Il sole s’occulta incerto tra manche nubi nerastre
e la nebbia dal basso ascende veloce gl’irti monti.
Il vento squassa giù in valle lo specchio lacustre.
La selva eleva un lamento di nuovo più intenso,
qual’esser vivente che geme un pericolo immane.
L’abete s’inchina in guaito al tumulto del vento.
Nerastro torpore avvolge la Cascina alla vista,
mentre della procella il lamento sibila ovunque.
Bagliori continui squarciano il fosco grigiore.
Boati in tumulto rimbombano rapaci e rabbiosi,
la mandria atterrita si stringe in un unico corpo.
Bruno s’accuccia al riparo nell’angolo scuro.
Un lampo accecante pervade la costa del monte,
l’abete, nel prato, s’incendia qual torcia rovente.
Lo scroscio possente spegne l’arsura del fuoco.
Un boato tremendo s’espande ovunque vibrante,
i vetri e le imposte si sbattono frementi e atterrite.
La Cascina si scuote impaurita per tanto tremore.
Billy si stringe sereno e fidente all’amato padrone,
mentre Gini sorbe il tosco gustoso chianti di Sieve.
Scrosci furenti e funesti diroccano ovunque feroci.
Tumulto possente colma fulmineo l’ampia Cascina;
è Gini che libra incurante il suo ebbro organ canoro.
Il frastuono della tempesta tace, sedotto, in ascolto.
Il sole ritorna tra fenditure di nembi per scomparire;
il giorno, con il tramonto, incombe verso la sua fine.
La tempesta si placa e si spegne come ogni … vita.