giovedì 15 dicembre 2011

Quel rigido e formale puritanesimo cristiano, miope in economia e in democrazia.


L’Europa – diciamo l’Ue – si è avviata verso il disfacimento (e fallimento) progressivo, in un cammino ignavo dove appare chiaro solo il rigorismo e la pena. Elementi che, più che facilitare la risoluzione delle problematiche dovute alla grave crisi finanziaria ed economica globalizzata, sono per lo più l’ostacolo e la zavorra che affosseranno tutti gli stati.


Serve il coraggio di agire, perciò di bloccare la degenerazione della finanza globalizzata dedita alla speculazione referenziale. Cosa che i nostri governanti neoliberisti si guarderanno bene dal fare per molteplici ragioni.


Il neoliberismo, compreso quello cristiano/cattolico, dà la preminenza assoluta al mercato. L’Ue è piena di questi esponenti – politici e tecnici - che seguono questo filone culturale e finanziario. Hanno perso il contatto con l’economia reale, quella fattiva e produttiva delle persone e dei popoli, l’unica in grado di creare vero sviluppo, lavoro, benessere, sicurezza e anche … felicità.


L’hanno soppiantata con la priorità finanziaria di bilancio e con l’esplosione del terziario; non tanto di quello commerciale dedito alla distribuzione/commercializzazione del prodotto materiale, quanto di quello teorico finanziario che, secondo loro, “sarebbe” in grado di produrre ricchezza. In quest’ottica vanno inglobati tutti quei prodotti che banche e finanziarie hanno prima creato e poi piazzato sul mercato, generando i prodromi irreversibili dell’attuale e prolungata crisi internazionale e, in modo speciale, di quella occidentale, affossata già di per sé da imponenti debiti sovrani.


I prodotti finanziari impropri, esistenti a questo mondo, secondo alcuni calcoli di stima prudenziale, superano i 150 trilioni di $. Una cifra talmente spaventosa che – per capirci meglio – il Pil totale assommato di tutti gli stati del pianeta ci metterebbe molti decenni, se non secoli, per parificarla.


I neoliberisti ritengono che l’andamento del mercato sia in grado non solo d’essere la cartina al tornasole dell’economia, bensì di bilanciare facilmente gli eccessi economici che potrebbero manifestarsi nel mercato stesso. Ciò in parte è vero; ma è altrettanto inoppugnabile che la correzione di questi eccessi è spesso non solo tardiva, ma a danno irreversibile.


I mercati, in effetti, con gli indici in continua flessione, dimostrano di non credere affatto alle contrastate, inefficaci e tardive manovre della dirigenza Ue; la quale prima ha concesso di dilatare il disavanzo finanziandolo con la progressiva emissione di bonds, per poi cercare di puntare sul pareggio con sole tasse aggiuntive, restrizioni, tagli lineari e forzose manovre correttive.


Ciò ha portato inevitabilmente alla castrazione dell’economia reale, privandola di finanziamento e oberandola d’imposizioni.


Trichet (Bce) prima ha innalzato i tassi, poi li ha ridotti; poi, di nuovo, li ha innalzati ossessionato dall’inflazione. Il suo successore Draghi li ha riportati giù, anche se il mercato ora di questi tassi non sa cosa farsene essendo solo teorici.


Infatti, i differenziali sono saliti tutti e lo spread applicato dalle banche si è come minimo raddoppiato. Ciò significa che ad un TUS teorico basso il mercato reale reagisca con un proprio tasso elevato, che va nella direzione opposta a quella voluta per potenziare l’economia e la ripresa.


La liquidità è carente ovunque e la moneta virtuale pare più adatta a facilitare lo spostamento di capitali, ed a creare debito, che a mantenere il contatto reale con il corretto bilancio del dare e dell’avere.


Le grandi finanziarie sia in ossequio a Basilea 3, sia per carenza di liquidità, hanno in parte sopperito con importanti operazioni di aumento del capitale. Tuttavia l’impressioni di molti è che questa ingente immissione di liquidità si sia ben presto dissolta, se l’Eba (European Banking Authority) calcola che servano ben 114 mld di € per ricapitalizzare le banche Ue. E i capi di Governo pensano di intervenire con l’Efsm per ricapitalizzarle (in pratica: salvarle).


Nasce quindi il sospetto che l’imponente mole di danaro, rastrellata poco tempo fa sul mercato, sia stata bruciata in rischiose operazioni di speculazione finanziaria.


Vale ricordare che il fallimento della Lehman Brothers fu proprio dovuto a ciò e fu l’inizio della crisi attuale.



La Grecia più che rovinarsi con le proprie mani è stata rovinata da un’ottusa politica Ue.


Infatti, con il mercato attuale basato sul differenziale, non ha alcuno scampo. E la stessa cosa sta avvenendo anche per le altre nazioni che vedono crescere ogni giorno il proprio differenziale, perciò il costo del finanziamento del proprio debito.


Nessuno Fondo salva stati, per quanto consistente, sarà in grado di invertire questa rotta, se non si affronterà il problema in modo diverso.



Angela Merkel, avendo forza e potere economico e finanziario, cerca di dettare legge ovunque, imponendo agli altri stati Ue il proprio diktat. Ha in parte alcune fattezze fisiche di Bismarck nella corposità, ma – purtroppo per lei e assai di più per noi – non ne ha né la statura, né il cervello, né la visione politica complessiva. Ha dietro di sé solo una potenza economica/finanziaria notevole, la maggiore in Europa, e che per ora regge meglio di altre le difficoltà della crisi. Una potenza che, comunque, molto probabilmente alle prossime elezioni le darà il benservito.


Figlia del pastore luterano Kasner – ex studente di teologia ad Heidelberg – trae dal padre quel culturale puritanesimo luterano che rende il cristiano più una grossa “patata” fredda che una lessa, tiepida e saporita verdura.


Facendo un’analisi simbiologica si addiverrebbe ad una giocosa ragazzotta di campagna, culturalmente goffa, perciò tanto esuberante nel forzoso aspetto quanto inefficace sul piano pratico.


La crisi da ben 4 anni si sta dilatando, ma la Merkel pare non avvedersene; o a non conoscere alcun rimedio. Infatti, ostinatamente prosegue sulla sua linea di totale rigore, non prendendo neppure in considerazione certi utili correttivi che diversi economisti da tempo propongono.


Considero che il rigorismo della Germania sia giustificato; tuttavia da solo non è sufficiente a risolvere la situazione. Le manovre correttive sono necessarie e valide solo se congiuntamente si opera per modificare quelle regole di mercato che affossano l’economia reale di tutti.



L’Italia ha sovvenzionato la crisi greca per la sua quota di spettanza, poi quella del Portogallo e dell’Irlanda, poi il Fondo salva stati, per ritrovarsi infine senza un Governo democraticamente eletto – per pressioni sovrannazionali - e costretta a salvarsi da sola.


Tutti miliardi di € che hanno dilatato il nostro Debito sovrano e privato la nazione di importanti risorse finanziarie in una crisi tanto virulenta.


L’Italia, infatti, è troppo grande non solo per essere salvata, ma pure per essere sovvenzionata (mantenuta) come la Grecia. Ed ora da sé deve salvare non solo l’Ue tutta, ma pure l’€: se salta l’uno si dissolve pure l’altra.


Mario Monti, da “bravo” cattolico praticante che soddisfa pure Bertone – a differenza di Berlusconi che alle messe preferisce ben altro –, porta in sé due sintomatologie culturali a mio parere preoccupanti: una cultura arroccata e nozionistica e quella rigidità cattolica formale che lo estraniano dalla realtà. Non per nulla procede impettito e non si mischia col comune mortale. Pare quasi un asociale, inglobato solo nella sua classe sociale.


Lui vede – a mio parere - la preminenza della finanza sull’economia reale. Alla sua manovra ha dato il nome altisonante di “Salva Italia”, convinto com’è d’essere non il braccio dx del Padre Eterno, bensì l’unica verità e rimedio possibile alla situazione. Difatti in ogni suo discorso in Parlamento lo sottolinea pure inconsciamente con frasi da deismo autoreferenziale.


Perciò: tasse, tagli, tasse, tagli … e null’altro.


Come pensi di resistere alla speculazione che si abbatte continuamente sui differenziali non ce l’ha ancora detto, forse perché la sua cultura neoliberista declama che il mercato si corregge da sé con il tempo.


Una manovra da 20/30 mld, con il debito che abbiamo, serve solo a tappare qualche buco di spesa e non a salvare una nazione. Però lui ne è … convinto e lo conclama.



Che Monti sia il salvatore della patria e l’unico in grado di portarci fuori dalla crisi mi sembra assurdo. Personalmente ritengo che con il suo passato e con la sua cultura sia il meno adatto. Si è sempre basato sulla teoria del tecnicismo, ma è sempre stato lontano dalla pratica. È un privilegiato sociale.


Non è un De Gasperi, per intenderci: né culturalmente, né moralmente, né civilmente, né politicamente. È anni luce, umanamente, lontano da lui; quasi il suo opposto.


Gode di molta considerazione negli alti ambienti del potere e finanziari; ma questi sono quegli stessi che hanno prodotto e generato la crisi e che da quando è esplosa non hanno saputo minimamente correggerla, ma solo peggiorarla. E gli stessi che l’hanno scaricata sul popolo e che pervicacemente gliela vogliono far pagare con nuova povertà, disoccupazione e tasse.


Quasi per assurdo la linea politica più morigerata e logica viene dalla Francia, una nazione assai più laica e meno condizionata dalla cultura cristiana, emancipata socialmente a questa.


Sarkosy, moralmente e civilmente, è più vicino a Berlusconi che alla Merkel e a Monti. Non ha però la sufficiente potenza finanziaria per poter imporre la sua linea d’azione. Perciò deve subirla come la subì lo stesso Berlusconi.



Il rigorismo di bilancio nasce dal formalismo inconscio di un cristianesimo puritano quasi farisaico, sia cattolico che luterano, dove la pena per la colpa vale più del perdono?


L’iroso Dio canaanita del Pentateuco era solito prendersela con “tutto” il popolo per castigare il peccato di alcuni o di molti. Solo per Sodoma seguì inizialmente l’insistente ragionamento e supplica di Abramo, distruggendo però poi tutto.


Pare che oggi, più che far pagare i danni e la crisi a chi l’ha prodotta, il rigorismo cristiano la voglia far pagare al popolo, forse in ossequio e ad imitazione dell’iroso Dio dell’Esodo.


Perciò nasce il sospetto che sia più facile (utile) rovinare tutta l’Ue con tagli e tasse che tarpare le ali alla speculazione e all’alta finanza globalizzata; la quale finanzia, e ha finanziato finora, non solo la politica, ma anche tutti quei tecnici taumaturgici che poi vengono chiamati a ricoprire posti chiave anche a dispetto della volontà popolare.


In Italia solo le forze politiche nate spontaneamente per aggregazione naturale si stanno opponendo alla pomposa – a parole – manovra di Monti, sindacati compresi, forse perché sono le uniche che hanno vere radici traversali.


Queste forze, benché o minoritarie o non presenti in Parlamento, sono comunque maggioranza nel paese reale.


Il Popolo vero, quello del comune cittadino, non è con Monti, né con le tradizionali forze politiche che lo appoggiano. Per accorgersene basta solo stare tra la gente, quella bastonata sempre da ricorrenti manovre: quella gente che tanti tecnici non sanno neppure cosa sia.



È forse scritto nel Vangelo che o si deve fare “secondo Monti” oppure andare al fallimento?


Ma chi dice che per forza dobbiamo fallire? Può forse fallire un Paese che possiede la terza riserva aurea al mondo (dopo Stati Uniti e Germania), valutata in circa 2.500 tonnellate d’oro, conservate nelle sagrestie di Palazzo Koch, sede della Banca d’Italia, e nei forzieri della Fed, della Banca d’Inghilterra e alla Bri di Basilea?


Monti dovrebbe spiegarci perché non si mette – e non mette - sul mercato tutto quest’oro per monetizzare senza ulteriori tasse.


Perché se l’Inghilterra ne possiede solo 1/8 del nostro e la Spagna solo 1/9, mentre la Francia circa 50 t. in meno, è ovvio che tale riserva non sia necessaria, come un tempo, a garantire la liquidità monetaria.


Il nostro oro a quotazione attuale vale circa il 6% del nostro Debito sovrano, che tradotto in cifra vale ben 112,5 mld di €.


L’oro, tuttavia, non è la sola risorsa che abbiamo; però assommato ad altre potrebbe abbattere o completamente o per metà il nostro debito.


Il troppo tecnicismo è spesso miope, specie se abbinato al formalismo puritano cristiano. Perciò vede come rimedio solo quelle tasse, quei tagli, quei sacrifici e quei – diciamola tutta – soprusi che vengono imposti al popolo.


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