mercoledì 15 dicembre 2010

La rana e il bue.

Oggi, casualmente, trovai Sesac da un comune amico; mi consegnò questo breve racconto che pubblico assai volentieri.

Tratta, come sempre, della vita degli animali e della foresta.

Sam Cardell

Tratto da “i Dialoghi” di Sesac

La rana e il bue.

Io, Sesac, mi recai nella tana di Leone per i dovuti auguri per le prossime festività.

Portai con me un piccolo dono per ringraziarlo dell’affetto e dell’amicizia sempre dimostratami. Dono che accolse gioioso e che ricambiò con un piccolo favore.

Vi trovai alcuni animali andati da lui in visita con il mio stesso fine.

Stavano amabilmente discutendo sull’esito dello scontro avvenuto nella Dieta di Roncaglia, provocato da Rana e Bordello.

Leone era di buon umore e aveva preso i fatti accaduti con il suo abituale humor; volendo essere preciso dovrei dire che l’esito lo aveva assai divertito e appagato perché - come diceva - chi è idiota nella teoria degli insiemi non può far altro che fare calcoli preconcetti sulla semplice matematica di base, usando il pallottoliere, e sbagliando ignorando la realtà dei numeri, non sapendo fare altro e non avendo alcuna strategia supplementare.

Infine disse:

Gli sconfitti non hanno imparato nulla perché badano solo al loro tornaconto e non a quello della foresta. Basta vedere cosa stanno combinando in questi momenti nonostante la grave crisi e la speculazione che assale i mercati mobiliari.

Hanno costituito un asse basato non su un programma e su un progetto di una nuova società della foresta, cosa per loro inimmaginabile, ma solo sull’odio verso qualcuno. Infatti, nella foresta si vedono già lampanti i semi della zizzania sociale a piene mani seminata.

Perciò, come è avvenuto nei giorni scorsi, chi ha solo un’idea non va molto lontano.

A loro dedico tra la danza delle api sulla corolla della margherita, che come si sa vivono poco tempo, questa antica novella sapienziale:

Inops, potentem dum vult imitari, perit.

In prato quondam rana conspexit bovem

et tacta invidia tantae magnitudinis

rugosam inflavit pellem: tum natos suos

interrogavit, an bove esset latior.

Illi negarunt. Rursus intendit cutem

maiore nisu et simili quaesivit modo,

quis maior esset. Illi dixerunt bovem.

Novissime indignata dum vult validius

inflare sese, rupto iacuit corpore.

Sic rana casinique perirunt.

Fine della storia.

Infine ci salutammo tutti facendoci gli immancabili auguri.

Sesac

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