Un giornale nei giorni scorsi titolava: “La Fiat mette le mani sulla Chrysler: al Lingotto il 35% della casa USA”[1].
Poi, scorrendo l’articolo, ho notato tanti elogi all’avvenimento, sia di dirigenti che di altri.
Solo 4 anni fa si chiudeva la vicenda GM; ed ora sappiamo non solo in quali condizioni sia la GM, ma pure la Chrysler e la Fiat: tutte in sostanziale crisi.
Certo vi sono differenze sostanziali tra le tre citate, perché mentre le prime due hanno poco meno di tre mesi per ristrutturarsi o fallire, la terza sta usando la Cig per sfumare le proprie difficoltà.
Da notizie di stampa pare stia battendo cassa ancora alle banche per una bazzecola di circa 5 ml di € (circa 10.000 ml delle vecchie e … inflazionate lire), mentre i governi europei, sull’esempio di quello americano, stanno cercando una via pratica per risollevare il settore dalla crisi.
Come? Con probabili altri ecoincentivi che però, con la recessione in atto, non credo godranno troppo del favore del consumatore che fa già fatica ad arrivare alla fine del mese. Oppure con l’ingresso nell’azionariato come per le banche.
Si sottolinea che l’operazione è a costo zero. Ora sì; ma poi come sarà?
Ovviamente un rampollo dinastico fa rilevare che si potrà arrivare eventualmente anche al controllo sostanziale dell’azienda di Detroit (55%) e non lo metto … in dubbio.
Rilevo solo che il 35% di zero è sempre … zero!
La nostra “casa” automobilistica, nella sua secolare storia, è sempre stata abile a mungere il sistema nazionale, forte spesso di un latente protezionismo.
Ci sarebbe da chiedersi dove sarebbe ora senza le tante stampelle avute nella sua storia.
Le vicende Alfa Romeo, Autobianchi … insegnano pure qualcosa.
Ora il costo del 35% del capitale della Chrysler costa zero, se si esclude la piattaforma per la costruzione delle piccole auto, che, in ricerca e progettazione, sarà pure costata qualcosa.
Mi si conceda una piccola obiezione: quanto dovrebbe valere una società puntellata in extremis da sovvenzioni statali per non fallire e solo per tre mesi?
L’accordo, pare sia collegato alla certezza (garanzia) di nuove sovvenzioni U.S.A.; in questo caso il Tesoro americano entrerà azionista nell’azienda vincolando la strategia industriale.
La profonda ristrutturazione che dovrà necessariamente avvenire non credo sarà indolore. In pratica non sarà il solo Governo degli States a ripianare le perdite, bensì tutti gli azionisti, specie se saranno chiamati a un aumento di capitale.
Senza poi contare le garanzie che gli azionisti stessi saranno chiamati a concedere.
I 5 ml richiesti a che servono? Per gli stabilimenti del gruppo o per l’operazione americana?
E la strategia aziendale si basa ancora sulle commesse estere, riservando al Made in Italy il solo assemblaggio?
Poco tempo fa un conoscente aveva bisogno di un’auto nuova e mi chiese di accompagnarlo nel suo giro d’orizzonte. Lo feci con piacere, anche perché volevo rendermi conto di come venivano applicate certe strategie commerciali.
Per le sue esigenze aveva bisogno di un modello particolare e la Fiat ne aveva in produzione uno con tali peculiarità.
I prezzi, a parità di caratteristiche, erano talmente elevati rispetto a modelli analoghi della concorrenza che il conoscente optò per altro.
Ovviamente non sto parlando di qualche centinaia di €, ma di circa un 30% in più. Si prese, infatti, un mezzo con caratteristiche superiori e completamente accessoriato allo stesso prezzo dell’inferiore Fiat nudo.
Questa è la tragica legge di mercato che segue il competente e non l’allocco: a parità di caratteristiche e qualità il prezzo dovrebbe essere analogo.
Un addetto ai lavori, chiacchierando amichevolmente, mi disse che non condivideva tale politica commerciale, perché bastava andare oltre confine per trovare lo stesso mezzo venduto a molto meno. Ovviamente non sono andato a controllare all’estero, ma facendo un rapido controllo in rete ho trovato che …
La Fiat comunica che il 2008 è stato un anno positivo, anche se gravato da grandi difficoltà nell’ultimo periodo per l’avanzare della crisi finanziaria e della recessione. Pertanto non si distribuirà il dividendo, se non alle azioni privilegiate, come da statuto. Le quali, per la maggior parte, sono nel portafoglio …
Nel prossimo anno il settore auto produrrà una perdita secca e il possibile nuovo finanziamento richiesto aumenterà i costi finanziari e l’esposizione.
Le previsioni non sono rosee, sperando poi che il 2010 sia l’anno della ripresa e del ritorno all’utile. Ma, ormai, sono in pochi a crederlo.
Il mercato americano può essere un aiuto per le auto piccole (segmento A e B), solo se la recessione laggiù sarà superata, perciò non a breve.
Diversamente il patriottismo americano privilegerà i propri prodotti e il Lingotto non trarrà sostanziale giovamento dalla nuova partecipazione. La rete Chrysler qua da noi non è molto redditizia, né capillarmente diffusa: è una cenerentola, commercialmente.
Tuttavia il gravame debitorio che attanaglia la società di Detroit non è di poco conto e perciò l’utilità remunerativa dell’investimento è solo teorica sul lungo termine. In definitiva sarà più facile che si debba mettere mano al portafoglio piuttosto che percepire degli utili.
Traendo le conclusioni non mi pare che vi sia molto da gioire o da esaltare la nuova partecipazione, specie se a costo zero. Non credo che gli americani siano in vena di fare opera benefica specie se si considera la loro grande difficoltà attuale: e quale difficoltà!
Come pure non condivido il narcisismo pubblico della dirigenza Fiat, considerato che si sta chiedendo un nuovo esorbitante prestito per stare a galla e che il mercato è quello che è.
La Borsa come ha reagito? Molto male direi!
Il titolo all’annuncio ha avuto un apprezzamento provvisorio del 4%, ma alla chiusura, dopo una sommaria analisi dell’operazione, si è deprezzato dell’1,42% circa.
E in seguito, oggi compreso, ha avuto una sostanziale debacle dopo la sospensione di rito per eccesso di ribasso.
Da un’analisi sommaria mi pare che a vendere non siano stato ordini dei borsini, ma da aziende (banche e finanziarie) che per rientrare dal credito precedentemente concesso avevano rilevato un pacchetto azionario. Perciò non da sprovveduti.
Tempo fa un conoscente mi chiese se era opportuno acquistare azioni Fiat, considerato il ribasso avuto. Gli consigliai di attendere tempi migliori.
Ora come ora aggiungerei altro: se la recessione interesserà pure il 2010 e se il prossimo anno la Fiat, come assai probabile, diminuirà ancora di un 20% le proprie vendite il titolo potrà sfiorare i 3 €, con un ulteriore ribasso del 30%.
Sperando che l’affare di Detroit non si riversi, alla fine, sul contribuente italiano, come Alitalia … insegna.
Auguro, comunque, splendido avvenire e fortuna all’operazione; perché, per ora, l’affare l’han fatto gli americani che senza nulla spendere hanno una nuova piattaforma produttiva in grado di scongiurare la bancarotta finale.
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