domenica 5 marzo 2017

Mutevol tempo.


Piove sulle dolci balze che inondano il lago,
e salendo la china del monte diventano aspre,
tramutando in alto in pascolo lo spoglio bosco,
entrambi coperti da brumosa cappa nebbiosa.

Lo scuro Guglielmo incombe severo sui laghi
col cupo cappello calato profondo sul capo.
Mi guarda da lungi muovere gli stanchi passi
tra candidi fiocchi sopra un oceano di nubi.

L’amata cascina segue sorniona col guardo
il mio lento inceder tra rade primule in fiore;
l’ellebor svanito si mischia con l’erica viola
e nel bosco il bucaneve mi s’inchina festoso.

Burrasca di neve mi copre con raggio di sole
e gelide folate flagellano la costa del monte.
Sussurran qualcosa che non posso afferrare,
… d’una stagione che si preannuncia migliore.

Migliore non sono quando il corpo decade;
ma quassù trovo ancora  gli stimoli giusti.
Mutevol tempo non mi impedisce di andare
verso la meta che attende, certa, ogni uomo.

Buon Dio, quant’ho ancor da viver di tempo
tra zombi vanesi che vagan ovunque ognora?
Di lor non mi curo. Li osservo solo passare,
come le bizze dell’instabil tempo invernale.

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