Faggio, che il tuo splendor sul monte prorompi,
sopra i bruniti castagni e candidi ciliegi in fiore,
che nel lago ritagli capovolto il verde smeraldo,
che di morbida fronda cingi il bosco montano.
Amato Faggio, che il vento non ti può sradicare,
che sempre in vagabondar mi accompagni beato,
qual silente chiocciola perenne mi segui lontano,
mi ricordi il presente, il passato e pure l’amato.
Il maggiociondolo disegna il suo oro ai tuoi lati,
mentre il cuculo canta la sua nenia ai tuoi rami,
e la cornacchia stride felice al tuo forte braccio
che possente cinge e protegge il suo focolare.
Faggio, trabocchi con gioia gustando tuo maggio,
che felice arreda natura di grande tepore e colore,
mentre il cervo lascia il suo palco per uno nuovo
e il capriolo lo guarda sfregarsi stupito nel noce.
Dalla Cascina ti ammiro, felice, dall’alto appagato,
mentre riposo ripenso al perché d’una vita operosa,
che gioie e dolori elargisce nel suo scorrere lento
verso un futuro e una vita ch’è ancora occultata.
Ohhohh, Faggio, che la frescura d’estate mi doni
mentre passeggio nel bosco cercando il porcino,
mentre ora la rossa peonia proteggi ai tuoi piedi
che leggiadra impreziosisce il tuo placido stare.
Ti scruto, t’ammiro, t’invidio! D’inverno ti bramo
quando la casa mi riscaldi col tuo robusto vigore,
mentre rade foglie rossicce ammiccano al monte
che dorme tra candida neve e muto stupore.
La gialla e verde ginestra silente ti fa compagnia
osservando il cinghiale che ruvido cerca radici,
felice del sole e dell’acqua che irroran natura
mentr’io ti scruto al riparo del mio porticato.
La tua morbida, folta e lucente chioma ombrosa
cinge i nervosi fianchi del monte e li fa sinuosi.
Tu li intagli, scolpisci e modelli come un’amata
che il corpo nell’intimo talamo rende radiosa.
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