A Redipuglia Papa Francesco ha affermato che la guerra è una
follia.
Ovviamente,
dato il contesto, non entra nel merito delle guerre giuste o ingiuste. Anche se
ritengo che di guerre “giuste” non ve ne siano, per il semplice fatto che a una guerra si
giunge solo dopo un determinato percorso o contesto economico/politico. Per
litigare bisogna essere minimo in 2.
Interessante,
per l’analista
filosofico,
è, però il fatto che il Papa – nel prosieguo del discorso – ricordi pure che
non ci si possa disinteressare del proprio fratello che è in guerra, perché Dio
poi ci chiede e ci chiederà: Dov’è tuo fratello?
Ciò,
filosoficamente, implica una semplice deduzione secondo la Logica del
sillogismo:
se il Papa (inconsciamente o consciamente) sottintenda che difronte alle guerre
attuali bisogni imbracciare le armi e andare a combattere per qualcuno. Quale?
Quello che ci è ideologicamente “prossimo”, soprattutto nell’interesse economico. Giacché ciò che ci è
prossimo dovrebbe essere individualmente giusto.
Perché a
questo punto, al di là dell’ideologia di parte di ognuno di noi, lo scindere il
giusto dall’ingiusto e il politicamente corretto dallo scorretto, equivale al
detto che la
Verità e la Giustizia non possano essere semplicemente divise con un netto
colpo di spada, che separi perfettamente i concetti avversi.
La
verità e la giustizia (personali), infatti, spesso sono compagne dell’interesse
che segue ogni singolo uomo.
Marx affermava che la proprietà è un
furto,
proprio perché qualcuno, andando a ritroso nel tempo, si appropriò di un bene
comune ch’era senza steccati e padroni. Come? Con il “diritto” che si diede per
l’essere giunto per primo, oppure d’essere stato più svelto (furbo) di altri a
concepire l’utilità di quella (futura) “proprietà”.
Infatti,
oggi, la proprietà viene valutata un diritto acquisito e consolidato, non un
sopruso. Proprio perché questa è da considerarsi un interesse economico
individuale.
Obama, dal canto suo, se ne andò all’università del Cairo a fare un
discorso politicamente moralistico, più che populistico. Con il risultato
pratico di togliere l’appoggio americano al Governo egiziano, peraltro subito
scaricato alle prime manifestazioni popolari.
Fu
l’inizio delle varie primavere arabe, che hanno prodotto il risultato attuale nei vari stati islamici:
instabilità, disordini, guerre civili o internazionali.
Un anno
fa Obama era pronto a bombardare la Siria, perciò a invaderla dall’alto del cielo con la scusa della
giustizia sociale difronte alle barbarie della guerra. Ora, non essendo
cambiato nulla rispetto ad allora, di fatto, stringe un’alleanza proprio con
quella parte, Bashar al Assad, che voleva detronizzare.
Che è
cambiato nel frattempo? Forse Obama s’è ravveduto cambiando idea? No. Semplicemente ha preso atto che una
fazione delle parti in causa (ISIS- magari pure armata e finanziata tempo fa dagli stessi U.S.A.)
oggi sta cambiando la situazione geopolitica in Iraq e in altri stati arabi: è
diventata troppo potente per gli interessi americani.
Obama
bombarda la Siria con un anno di ritardo; però per potenziare militarmente il
regime e non per abbatterlo. È cambiato il “nemico”, non il fine.
E mentre
un anno fa Papa Francesco indiceva un’apposita giornata di preghiera per la pace contro l’imminente
intervento americano, ora … forse tacitamente lo approva.
L’usa e
getta dell’ideologia sociale, commerciale e industriale americana si applica
anche in politica.
Basti
citare Osama
bin Laden:
istruito, addestrato, armato e finanziato dagli stessi americani per
contrastare gli interessi russi in Afghanistan.
Perché a
molti appare chiaro che in ogni situazione politica internazionale degli ultimi
decenni gli U.S.A. ci abbiano messo sempre non solo lo zampino, ma pure tutto
il corpo della loro potenza economica, portandoli però a dilatare in modo
spaventoso il loro Debito sovrano. Più che a triplicarlo nell’ultimo decennio.
Nel
mondo non vi sono solo le guerre che tutti conosciamo, ma pure molte altre
dimenticate dai media e da tutti. Non per caso quelle dimenticate non
attraggono l’interesse economico, perciò pure militare, delle potenze
occidentali, quindi degli U.S.A. e dell’Ue.
Il mondo
attuale si basa unicamente sull’interesse, perciò sul guadagno pratico che una
determinata situazione può dare all’economia. Basti pensare anche solo agli
interessi economici e commerciali che ruotano attorno agli F35.
Se si
distrugge con una guerra, prima si fanno affari con le armi, poi con la
ricostruzione e la sudditanza che quel popolo deve all’“invasore/liberatore”.
Ovviamente solo se ha delle ricchezze da poter dare o concedere.
Un Papa è l’emblema dell’idealismo puro.
Che
questo poi sia trascendente e basato sul totem quello è un altro discorso. Infatti,
i fedeli sono per lo più mentalisti di turno.
Molti
politici inseguono lo stesso idealismo, guardandosi bene però dal renderlo
Logico, perciò non interessato.
L’idealismo
di per sé è un semplice postulato da cui in modo trascendente si fa poi
derivare tutto. Ma, come tutti i postulati ideologici si basa solo su delle
supposizioni (teoremi) che nella realtà si scontrano con le esigenze di ogni
giorno.
Pure i Vangeli sono concisi e sommari discorsi idealistici, anche se poi il
totem Croce pare giustificarli
tutti.
Curiosamente
pure il Comunismo professa gli stessi
ideali, anche se sostituisce al concetto Carità/Amore quello di Uguaglianza/Giustizia.
Va però
annotato che all’atto pratico il Comunismo è ormai una concezione sorpassata,
proprio come il Cristianesimo perde ogni giorno smalto, quasi “catacombazzandosi”
nella società occidentale.
Nessuno
potrà mai dimostrare materialmente che i privilegi concessi a un Papa o a un
Capo di stato di una qualsiasi repubblica socialista (comunista) siano identici
e uguali a quelli di un comune credente o cittadino.
Dove sta
la differenza? Nel concetto trascendente che proviene dal simbolo/totem a cui
tutti guardano succubi e al quale concedono un potere/proprietà (pure
decisionale) che nella realtà originaria questo non aveva.
Non a
caso il concetto di dio è superiore a quello dell’uomo.
I Vangeli
raccontano che Gesù invitava a offrire
l’altra guancia a chi ti avesse percosso. Ovviamente nessun teologo è in grado
di aggiungere con certezza cosa sia giusto o ingiusto fare dopo la seconda
percossa.
I Vangeli
tacciono in ciò sia per un motivo valido che per un altro conseguente. Il primo
consiste nel fatto che Gesù – secondo gli evangelisti – non sia andato oltre
questa sua affermazione; il secondo nel fatto che pure lui, forse, non sapeva
cosa si dovesse fare.
Infatti
– secondo i Vangeli – offrì sé stesso morendo in croce. Poi resuscitò, ma …
ascese in cielo ed evitò la terza percossa.
Va
comunque annotato che il potere spirituale di Gesù in terra era in contrasto
col potere religioso dei potentati di allora. Al di là del giusto o
dell’ingiusto, era in guerra con quelli che lo detenevano, tanto da contrastare
con la sua predicazione il loro carisma secolare.
Traducendo
in poche parole: era in guerra con scribi, farisei e sommi pontefici. Perse la
guerra e finì in croce perché il suo potere sulle masse, nonostante i supposti
e declamati miracoli, non fu sufficiente a evitargli la morte.
E,
stranamente, il potere portava con sé interessi economici non indifferenti pure
a quei tempi, basato soprattutto sulla decima, occulta e palese
tassa mosaica in favore del Tempio.
In
passato, anche recente, abbiamo avuto papi che han promosso guerre più o meno
giuste o ingiuste. Basti citare le Crociate su tutte. E, ultimamente, pure un papa che invocò un determinato
intervento armato contro una parte in conflitto. Forse pure anche per questo
poi lo fecero … “santo”.
Intervenire
a favore di qualcuno significa schierarsi per i suoi diritti e interessi; ne
consegue che ci si schiera apertamente in guerra contro altri, quando parte
degli interessi (ragioni) diventano pure i propri.
Non
sempre l’intervento può essere diretto; molto spesso è anche indiretto: io ti
finanzio, ti addestro, ti armo, ti sostengo economicamente e politicamente e tu
combatti anche per me.
La
storia recente è piena di questi interventi spesso spuri: le sanzioni per l’Ucraina, la vendita di armi
ai Curdi contro l’ISIS, la
lunga guerra per procura che Saddam Hussein combatté per gli americani contro gli iracheni nelle paludi
intorno a Bassora. Oppure le guerre attuali solo dal cielo, fatte con
cacciabombardieri, missili e droni.
La Chiesa è una potenza economico/finanziaria mondiale, dietro alla quale
ruotano molti interessi.
Stando
ai teologi la Chiesa è guidata e sostenuta dallo Pneuma, il quale investe (guida)
con la sua Sapienza papi, cardinali e vescovi. Tutti costoro, nella Chiesa
cattolica, sono poi nominati dal papa, che opera quale strumento umano dello
Pneuma.
L’infallibilità
è comunque precaria, se tutti gli ultimi papi si sono prodigati a chiedere pubblicamente
scusa per i peccati passati.
Per
infallibilità, ovviamente, si intende l’operato umano e non un qualsiasi e
indimostrabile dogma di fede, al quale uno può credere, oppure solo …
sorridere.
I palesi,
attuali e clamorosi casi di pedofilia ecclesiastica – che per inciso esiste
ovunque e non solo nella chiesa - soprattutto di porporati, mettono in evidenza
o l’inesistenza dello Pneuma nello sceglierli, oppure la caducità della tesi
dell’infallibilità, pur considerando la diversità di concetto esistente tra
“Chiesa” e “chiesa”, proprio perché la loro nomina si basa sul postulato
dell’illuminazione (scelta diretta) divina.
Pure
Giuda Iscariota venne scelto da Gesù (Dio); ma quello aveva un compito (divino)
del Padre da espletare: tradire il Figlio. Usando un paradosso: era lo
strumento (capro espiatorio) del redentivo progetto millenario voluto e
stabilito da Dio, onde addossare all’uomo (come ad Adamo) la colpa del proprio
volere.
Pure
l’Economia è un’ideologia teorica che spazia dal politico al sociale. Infatti,
non vi sono 2 economisti che condividano appieno una determinata teoria.
Pure lo statalismo
keynesiano
ebbe i suoi limiti, tanto che la crisi del ’29 finì soprattutto grazie alla
seconda guerra mondiale. Basti ricordare la Germania, che si risollevò dal disastro del
primo conflitto mondiale con il poderoso progetto hitleriano basato
sull’industria pesante (riarmo), risolvendo così disoccupazione e crisi
economica.
Rispolverata
e corretta da molti economisti per l’attuale crisi, la teoria keynesiana non è
stato comunque capace di risollevare la situazione economica e finanziaria del
globo. Ovviamente non per colpa del Keynes, che la elaborò in un particolare contesto storico e per ben
altri motivi.
La Bibbia racconta di Terra
promessa e di guerre.
È
interessante notare che la promessa di Dio di una terra al suo popolo coincide
con una guerra sanguinaria (si trucidavano tutti gli uomini) contro i popoli
che la abitavano, dopo l’esodo egizio.
Chiedersi
se fosse giusta – e non una follia – sarebbe un paradosso retorico, considerato che l’iroso dio
canaanita era assai diverso teologicamente da quello attuale cristiano.
Forse il
“divenire” divino, con il Figlio e lo Pneuma, ha portato l’uomo teologo a
variare gradualmente l’inerente concetto della sua reale essenza teorica,
ponendo questa relativa conoscenza teologica in contrasto con il concetto della
guerra e relegando il giusto o l’ingiusto bellico nel confine individuale.
Val però
la pena sottolineare il mentalismo fideista o ideologico politico dell’essere
schierati, tipico del “popolo arcobaleno” che s’è poi vaporizzato nel nulla.
Nella
teologia e nella dottrina cristiana un tempo veniva considerata giusta solo la guerra di difesa; e in base a questa
concezione era lecito distruggere, ammazzare, contrattaccare e occupare.
Ora
questo concetto s’è sfuocato nel sociale; perché, forse, il giusto è l’ingiusto
è ciò che crea “spettacolo”, quindi business per i media e per le parti in
causa.
Le
decapitazioni dell’ISIS da una parte, gli attacchi mirati israeliani
dall’altra, la guerra dal cielo americana (più o meno con armi “intelligenti”)
e le sanzioni e contro sanzioni russo/occidentali fanno parte d’uno spettacolo
(gioco politico) inglorioso che attrae – magari creando orrore e nello stesso
tempo famelica curiosità di sangue versato - le masse schierate.
Perché è
ovvio che se nessuno bramasse guardare in modo ossessivo i vari videoclips
delle decapitazioni operate da alcuni miliziani ISIS, queste perderebbero
totalmente il loro interesse politico e mediatico al quale i miliziani puntano.
Diventerebbero nella realtà un semplice e inutile sanguinario atto individuale
dello stesso miliziano.
Un detto
sapienziale afferma: mal che si vuole non duole.
Infatti,
per paradosso, non “duole” a chi per interessi economici o politici si trova
poi senza testa, a chi si serve di aerei e cloni per sprecare ingenti risorse
finanziarie per distruggere la controparte, a chi con le sanzioni economiche e
politiche lede gli interessi d’affari e commerciali di molte aziende, creando
inevitabilmente crisi aziendali e occupazionali.
La crisi
del ’29 sfociò poi - quasi indirettamente, ma non affatto casualmente – nella
seconda guerra mondiale. Era una crisi prodotta da un’eccedenza di prodotti
agricoli; mentre questa è stata prodotta da un “eccedenza” e da un uso
spropositato e improprio di prodotti finanziari artificiosi e taroccati. In
poche parole: la finanza creativa.
Renzi, da dilettante
boyscout, cerca di dimenarsi nella palude di problemi molto più grandi della
sua capacità culturale e conoscitiva, pur se affiancato da altri.
È in
guerra con il popolo Pd (gli iscritti e non chi lo ha voluto artificiosamente e
interessatamente segretario), tanto da perderne oltre 400 mila in un solo anno,
con la minoranza del partito (che, in effetti, sarebbe poi la maggioranza
reale), con altre forze politiche, con imprenditori, sindacati e non ultima, ma
pure basilare, con una parte della dirigenza ecclesiastica.
Nonostante
ciò, seguendo un malvezzo politico non solo italiano, trova il tempo d’essere
sempre a zonzo a spese del contribuente, come se i problemi di casa non fossero
sufficienti a tenerlo occupato.
Per fare
la guerra non c’è bisogno d’imbracciare un’arma.
Sempre
secondo un detto sapienziale: ne uccide più la lingua della spada.
La
lingua dell’economia è spesso l’arma che oltre a determinare guerre materiali si
serve della finanza per farla, con il massiccio ausilio dei media, pronti a
giustificare tutto con il loro bombardamento mediatico.
Oggi non
è tanto il business annuale di bilancio di società e stati che determina il
corso economico, ma il “quanto perde l’altro più di me” per diventare mio succube. In questo
modo si dilapidano ingenti ricchezze di tutti, vanificando il lavoro e il
risparmio di decenni. L’esplosione dei Debiti sovrani è l’inevitabile conseguenza diretta.
Relativamente
ai Debiti, val la pena ricordare che prima la crisi era causata dalle banche,
in stato fallimentare senza gli imponenti finanziamenti pubblici Ue, Bce e
nazionali.
Poi, in
concomitanza con l’avvento di Monti (2012), grazie ad un imponente battage
mediatico, affiancato da ingenti e massicci attacchi speculativi allo spread di
alcune nazioni, gli imputati sono diventati i Debiti sovrani.
Perché
l’imputato della crisi fu cambiato nel soggetto? Perché senza il nuovo capro
espiatorio non si sarebbero potute imporre quelle manovre (tasse e tagli) che,
di fatto, hanno poi strangolato tutta l’economia.
Cui
prodest? Al progetto politico globalizzato che porterà inevitabilmente nel tempo
alla riduzione di salari, per assottigliare il divario esistente con la
manodopera dei paesi emergenti, dove il lavoratore è un Numero produttivo e non una
Persona.
Infatti,
sotto la battaglia in Italia sull’Art. 18 sta proprio questo.
Prima si
crea crisi e conseguente disoccupazione; poi si riducono i salari. Non potendo
svalutare la moneta (€), si polverizzano i
redditi.
È una
guerra palese, e nello stesso tempo sotterranea, che si combatte a cielo
aperto, facendo come gli struzzi per non vederla; salvo poi scandalizzarsi e
inorridirsi davanti ad alcune teste che cadono.
Durante
la Rivoluzione
francese
le teste rotolavano a decine ogni giorno sotto la lama della ghigliottina e il
popolo correva assetato a godersi lo spettacolo, ammantato da motivazioni di
giustizia sociale.
All’estero
– compresa la Chiesa – tutti si arrabattavano per impedire che quella svolta
basata su Liberté, Légalité, Fraternité contagiasse i propri domini, coalizzandosi per contrastare la
nuova repubblica, a quei tempi una vera innovazione sociale.
La Rivoluzione
francese nacque pure essa da una grave crisi economica, che vedeva il popolo
affamato, mentre la nobiltà gozzovigliava e dilapidava. Famosa ed emblematica a
tal proposito la frase di Maria Antonietta: Non hanno pane? Mangino brioche!
Ne seguì
a livello internazionale un lungo periodo bellico, intramezzato da guerre di
difesa e di conquista. Mentre, in Francia, repubblica e restaurazione tendevano
a sovrapporsi con dittature più o meno palesi.
La crisi
prodotta dai prodotti finanziari ha creato una turbolenza economica, poi
politica e infine sociale. Grazie alla globalizzazione ha contagiato tutto il
globo, creando un fertile terreno per inquietudini sociali e guerre localizzate
geograficamente, ma internazionalizzate dagli eventi politici.
Affermare
che il mondo è in mano a degli idioti sprovveduti sarebbe solo un paradosso
discorsivo. Dire, invece, che gli interessi economici e finanziari ne sono la
causa è abbastanza ragionevole.
Nel 2012
fu assegnato il Nobel per la Pace all’Ue, dimenticando le guerre indirette che l’occidente
produceva. Poco prima, nel 2009, lo stesso Nobel era stato assegnato a Obama
con similari affermazioni.
Tutto
ciò nonostante Ue e U.S.A. abbiano esportato altrove le guerre, impegnate
continuamente con proprie truppe a “diffondere” con la forza delle armi la loro
democrazia.
Risultato
pratico di tutta la vicenda è che Obama debba essere considerato il Presidente
americano più guerrafondaio di tutti i tempi. Come molti altri capi di Stato
promette da una parte e fa l’opposto dall’altra.
Bush condiva i suoi
discorsi giustificativi chiamando in causa Dio. Il Papa lo chiama in causa
contro (o pro) la guerra.
Il
concetto di Dio, però, è un postulato teorico immanente del ragionamento umano,
che serve a giustificare un discorso trascendente (postulati derivati: anima,
coscienza, giustizia … democrazia), perciò idealistico.
Proprio
come molto spesso la giustizia motiva la guerra, oppure la legalità la
dittatura.
Ma se
Dio cacciò, secondo la Genesi (mitologia sacra), Adamo (umanità) dal Paradiso terrestre per il suo Peccato originale – condannandolo, di
fatto, alla morte corporale e non a quella eterna (i padri della Chiesa lo
considerano santo) -, anziché prendersela con Sé stesso per non avergli dato
nella creazione la conoscenza atta a non peccare, la guerra è già insita nello
stesso concetto di Dio.
Prima,
infatti, guerreggiò con Lucifero (relegandolo agli Inferi), poi se la prese con
l’uomo cacciandolo, infine con il suo stesso Popolo eletto e l’umanità
(diluvio, torre di Babele, Sodoma e Gomorra e … il giudizio universale finale).
Se ne
deduce che la sua creatura per antonomasia – lo creò simile a Sé – compia gli stessi
atti (o sbagli) del suo creatore.
Gli
stessi dei ellenici guerreggiavano spesso tra loro sull’Olimpo per interessi
personali, schierandosi poi da una parte o dall’altra nelle guerre umane
terrene (Omero).
Proprio
come il Cristianesimo nel corso dei secoli ora condannò e ora giustificò le
guerre, secondo gli interessi di parte. Magari benedicendo le armi avverse su sponde
opposte.
L’interesse
crea l’economia di uno stato. L’economia crea la politica, perciò lo schierarsi
da una parte o dall’altra per ottenere i maggiori benefici possibili.
Se ne
deduce che la guerra e la pace siano il frutto di un processo economico e politico, che, in base
alla sua intensità d’interesse, possa generare larvate guerre
(contrapposizioni) sociali, oppure aperti e sanguinosi scontri bellici atti a
concedere al più forte la supremazia sulla parte avversa.
La prima
legge della giungla è quella della forza. E la forza della società è quella
dell’economia i cui bracci armati sono la politica e la finanza.