domenica 24 maggio 2009

Comprendere e colloquiare.

Alcuni lettori si lamentano perché da un po’ di tempo sono “troppo assente” nel pubblicare articoli.

A tutti faccio semplicemente rilevare che la vita non si compone di soli articoli, ma di priorità nel procedere giornaliero.

Perciò sono obbligato a fare di necessità … virtù.

Purtroppo questi impegni assunti mi condizioneranno per diverso tempo.

Uno ha notato un mio commento di risposta altrove e mi ha sollecitato a pubblicarlo sul mio blog, ritenendolo interessante anche se breve. È datato.

Non voglio entrare in dettaglio nella tematica che lo ha prodotto anche perché in parte personale.

Mi limito, perciò, a pubblicarlo senza altro commento.

Non aveva neppure un titolo ed allora gli do semplicemente questo:

Comprendere e colloquiare.

Spesso capita che qualcuno non accetti una specifica critica politico/sociale al proprio pensare. E questo ci può stare.

Quello che non ci può stare, e lo dico col sorriso sulle labbra e con la serenità di sempre, è che la scambi per un teorico aggancio personale, scendendo nell’eterolalia compulsiva del dialogare fanciullesco, travisando i concetti seguiti e portando il tutto su un pedissequo attacco personale.

È un modo come un altro per mettersi l’aureola. Ma questo non mi interessa, né mi disturba, essendo in una società democratica.

Ho citato, contro la mia abitudine, una mia specifica esperienza. Forse a qualcuno questa esperienza vissuta, e riconosciuta a suo tempo anche dai media, da fastidio, come se il tarlo dell’egocentrismo narcisista lo rodesse. Ma pure questo non è un problema mio.

La mia citazione era solamente relativa ad una mia interpretazione, espressa da due lettori, nella quale ravvisavo che mi si addebitasse un attacco all’integrità cattolica: un attacco laico/agnostico e relativista.

Il ritenermi un “vero” credente non inficia l’esserlo altrui, bensì ribadisce il concetto che tra il credere e il pensare vi è una certa sostanziale differenza.

Antonio, e altri, hanno inteso benissimo il discorso e l’esigenza di non asserragliarci nel ghetto confessionale.

È inutile dirlo e ribadirlo: siamo in netta minoranza (e divisi) e non si costruirà niente di grande per la società puntando solo sull’integralismo del nostro credere.

Dobbiamo aprirci agli altri negoziando nel confronto, valorizzando sì i nostri Principi, ma nella certezza che pure gli altri ne hanno. Il Samaritano era forse credente? Sì, credeva; ma diversamente dagli altri, pur nel suo paganesimo.

L’essere credente non è automatico con l’essere nella verità. Spesso i miei studi hanno evidenziato il contrario, specie là dove l’alienazione mentale dà una certezza assoluta al proprio personalismo fideista. Ma questa non è più religione, ma solo deismo personalizzato.

Sono solito, da sempre, dialogare con tutti, spesso anche con chi cerca di travalicare il rispetto reciproco mettendola abitualmente sulla contrapposizione frontale. E non ho mai guardato al colore politico o fideista della persona, ben tenendolo però presente quale parametro analitico.

Tutti (chi di una certa età) siamo stati giovani e di quel periodo ricordiamo anche gli sbagli e le certezze dovute alla nostra limitata esperienza e … sapere. Che poi abbiamo rettificato, correggendo la nostra esuberanza non solo fisica.

Quando mi trovo davanti a certe situazioni penso semplicemente alla difficoltà che si incontra nel costruire anche se limitatamente al solo campo cattolico; permango tuttavia sempre ottimista: ottimista nella buona fede altrui anche quando scende a infimi livelli.

Le mie analisi sono di solito comprese e condivise, anche se non sempre nella totalità del mio pensare. E i lettori lo evidenziano.

Poi, vi possono essere differenze interpretative dovute a dei “distinguo” particolari, vuoi per una mia eventuale inefficienza nel comunicare le idee, vuoi per l’inesatta interpretazione altrui delle stesse.

Non siamo nel regime teocratico iraniano dove la democrazia è inesistente e il diritto costruttivo di critica negato.

Siamo in un Paese sì in crisi, ma per ora ancora vivace e che, lo credo fermamente, ce la può sempre fare.

E finché la libertà di pensiero sarà ancora garantita, esporrò sempre la mia contrarietà politico/sociale a chi vuole costruire (utopisticamente) qualcosa di grande con l’imporre dottrinalmente, e non democraticamente, la propria idea, nella convinzione che il costruire non lo si può fare nell’asserragliarsi personalista.

Tutti i luoghi sono buoni per costruire; e lo sono pure tutti i momenti.

La società non è il gioco delle figurine dove vi è uno scambio interessato, a costo zero, teso all’avere, al possedere ed al godere; bensì è un’agorà dove necessita non solo saper riconoscere i propri principi e valori, ma pure dove questi basilari ingredienti del vivere comune vanno analizzati e perfezionati insieme a “tutti” gli altri.

Diversamente si cade sempre nell’integralismo idealista (politico o religioso) dove agli altri si addebita la propria coda di paglia che sta bruciando e che, immancabilmente, invece di scottare l’altro incenerisce il nostro deretano.

Ed allora non solo i parametri analitici sono esatti, ma pure perfetti. Piaccia o non piaccia!

La nostra società sta sfornando correttivi talora eticamente contrastanti; sono l’indice del malessere etico/sociale che ci pervade e della caduta di una certa cultura, specie di quella politica e democratica, ma, aggiungerei, pure religiosa.

Tutto ciò traspare non solo nelle ronde di nuova costituzione, ma pure in quell’integralismo religioso liberticida della libertà di pensiero che specie in basso, ma talora pure in alto, sovrappone il proprio Io esistenziale all’altrui essente.

L’unico rammarico mio è che troppa gente non se ne avveda e proceda imperterrita ammantando il tutto con la falsa bandiera della libertà: la propria.

Con simpatia a tutti.

4 commenti:

Alberto Menso ha detto...

Non so a chi il breve articolo fosse rivolto; ma non vorrei essere nei suoi panni.
Lo hai con estrema civiltà distrutto.
Capisco che è uno di quei credenti (io non lo sono, o poco) che pensano di essere santi e immacolati per il loro ottuso credere. Ottuso perché non poggiato sulla ragione.
Purtroppo ve ne sono molti in giro e pure saccenti anche se ignoranti. E anche nei pastori.
Condivido il tuo pensare e l’analisi che sempre accompagna i tuoi articoli. Non sono mai banali e propongono sempre non limitandosi mai al solo elencare i problemi.
Per quanto tu non ne abbia bisogno sono solidale con te.
Cari saluti, Sam.

Sonia Marino ha detto...

Hai un modo di analisi assai particolareggiato che non eccede mai nello stile. Contesti con estrema civiltà e con ragione e evitando lo scontro personale.
Per quanto sia una bella risposta ha comunque ottimi contenuti.
Feliciazioni!

Carlo M. ha detto...

Mi è stato rilevato il commento, sul blog precedente, che mi chiama in causa come uomo di Chiesa e come suo amico.
La nostra fortuna è che Dio non è quello che questa deplorevole cristiana, o dichiarata tale, vuole far passare come vero.
E chiedo perdono a Dio per questi grandi peccati e per non essere riusciti finora a debellare tale ottuso integralismo.
La mia preghiera è perché Lui illumini con la sua Grazia la sua inesistente fede.

Alberto Menso ha detto...

Siccome sono stato tirato in ballo prima di rispondere ho voluto approfondire la faccenda, così ho potuto gustarmi tutto il discorso che precedeva il brano da me commentato.
Ovviamente confermo ciò che già dissi; ma mi vorrei soffermare un attimo su questa signora (eufemismo), cavaliere bianco del piccolo indifeso pulcino nella stoppa, che sogna di essere già gallo e di aver messo una superba cresta.
Mi scuserà, fantasiosa Amelia Tricot, se sarò poco cristiano, essendo solo un battezzato; ma questo lo avevo già rimarcato. Non amo offrire l’altra guancia a chi malevolmente e pregiudizialmente mi assale senza ragione, dandomi pure del “bavoso” leccaculo.
Sarò pure, al contrario suo, poco cavaliere, anche perché mi pare che lei invece della gonnella porti ancora le brache corte: quelle carenti di civiltà, di rispetto, di socialità, di comprensione, di tolleranza e pure dell’intelligenza di essere praticante nella fede.
Lei è insegnante? Bene; lo sono pure io (mi perdoni la vanagloria con l’incenso) anche se non mi diletto con i … fanciulli.
Comunque sono solidale con Paola: dare a lei dei ragazzi è assai deleterio se trasmette loro il suo fulgido esempio.
Nessuno ha voluto sminuire il valore di Andrea. Sam ha solo smontato il pensierino del bravo cristiano pezzo per pezzo. E, strano a dirsi, fatto da pensatore credente e da docente! Ma lei non lo ha capito. Lei intende solo la sua ottusa ragione e scambia la capacità di pensare, perciò di costruire, con la forza muscolare: quella che sempre usano i monelli bulli e attaccabrighe … come lei.
Uno per esplicare un discorso non può esprimere ciò che ritiene d’essere perché allora diventa vanaglorioso … e si auto incensa. Lei sola lo può fare perché detiene il monopolio della verità, perciò della vanità di prima ballerina, anche se culturalmente ultima.
Ovviamente noi tutti siamo dei miscredenti amanti del nichilismo, che vogliono distruggere ciò che di buono ancora rimane nella Dottrina della Chiesa; e lo sono pure quei Pastori che intrattengono proibiti rapporti interpersonali con distruttori di irreprensibili e pii ragazzi indifesi e inginocchiati in S. Pietro.
Peccato che non la facciano papa, così potrebbe sempre parlare ex cathedra e dilettarci del suo onnisciente sapere.
Dice che è donna e non si può? Se è per questo ce ne fu già una e fu pure lapidata perché durante una processione fu colta dalle doglie del parto, avendo fatto la vispa con un imperatore.
Poi lei, se mi consente, è donna solo nel vile nascondersi dietro un anonimato, sfruttando la liberalità di Sam che concede a tutti di poter postare in molti modi. Poi, come le dicevo, porta le brache, anche se solo quelle … corte, per cui è … bisex.
Mi conceda una domanda, esimia, illuminata e fervente signora: perché non ha messo il suo commento su Facebook, oppure su Spaces? Semplice: perché lì serve un Id, quindi smetterebbe di indossare l’ipotetica verginea gonnellina per mostrare la faccia vera di incivile monello.
Volete farvi il vostro ghetto confessionale da prefisso telefonico? Accomodatevi e noi vi guarderemo divertiti!
Sappia però che la democrazia si basa sui numeri di una maggioranza e non su quella dottrinale da prefisso telefonico.
Chiudo con un buon pensiero, reminiscenza di un battesimo del tempo che fu.
Mi unisco a Carlo così: “La mia preghiera è perché Lui illumini con la sua Grazia la sua inesistente fede.”
Lui, quello vero, e non quello degenerato del suo intendere, cara … signora.
Se mi permette pure io, pur essere abominevole e “strisciante”, la saluto con “il rispetto dovuto ad ogni essere vivente”. Aggiungo solo: a chi è uomo/persona e non vile bestia e serpe che colpisce a tradimento.
Grazie!

Mi perdoni, Sam, se lo posto su entrambi gli articoli.
Alberto