domenica 25 dicembre 2016

Buon Natale!

 
Carissimi amici, parenti, lettori e conoscenti,
– mi si acconsenta a utilizzare un’espressione abituale a Paolo di Tarso nell’iniziare le sue epistole –
giungo a Voi brevemente in questo modo per porgerVi i doverosi auguri.
Un sentito grazie soprattutto a quanti me li hanno inviati privatamente nei giorni scorsi e oggi.
 
Lo scorso anno lasciai spazio a Sesac, rinunciando, per la prima volta, al tradizionale pensiero filosofico e sociologico natalizio.
Pure quest’anno non mi voglio impegnare in questa mansione per varie ragioni. La prima delle quali è l’inesistente voglia di farlo.
 
Come molti sanno le mie condizioni, da ormai un lustro, non sono ottimali. Il mio fisico paga le cure e diventa ogni giorno più debole. Soffro qualsiasi piccolo sforzo.
Se fossi poco ottimista, direi che non potrei garantire d’essere ancora tra Voi il prossimo natale.
Tuttavia, avendo già sfatato i test esistenziali, proverò a esserci per molto altro tempo ancora.
Quest’anno ho voluto essere di stimolo ad alcuni conoscenti che soffrono una grave malattia, sia visitandoli, sia rincuorandoli. Alcuni se ne sono già andati, altri ancora resistono.
Ho perso pure un parente – peraltro con il mio stesso nome e cognome – per la mia stessa malattia.
Ha resistito poco più di sei mesi.
 
Talora, nel silenzio e nella solitudine che stimola il pensiero, mi chiedo dove sia la differenza tra me e gli altri. Credo nel non sentirmi un ammalato, ma solo uno condizionato o impossibilitato fisicamente in tante cose, che prima facevo agevolmente.
Non ho abbandonato i progetti, accettando pure di impegnarmi là dove lo sforzo fisico non è indifferente, affrontando tutto con tanta determinazione e senza l’assillo del tempo. Ovviamente progetti non a lungo termine. Tutto deve essere un piacere, mai un lavoro.
Faccio, riposo, riprendo, …; finisco spossato, ma contento e soddisfatto d’aver fatto da professionista anche così.
Il fare e la vita deve essere sempre un piacere; proprio e tanto come l’amare.
Chi ama solo per la redenzione e la salvezza ha già perso sé stesso e decreta la sua dannazione, perché fa non perché convinto, ma solo per un do ut des. È un dannato cha vaga animato dal premio finale, come lo è il lavoratore che aspetta solo il salario mensile.
 
Il mio pensiero va spesso a chi soffre. Il dolore degli altri mi ha sempre commosso. Il mio lo so affrontare, sopportare e vincere.
Appunto per questo voglio indirizzare il mio pensiero, la mia vicinanza e i miei Auguri specialmente a chi soffre d’una malattia grave, a chi è debilitato nel fisico, a chi è oberato da violenza e da guerre, a chi è in difficoltà finanziaria per aver perso il lavoro per la crisi, a chi si trova nell’indigenza fisica, mentale e materiale, a chi annega nel Mediterraneo cercando un futuro migliore, a quelli colpiti nel sangue dalla violenza terroristica, a chi, infine, soffre la fame e la sete.
Un pensiero particolare lo rivolgo ai terremotati, specie a chi vive ancora in precarie situazioni e che ancora non ha trovato un alloggio decoroso e dignitoso.
 
A tutti loro e a tutti Voi che mi leggete, Vi giunga il mio sincero e affettuoso

Buon Natale!
 
Sam Cardell
 
 

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