o” non è il Tramaglino del Manzoni.
A dire il vero, nonostante la sua verve e vis polemica con la dirigenza del proprio partito – il PD – per un “i” non è nemmeno Cola di Rienzo – in romanesco Rienzi -, anche se col suo libro un po’ astruso, anche se decantato, a quel periodo grosso modo si … ispira.
Oltre le chiacchiere, infatti, non ha ancora statuito la nebulosa “Repubblica di Firenze” a livello nazionale; che, a differenza della dirigenza medicea, si è instaurata in toscana per puro caso in seguito a delle primarie un po’ maneggiate e fortunose.
Bersani in cuor suo lo rottamerebbe volentieri, anche se la singolar tenzone, tra “demolitori” diversi di professione, lascia incertezza sul risultato finale. Il primo vorrebbe rottamare del tutto Berlusconi, il secondo la stagionata dirigenza PD, a cominciare dal “vecchio” (politicamente) segretario.
Forse per questo e per capire bene la situazione fece pure, tempo fa, una capatina in quel di Arcore, per una cenetta … informativa.
La cultura a certi livelli non è mai … abbastanza.
Con sé, venendo, non portò i capponi, destinati all’Azzeccagarbugli di turno. Molti, infatti, nel Pd sorgente Ds, guardano con sufficienza alla storia Lusi e sarebbero felici di fargli le … feste.
L’eroe si difende – come tutti quelli chiamati in causa – a spada tratta, togliendo dal cassetto la nomenclatura dei “suoi 150 sostenitori” e rendendone nota la metà, facendo perciò vedere al volgo con chi si sieda volentieri … a tavola.
Non per nulla in simili casi si chiedono sempre le dimissioni degli altri, guardandosene bene di dare le proprie. L’Italia è piena di tali esempi e non tutti sono … i vituperati leghisti. I casi correnti - Formigoni, Vendola ed Errani; tanto per citarne alcuni – fanno testo.
Arriva in stile casual – giacca, camicia bianca, jeans e calze a righe: non Stil Novo – anche perché passa prima al pratone leghista di Pontida, forse … convinto che in quel campo migliaia di assatanati valligiani lo osannino come nuovo status symbol dopo le disavventure della dirigenza leghista, che, come lui, pur con la suspicione di innocenza, ha in comune qualche … noia procedurale.
Vi trova solo … erba e neppure un gatto del … Pd: non è tempo di raduni. Perciò ne rimane … amareggiato.
A Firenze, forse altri, lo saranno per una ragione diversa dalla sua.
A Bergamo, di bischeri, ne hanno già pure loro, anche se li chiamano in modo politicamente diverso.
Ad accoglierlo, nel Salone Merci, vi è la solita platea: intellighenzia salottiera di Sx, pidiini a matrice Margherita e qualche rampollo Unione di Centro, di quelli - per intenderci - sempre attenti ad annusare dove tira il vento come le … quaglie.
L’organizzazione si consola per la sala piena; giacché, nonostante il battage mediatico, nutriva seri dubbi in proposito.
Renzi espone la sua idea politica generale, fatta per lo più di idee ancora tutte da sviluppare, rendendosi in ciò uguale a tutti gli altri politici che vorrebbe volentieri rottamare. Non dice se è un … Medici … vero.
Non è con un libro, che si collega al passato, che si risolvono i problemi della nazione, specie se si ha la sfrontatezza (carenza culturale) di paragonare un Machiavelli ad un Monti. In pratica: una filosofia politica e sociale a qualche formuletta teorica bocconiana.
La capacità di ideare una nuova società, e il farla funzionare, forse non è pane per i suoi denti, o come vendere giornali con gli strilloni; perciò si limita alla parola “rivoluzione” se si vinceranno le elezioni.
Eventuali primarie di Sx a livello nazionale non è detto che conducano allo stesso risultato di quelle locali, pur se di una media città. Sicuramente i polli ruspanti sarebbero fagocitati da galli ben più agguerriti che quelli “mugellesi”; e la fidata claque finanziatrice ben poco potrebbe, senza altri grossi sostegni, a livello nazionale.
Certo, il soggetto ha un certo piglio garibaldino, ma sarebbe solo e neppure appoggiato dai mille, provenienti culturalmente da ben altre zone geografiche e che, appunto per questo, forse è venuto segretamente a … cercare.
Renzo Tramaglino non faceva né il sindaco, né il politico, ma solo l’operaio. Dietro di sé aveva l’impaurito don Abbondio pressato dai Bravi di don Rodrigo, oltre a quelli dell’Innominato, che teneva la sua amata Lucia segregata.
Matteo Renzi teme invece la forza inventiva dell’“Innominato” politico Berlusconi, in grado di scombussolargli le carte. Ovviamente Arcore non gli fu … proficuo.
Tramaglino fuggiva da Lecco verso Milano, con la fede nella Provvidenza che poi si manifesta nel Cardinal Borromeo.
Renzi viene a Bergamo per presentare un libro – Dolce Stil Novo – facendo prima tappa ai manzoniani luoghi di Lecco, con la stessa scusa e lo stesso motivo.
Tra Manzoni e Renzi vi è una notevolissima diversità letteraria, ideologica, religiosa e anche politica. In pratica non vi è neppure paragone. Proprio come il paragone non c’è tra Machiavelli e Monti.
Ma il paragone non esiste neppure tra Renzo e Matteo. Proprio perché il primo, conscio dei suoi limiti, si affida alla provvidenza; mentre il secondo solo alla sua garibaldina baldanza e armato solo della sua … lingua.
La politica è cosa bella se intesa come servizio e si cambiano le facce.
Frase non dei Promessi Sposi, ovviamente, ma di un politico ruspante che intende proporsi. Non dice se si deve cambiare pure la sua.
Chi si candida, però, non deve farlo come se si presentasse a un concorso di bellezza, ma raccontando un’idea di Italia basata su qualità e innovazione.
Qua al Nord si è un po’ ostrogoti, visigoti, vandali e longobardi, frutto di un rimescolio di orde barbariche. Si dice pure, in base al Dna, che forse gli Etruschi siano partiti da qua.
È gente che bada al sodo e non alle ciance, se non sono solo utili a trascorrere una serata salottiera che di letterario ha assai ben poco.
Perciò più che all’idea in generale di un’Italia basata su qualità e innovazione, si attende l’enunciazione completa sociale, economica e finanziaria di questa Italia.
Renzi mi pare quel tipo che parlando di mattoni evidenziava l’intenzione di costruire una cattedrale[1], non presentando però un dettagliato progetto.
Qua Garibaldi venne e arruolò buona parte dei mille, ma il progetto lo aveva e lo spiegava.
I leghisti hanno illuso intere generazioni – secondo Renzi. Sarà pur vero, però sul territorio hanno creato dei riferimenti e gente che ha lavorato sodo per la comunità. E ci sono ancora.
Vediamo che fa Renzi a Firenze, oltre che a trasferirvi la residenza.
Perché non è con un libro o con il rottamare che si risolve la crisi e si rilancia una nazione.
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