(Questa mia riflessione trae la sua origine dall’analisi di un articolo pubblicato su un quotidiano e riportato in un sito cattolico, facilmente visionabile cliccando sul seguente link: Lo strano silenzio della Chiesa. Per comodità, data l’ampiezza del documento, non l’ho contestualmente riportato insieme all’articolo.)
Tra Verità e interesse di parte.
Chi sia la Spinelli lo sanno tutti e pure i valori che ha professato e professa anche materialmente nella sua vita.
Perciò che venga a voler impartire alla Chiesa, e ai credenti, una lezione non solo di etica, ma pure di politica, mi sembra molto sospetto.
Basta conoscere il suo curriculum vitae per rendersene conto.
La prima cosa che manifesta è quella d’essere un supremo giudice che usa la sua cultura – dire sapienza sarebbe un’eresia – per avere già una risposta giudicante a tutto: al Premier, al Papa, ai Vescovi e alla Chiesa tutta. Risposta ancor prima di ogni sentenza! Risposta forse … culturalmente interessata?
Ovvio che possa facilmente confondere la Chiesa con la chiesa, perciò identificare qualche possibile o ipotetico misfatto di qualche prelato per fare di ogni erba un fascio. E pure quello di qualche possibile o reale cattolico.
Il Premier può avere le sue colpe, ma si dichiara pure un laico e un pubblicano (uomo debole soggetto a certe tentazioni), perciò non un credente (solo battezzato e non praticante). Mentre la Chiesa ha la vocazione di redimere (accogliere/attendere) il peccatore, sia costui una pecorella dell’ovile oppure una vagante altrove.
La Chiesa né abbatte, né crea governi: predica il Vangelo, perciò la carità, il perdono, la tolleranza, la comprensione e il rispetto delle idee di chi non la pensa da cristiano. E il Vaticano è uno stato indipendente che può esprimere opinioni, ma non dettare direttive ad un altro stato.
Il metterla sempre su un interesse finanziario è perciò deviante, considerati pure i commi concordatari liberamente sottoscritti da ambo le parti. Commi che, a quanto pare dal discorso, molti cancellerebbero volentieri, compresa la Spinelli (Tra gli oppositori vi sono persone a sufficienza, purtroppo, che non ve li toglieranno.).
Che oggi vi possano essere profeti interessati fuori dalla Chiesa è estremamente intrigante, specie se il tutto lo si abbina ad un’analisi di simbiologia analogica dei soggetti.
Non sarebbe la prima volta, né sarà l’ultima.
Perciò avviene spesso che chi conclami la propria verità – e giudizio – è spesso molto interessato. A cosa? Al proprio interesse di parte! Perciò per ottenere quello argomenta, sollecita e attacca la controparte, magari usando pure Gesù e il Vangelo per i propri fini, anche se tutto ciò è estraneo alla cultura e alla coscienza del profeta … improvvisato. Infatti, gli accorati (?) appelli per il bene della nazione e della Chiesa si sovrappongono, quasi fondendosi in un tutt’uno.
L’etica e la morale la si può fare agli altri – anche se non dovrebbe mai avvenire in un cristiano – solo se nella propria vita la si professa nelle Verità della Parola e nella sacralità del matrimonio; ma in questo caso non è supponenza e iattanza culturale, ma solo una testimonianza silenziosa e riservata verso il peccatore.
Gli accostamenti ai fatti evangelici dei mercanti nel Tempio non sono attinenti, per il semplice fatto che qualsiasi premier non sta né in Vaticano, né in una chiesa materiale (edificio), ma solo in una comunità laica e sociale.
E gli interessi privati esplicati da altri predecessori – volutamente acclamati – lo stanno a testimoniare; come pure lo sono i danni che certe scelte hanno prodotto sull’economia reale e strutturale del paese. Scelte che hanno condotto ad una stagnazione già prima che la crisi finanziaria esplodesse, cosa che l’autrice si dimentica di dire, oppure che ignora completamente.
Certe testate e i loro articolisti si battono pubblicamente da molto tempo per la pillola abortiva del giorno dopo, per mettere distributori di preservativi nelle scuole per ragazzini e ragazzine, per la regolarizzazione delle coppie di fatto, per il matrimonio tra omosessuali, per il libero amore, per l’eutanasia legalizzata e per molti altri valori che non sono proprio confacenti al Vangelo, spacciando il tutto per emancipazione individuale. E non si preoccupano né dell’istruzione al prepararsi alla vita, né di insegnare la differenza basilare tra amore e sessualità, né di far crescere in plusvalore morale questa nostra società, considerato che tra gli opposti schieramenti vi sono analoghe degenerazioni procedurali.
Però, magari, usano stralci di Vangelo per sollecitarci (pastori e credenti) a “soddisfare” il loro interesse politico, che equivale in poche parole ad appoggiare ed a compiacere la loro finalità di lotta: abbattere questo governo (non il totem Berlusconi) per subentrarne al suo posto. Un governo che comunque vadano le cose ha il diritto di governare finché ha i numeri democratici dalla sua, proprio come fece il precedente che si resse per un certo tempo su un voto parlamentare molto risicato grazie a dei senatori a vita (ormai) centenari, senza che nessuno si scandalizzasse per ciò essendo previsto dalla Costituzione.
Il cattolico non deve fare lo struzzo per non vedere la realtà, ma non deve neppure cadere nel tranello di soggiacere a quelle stesse verità soggettive (eufemismo) che l’articolista manipola per i suoi fini, spacciandole per realtà assodate.
La Chiesa è madre di tutti i credenti, specie di quelli praticanti che con lei vivono e camminano.
Non per questo i credenti perché stanno con la Madre – me lo si lasci dire – sono tutti dei “bamboccioni”, incapaci di riconoscere il profeta di Dio dal falso profeta.
La coerenza impone l’esempio della propria vita, senza la quale tutto rimane un esercizio dialettico e salottiero interessato, proprio perché i valori a cui si vuole richiamare la controparte non sono manipolabili ad un interesse contingente.
Perciò certe testate, per essere credibili al cattolico, devono avere una linearità editoriale, civica e soprattutto etica assai diversa dall’attuale.
I cattolici non sono ottusi e vedono la realtà forse più di chi la espone tanto dottamente: la vedono anche negli eccessi che pure la magistratura compie cercando ad ogni costo – a quanto pare – il misfatto, non solo contro il Premier, ma pure anche in altri casi poi sconfessati in gradi superiori di giudizio e in questi giorni evidenziati dagli avvenimenti.
Sanno pure che le ideologiche battaglie legalitarie e di progresso di certe testate non sono poi tanto tali, né al servizio dell’uomo, ma solo dell’interesse e della dietrologia di parte. Dannose spesso alla nazione e frutto di intellettualismo organico.
Il discorso della Spinelli – ottimamente impostato e scritto – è però una secca diaclasi discorsiva se convogliato nel filosofico e nel sociale, sempre in lacerazione nella logica del sillogismo: un puro, imperfetto e erudito esercizio arrabbiato e interessato di peripatetismo teofrastico.
La verità viene non solo traslata, ma spesso portata oltre il limite della dialettica democratica, specie là dove si invocano scomuniche che il Vaticano dovrebbe elargire più o meno privatamente o pubblicamente tramite l’invio di un “alto prelato”, appunto perché “l’interferenza è una prassi non disdegnata dal Vaticano”.
Il Vaticano, in effetti, non può scomunicare nessuno, specie un Premier di un altro stato. Al massimo può sconfessare il proprio esautorandolo dalla sua carica. È la Chiesa che può farlo, anche se la scomunica oggi avviene già nel soggetto peccatore quando costui si estrania dalla Verità della Parola, come ad esempio nell’aborto volontario, ponendosi, di fatto, fuori dall’Ecclesia stessa. La scomunica è il porre un individuo fuori dalla Chiesa!
I gentili non sono nella Chiesa e non tutti hanno quella concezione democratica che li rende se non altro allineati su certi singoli valori. Forse pure a costoro si dovrebbero inviare scomuniche o alti prelati per l’ultima ammonizione, specie se si fanno portabandiera di notevoli disvalori religiosi. Se così fosse il mondo e pure l’Italia sarebbe un andirivieni di alti prelati e di una marea di scomunicati; ed allora sarebbe interessante vedere su ciò un illuminato articolo della Spinelli.
La Chiesa è soprattutto per il Popolo dei fedeli e per tutti coloro che vogliono ascoltarla essendo uomini di buona volontà.
Cita alcune parole del Papa ad Ancona, oppure frasi di comunicati Cei. Però ciò non le basta, perché le appaiono generici e non ad personam: sono solo analisi fiacche mancanti di sintesi. Quell’ad personam tanto avversata e spesso usata spregiativamente per etichettare ogni legge che non piaccia.
La sintesi e la forza dove sta? Forse nell’insegnamento di una fiction come Habemus Papam, che dovrebbe insegnare alla millenaria Chiesa la gestione della debolezza mentale di un uomo, la cui fede può vacillare facendolo sentire inadeguato.
Tutti hanno il diritto di esporre le proprie idee, ma questo diritto cessa quando artatamente lo si vuole imporre ad altri; e magari costui, inopinatamente, si accoda non avvedendosi che il gioco è dialetticamente sporco.
Il vescovo e il papa svolgono un compito ecclesiale che è quello del ministero oltre che del magistero: ecco cosa ci stanno a fare e perché il Figlio li abbia investiti di certe funzioni. Non sicuramente per quella di assecondare una qualsiasi fazione politica: pensano alla gestione dell’anima, perciò della salvezza in Cristo.
Perché se lo si dimentica – Spinelli docet – è ovvio che la realtà possa solo essere quella fittizia del controverso Habemus Papam, fulcro, a quel che pare, di estrema sapienza e di inopinata docenza per la Chiesa tutta.
Ma allora non si è più nella ragione, ma solo nella manipolazione spiccia di idee, fatti e realtà: nella pratica mistificazione d’essi per i propri interessi ideologici e qualunquisti.
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