L’unico Vangelo che descrive il Natale è quello di Luca. Pure Matteo parla della nascita di Gesù, ma solo indirettamente; perciò non descrivendola, ma solo
accennandovi.
Come si
sa Luca era discepolo e assistente di Paolo di Tarso. Entrambi non erano nell’entourage di Gesù, ma si convertirono
dopo.
Ambedue
conoscevano il greco, perciò pure la tradizione greca. Ciò significa che nella
predicazione è molto probabile che ammantassero alcuni eventi con quelle
teofanie indirette proprie del paganesimo ellenistico.
Personalmente
credo che quanto Luca descrive in 2, 9-15 (gli angeli che
annunciano la nascita ai pastori) appartenga a questo filone figurativo e
interpretativo.
Ciò che
traspare evidente è che il Padre, mandando i suoi angeli annunzianti e gaudenti, sia euforico per
la nascita del Figlio. Come lo sono tutti i padri di questa terra.
Certo è
che nessun angelo viene mandato dal Padre e appare durante la crocifissione. In
questa vi sono solo alcuni quadri indiretti (Mt 27, 51-53; Mc 15, 38; Lc 23, 44-45), catalogabili anche
come normali e occasionali eventi fisici e astronomici.
Quando
un bimbo nasce la famiglia d’appartenenza è gioiosa. Il figlio è un evento che
arricchisce la famiglia, dandole un discendente o facendola crescere di numero.
Tutto
ciò che arricchisce, crea gioia. Spesso la gioia crea disposizione alla bontà.
La bontà
è un’attenzione specifica rivolta a un essere diverso da sé stessi: trasmette
all’altro parte delle proprie potenzialità.
Essere
buoni significa essere disponibili verso altri.
Il
Natale cade il 25 dicembre: è una festa pagana relativa alla nascita del dio
Sole, che ha le sue fondamenta nel solstizio d’inverno. E i cristiani la fecero
propria dopo la presa del potere con Costantino (28 ottobre 312 dC). Presa di potere avvenuta non con l’amore,
bensì con la spada.
Dalla
nascita del sole si passò a piè pari alla nascita di Dio. Il primo diffonde
luce e calore materiale sulla terra, il secondo luce e calore spirituale. Vi è
un semplice passaggio fisiologico e intellettivo tra materialità e
spiritualità. Quando la materialità è assodata e scontata, l’uomo tende ad
ammantarla, nobilitandola, di spiritualità, perciò di arcano.
È la
storia dell’escatologia.
A Natale
tutti paiono più buoni. Salvo poi scoprirsi identici il giorno dopo, quando il
trantran giornaliero riprende il suo corso. Proprio come i genitori riversano
tutte le proprie attenzioni sul neonato, sculacciandolo poi più avanti quando
fa i capricci.
Perché
ciò avviene? Perché la novità attrae: porta l’attenzione dell’uomo comune sul
nuovo.
Un nuovo
figlio è una novità materiale; il Natale è una novità ridondante annuale.
Sarebbe
stato interessante scoprire come l’uomo avrebbe reagito difronte a questi due
eventi senza il perpetuarsi ciclico del tempo, perciò pure della morte.
Il
tempo, infatti, viene conteggiato nella caducità temporale, non nell’eternità
spazio/temporale.
Il cristianesimo si sta spegnendo nel
mondo occidentale. Attrae ancora quando diventa spettacolarità: quando l’evento
diventa spettacolo consumistico e manifestazione (evento) di cui godere.
I Media
fanno del loro meglio per renderlo tale, usufruendo di quell’arma atomica di assuefazione
penetrativa di massa che è la pubblicità. Perciò, quando il pubblico viene
sostituito dalla pubblicità, l’evento diventa farsa.
Sicché
avviene che il panettone più che cibo diventi business, quindi affare. Un
oggetto da offrire al consumatore condizionabile, arricchendo il produttore.
Pure la
Chiesa ormai attrae quando offre non ministero ma solo servizio, specie se quel
servizio è “speculativo”, perciò divertimento: sagre, Grest/Cre, pizzate,
pellegrinaggi, tombolate o rappresentazioni paesane a larvato sfondo
spirituale. Ciò porta business su vari fronti: dalla cassa parrocchiale
all’indotto.
Le chiese
si riempiono a Natale; molto meno a Pasqua. Proprio come il Padre mandò una
moltitudine di angeli alla nascita, ma non alla morte del Figlio.
Tutti
accorsero ad adorare il bambinello salvatore, magi (potentati) compresi. Solo
il pubblico affamato dello spettacolo consumistico alla sua morte.
Il
correlare la messa domenicale o giornaliera in contrapposizione alla messa di
Natale entra nell’ottica sociologica dell’inversione oggettiva di obiettivo.
Oggi il vero fedele è catacombale, oggetto della desertificazione spirituale e
intellettuale.
A Natale siamo più buoni.
È però
un più buoni … consumistico. E, come tutte le cose consumistiche, prima o poi
stancano portando la nausea al soggetto fruitore.
Infatti,
la festa rende apparentemente buoni; la realtà delle problematiche giornaliere
elimina la bontà. Questa rimane solo nello spirito convinto della dedizione.
E quando
la bontà diventa solo natalizia, questa è identificabile col detto latino: semel in anno licet insanire (una volta l’anno è lecito far pazzie).
Ecco,
forse, perché il giorno di Natale ci si prodiga a fare sorrisi e auguri a
tutti, porgendo la mano pure a coloro a cui il giorno dopo non si degnerà
neppure uno sguardo. Come si riempie la chiesa per la messa di mezzanotte,
dimenticandola poi fino al Natale seguente.
Sinceramente:
Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti voi!